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Autore: NiraMalfoy    05/12/2007    1 recensioni
"No. Non aveva voluto vedere più nessuno di loro dopo quel brutto incidente. Non sarebbe stata capace di affrontarli e di guardarli negli occhi. Non sarebbe stata capace di dire loro che per colpa sua adesso lui non c’era più e non ci sarebbe mai più stato."
Una delle prime Fanfic che sono riuscita a concludere, ed anche quella a cui sono più affezionata in assoluto!
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hanamichi Sakuragi, Ryota Miyagi
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ^^
Eccomi qui con l'ultimo capitolo della Ficcy ... spero vi piacerà.
Buona lettura a tutti.

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- Così sei diventato famoso … - Sachiko sospirò fissando il cemento che si susseguiva al suo avanzare.

Stavano camminando diretti verso il mare; lui, accanto a lei, fischiettava un motivetto allegro tenendo il borsone della palestra sulle spalle.
La tristezza, che durante la partita era stata sostituita dalla nostalgia, era di nuovo piombata a gravare sul cuore della ragazza.
- L’ho fatto perché volevo esaudire il sogno di tutti noi … - rispose lui osservandola. Poi, ad un tratto, il suo tono cambiò, diventando più serio e determinato: - … avrei voluto dirti questo, ma in realtà l’ho fatto perché pensavo che se tu mi avessi visto in televisione mi avresti rintracciato …
L’iridi di lei brillarono, mentre il cuore le faceva un buffo balzo dentro il petto: - Non ho più seguito il basket da quel giorno … - sussurrò diventando, suo malgrado, di colore paonazzo.
- Sì … l’avevo immaginato. - rise, una risata triste, ma allo stesso tempo rassicurante: - Così non potrò vantarmi con te, perché non sai che ho firmato da poco un contratto per giocare in una squadra dell’N.B.A., il prossimo anno …

Ci volle un po’ alla ragazza per elaborare ciò che lui le aveva appena detto. E poi l’espressione di Sachiko s’illuminò all’improvviso, abbandonando quasi completamente la tristezza e, in meno di un battito di ciglia, era saltata al collo di lui, piangendo sulla sua spalla ed inumidendo la sua maglietta. Ma erano lacrime di felicità quelle, una felicità che era sbocciata nel cuore sofferente di lei all’improvviso, facendola sentire come se fosse rinata in quel momento.
Ryota accolse quel gesto inaspettato con un sorriso, afferrando la vita di lei e sollevandola da terra … e anche i suoi occhi s’inumidirono di lacrime di gioia.

La spiaggia era deserta e la sabbia tremendamente fredda. Erano seduti l’uno accanto all’altra, osservando silenziosamente il mare e le onde salate che si schiantavano ritmiche sugli scogli rocciosi, ritraendosi sempre con un sibilo che sembrava il rumore di un pianto.
Un pianto. Allora anche il mare era triste, qualche volta?, pensò Sachiko. Perché lei avrebbe volentieri ceduto al mare tutte le sue tristezze, perché esso potesse custodirle con gelosia in eterno … e invece no. Ancora una volta, l’ennesima volta, si ritrovò a pensare con tristezza al volto sorridente di Hanamichi Sakuragi. Avrebbe voluto parlarne con qualcuno … potersi sfogare - cosa che non aveva mai fatto. Poi si voltò istintivamente verso Ryota, che osservava un punto imprecisato dell’orizzonte.

- Sai … lui amava davvero la vita. Adorava starsene seduto sulla spiaggia deserta assieme a me ad osservare il mare … - iniziò lei, senza guardare il giovane che, invece, la stava osservando incredulo. Non sapeva perché lei gli stesse dicendo quelle cose. Lui credeva che non avrebbe voluto parlarne, per questo non le aveva chiesto nulla fino a quel momento. Ma visto che adesso era lei a fargli capire che non desiderava altro che potersi sfogare con qualcuno, rimase ad ascoltarla in rispettoso silenzio.
- … e gli piaceva davvero molto giocare a basket: era tutta la sua vita. Credo che senza il basket non sarebbe diventato lo stesso Hanamichi … e per questo mi aveva sempre detto che avrebbe dovuto ringraziare te, anche se non ebbe mai il coraggio di farlo. So che a lui non dispiacerà se ora te lo sto dicendo … anzi credo che ne sarà felice … -  la voce di lei venne spezzata da un sussulto involontario, palesatosi assieme ad una lacrima che ora percorreva la sua guancia.

- … non immagini nemmeno quanto lui ti volesse bene. - continuò Sachiko cercando di ignorare lo sguardo preoccupato di Ryota: - … voleva bene a tutto il club di basket … perfino a Rukawa. - e poi sorrise nel pronunciare le ultime parole.
Kaede Rukawa. Quel ragazzo - un vero asso del basket - era sempre stato l’eterno rivale di Hanamichi. Colui che il rossino desiderava poter battere sul campo da basket con tutto il cuore. Non ci riuscì mai, non ne ebbe il tempo. Perché Sachiko ne era certa, se Hanamichi avesse avuto più tempo per potersi allenare, il tenebroso Rukawa sarebbe stato schiacciato dal talento di Sakuragi.
- Non è giusto … - sussurrò la ragazza mentre gli occhi le si appannavano, per via delle troppe lacrime che stava cercando di trattenere.
Ryota le poggiò affettuosamente una mano sulla spalla, prima che lei continuasse: - Non è affatto giusto! - ora le sue parole erano tutt’altro che un sussurro: - Perché è toccato proprio a lui? Avrei dovuto essere io … - si fermò per un attimo, ormai il volto completamente rigato dalle lacrime. Stava per confessare una cosa che non aveva mai detto ad anima viva.

- … dovevo essere io. Sarei dovuta essere io quella nella tomba, al posto suo! Se solo lui non fosse stato così dannatamente pronto di riflessi … a quest’ora sarei io … quella … morta … - s’interruppe, incapace di andare avanti. Eppure desiderava con tutta se stessa che almeno Ryota conoscesse la verità. Che conoscesse quale fosse il peso che, da sei anni a quella parte, gravava sulla coscienza della ragazza. Lui doveva sapere. Non era giusto tenerlo all’oscuro. Se lo sentiva, Hanamichi avrebbe voluto che Sachiko ne parlasse con Ryota, che continuava a guardarla preoccupato, senza avere il coraggio di dire nulla.

- Hanamichi … lui … quella sera mi salvò la vita … - quelle parole affilate spezzarono il freddo che aveva avvolto i due ragazzi fino a quel momento, trasformandolo in un caldo insopportabile e soffocante.
- Cosa? - sillabò il ragazzo.
- Il semaforo era verde e così non mi posi il problema se attraversare o meno la strada, non guardai neanche se c’erano macchine in arrivo … se solo non ci fosse stato lui … - Sachiko nascose il volto nelle mani congelate, incapace di smettere di piangere. Ma ci mise poco a riprendersi, imponendosi di farlo. Doveva finire di raccontare. Doveva farlo a tutti i costi.

“Eravamo fermi al semaforo, aspettando di poter attraversare la strada. Ci mise poco a diventare verde così, non vedendo l’ora di entrare nel negozio dove avremmo comprato i regali per voi, mi affrettai ad attraversare la strada. Non mi accorsi che, da dietro l’angolo, aveva appena svoltato una macchina che viaggiava a tutta velocità. Ma quando sentii Hanamichi urlare il mio nome ed udii il rumore stridulo del freno che s’inceppava per via della troppa neve, non feci in tempo a scansarmi dalla strada. Ero paralizzata dal terrore. Credevo che sarei morta lì, tra le braccia di lui. Il conducente ubriaco, che era alla guida di quella vettura impazzita, sterzò bruscamente cercando di evitarmi, ma nel farlo coinvolse una seconda macchina ferma al semaforo per svoltare a destra. Lei due auto, ormai impazzite del tutto, mi stavano venendo inevitabilmente incontro. Fu allora che Hanamichi, senza pensarci due volte, si buttò in mezzo alla strada, correndo come una furia, e mi spinse da un lato, facendomi rovinosamente cadere sulla neve fresca. E lui … cadde a terra e non fece in tempo a spostarsi … Morì, così come i passeggeri delle due macchine.
Questo … non ebbi mai il coraggio di raccontarlo a qualcuno. Ora … soltanto tu ed io lo sappiamo …”

Sachiko aveva raccontato gli avvenimenti di quella lontana sera di dicembre tutto d’un fiato, narrando l’accaduto come se fosse una cosa che non la riguardasse affatto, anche se in realtà stava piangendo mentre lo raccontava. E Ryota, man mano che lei proseguiva nel racconto, l’aveva abbracciata, stringendola sempre più forte ogni volta che la sentiva singhiozzare.
Fu così che, appena lei rimase zitta, lui non seppe che cosa dire. Neanche si era reso conto di averla abbracciata e probabilmente la stringeva così forte da permetterle a malapena di respirare. Così allentò la presa senza pensarci due volte, ma lei non si allontanò. Rimase abbracciata a lui, stringendo le mani attorno al suo cappotto e respirando affannosamente. Ma nonostante ciò non aveva ancora terminato di parlare, non aveva ancora finito di sfogarsi. Effettivamente, se avesse potuto, avrebbe parlato in eterno. Perché di cose da dire su quella sera ne aveva fin troppe …

- Dopo quel giorno sono scomparsa perché non volevo più provocare sofferenza a qualcuno. Non volevo più che qualcuno stesse male a causa mia. Non volevo più che qualcuno morisse per salvarmi la vita … - infine si allontanò un po’ da Ryota, per potersi asciugare le lacrime.
Miyagi, dal canto suo, non disse alla giovane che andandosene via aveva procurato al club di basket non poca tristezza e nostalgia, perché non voleva infierire ancora in quello che sembrava un già molto instabile stato d’animo.
Lei lo guardò in quel momento, rivolgendogli un sorriso triste: - Ti ho bagnato tutto il giubbotto …

E lui non seppe più trattenersi. Non voleva più trattenersi. Perché troppo a lungo, dalla fine delle superiori, aveva mentito a sè stesso. Troppo a lungo aveva passato notti insonni pensando a lei, a come stesse e a cosa stesse facendo. Pensando a come se la cavasse. Ed ora lo sapeva. Lei era tremendamente sola ed i suoi occhi tristi non chiedevano altro che conforto e protezione. Ed erano cose che lui poteva darle. Erano cose che lui era disposto a darle. Anzi, lui avrebbe fatto di tutto pur di dargliele.
Rivolse alla ragazza uno sguardo perforante e lei capì subito ciò che celavano gli occhi verdi di lui. Capì subito che se avesse voluto avrebbe potuto fermarlo e lui non se la sarebbe presa. Sapeva che quello sguardo non era nient’altro che una muta domanda per avere il consenso di lei. E Sachiko non si stupì affatto quando, sostenendo lo sguardo di Ryota, si riscoprì a volere quel bacio almeno quanto lui. Si riscoprì a pensare che i sentimenti per quel ragazzo dai riccioli ribelli erano diversi, diversi da quelli che erano sempre stati fino ad allora. O forse erano semplicemente rimasti nascosti per tutti quegl’anni.

- Sachiko … - sussurrò il ragazzo, prendendo il volto della giovane tra le mani e continuando ad osservarla con quegli occhi dolci: - … ti prego non fermarmi … -  proseguì, mentre ormai i loro volti erano distanti meno di un soffio di vento.
E lei non avrebbe assolutamente fatto nulla per fermarlo. Anzi, con un gesto improvviso, ma calmo allo stesso tempo, cinse la vita di lui con le sue braccia, avvicinandosi al suo corpo caldo.
E le labbra dei due giovani si sfiorarono in un bacio timido e breve. Gli occhi di entrambi socchiusi, ad assaporare quel momento, finchè esso stesso non divenne uno scambio molto più intimo di gusti, sapori ed emozioni nuove. Un lungo scambio di effusioni affettuose attraverso le labbra calde e palpitanti dei due.
Ed in quel momento candidi fiocchi di neve bianca cominciarono a cadere dal cielo, dapprima timidi e solitari e poi una vera cascata, quasi come soffice cotone che leggiadro si posava sulle sagome dei due ragazzi.

Sachiko lo sapeva, Hanamichi non sarebbe stato affatto contrario a tutto ciò.

Sachiko lo sapeva, Hanamichi avrebbe voluto con tutto il cuore che Ryota si prendesse cura di lei.

Per sempre.



The End

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Allora che ve ne pare??? Troppo smielata??? ^_^'''
Datemi un parere, please XD
E mi raccomando, continuate a seguirmi numerosi!!!


gloglo: mi fa piacere che anche il terzo chap ti sia piaciuto ... lo so è triste che finisca, però spero che il finale ti piaccia almeno quanto la fic ^_^''' ... e forse, chissà, magari mi verrà l'ispirazione per un possibile seguito XD Ciauz

  
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