Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: Gailycurly    19/05/2013    1 recensioni
Ma lui era uno di quelli che quando non ci sono più lo senti. Come se il mondo intero diventasse, da un giorno all’altro, un po’ più pesante.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I.      Lo avrei ucciso.

Anni e anni di studio, di sudore, di sofferenze e fatica... per cosa? Per ritrovarsi ad allenare ragazzini che vogliono semplicemente passare il proprio tempo, in una palestra mezza sfasciata e crollante. Bello no?
Sono Juliet Downs, e la mia vita è un casino.
Sono un’isterica esaurita per colpa di questi corsi extra in cui devo fare da insegnate di “ballo” – che a chiamarlo ballo è un offesa – a dei bambini di 8 anni. Sono delle pesti, non credo di poter più andare avanti senza averne prima ucciso qualcuno. Che poi, dico io, se odiate ballare… cosa venite a fare nella mia palestra?
Se non si fosse capito, sono una ballerina che insegna, o almeno ci prova, a ballare. Vivo al centro di Londra con mio fratello Jack che lavora part-time in un bar, ma purtroppo, il suo stipendio non basta per entrambi, e quindi… beh, insegno a questi marmocchi come mettere un piede davanti all’altro e fare due passi coordinati.
Non che odiassi i bambini, sia mai. Ma quelli che venivano da me erano per lo più bestie inferocite, dei quali i genitori volevano sbarazzarsene per due ore al giorno, e quindi dovevo sopportarli io.
Erano ormai le 18, e stavo aspettando, assieme ai ragazzi, i genitori di ognuno che veniva a recuperarli e portarli lontano da me per almeno 20 ore.
Stavo sistemando le ultime cose dietro la scrivania, mentre i bambini giocavano tra di loro, quando fece ingresso un omone enorme, quasi sobbalzai. Che fosse un pazzo rapitore?
“Posso aiutarla?” chiesi.
“Chi è l’insegnante?”
“Sono io.” Mi presentai, tendendo una mano. “Juliet Downs.”
“Aspetterò che i bambini vadano via, poi devo dirle una cosa.”
“Come vuole…” dissi, stupita.
Erano le 18.30 quando l’ultima bambina fu prelevata dalla palestra dalla mamma, salutandomi e dandoci appuntamento al giorno seguente.
“Allora… cosa succede?” chiesi all’uomo che per tutta la mezz’ora non aveva fatto altro che guardarmi costantemente mettendomi in imbarazzo che, ogni tanto, mascheravo con un sorriso.
“Prego.. chiuda la palestra e usciamo, due minutini.” mi rispose, con un sorriso… gentile?
Feci come disse, e ci recammo fuori dalla porta. Fu un minuto quando mi sentii prendere da sotto le gambe e caricata su una spalla dell’omone.
“Cosa cazzo sta facendo? Mi lasci, aiuto!” cercai di dimenarmi, inutilmente.
“Zitta, ti spiegherò quando arriveremo!” detto questo, mi piazzò davanti un fazzoletto bianco con uno strano odore… sonnifero! Brutto bastardo… stavo per dare un calcio, quando sentii mancarmi le forze… poi buio.

Mi risvegliai su un furgone, tutto al buio, e sentivo delle voci.
“Sì, sì, l’ho presa. No, non può sapere dove andiamo. Tranquillo. Sì, prepara tutto. Capirà. Ciao amico, mezz’ora e siamo lì.” Sentii il rumore dei tasti del telefono e poi niente. Ero legata e non potevo fare nulla, ed un fazzoletto fasciava la mia bocca. Cosa voleva dire con –porta i ragazzi - ? Volevano violentarmi, è sicuro. Mi uccideranno, e poi Jack come farà senza di me? E tutti quei marmocchi che allevo come delle bestiole? Non può essere, non può essere.

Aprirono lo sportello posteriore, quello da cui io sarei dovuta scendere, e ad accogliermi fu un’ondata di freddo, ed il cielo buio. L’omone mi slegò le gambe e le braccia.
“Se ti tolgo il fazzoletto prometti di non urlare?” mi chiese, cordiale. Possibile che l’uomo che mi aveva rapita fosse così tenerone? No. Mi ucciderà, lo so.
Annuii leggermente. Mi slegò il fazzoletto e finalmente la mia bocca prese una forma diversa da quella della bocca di Sasha Grey. Povera Sasha, adesso so cosa si prova ad avere la bocca costantemente a forma di ‘o’.
“Brutto stronzo, cosa cazzo vuoi da me?!” dissi, cercando di non urlare, più per la paura che potesse uccidermi lì. Andiamo, avevo ancora 19 anni, non potevo morire!
“Calmati, ti spiegherò tutto dentro.” Mi disse, pendendomi gentilmente per le spalle e portandomi dentro una… una cazzo mega super arci extra villa!
Una volta dentro, salimmo due rampe di scale, ed io stavo leggermente morendo a terra, dopo 3 ore di lezione di hip hop.
“Hai intenzione di farmi morire con un polmone solo? Sai, uno l’ho perso mentre facevamo tutte quelle scale!” esclamai.
“Farti morire? Ma io non voglio ucciderti!” mi disse, stupito.
“Davvero? Davvero non vuoi uccidermi? Grazie, grazie!” dissi, saltellando.
“Certo che sei strana..” mi osservò, per poi guidarmi dentro una stanza abnorme dove ad aspettarmi c’erano cinque ragazzi ed un signore più grande.
“Ciao!” mi salutò un biondo.
“Ciao.” Dissi, fredda. Volevo sembrare dura! Mi avevano rapita, voglio dire!
Li guardai uno per uno, erano tutti belli. I ragazzi dico, non l’omone, e neanche il signore più grande. No, proprio no.
Il biondo aveva degli occhi azzurri che sembravano l’oceano. Poi accanto, c’era un biondo-miele, che aveva i capelli corti e spazzola e degli occhi cioccolato, niente male. Poi c’era un moro con un ciuffo più alto dell’Etna nero, e degli occhi quasi gialli, color caramello. Poi c’era un ragazzo con gli occhi azzurri, come il biondo, sembravano il mare di Lampedusa, i capelli castani, a spazzola anche lui, e delle labbra rosa e fini. L’ultimo, seduto sul bracciolo del divano di pelle nera, aveva dei capelli ricci, sparati all’aria. Le labbra rosse, come se avesse del rossetto… ma erano le sue, che bel colore. E gli occhi. Dio, che occhi! Verdi, un verde bottiglia strano, con delle sfumature di azzurro, quasi grigio. Le labbra erano curvate in un’espressione di disgusto e irritazione. Che problemi aveva?
“Noi siamo Niall, Liam, Zayn, Louis ed Harry.” Si presentarono tutti con un saluto ed un sorriso, a parte quello riccio. Harry. Ricambia il sorriso a chi mi sorrideva, e la faccia da antipatica snob all’antipatico. Che avesse dei problemi con me?
“Quindi, perché mi avete rapita e portata qui? Cos’ho fatto di male in questa vita?” chiesi, ironica.
“Ma noi non ti abbiamo rapita.” Disse il riccio, con una smorfia di antipatia. Ancora? Voleva due pugni, assicurato.
“Sul serio? E l’omone enorme che mi viene a prelevare alzandomi e caricandomi da terra, facendomi respirare sonnifero per poi farmi addormentare, legarmi gambe e piedi per non farmi muovere, gettarmi in un furgone nero al buio, mettendomi un fazzoletto attorno alla bocca per non farmi parlare, cos’era? Uno scherzo? No, perché non è divertente e io dovrei anche andare a casa.” Dissi, con altrettanta antipatia.
“Che carattere, la ballerina.” Disse ridendo, il moro con il ciuffo, Zayn.
Lo guardai con aria di sufficienza.
“Allora? E’ da due ore che vi dileguate in chiacchiere inutili, a na’ certa accanna.” Dissi, ritrovandomi 14 occhi su di me.
“Ops, scusate, accento Romano. Italiana DOC.”dissi, facendo un’occhiolino a tutti i presenti nella stanza.
“Wow. Ma comunque, abbiamo qualcosa da proporti.” Disse, Louis.
“Sono tutta orecchi.”

*

“Voi siete dei pazzi. Sul serio, andate a rinchiudervi in un manicomio.” Dissi, dopo aver sentito il loro ridicolo discorso.
“Dai, ti prego!” disse l’omone, con una faccia da cucciolo sbattuto a terra.
“Non se ne parla! Io non posso farlo, anche se mi converrebbe… e non dovrei più stare a badare a dei marmocchi…” dissi, riflettendoci. “Ma no! Non può essere. Mi dispiace, io me ne vado.” Annunciai, alzandomi e recandomi verso l’uscita della stanza.
“Non puoi andartene.” Disse il riccio.
“Cosa significa non posso andarmene? Ricciolino, ho dei piedi, posso camminare, sai? E tu non sei nessuno per impedirmi di andare dove voglio, hai cap…”
“Tu non sai neanche dove siamo.” Mi disse, con un sorriso strafottente sul viso.
“Ma non dire idi… oh merda.” Mi avevano fatta addormentare apposta, in modo tale da non poter scappare.
“Facciamo così: proviamo, se non va bene, nulla!” disse Zayn.
“Allora, ricapitolando: io dovrei essere la ballerina della vostra band super famosa che, per altro, io non sapevo neanche esistesse! Dovrei lasciare il mio lavoro, le mie bestiole alias bambini, dovrei cambiare città ogni giorno, in giro per il mondo, organizzare coreografie un giorno sì e l’altro pure, e lasciare mio fratello solo?”
Tutti annuirono.
“Impossibile.” Dissi.
“Troviamo un lavoro per tuo fratello! Se la cava al pc?!” mi chiese l’omone nero, che scoprii si chiamasse Paul.
“Sì, certo. Ha studiato ingegneria informatica.”
“Perfetto, ci serviva un nuovo tecnico, abbiamo accontentato tutti.” Sorrise Louis.
“Andiamo a provare.” Dissi, arrendendomi.
Scendemmo le scale e davanti a noi si presentò una stanza, con degli specchi. Abbastanza carina, per averla dentro casa.
“allora, vediamo come ve la cavate con dei passi semplici. Mettetevi dietro di me.”
Si misero in riga. Iniziai a fare dei semplici passi, e loro mi seguivano. Complicai un po’ le cose con un semplice passo incrociato… non l’avessi mai fatto! Si schiacciavano i piedi, ridevano, stronzeggiavano.
“No, così non va bene. Sedetevi, facciamolo uno ad uno. Chi inizia?” si sentivano solo le mosche.
“Harry, vai tu!” gli urlò Zayn.
Di tutta risposta, Harry si alzò e sbuffò.
“Allora… divarica le gambe…”
“Non sai spiegare.” Mi interruppe.
“Scusa?”
“E sei anche antipatica.” Affermò, sorridendo.
Lo avrei ucciso. 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Gailycurly