Film > Coraline e la Porta Magica
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Autore: alix katlice    19/05/2013    3 recensioni
Sono passati anni dalle vicende narrate in "Coraline".
Una nuova famiglia si è trasferita a Pink Palace.
Riusciranno a non cadere nella tela del ragno? Riusciranno ad uscirci?
*Tematiche delicate*
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altra Madre, Gatto, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Secondo Capitolo.
Dove Julia fa conoscenza con Roberta e Avrile
riceve la chiave.

 
 
 
 
 
 
Alexa si era ritagliata: la scuola la stava uccidendo.
Forse era invisibile, perché nessuno mai la considerava o le parlava: solo quell’idiota di Jones le rivolgeva la parola, e solamente per fare battutacce. Insomma, avrebbe preferito essere il bersaglio di ogni sorta di scherzo o presa in giro, invece di essere invisibile.
A lei l’invisibilità non donava.
Perciò, ogni pomeriggio, tornata a casa, si chiudeva in bagno e tirava fuori la lametta.
Il suo braccio era diventato carta.
 
***
 
Julia si era presentata al bar dopo il diciassettesimo messaggio ricevuto dalla famigerata Roby.
Aveva spalancato la porta con forza ed era entrata come una furia, pronta a spaccare tutto quello che le capitasse sottomano.
Invece si era calmata immediatamente alla vista del bar semi-deserto.
Non c’era nessuno, a parte una donna che molto probabilmente aveva la sua stessa età.
Era molto più bella di lei, questo doveva riconoscerlo: lei era piccola e magra, con i capelli ormai quasi grigi raccolti sempre in uno chignon, invece l’altra donna era alta e slanciata, con una chioma rosso fuoco.
Si avvicinò al tavolo dov’era seduta e si accomodò anche lei.
- Scusi, ci conosciamo? – chiese la donna, gentilmente.
- Lei si chiama Roberta?
- Sì, e lei è… no, non ci conosciamo. Se ne vada, prima che chiami qualcuno.
Il suo tono di voce era cambiato, non più gentile e disponibile: ora sembrava un sibilo di minaccia.
- Le dice niente il nome Jack Ryans? – le domandò Julia.
Ebbe immediatamente tutta l’attenzione di Roberta.
- Lei chi è? – le chiese, assottigliando gli occhi, anche se sembrava più un imperativo che una domanda.
- Sono la moglie.
- Ah sì, Julia vero? Si faccia alcune domande sul perché suo marito la tradisca, allora.
Roberta fece per alzarsi, ma si fermò. Si rimise seduta e poggiò il mento su una mano con fare annoiato.
- Come ha fatto a scoprirlo?
- Ho letto i suoi messaggi.
- Lei è subdola, mia cara.
- Lei è subdola, rubare l’uomo di altre donne. Mi fa schifo solo il pensarlo. Gli dica che ho scoperto che mi tradisce, mia cara. Gli dica che mi fa schifo, che è solo un verme. Gli dica tutto questo, Roberta. E lei può anche tenersi mio marito.
Fu la volta di Julia di alzarsi.
Lei però, a differenza dell’altra, se ne andò sul serio.
 
***
 
- Stupido Gattaccio.
Nathan era seduto per terra, e osservava il Gatto. Il suo passatempo quel pomeriggio era tirare sassolini dentro l’enorme pozzanghera davanti a lui, e continuò a farlo finché i sassolini non finirono.
Allora iniziò a parlare con il Gatto, che lo osservava quasi con pena.
- Che hai da guardare, Gatto? Io non sono mia madre, non sono la tua amichetta del cuore che salva le vite di tutti quanti con il suo intuito e il suo coraggio. Vattene, che è meglio.
Il Gatto però non accennava ad andarsene.
- Sei più stupido di quanto io pensi, allora. Ti ho detto di andartene.
- Puoi parlare con il Gatto?
La domanda gli era stata rivolta da una bambina minuta. A prima vista capì immediatamente chi fosse.
- Ciao, Avrile – la salutò.
- Come fai a conoscere il mio nome? – chiese la piccola.
- Tua sorella mi ha parlato tanto di te.
- Conosci Alexa?
- Oh sì. Stiamo insieme, noi. Come fidanzati, capisci?
- Sì. Meno male, in questo periodo non è molto felice, perché il suo precedente ragazzo l’ha piantata. Tu falla stare bene, sennò ti uccido, okay?
Nathan annuì.
- Ti piace la tua nuova casa? – le domandò.
- Molto.
- E per caso hai scoperto una porticina nel salotto?
- Sì, il problema è che non trovo la chiave. Sono giorni che la cerco, ma niente.
- Non ti preoccupare, ce l’ho io.
A quelle parole il viso di Avrile si illuminò.
Nathan mise una mano in tasca e, teatralmente, tirò fuori una vecchia chiave nera attaccata ad una cordicella. L’inizio della chiave era a forma di bottone.
Il Gatto gli saltò addosso senza preavviso, soffiando, ma lui riuscì ad acchiapparlo prima che potesse toccare la chiave.
- Ecco la chiave. Riguardo al tuo gatto, dovresti addomestica…
Ma Avrile era già corsa via.
 
***
 
- Mamma, Alexa ha il fidanzato! – urlò Avrile entrando in casa.
Erano già tutti a tavola, e stavano aspettando solo lei.
- Cosa cazzo dici? – le domandò Alexa arrabbiata.
- Alexa, modera i termini! Tesoro, perché non ce lo hai detto?
- Perché non è vero!
- Ma me l’ha detto quel ragazzo gentile con i capelli blu e gli occhi neri, che siete fidanzati. Me l’ha detto proprio lui.
Improvvisamente lo sguardo di Alexa cambiò: si fece consapevole.
- Quello è solo il nostro vicino che mi odia, si diverte a rendermi la vita un inferno. Si chiama Nathan.
- Tesoro, perché non ci dici la verità?
Alexa se ne andò.
 
***
 
Il giorno dopo Avrile non andò a scuola. Era venerdì, e non le avrebbero chiesto la giustificazione per almeno due giorni, perciò finse di uscire e si nascose nell’armadio della sua camera.
Dopo circa un’oretta i suoi genitori uscirono per andare a lavorare, e lei fu libera di aprire la porticina.
Si diresse in punta di piedi verso il salotto e, arrivata, tirò fuori la chiave dalla tasca della sua tuta. La infilò nella toppa e girò. Poi, aprì la porta.
Sul suo viso si dipinse una smorfia di delusione.
Lì non c’era niente, solo una parete di mattoni rossi.
Quando però tornò in camera sua, qualcosa era cambiato.
Sul suo letto c’era una bambola identica a lei, persino nei vestiti. L’unica differenza erano gli occhi: la bambola non li aveva.
Al loro posto brillavano due incantevoli bottoni neri.
 
***
 
Il giorno dopo, quando Nathan entrò in classe, Alexa si alzò e gli andò incontro.
Arrivata vicino caricò il pugno e glielo diede in pieno viso, provocando lo stupore generale della classe. Tutti si zittirono immediatamente.
- E questo per cos’è? – domandò il ragazzo massaggiandosi il naso.
- Hai detto ad Avrile che stiamo insieme! – gli urlò contro Alexa.
- Una sana scopata ti servirebbe, la smetteresti di tagliarti e di fare la depressa – disse Nathan, e anche se il suo tono di voce era basso Alexa fu sicura che lo avessero sentito tutti.
Ricevette un altro schiaffo in pieno viso, mentre Alexa iniziò a piangere.
- Sei un coglione, Jones – dichiarò, pulendosi con la manica del maglione le lacrime.
- Tutto a posto ragazzi? – chiese il professore di Filosofia entrando.
Alexa uscì dalla classe spintonandolo con la spalla, seguita a ruota da Nathan.
  
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