Capitolo 8.
La cosa più importante
“Non prometto
di amarti per sempre...
Ma prometto che smetterò di amarti un attimo prima che
l’Eterno finisca!”
-A te non sembra, ma da quando abbiamo creato la
Genei a
quando si sono chiariti è passato quasi un anno. A volte ci
dividevamo per
alcune settimane, ognuno se ne stava nei dintorni facendo quello che
gli
pareva, poi ci riunivamo e partivamo per un’altra
destinazione. Il compito di
avvertire tutti era sempre mio, come è ora, solo che Kaede
mi aiutava. Col suo
potere era piuttosto semplice rintracciare gli altri in tempo record e
far
arrivare loro i messaggi.- spiegò Machi accennando un
sorriso.
–Metteva la sua
impronta in ogni cosa che faceva, ogni creatura che creava. Per ognuno
di noi
utilizzava un “metodo” diverso, ma
perlopiù ce li consegnava via aerea: per
Paku faceva comparire un gheppio, per Franklin una piana, per Nobu un
nibbio e
per Ubo un’aquila. Di solito a me mandava uno sparviero e a
Feitan un falco
pellegrino. Le piacevano molto i rapaci.-
Phinks era attonito.
–Era... ehm...
originale.- commentò poi.
–Già. Molto originale. Non potresti trovare una
persona più fantasiosa e creativa di lei. Di solito
tormentava Feitan materializza
dogli animali accanto, oppure
tirandoglieli contro (Ok,
lasciamo perdere questa
parte, va bene? Ho sclerato, lo ammetto!). In quei momenti
sembrava di
avere a che fare con due bambini: erano capaci di regredire
all’età di sette
anni in un istante. Tutti e due.- sorrise la ragazza.
–Animali vicino a Fei? Ma
lui li odia!- esclamò l’altro.
Ricordava come il moro avesse reagito le diverse
volte in cui si erano imbattuti in poveri animali, domestici o
selvatici (Altro
sclero. Chiedo umilmente perdono. Non so cosa avevo
in testa mentre scrivevo!).
Machi rise di gusto.
–Ci credo! È arrivato a
odiarli dopo le torture di Kaede!-
Phinks sgranò gli occhi.
–Feitan... Torturato?!
No, non ci credo!-
Scoppiò a
ridere anche lui.
Tornarono seri, e lei riprese a raccontare.
-Feitan, vieni a
mangiare, dai.- lo chiamò Franklin.
Erano diversi giorni che il ragazzo si era
isolato, soprattutto dopo la morte di Pakunoda. La cosa che
più lo aveva scosso
era il fatto che fosse stato un sopravvissuto dei Kuruta ad ucciderla e
a
sottoporre Kuroro ad un vincolo.
Odiava quegli occhi scarlatti, odiava quel
popolo.
Nemmeno entrare in Greed Island aveva migliorato di molto il suo
umore.
Uccidere non gli causava più il piacere che provava
prima.
–Feitan? Sei vivo?
Mi ascolti?-
La voce del gigante lo riscosse dai suoi pensieri.
Sollevò un poco
la testa e guardò scocciato il compagno.
–Lasciami in pace.- ordinò
deciso.
L’altro lo fissò ancora per un altro istante, poi
si voltò sconsolato e
se ne andò.
–Niente da fare, è proprio depresso.- disse agli
altri, sollevando
le manone come per giustificare l’insuccesso.
–Ma che ha?- chiese Shizuko
allibita.
Di solito il ragazzo era il membro più impenetrabile ed
indifferente
della Genei, che non dava mai mostra delle emozioni che provava.
Eppure,
guardandolo in quel momento...
Machi lanciò uno sguardo all’altra ragazza, con
palese tristezza negli occhi.
–Nostalgia di casa- disse semplicemente –Fei
vuole tornare a casa-
Gli altri la guardarono interrogativi, ma non fecero
domande.
Però quello che aveva detto corrispondeva alla
verità: Feitan voleva
tornare alla Città delle Stelle Cadenti, e presto o tardi ci
sarebbe tornato. Doveva... Andare da lei.
Il ragazzo moro era seduto tra i rami di un
albero,
pensieroso, il vento leggero che gli scompigliava i capelli.
D’un tratto uno
stridio acuto lo distolse dai propri pensieri.
Alzò gli occhi al cielo che si
faceva via via sempre più scuro, sapendo già cosa
avrebbero visto i suoi occhi.
Un falco pellegrino calava verso di lui descrivendo cerchi sempre
più stretti
sopra la sua testa. Quando lo raggiunse si appollaiò sul
braccio che il giovane
gli tendeva.
–Ehi- disse Feitan accennando un sorriso –Che
messaggio mi porti?-
Il rapace indicò col becco il proprio collo, a cui era
legato un nastro rosso
avvolto attorno ad un foglietto arrotolato.
Il ragazzo lo sfilò e lo svolse,
leggendolo assorto: “Segui il falco, per favore.
Kaede”
Corrugò le
sopracciglia, poi fece spallucce e balzò in piedi.
L’uccello si rialzò in volo
e lo guidò fuori dal bosco, in aperta campagna.
Il ragazzo era impaziente di
sapere il motivo di quella chiamata.
Dopo che si erano baciati, sei giorni
prima, tra loro era sceso una sorta di silenzio imbarazzato, e non
erano più
minimamente tornati su quell’argomento.
D’un tratto il rapace aumentò la
velocità e planò verso un punto
indefinito.
Una figura agile e slanciata
comparve sulla linea dell’orizzonte.
Kaede lo raggiunse correndo e accarezzò le
piume del falco, sorridendo.
Quello scomparve in una nuvola di luce dorata.
Lei
gli afferrò la mano e prese a trascinarlo tutta allegra.
Feitan guardò prima
lei e poi le loro mani unite, perplesso.
La ragazza notò quell’occhiata e gli
rivolse un sorriso a trentadue denti.
–Ti porto in un bel posto- disse solo.
Dopo una decina di minuti arrivarono in un prato immenso, sconfinato,
verdissimo e profumato di fiori.
La giovane si sedette e lo tirò a terra,
strattonandolo.
–Volevo farti vedere il tramonto da qui. È bello,
vero?- spiegò
fissando il cielo che si era tinto di rosso e arancio.
Davanti a loro una
catena montuosa svettava imponente, mentre alle sue pendici un lago
turchese ne
rifletteva i colori.
–Sì...- ammise lui.
Ma non guardava l’orizzonte, bensì la
compagna che gli stava affianco.
Gli occhi zaffiro brillavano emozionati. Ci
voleva davvero poco per farla felice: bastava un bel tramonto o
un’alba
suggestiva.
–Fei? Ti sei incantato? Cosa stai guardando?-
La sua voce lo
riscosse all’improvviso, facendogli distogliere bruscamente
lo sguardo,
arrossendo imbarazzato.
–A cosa
pensi?- le chiese dopo un po’.
Kaede gli
sorrise.
–Penso
che è bello qui, con te...- mormorò
diventando rossa.
Feitan le
abbracciò la vita con dolcezza.
–Io penso lo stesso- sussurrò facendola cadere
all’indietro, sull’erba soffice.
–Ehi!- protestò sollevando il capo –Ma
che
fai?-
Il ragazzo sorrise pericolosamente.
–Sai, mi piacerebbe ripetere
l’esperienza di quasi una settimana fa’, se sei
d’accordo...- rispose
malizioso.
Non ricevette alcuna replica, quindi si chinò su di lei e le
baciò
le labbra. Quando si distanziò la ragazza gli
portò le mani dietro alla nuca,
intrecciandole ai suoi capelli corvini, e di nuovo avvicinò
i loro visi. Si
guardarono negli occhi, oro nello zaffiro, poi entrambi li chiusero e
si
scambiarono un altro bacio pieno di affetto. Feitan le
accarezzò i fianchi e le
braccia, mosso dalla passione, senza neppure ragionare. Un istante dopo
si
ritrovò steso schiena a terra, la lama argentea di lei
puntata alla gola.
–Non
prenderti troppe libertà- lo ammonì
dura.
Il ladro la fissò sbalordito per
qualche istante, poi scoppiò a ridere.
Continuò per diversi minuti, e per tutto
il tempo Kaede lo guardò in modo strano.
–Perché mi guardi così?- chiese con le
lacrime agli occhi, il viso contratto in un sorriso.
–Perché l’ultima volta che
hai riso di gusto come ora è stato... Non so, quattro anni
fa’?- rispose
ironica.
Sorrise e ripose l’arma nel suo fodero.
–Mi è mancata tanto questa
risata. Sei
sempre cupo e freddo...- mormorò.
Lui la fece stendere al suo fianco.
–Che vuoi farci? Sono
fatto così.- replicò
ghignando.
–Già. Un
essere freddo, spietato e senza
emozioni.- rise la ragazza.
Feitan
sbuffò.
–Non
ancora. Lo diventerei se perdessi la cosa più importante che
ho.-
A quelle parole lei si zittì.
–E...
quale sarebbe la cosa più importante che hai?-
domandò perplessa dolo un istante.
Il ragazzo si portò sopra di lei, baciandole
il collo e il volto.
–Tu...-
sussurrò pianissimo, sfiorandole l’orecchio
con le labbra.
Kaede sorrise timidamente, felice.
Ed eccomi
tornata! No, non ero morta, per vostra sfortuna... Be', mi
spiace!
Allora... Per iniziare... Questo è il capitolo
più "sclerotico" (?) che mi è mai capitato di
scrivere (o forse no...).
In ogni caso, potreste lasciare un commentino per dirmi che ne pensate,
per favore?
Avrete notato che ci sono delle frasi in grigio... Ecco, quelle sono le
frasi più dolci... E più importanti.
A presto,
Keyla