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Autore: lulubellula    19/05/2013    4 recensioni
Callie/ Arizona
Gocce di quotidianità, disastri, piccole manie, contrattempi e momenti tragicomici da vivere insieme ad una delle coppie più amate della serie tv.
Buona lettura!
"Dall'ultimo capitolo (Una mongolfiera ripiena di gelato):
“Grazie, Arizona”.
“Di cosa?”.
“Di amare così tanto la tua mongolfiera ripiena di gelato che ti renderà madre”.
“Sempre”.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Un motivo per restare

Callie corse fuori dall’ospedale, sotto la pioggia, sotto le stelle, a piangere, a sfogare tutta l’amarezza, il dolore, l’odore del tradimento che sentiva ancora impigliato addosso, ai vestiti, al suo corpo.

Percorse velocemente il breve tragitto tra l’ospedale e il suo appartamento, con indosso il camice e le scarpe ortopediche, in tutto e per tutto abbigliata come un chirurgo prima di operare e non come una donna che aveva appena visto infrangersi il suo matrimonio in mille pezzi.

Entrò nel soggiorno e chiuse la porta con forza, lasciandosi il portone alle spalle, lasciandosi scivolare sul tappeto color cioccolato senza nemmeno badare al fatto che la stanza fosse disseminata di giocattoli di Sofia, di bambole, carillon, libri di fiabe.

E la sua, la sua fiaba si era appena spezzata per sempre, si era incrinata piano e poi scheggiata, fino a che, alla prima tempesta, le era crollata addosso, un ammasso di schegge di odio, di risentimento, di accuse, che le erano piombate contro sino a travolgerla del tutto.

Il pavimento freddo di casa sua raccoglieva tutte le sue lacrime, quasi come un vecchio amico che ti porge un fazzoletto e ti abbraccia finchè non ti rispunta il sorriso sulle labbra.

Callie prese il telefono senza nemmeno alzarsi in piedi, trascinandosi fino al tavolino nell’ingresso e iniziò a comporre un numero.

Poi lo cancellò.
Ne compose un altro.
E lo cancellò di nuovo.
Ne compose un ultimo.
E il telefono suonò a vuoto nell’appartamento di Mark.

Allora si lasciò scivolare di nuovo a terra, ma si mise seduta, le spalle appoggiate al muro, le ginocchia portate al petto e le lacrime a bagnarle gli occhi.

Passarono diversi minuti, quasi un’eternità, fino a che Calliope comprese cosa avrebbe dovuto fare e si alzò in piedi con una nuova forza, una forza che aveva dimenticato di avere, ma che in fondo aveva sempre posseduto e in cuor suo saputo di possedere.

Andò nella camera da letto e si fermò un istante a rimirare il letto che una volta era stato loro e che ora non sentiva nemmeno più suo, buttò a terra le lenzuola, i cuscini, il materasso, fino a che non restò null’altro da scagliare ovunque.

Poi scavalcò quella montagna di oggetti e raggiunse l’armadio, prese dei vestiti a casaccio, felpe, top, maglioni, qualche paio di jeans e le infilò senza troppa cura in una valigia di colore rosso.

Aggiunse pochi effetti personali e non portò con sé alcuna fotografia, poi entrò nella stanzetta di Sofia e fece lo stesso con i suoi vestitini.

Infine si avvicinò alla porta e si trovò davanti l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto incontrare in quel preciso istante: sua moglie.

Arizona osservò Callie, il camice bagnato, i capelli un po’ arruffati dalla pioggia, gli occhi che portavano i segni, tutti i segni del suo stato d’animo, la valigia che teneva stretta a sé.

“Che cosa stai facendo, Callie?” le chiese, con la voce rotta.

“Direi che la mia valigia parla da sé, io non ho nulla da aggiungere”.

“Callie …” iniziò.

“No, niente Callie. Sto facendo esattamente quello che mi hai chiesto, la smetto di comportarmi come se anche io fossi una vittima. Non sono una vittima? Bene, perfetto, magnifico. Eccoti accontentata! Levo il disturbo, me ne vado, ti lascio la possibilità di liberarti di me, di quella donna tanto egoista ed esibizionista, che ha fatto credere a tutti di essere una donna forte, una santa, una roccia!” disse lei senza nemmeno riprendere fiato.

“D-dove vai? Dove hai intenzione di andare? Non pensi a Sofia, non pensi a nostra figlia?” le disse trattenendo a stento le lacrime.

Callie scoppiò a ridere, una risata amara, ironica, cupa.

“Io, mi stai dicendo che non penso a mia figlia? Non farlo mai più, mai più!” gridò.

“Callie …”.

“Io penso a lei, in continuazione. Ok? Se c’è qualcuno in questa stanza che non ha pensato lei, Arizona, questa sei proprio tu! Se c’è qualcuno che ha fatto un’idiozia senza pensare alle conseguenze, quella non sono io!”.

“Callie”.

“Adesso fammi passare!”.

“Dove vai?”.

“Me ne vado!”.

“Dove?”.

“Me ne vado via e porto con me mia figlia!”.

“Callie!” gridò forte Arizona.

“Perchè lo fai?” le gridò nuovamente contro, dato che non aveva ricevuto alcuna risposta.

Callie si fermò un istante, si asciugò le lacrime e le disse:”Non mi hai dato altra scelta, Arizona. Tu non mi hai dato un’altra scelta. Io sono una donna, una moglie, un chirurgo, ma prima di tutto io sono una madre e una mamma vuole solo il meglio per i propri figli e questo – indicò loro due, la casa, il pavimento – questo non è il meglio che posso offrirle, questo non è nemmeno accettabile. Non è in quest’inferno che si merita di crescere, non è vedendo due persone che non si amano più, che non si rispettano, - Arizona abbassa lo sguardo a terra – che non riescono nemmeno più a guardarsi negli occhi, non è questo che mi aspettavo per lei, non è questo che volevo per me!”.

“Hai intenzione di portarmela via? Hai intenzione di andartene per sempre e chiuderti questa porta alle spalle, di non tornartene più indietro? Non puoi farlo! Non puoi andartene via!” le disse, pregando che lei ascoltasse, che le prestasse attenzione.

Calliope la guardò negli occhi intensamente, come non faceva da moltissimo tempo.

“Dammi una ragione, un motivo, dammi una buona ragione per restare, Arizona. Solo una. Un motivo per cui io dovrei disfare la valigia, rientrare in casa nostra e ricominciare tutto da capo, riprovarci”.

Arizona rimase zitta, non disse nemmeno una parola.

“Bene, perfetto, proprio quello che pensavo” disse con amarezza e si voltò.

“Noi!” gridò sua moglie.

“Cosa?” chiese Calliope.

“Noi” ripeté a voce più bassa.

Calliope rise di nuovo con sarcasmo.

“Non credo nemmeno che esista più un ‘noi’, Arizona, dovrei tornare sui miei passi per qualcosa che non c’è più, che è solo un ricordo sbiadito?”.

“Noi non siamo un ricordo sbiadito, Calliope, non ci siamo ancora! Non siamo qui!”.

“No, Arizona! Io sono qui, tu sei qui, ‘Noi’ non siamo qui, noi non ci siamo più!” le urlò contro piangendo.

“Callie!”.

La donna continuò a camminare per la sua strada.

“Callie!”.

La donna iniziò a scendere le scale senza nemmeno voltarsi indietro.

“Callie!” gridò Arizona, prima di iniziare a scivolare, dopo aver mancato una gradino e piombando addosso a sua moglie.

Calliope si voltò a quell’ultimo grido, buttò istintivamente la valigia a terra e cercò di prenderla al volo, ma venne investita dal suo corpo e rotolò per gli ultimi otto gradini insieme a lei.

“S-stai bene?” le chiese Arizona terrorizzata.

La donna si toccò la fronte che sanguinava e macchiò il pavimento con qualche goccia del suo stesso sangue.

“Calliope?” le chiese preoccupata.

“S-sto bene! Sto bene” disse asciugandosi la ferita con un fazzoletto.

“Mi hai, mi hai preso al volo, mi hai salvata” le disse.

“Ti ha vista cadere e non ci ho nemmeno pensato, ho agito e basta” le disse con semplicità.

“Eri arrabbiata, furiosa, stavi per andartene via, ma mi hai salvata”.

“A quanto pare” le disse accennando un sorriso.

“Grazie”.

“Dovere. Sei sempre la madre di mia figlia, no?”.

“Già”.

“Ora forse dovremmo alzarci in piedi. Mi stai massacrando la schiena”.

“Scusa”.

“Ora dovrei andarmene”.

“Callie!”.

La donna si voltò.

“Resta”.

“Dammi una buona ragione”.

“La mia risposta è sempre la stessa”.

“Noi?”.

“Sì, non tu ed io, noi, mi hai salvata, Callie, hai messo in pericolo te stessa, di nuovo, per prendermi al volo. Sei qui, hai i capelli fradici di pioggia, la fronte sporca di sangue, i vestiti pieni di polvere, la schiena a pezzi e mi stai ancora ascoltando. Ed io ho bisogno che resti. Ho bisogno di rimettere insieme i pezzi, di avere la possibilità di espiare le mie colpe, di avere la possibilità di riprovare a ricostruire la nostra casa di sabbia distrutta dalla tempesta e di costruirne una di pietra, indistruttibile, forte, eterna. Resta e dammi la possibilità di mantenere il mio impegno, Calliope, resta e non ti deluderò”.

Callie tacque e annuì piano, prese tra le mani la valigia e si avviò verso l’ascensore.

Destinazione: appartamento 502.
 


NdA:
Spero che vi sia piaciuta, aggrappiamoci a questa What if con tutte le nostre forze aspettando settembre
Alla prossima
lulubellula

   
 
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