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Autore: LUcy__    19/05/2013    5 recensioni
Louis si faceva chiamare ribelle; Harry si sentiva uno spirito libero.
Non si può dire che non fossero in conflitto.
Dal testo:
"La verità? E che sei un idiota che fa finta di essere un duro, che si nasconde dietro delle maschere per proteggersi da tutto quello che gli altri pensano di te. Ma niente, niente, gli impedisce di parlare male di te, sai?”
"Lo so. Però... però c'è una cosa che non posso nascondere dietro una facciata."
"Ovvero?"
{Larry Stylinson, ovvero Harry/Louis. Gay love. 80’s/90’s AU. punk!Louis & flowerchild!Harry. Scritta per il compleanno di Chiara.}
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sometimes all of our thoughts are misgiven.

 

In a tree by the brook,
There's a songbird who sings
Sometimes all of our thoughts are misgiven
 

 
Ci sono stili di vita che sono totalmente gli opposti, e non possono convivere.
Questo sistema funzionava ovunque, ma non nella Everose High School.
 

§§§
 

L’istituto si divideva in due grandi gruppi. E sì, bisognava per forza schierarsi con uno dei due, altrimenti si finiva male, schiacciati da tutti gli altri.
 
Louis Tomlinson non si definiva proprio punk. Amava vestirsi di pelle, riempirsi di tatuaggi, portare orecchini e piercing ed ascoltare musica di dubbio gusto ad un volume esagerato; esibiva sulle braccia simboli anarchici e giganteschi animali dai volti minacciosi. I capelli erano striati di rosso, tinti con il mascara per capelli, perché non se la sentiva di usare una vera tinta.
I suoi amici erano altrettanto pieni di metallo in faccia e inchiostro sulla pelle. Di certo vedere gruppi di ragazzi ricoperti di catene, pelle, e addirittura creste colorate in giro per la propria scuola non era rassicurante, per questo la scelta di non mettersi mai contro di loro risultava sempre la più facile.
Louis era anche la persona più falsa che ci fosse; non perché fosse un bugiardo o un ipocrita, semplicemente faceva di tutto per nascondere la sua vera essenza, il suo carattere, sotto l’enorme maschera che urlava “pericolo” al solo guardarlo.
 
Harry Styles era un figlio dei fiori. Pacifista, sorridente, odiava le manifestazioni di violenza e aveva un modo tutto suo di vedere le cose.
Non era difficile trovarlo che leggeva Jack Kerouac o Allen Ginsberg o William Burroughs nei corridoi, con qualche fiore dimenticato tra i capelli. Nessuno aveva mai visto un ragazzo più strano.
L’epoca Hippie era finita dopo Woodstock, o perlomeno così tutti quanti pensavano; poi era arrivato quello strambo giovane, con i suoi fiori, il suo pacifismo, il suo sorriso sghembo e il suo senso dell’umorismo particolare e tutte le credenze erano finite nella toilette.
Era impossibile pensare che proprio un ragazzo con i fiori nei capelli avrebbe dato filo da torcere a Louis, che era quello che tutti definivano “un duro”. Però era così, nessuno gli teneva testa come faceva lui.
 

§§§

 

I don’t care if Monday’s blue
Tuesday’s gray and Wednesday too
Thursday I don’t care about you
It’s Friday, I’m in love
 

Non è un clichè dire che a Louis piaceva solo il venerdì come giorno della settimana solo perché ascoltava i The Cure. Il venerdì era davvero più bello degli altri giorni, perché era la serata delle feste di Doncaster, il giorno prima di due che si passavano smaltendo le sbronze e quello che annunciava che per quella settimana nessuno doveva più trascinarsi a scuola di forza.
Rovinare il venerdì a Tomlinson equivaleva a firmare la propria condanna.
 
Pensava già al divertimento che quella sera si sarebbe procurato in qualche modo quella sera, seduto nel cortile scolastico, quando Stan corse verso di lui, i capelli verde elettrico visibili da chilometri di distanza; arrivò davanti a lui e posò il borsone ricoperto di scritte e di spille dei Sex Pistols ovunque sul muretto. Louis poté sentire il suono delle musicassette che cozzavano tra loro, lì dentro, e storse il naso; lui era un tipo da 45 giri, anche se non erano comodi come le cassette.
“Dannazione, dov’eri finito?” chiese. Forse nemmeno gli interessava sul serio.
“Biblioteca.” rispose questi, ancora ansimante. “Mi serviva il materiale per una ricerca di scienze.” aggiunse poi, vedendo l’espressione dubbiosa dell’amico. Con ben ragione Louis dubitava, Stan non era mai entrato in biblioteca.
“Ma non puoi fartela fare da Payne, scusa? Odio aspettare.” disse. Non appena l’altro sentì il cognome del secchione che faceva i compiti sotto pagamento a tutto il gruppo, scosse la testa.
“Non lo sai? Styles l’ha convinto a mollarci.”
Ecco, questo era un ottimo modo per rovinare la giornata a Louis Tomlinson.
 
Spinse il povero Liam Payne contro la fila di armadietti, facendo così girare mezza scuola, allarmata, verso di loro. Poi, con lentezza, si sfilò la giacca di pelle e la diede, insieme alla borsa di jeans, in mano a Eleanor Calder, quella con la cresta rosa, per intenderci.
“Ciao Payne, come stai?” domandò; un sorriso sadico apparve sul suo volto. Vendicarsi era una cosa che gli veniva molto bene. E il pensiero che, in qualche modo, avrebbe colpito anche Styles lo rendeva ancora più carico.
“Sono stufo di voi, va bene?”
Il tono con cui il giovane si era rivolto a lui, il capo dei punk della Everose, il più temuto di tutti, lo fece imbestialire. Stava per picchiarlo, ma la voce più irritante di tutte lo interruppe.
“Sai, io non sono tanto convinto che sia un modo di fare conversazione, usare i pugni.”
Harry Styles, margherita appoggiata sull’orecchio e corona di piccoli fiori di magnolia, Vanity of Duluoz nella mano destra – come segnalibro un fiore secco, ovviamente – era lì, dietro di lui. Louis se lo sentiva vicinissimo, quasi appiccicato. Trattenne il fiato.
“Su, girati verso di me, è maleducazione non guardare chi ti sta parlando.”
“Nessuno ti ha detto di intrometterti.” protestò, rifiutandosi di girarsi. Poi, vedendo che il riccio non aveva intenzione di rispondergli, si vide costretto a voltarsi. “Uffa.” si lamentò, incrociando le braccia.
Stare faccia a faccia era impossibile; si sentiva troppo vulnerabile davanti al figlio dei fiori, perché egli era molto più alto e possente di lui e aveva sempre quell’aspetto calmo e controllato che lo faceva arrabbiare, perché Louis non era capace di trattenere la rabbia.
“Oh, va molto meglio, non credi?” fece Harry, soddisfatto.
Cercando di sembrare spavaldo anche davanti all’altro, mostrò un espressione strafottente e “Quella è una coroncina di fiori?” chiese, ironico, cercando di sembrare il più insopportabile possibile.
“Quello è ombretto?” fece allora Harry, imitandolo. Il punk non si trattenne nemmeno per un momento e spinse anche lui, con tutta la forza che riuscì a trovare.
Il riccio indietreggiò, ma ancora rideva di lui; pronto a sferrare un pugno ben assestato, Louis avanzò, ma venne fermato da una voce.
“Styles! Tomlinson! In presidenza!” fece la voce, probabilmente quella di una professoressa. Harry sgranò gli occhi, lui non era mai stato punito da nessuno.
 
Vennero fatti sedere sulle due poltrone davanti alla scrivania del preside, che li guardava torvo.
"Tomlinson, ci rivediamo. Styles, sono sorpreso." fu il suo saluto. Teneva le braccia incrociate; Harry sembrava aver riacquistato la calma perduta.
"Non si disturbi conosco la strada per l'aula delle punizioni." disse Louis, già pronto ad andarsene.
"Non così in fretta. Ho deciso che per voi due, visto che non è la prima volta che voi due litigate, ho pensato che è meglio se vi metta a fare qualcosa di utile. Insieme."
Louis spalancò la bocca, indignato. L'ultima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata lavorare insieme a Harry, a fare qualcosa di utile.
"Quindi?" chiese gentilmente il riccio, che non aveva ancora parlato, facendo un sorriso pacato.
"In questo weekend rimetterete in ordine la biblioteca scolastica." annunciò il preside, risoluto.
"Ma è enorme!" protestò indignato il punk.
"Lo so."
Louis non aveva mai sentito parlare di presidi sadici; ora ne aveva uno davanti.
 

§§§

 

I am an anarchist,
Don't know what I want
But I know how to get it.

 
"Non capisco" fece Louis, correndo nei corridoi vuoti – a scuola di sabato mattina, non si può andare a scuola di sabato mattina, insomma! – "Proprio non capisco." ripeté. Harry, che invece di correre cammina tranquillo poco dietro di lui, alzò gli occhi al cielo.
"E cosa non capisci?" domandò.
"Come tu faccia a essere così tranquillo. Siamo in punizione. In biblioteca!" esclamò lui in risposta, arrivando davanti alla porta della sala biblioteca.
"Non c'è problema per me." fece Harry. Scrollò le spalle e lo spostò con una mano, entrando poi all'interno.
Subito la vecchina addetta alla biblioteca, quella che Louis non sopportava a vista, si alzò, andando a salutare Styles.
"Betty, salve! Come sta?" esclamò Harry, sorridente; Louis sapeva che il riccio era sempre buono e simpatico con tutti, tranne che con lui, però che fosse amico della vecchia della biblioteca proprio non se l'aspettava.
Salutò con un cenno la signora, che li lasciò soli.
"Fammi indovinare, quando non sai cosa fare ti rinchiudi qui?" chiese, mettendoci tutto l'odio che riuscì.
"Fammi indovinare, non sei mai entrato qui dentro, vero?"
 
"Sai..."cominciò, prendendo una pila di dizionari alta la metà di lui' "Non ho mai capito cosa ci trovare voi hippie in quei libri lì." e indicò con il capo i libri di Kerouac che spuntavano dalla borsa mezza aperta di Harry, insieme a musicassette di Bob Dylan e altra gente che Louis non conosceva.
"Sono molto interessanti, ma non mi aspetto che tu li capisca."
"Spiegami allora. Odio il silenzio."
Styles lo guardò, dubbioso; Louis Tomlinson che si interessava alla letteratura della beat generation non era una cosa che si vede tutti i giorni.
Passarono due interminabili minuti di assoluto silenzio prima che "Va bene. Ti spiegherò On the road." acconsentì il riccio. Louis abbozzò un sorriso e mise in ordine cronologico i libri di storia americana, mentre Harry gli raccontava di Sal Paradise e Dean Moriarty.
 
Non aveva mai pensato che le cose strane di Harry potessero risultare interessanti; glielo disse, provocando una risatina.
"Non è che sotto sotto sei un figlio dei fiori pure te?" chiese il riccio, ironico. Louis scosse la testa, divertito,
"Ti sembro il tipo che si fa di LSD, pacifista?" chiese, sfottendolo un po’.
"Come se tu non ti drogassi, anarchico." disse l’altro, imitando il suo stesso tono di voce. Il castano abbassò subito la testa, imbarazzato. Si voltò, non guardando più Styles in faccia, ritornando ad occuparsi dei libri enormi e polverosi. “Aspetta un attimo. Questo tuo silenzio… tu non ti droghi.”
“No.” confessò allora Louis, sospirando. Che i punk non si drogassero era ben strano. “No, non vedo perché. È una cosa disgustosa, va bene?” fece poi, innervosito. “Fingo di farlo, ma non ho mai nemmeno toccato una canna in vita mia e non ho intenzione di farlo.”
“Non arrabbiarti.”
“E tu non trarre mai conclusioni affrettate.”
Harry annuì, lentamente. Louis sembrava voler sparire; aveva la mentalità diversa, molto diversa, da tutti i suoi amici, e sembrava pure più maturo di tutti loro.
Louis sospirò e tornò ancora una volta allo scaffale che stava sistemando; sentiva bene lo sguardo di Harry Styles su di sé. C’era un perché, dopotutto, al fatto che Louis volesse stare lontano da lui; oltre al fatto che sapeva essere l’individuo più irritante della Terra, era affascinante. Troppo. E Louis, che della propria sessualità non era proprio sicuro, odiava trovarlo bello. Anche se lo era, indubbiamente. Il problema era anche che Harry metteva in soggezione chiunque, perchè era bello, alto, aggraziato e con i fiori sembrava etereo.
Louis Tomlinson odiava essere fissato; ancor di più, odiava essere fissato da lui.
"Smettila di guardarmi," ordinò, secco. 

§§§

 

Misjudged your limit
Pushed you too far.

 
Se andare a scuola di sabato mattina era tremendo, andarci la domenica pomeriggio era ancora peggio.
 
Erano riusciti a rimettere in ordine mezza biblioteca, ma l'altra metà era quella con gli scaffali più alti, e Louis dubitava di riuscire ad arrivarci.
Si mise sulle mezze punte, alzando il braccio per riuscire ad afferrare i libri in cima, ma Harry si avvicinò a lui, aderendo quasi completamente alla sua schiena e arrivando facilmente all'altezza dei libri.
"Non avevo bisogno di aiuto..." borbottò il castano, incrociando le braccia. "Non sono così basso come sembro."
"Dal mio punto di vista lo sei." fece Harry, abbozzando un sorriso, posando i libri su uno dei tavoli, accanto alla borsa aperta di Louis, dalla quale uscivano due musicassette e delle foto fatte con una Polaroid. Il riccio si fermò ad osservare.
"Ehi, che fai?"
"Non pensavo che i punk ascoltassero i Led Zeppelin." disse semplicemente Harry, scrollando le spalle.
"Beh... chiunque li ascolta, no?"
"Sono tutte tue sorelle?"
"Cambi sempre argomento?" domandò Louis, alzando un po' il tono di voce; parlare della sua famiglia con quel figlio dei fiori non era una cosa che gli sarebbe piaciuto fare. Harry non rispose, e lui si vide costretto ad annuire.
“Ti assomigliano.” mormorò allora il riccio; si sedette su una sedia e rimise le foto dentro la borsa del castano, gentilmente.
“Più o meno. Assomigliano di più a…” iniziò Louis, mordendosi subito la lingua per aver iniziato la frase. Abbassò la testa e si zittì.
“A…?”
“Loro padre.”
E Harry capì. Louis non parlava mai della propria famiglia con nessuno; non era riservatezza, era vergogna. Vergogna di quel padre che l'aveva abbandonato, dichiarando che un figlio era solo una perdita di tempo, vergogna per i suoi parenti, che odiavano il suo modo di essere, rancore totale per tutto.
Harry, lentamente, alzò per braccio per poggiargli la mano sulla spalla.
"Ehi, capisco. Anche mio padre ha lasciato la mia famiglia." disse, confortandolo. Louis lo guardò negli occhi, con fare interrogativo.
“Come hai detto?” chiese, con la voce molto bassa.
E Harry gli raccontò tutto.
 

§§§

 

                                                                                                                                                   Yes, there are two paths you can go by,
but in the long run
There's still time to change the road you're on.

 
Louis era così spaventato dall’enorme confidenza che Harry gli aveva dato che decise di scappare da lui, il giorno dopo. Si era sentito vicino a lui in un modo assurdo, e questo lo sconvolgeva.
Non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi, incrociandolo per i corridoi; fuggiva via, allontanandosi di continuo ed evitandolo.
Al solo vederlo, tremava, ricordando il benessere che aveva provato prima, in un modo così intenso… ma non voleva, lui aveva odiato Styles più di tutti gli altri e ora si sentiva quasi attratto da lui ed era strano, troppo.

Ma ad Harry non era bendisposto ad essere ignorato. Non dopo che gli aveva raccontato la sua vita, la sua storia, non dopo che aveva deciso di fidarsi di lui, vedendolo così in difficoltà.
 
Lo prese per le spalle e lo spinse dentro un’ aula vuota, visibilmente. Louis protestò, gridandogli “Cosa vuoi!?”
“Oh guarda, volevo farmi una chiacchierata amichevole.” disse, con ironia pungente; faceva male.
“D-dimmi la verità.” esortò il castano, intimidito. Ed il figlio dei fiori fece una risata amara, scuotendo pianissimo la testa.
"La verità? E che sei un idiota che fa finta di essere un duro, che si nasconde dietro delle maschere per proteggersi da tutto quello che gli altri pensano di te. Ma niente, niente, gli impedisce di parlare male di te, sai?" sputò fuori con rancore, sentendosi malissimo per essersi aperto così tanto con una persona come lui.
"Lo so. Però... però c'è una cosa che non posso nascondere dietro una facciata."
"Ovvero?"
"Quello che provo per te, figlio dei fiori." confessò, sentendosi fissato. Per un attimo, ogni singola cosa si fermò.
Gli piaceva Harry; gli piaceva il modo in cui andava in giro, gli piaceva vederlo, gli piaceva perché aveva una personalità così inusuale, così libera… qualcosa che lui non era mai stato.
"Louis, Louis cosa hai detto?" domandò questi, cauto; la rabbia di prima era svanita, trasformatasi in pura e semplice curiosità, niente di più.
Rendendosi conto delle proprie parole, il punk si coprì la bocca con la mano, sconvolto. Aveva parlato senza pensare, come faceva spesso, ma ora si era messo nei casini.
"Ecco... ecco... tu mi piaci, ok?" sputò fuori, agitato.
"Tu sei... gay?" chiese Harry, tranquillo.
"Non lo so..." sussurrò, insicuro. Voleva fuggire via, di corsa.
"Forse posso aiutarti a capirlo."
Louis spalancò gli occhi, mentre guardava l'altro alzarsi e camminare verso di lui. "Cosa vuoi fare?" domandò, ma non ottenne risposta. Sentì le mani grandi del ragazzo prendergli il volto, vide la sua schiena curvarsi verso di lui e istintivamente si mise sulle mezze punte per portarsi alla sua altezza.
Le loro labbra si avvicinarono lente fino a sfiorarsi. Si incontrarono dolcemente, senza schiudersi subito. Harry prese la mano di Louis, stringendola leggermente, l'altra mano se la portò sulla spalla mettendo poi la propria sulla vita del ragazzo. Dopo un piccolo bacio a stampo leggero e dolce il secondo contatto fu più intenso, più profondo; si baciarono con lentezza e passione, come se entrambi nel loro inconscio lo volessero da tempo. A Louis girava la testa, con Harry che delicatamente gli accarezzava la vita.
"Harry..." mormorò, staccandosi un attimo, riprendendo fiato.
"Si, Tomlinson?"
Il castano alzò gli occhi al cielo, sentendosi ancora chiamare per cognome. Poi però si allontanò ancora un poco. "Mi hai baciato. Sei gay?" chiese. Il riccio fece una leggera risata, sorridendo con le sue fossette.
"Direi di no. Sai, non ho gusti precisi. Mi piacciono le persone; non ho preferenza. Diciamo che sono pansessuale."
"Pan che?" fece Louis, al quale il termine era sconosciuto.
"Non mi importa se la persona con chi sto è femmina o maschio." spiegò il riccio, paziente.
"Quindi sei bisessuale?"
Harry portò la mano alla fronte, scuotendo la testa. "Classica domanda..." borbottò "No, non è così."
"Ma a me sembrava..."
"Louis?"
"Sì?"
"Sta zitto."
E gli chiuse la bocca con un altro bacio.
 

§§§

 

Whenever I'm alone with you
You make me feel like I am free again
Whenever I'm alone with you
You make me feel like I am clean again

 
"Non l'avrei mai detto, ma il sesso tra ragazzi mi piace." esordì Louis, disteso tra le grosse braccia del suo quasi ragazzo.
"Ci credo." disse questi, scompigliandogli i capelli. "Sei gay."
"Io potrei anche essere bisex. Voglio dire, sono stato anche con alcune ragazze. Per esempio la Calder." fece lui, convinto.
"Chi, quella con i capelli fucsia?" chiese Harry, ridendo.
"In realtà è rosa fenicottero." precisò il castano, annuendo deciso. Harry allora rise, prendendolo e portandoselo sul petto e accarezzandogli il fianco nudo.
Louis non era il tipo da coccole dopo il sesso, ma Harry sì, e non gli dispiaceva proprio, stranamente, farsi stringere e accarezzare da lui in quel modo.
"Mmm.. Haz..." mugugnò, sorridendo compiaciuto alle carezze sul petto. "Harry, Stairway To Heaven può diventare la nostra canzone." decise, prendendogli la mano.
"Come mai, babe?" domandò l'altro.
"Perchè abbiamo appena fatto sesso con quella di sottofondo, perchè i Led Zeppelin piacciono ad entrambi e perchè io voglio che sia così."
Harry sorrise, intenerito, e "Come vuoi, Louisa."
"Come mi hai chiamato?" esclamò il castano, indignato. "Io non sono una donna."
"Porti il mascara, Lou."
"Fa fico, non lo sai?"
Harry borbottò qualcosa che somigliava vagamente a "Punk, loro e le loro abitudini" scuotendo la testa. Louis poggiò il capo nell'incavo del suo collo, beato.
Continuarono a tenersi la mano e a darsi abbracci e carezza per qualche minuto, poi a Harry venne da ridere, guardandolo in faccia.
"Harold, cosa fai?"
Si guardarono per qualche secondo e Harry parlò, divertito da quella situazione.
"Hai il mascara sbavato, tesoro."





The writer is IN
 
ALOR, PRIMA DI TUTTO DIREI DI COMINCIARE CON UN BEL “BUON COMPLEANNO!”
Perché sì, effettivamente questa cosa qui che c’è sopra questo angolo autore è una OS di compleanno per Chiara, che io amo all’infinito. Ci shippano pure, cioè…
 
Questa è una 80’s AU. Cioè, credo sia ambientata tra gli 80’s e i 90’s. Mi sono ripercorsa tutta la storia musicale per trovare le canzoni, i gruppi, gli stili di vita, gli autori e tutti i singoli particolari della OS.
Harry non è pansessuale, o almeno credo, ma volevo dargli la mia sessualità, per una volta… e le domande che gli ha fatto Lou… beh, sono le stesse che fanno a me. Che ingiustizia.
Le canzoni, darlings, sono, nell’ordine:
* Stairway To Heaven, Led Zeppelin. {Stesso pezzo che dà il titolo alla storia.}
* Friday I’m In Love, The Cure.
* Anarchy in the UK, Sex Pistols.
* Boys Don’t Cry, The Cure.
* Stairway To Heaven, Led Zeppelin. {Sì, ancora.}
* Lovesong, The Cure.
 
 A me questa OS non piace. Cioè, mi piace, ma forse poteva venirmi meglio e boh. Il banner, però, mi piace tantissimo.
Però… PER UNA VOLTA NON È UNA COSA ANGST! GIOITE!
Il fandom mi conosce come angst woman, la dimostrazione che non scrivo solo cose che fanno piangere l’avete avuta, però!
 
Ok, darlings, vado che l’angolo autrice sta diventando un papiro egiziano. Non fraintendetemi, io adoro i papiri, ma non dopo aver pubblicato ‘ste cose, su.
 
.Lu

  
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