Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: lady lina 77    19/05/2013    4 recensioni
La mia prima fics Athos/Aramis con la presenza come solo comprimario stavolta, di d'Artagnan.
Aramis, dopo la sconfitta di Mansonne non sa più chi è e che scopo ha la sua vita nei moschettieri. E prende una decisione difficile, se ne va per iniziare di nuovo tutto da capo, pensando che a Parigi non c'è più posto per lei. Ma dieci anni dopo quel mondo fatto di spade, complotti, moschetti, torna a bussare alla sua porta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono, eccomi a riaggiornare! Grazie come sempre a tutti per le recensioni graditissime!

Purtroppo per qualche mese non potrò aggiornare e ci tenevo a farlo prima di riscomparire per un pò. Mi sono rifatta male alla spalla (quinta lussazione) e mercoledì sarò operata. Quindi, per un pò mi sarà difficile aggiornare. Ma appena torno in forma, la scrittura procederà spero speditamente!

Un bacione a tutti e, spero, a presto!





Raccontami di te...



La pioggia continuava a cadere incessantemente e il vento che ululava all'esterno faceva presagire temperature fredde.

Nella casetta di Aramis era calato il silenzio, dopo che Athos e i tre bambini erano andati a letto e solo il rumore della pioggia e del vento la faceva da padrone nella piccola sala.

D'artagnan e Aramis se ne stavano seduti al tavolo, pensierosi e forse imbarazzati da quel contatto faccia a faccia dopo dieci anni. Si sentivano entrambi impacciati a cominciare una qualche conversazione, non perchè fra loro ci fossero rancori ma perchè era difficile iniziare a parlare, a raccontarsi, a fare domande...

Dieci anni sono tanti, lo sapevano entrambi...

Eppure, sentivano che dovevano, che desideravano chiaccherare come un tempo, che non potevano sprecare con il silenzio quell'opportunità di rivedersi che gli aveva regalato il destino. Anche se era notte, anche se sarebbe stato meglio andare a letto a riposare per essere pronti il giorno dopo ad organizzarsi per bene per rientrare a Parigi, anche e soprattutto dopo il comportamento incomprensibile, alterato e scortese che Athos aveva tenuto poco prima.

Fu Aramis a spezzare quell'imbarazzante silenzio... "Fa freddo quì, che ne dici se accendo il camino?" - chiese al guascone con la più scontata delle frasi, abbozzando un timido sorriso.

D'artagnan la fissò, inizialmente stupito dal suono della voce dell'amica, poi annuì. "Certo, in effetti fa freddo!" - esclamò lui stringendosi nelle spalle. Fissò fuori dalla finestra il buio della notte e la pioggia incessante e violenta. "Credo che la temperatura si sia abbassata un bel pò...". Discorsi sul tempo... Quanto di più banale per cominciare una discussione? Ma era un inizio...

"Puoi dirlo forte che fa freddo!" - rispose Aramis inginocchiata davanti al camino, intenta ad accendere il fuoco – "Quì siamo vicini alle montagne, la temperatura è più bassa che a Parigi e il maltempo picchia duro, quando ci si mette...".

D'artagnan sbuffò, avvicinandosi alla finestra e fissando il panorama che si stagliava davanti a lui nell'oscurità. Tutto intorno a loro era campagna aperta e solo molto in lontananza si intravedeva qualche fioca luce che proveniva dal villaggio. Quei posti a lui che era nato e cresciuto in Guascogna erano familiari e trasmettevano serenità e pace, ma Aramis? Lei era cresciuta e vissuta lontano dalla campagna, come aveva fatto a modificare in quel modo così radicale il suo stile di vita? "Sai, mi chiedo come tu abbia fatto ad abituarti a vivere in un posto così isolato, così diverso da Parigi..." - sussurrò pensieroso.

"Oh beh, nella vita ci si abitua a tutto, dopo che si è vissuto l'inferno..." - rispose lei con tono pacato, fissando il fuoco che aveva preso ad ardere nel camino... Mentre le immagini di Francois morente scorrevano davanti ai suoi occhi...

Capendo a cosa Aramis alludesse, d'Artagnan si morse il labbro. "Scusa... Certe volte prima di parlare, dovrei pensare di più!".

A quelle parole, Aramis sorrise. "Non preoccuparti, non c'è problema! A dire il vero, mi sembri molto maturato e pacato nei gesti e nelle parole, a differenza di dieci anni fa! Quindi, non scusarti!".

Il guascone sorrise, poi si avvicinò al tavolo, sedendosi nuovamente. "E' che sai... è... imbarazzante, difficile trovarsi quì con te dieci anni dopo che te ne sei andata... Non so cosa dire, non so di che argomento parlare... Tante, troppe cose non so di te, tanti perchè a tante domande che mi sono fatto. E ho paura a portele perchè potrei risultarti invadente. O saccente o ancora peggio, irritante e maleducato come Athos poco fa!" - concluse, indicando la scala che aveva preso il moschettiere per andare a dormire nella sua camera.

Aramis sorrise dolcemente, mettendosi anch'essa nuovamente a sedere davanti a lui. Capiva lo stato d'animo di d'Artagnan perchè lei stessa si sentiva nel medesimo modo. Erano amici ma tante verità erano state celate fra loro, in quei dieci anni. D'artagnan era l'unico a conoscenza del suo segreto ma nemmeno a lui aveva voluto, all'epoca, dire della sua partenza. Lo avrebbe fatto, lo avrebbe coinvolto in quella scelta, anche solo per sentirsi meno sola, ma alla fine aveva deciso di non farlo. Perchè se avesse raccontato a d'Artagnan della sua decisione, gli avrebbe riversato addosso il peso di quel segreto con gli amici che il guascone aveva più vicino, mettendolo davanti ad un bivio: l'amicizia e la sincerità verso Athos e Porthos da una parte e la promessa verso di lei di mantenere il segreto... Aveva deciso, allora, che non poteva farlo e così se n'era andata senza dirgli nulla, senza un saluto, senza una spiegazione... "D'artagnan, non sentirti in imbarazzo, non è il caso. Parlare con te per me, è molto più semplice di una qualsiasi conversazione con tutte le altre persone che hanno fatto parte della mia vita nel periodo parigino. Chiedimi quello che vuoi, non avrò problemi a risponderti... Te lo devo!".

D'artagnan abbassò lo sguardo, chiuse gli occhi e lentamente fece scorrere nella sua mente gli ultimi tempi passati con Aramis a Parigi. La lotta con Mansonne, con Milady, Maschera di Ferro... Il segreto svelato, la loro promessa, la vittoria contro i nemici, la vendetta compiuta, il ritorno della pace... E la partenza misteriosa di quella donna forte e coraggiosa... Spesso aveva pensato al perchè di quella sparizione ed era riuscito a darsi delle risposte che però, non sapeva se fossero esatte. "Te ne sei andata perchè pensavi che la tua vita a Parigi non avesse più senso, visto che avevi vendicato Francois, non è vero?" - chiese con un sussurro, fissandola timidamente negli occhi.

Aramis annuì. D'artagnan era cresciuto e come immaginava, aveva acquisito la straordinaria capacità e saggezza di capire gli stati d'animo delle persone, nonché la delicatezza di trattare con garbo e discrezione chi gli stava davanti. "Sì, più o meno le cose stanno così. Vedi, compiuta la mia vendetta, non trovavo altre motivazioni serie che mi inducessero a continuare a vivere a Parigi sotto mentite spoglie, come un moschettiere. Non potevo continuare a mentire a voi e a me stessa. Prima o poi tutto sarebbe venuto allo scoperto e di me che ne sarebbe stato? La vita da moschettiere per me è stata splendida ma non era il mio posto e non mi avrebbe portato a nulla, non potevo, a differenza vostra, costruirmi un futuro... De Treville aveva accettato di tenermi quando mi ero presentata a lui la prima volta ma rimanere poteva diventare problematico per lui, qualora fossi stata scoperta. Ne sarebbe uscito male, come poteva giustificare la presenza di una donna nel corpo di sua maestà? Avrebbe passato dei guai e io non lo volevo! E in fin dei conti, dovevo riprendere in mano la mia vera vita, vivere senza menzogne, alla luce del sole, senza più segreti. Per questo me ne sono andata... Lontana da Parigi, tutto sarebbe stato più facile. Per tutti... So che mi avete odiata, ne sono cosciente e ne avete tutte le ragioni ma...".

A quelle parole, d'Artagnan scosse vigorosamente la testa. "Io non ti ho mai odiata, capivo i motivi che potevano averti spinto a lasciare Parigi! Certo, mi sarebbe piaciuto salutarti e magari, se ne avessi avuto bisogno, aiutarti. Ma sei adulta, sai scegliere bene per te stessa e io ti rispetto e non sono nella posizione di giudicarti. Certo, è stato difficile mantenere il segreto con Athos e Porthos, ma giuro che non mi sono mai lasciato sfuggire nulla sul tuo conto con loro anche perchè non ho mai saputo se anche loro, come me, fossero a conoscenza di tutto e mantenessero il tuo segreto".

"Athos e Porthos non hanno mai saputo nulla di chi fossi in realtà e tu ne sei venuto a conoscenza per caso!" - rispose Aramis – "Certo, ora Athos sa, non avevo intenzione di mentire ancora o di nascondermi quando vi foste presentati a me dopo che ho contattato De Treville per la faccenda dei bambini e sarebbe stato inutile, visto che i piccoli erano a consocenza del fatto che sono una donna! E credo che la reazione di Athos di poco fa sia dovuta proprio a questo, al fatto di aver scoperto chi sono in realtà e le mie menzogne. E che il suo amico e moschettiere Aramis, in realtà non è mai esistito!".

D'artagnan si morse il labbro a quelle parole, poi sorrise. "Primo punto: Aramis è esistito, esiste e continuerà a vivere in te! Insomma, donna o uomo, Aramis ci è stato amico, compagno e aiuto nei momenti difficili! C'eri, eri con noi nelle nostre battaglie, spesso ci siamo salvati a vicenda la vita, non dimenticarlo mai!".

A quelle parole, Aramis non riuscì a trattane un sorriso dolce. "D'artagnan... grazie!". Era un grazie sincero... Davanti a d'Artagnan, alle sue parole, Aramis ricordò quanto fosse davvero speciale quella sua amicizia con quegli uomini, quanto valore avesse, quanto l'aveva aiutata nei momenti difficili... Gli erano mancati, per anni lo aveva negato a se stessa per non soffrire ma, senza di loro si era sentita spesso persa...

"Secondo!" - proseguì d'Artagnan, stavolta in tono più cupo – "Ecco, per quanto riguarda Athos... io non credo che le cose stiano proprio come pensi tu! Vedi, io credo di poter affermare con sicurezza che Porthos non abbia alcun sospetto circa la tua identità ma Athos... lui... mi ha sempre dato l'impressione di sapere... Ma magari mi sbaglio, Athos è sempre stato di poche parole e di certo, non sono andato a tampinarlo sull'argomento... Ma ecco... quando te ne sei andata, lui è quello che ha reagito più rabbiosamente. Io e Porthos eravamo affranti ma lui... era arrabbiato, era come se si sentisse... tradito. Non lo dimostrava platealmente ma era chiaro che lo fosse. Non ha più voluto parlare di te, non ha mai voluto andare sull'argomento... Sembrava che dopo la rabbia, anche il solo sentir pronunciare il tuo nome lo facesse soffrire... Te l'ho detto, magari mi sbaglio ma... io credo che Athos sappia di te, molto più di quello che dà da intendere! Lui è sempre stato la mente del nostro gruppo, il più intuitivo e quindi, non mi stupirei se ci fosse arrivato da solo, alla verità".

Aramis appoggiò la fronte alla mano, lasciandosi scivolare leggermente sul tavolo. In effetti, le parole di d'Artagnan davvero la potevano stupire? Athos era la mente del gruppo, un abile spadaccino e stratega e soprattutto una persona dotata di una fine e spiccata inelligenza. Uno che sapeva osservare i particolari, che scrutava con discrezione, che pensava... Non sarebbe stato a logica, in fondo, troppo strano che lui potesse aver capito. E taciuto per discrezione, un lato tanto tipico del suo carattere dopo tutto... E anche per amicizia verso di lei forse... Athos aveva dato spesso prova, in passato, di fidarsi ciecamente. Se davvero aveva capito che lei non era chi dichiarava di essere, probabilmente aveva deciso di non chiedere nulla per non risultare invadente, fidandosi delle sconosciute motivazioni che l'avevano portata a travestirsi da uomo. Aveva una logica il tutto! Trovarsi davanti ad Athos aveva probabilmente reso palese un qualcosa che a livello inconscio aveva sempre saputo ma che non aveva mai voluto ammettere... "Se è come dici tu d'Artagnan, forse Athos agisce in maniera tanto scostante e scontrosa perchè si è sentito tradito dalla mia partenza. Lui si era fidato di me a scatola chiusa e io me ne sono andata senza dirvi una parola, senza un saluto, senza una spiegazione. In fondo, ha ragione ad essere arrabbiato!".

D'artagnan fissò per qualche istante, in silenzio, l'amica. Era affranta, non ci voleva molto per capirlo. E probabilmente era anche preda di inutili sensi di colpa... Lei non doveva niente a nessuno, le sue decisioni, ne era certo, erano state prese con sofferenza, dopo lunga meditazione. Le sorrise con quel suo sorriso noncurante che tante volte aveva vestito da ragazzino. "Ah, non pensarci troppo! Al di là di tutto, Athos è un orso e probabilmente, invecchiando, questo lato del suo carattere è andato peggiorando! Tra qualche anno sarà un vecchio, acido brontolone a cui non andrà bene nulla! Sta tranquilla, gli passerà appena avrà trovato qualcos'altro su cui borbottare!".

Aramis scoppiò a ridere a quelle parole. A quanto pare, il passare degli anni non aveva minato l'ottimismo e la capacità di sdrammatizzare di d'Artagnan. "Tu non cambierai proprio mai per certe cose!" - sghignazzò, prendendo ad osservarlo. Era cresciuto, era maturato, ma era rimasto il simpatico, semplice, fedele amico di dieci anni prima. Scosse la testa, allontanando da se i pensieri negativi sul comportamento di Athos. "E di te invece, che mi racconti? Fin'ora abbiamo parlato di me e Athos ma tu invece, che hai combinato in questi dieci anni?".

D'artagnan sbatté le palpebre, perplesso da quel repentino cambio d'argomento. E sollevato nel vedere l'amica più serena di poco prima. "Io?" - indicò col dito le scale della casa che portavano al piano superiore dove c'erano le camere da letto – "Ecco, come hai ben potuto vedere, ho messo al mondo quelle due pesti. O meglio, lo ha fatto Constance, ma io beh... ecco... diciamo che ho collaborato!" - concluse strizzandole l'occhio.

Aramis fece un sorriso divertito e volutamente malizioso. "Quindi alla fine tu e Contance vi siete sposati è? Hai realizzato il tuo sogno...".

Il guascone annuì. "Oh sì, ce l'abbiamo fatta! Bel matrimonio, bella cerimonia e primi anni da sposini STUPENDI! Poi abbiamo deciso di allargare la famiglia e sono arrivati i due mostriciattoli che dormono al piano di sopra. E il romanticismo e la passione han lasciato il posto a notti in bianco, pannolini e inseguimenti di due bambini che hanno iniziato a cacciarsi nei guai appena mossi i primi passi... Non ho mai capito da chi abbiano preso...".

Aramis sorrise. "Mah d'Artagnan, chissà..." - commentò in tono ironico.

D'artagnan se ne accorse e finse di stare al gioco. "Non pensare male! Magari Constance da piccola era una peste che ha messo a ferro e fuoco Parigi... Dovrei chiedere a suo padre...".

"Sì sì, come no!" - rispose divertita Aramis.

"Comunque" – proseguì d'Artagnan – "siccome saran pestiferi ma ci vengono benissimo, io e Constance abbiamo bissato pochissime settimane fa ed ora abbiamo anche Sophie".

A quelle parole il viso di Aramis si addolcì in un sorriso. "Quindi, hai tre figli! Congratulazioni di cuore! Sono felice per te, te lo meriti!". Lo pensava davvero. D'artagnan aveva un cuore puro e sincero, era una persona leale e gentile e si meritava la vita che si era costruito. "Hai una bella famiglia e una carriera avviata! Sapevo che avresti fatto strada e credo che sarai un ottimo sostituto, quando De Treville abbandonerà il ruolo di capo dei moschettieri!".

Il viso di d'Artagnan si incupì. Già, comandante dei moschettieri... Non era ancora convinto di meritare quella nomina e ogni volta che ci pensava, l'ansia prendeva ad attanagliarlo. "Ecco, De Treville mi ha preso alla sprovvista quando mi ha proposto il ruolo di successore. Credo che Athos o Porthos abbiano più diritto di me di accedere a quella carica... Ma De Treville è irremovibile e molto insistente e io mi sento preso fra due fuochi. Non voglio fare un torto al mio capitano e non voglio farne ai miei due migliori amici, scavalcandoli in un ruolo che spetterebbe a loro prima che a me!".

"Non essere sciocco!". Il tono di Aramis si era fatto fermo. "Il ruolo di capitano non spetta a chi è entrato per primo nel corpo dei moschettieri ma al più meritevole. E io la penso come De Treville! Tu sei la persona giusta! Non perchè Athos o Porthos non siano meritevoli di lode ma tu d'Artgnan hai qualcosa in più di loro... Hai carisma, intelligenza, forza e sei un ottimo spadaccino proprio come loro. Ma a differenza di loro sei rimasto semplice, umile e limpido proprio come quando sei arrivato a Parigi tanti anni fa. Una dote rara che molti perdono, quando si entra a far parte del mondo della corte di Francia... Accetta d'Artagnan e farai un favore a te stesso, a De Treville e ai nostri sovrani! Te lo meriti e anche Athos e Porthos, ne sono sicura, saranno felici per te!".

D'artagnan sorrise timidamente. Le parole di Aramis gli donavano coraggio e serenità d'animo, una serenità che gli mancava da quando De Treville gli aveva comunicato la sua decisione. "Grazie, sei un'amica!".

"Di niente!" - rispose con semplicità la donna. "E restando in argomento, Porthos invece come sta? Continua a mangiare per dieci come una volta?" - chiese per alleggerire il clima e per interesse verso l'amico che, a quanto sembrava, non faceva parte di quella missione.

Il guascone ridacchiò, pensando all'amico. "Oh sì, mangia come allora! Sta bene, meglio di me e te probabilmente, in questo momento! E' alle terme, ha avuto una licenza dal capitano e si starà divertendo con la sua amante, una contessa di Parigi di quarantacinque anni! Divertimento senza rischi di trovarsi con dei marmocchi in giro dopo nove mesi, dice lui... Porthos ha capito tutto dalla vita! E per questo non è quì con noi" - concluse, allegro.

Aramis scosse la testa, divertita. "Porthos non cambierà mai!".

"Già" – rispose d'Artagnan – "è il giullare del gruppo, quando sono in missione con lui la risata è assicurata. E anche le risse nelle osterie dove soggiorniamo...".

Aramis sorrise, con un velo di nostalgia sul viso. Già, le osterie, i viaggi, le risate... Quanto aveva amato quella vita ormai tanto lontana... La dolce incertezza dell'imprevisto, l'adrenalina dell'avventura, il gusto di impugnare una spada per combattere... Anche se il mondo, la società le avevano imposto di allontanarsi da quella vita, sapeva che quello sarebbe stato il suo posto, dove sentirsi realizzata e felice. Forse un giorno sarebbe successo, forse un giorno le donne avrebbero potuto entrare in mondi a loro preclusi in quell'epoca. E vivere come volevano la loro vita, senza costrizioni ma seguendo solo il loro cuore, il loro istinto e le loro inclinazioni... Ma i tempi non erano ancora maturi, lo sapeva... "Che ne dici, andiamo a letto?" - concluse troncando il discorso frettolosamente, mentre un groppo alla gola prendeva a tormentarla al pensiero di quanto aveva perso partendo da Parigi.

"Sì, è tardi..." - rispose d'Artagnan senza aggiungere altro.

Salirono le scale in silenzio. La mente di Aramis pensava febbribilmente mentre saliva i gradini, dopo quel colloquio. Non poteva tornare indietro, non poteva cambiare il passato e la realtà. Ma il giorno dopo, assolutamente, avrebbe voluto e dovuto chiarire tutta la situazione con Athos. Almeno quello doveva e voleva farlo! Non sapeva ancora tutto, non sapeva perfettamente cosa turbasse l'amico... Ma, decise, lo avrebbe scoperto! E, sperava, tutto si sarebbe risolto!


  
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