Il sole calava oltre l'orizzonte, tingendo il cielo d'ambra e tuffandosi nell'immenso mare.
Nascosta in un'insenatura, un'immensa nave proteggeva molti pirati veterani, che apettavano, impazienti, il ritorno del capitano.
Intanto, sulle montagne ricoperte di verde, una figura si stagliava tra le ombre delle fronde, camminando pesantemente verso una casa di legno, semplici, in stile vichingo.
Lì ci abitavano i corsari di montagna.
Dadan, il capo, stava contando i pochi soldi rimasti, nervosa.
Ad un certo punto bussarono alla porta, quasi come a volerla sfondare.
Si alzò da terra e aprì, urlando:
"Allora, chi è che mi viene a infastidi..." non finì la frase che sbiancò, in preda alla paura: davanti a lei c'era un'uomo, il più terribile dei sette mari che rivaleggiava Gold Roger: Barbabianca.
Lui e la donna si conoscevano da tempo remoto.
"Ah, Newgate, scu-scusa, n-non credevo che fossi tu. Come mai qui?" mormorò, tremante.
"Ho da chiederti un grosso favore" rispose con la sua voce cavernosa.
"Quale?"
Dalle possenti mani fece intravedere un fagottino.
"Vorrei che ti occupassi di mia nipote" e gliela mostrò: era così piccola e tenera
Rimase senza parole.
"Vedi, mia figlia, Miriam, per darla alla luce, è defunta e il padre è morto ucciso dalla Marina. Io non posso prenedermi cura di lei, anche se mi farebbe piacere, ma ci sono troppe insidie per mare. La riprenderò a età matura."
Dadan non fece altro che annuire.
L'uomo baffuto sorrise prima a lei, poi alla bambina. La baciò sulla fronte e gliela porse.
"Spero che non gli succeda niente, altrimenti la pagherai cara" rise sonoramente e salutando mentre si allontanava.
La guardò meglio: aveva tra le braccia la discendente di Edward Newgate.