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Autore: ShannaInLuv    19/05/2013    4 recensioni
Dal Prologo:
Notai che il cielo si colorò di rosso. Mi sentì le guance calde bagnate. Me le toccai.
E mi accorsi che non era il cielo a essere diventato di rosso, bensì erano i miei occhi che piangevano sangue.
Ero sempre stata in disparte,esclusa. Ignorata dagli altri.
Il motivo principale e che, io vedo cose che nessuno vede.
I miei genitori mi hanno portato svariate volte da una psicologa,Nelly, la chiamavo io.
Da quando ho ricordi, non ce ne uno in cui non la chiamassi con quel nomignolo infantile.
Sin da piccola vedevo queste cose straordinarie, i miei hanno pensato si da subito che ci fosse qualcosa che non andasse proprio bene, tuttavia si tranquillizzarono quando Nelly , dopo il nostro primo incontro, aveva dedotto che fossero solo "fantasie di una bambina".
E' la mia prima originale,senza pretese,spero vi incuriosisca..
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In My Eyes – Chapter #1 :Prologue

 
Notai che il cielo si colorò di rosso. Mi sentì le guance calde bagnate. Me le toccai.
E mi accorsi che non era il cielo a essere diventato di rosso, bensì erano i miei occhi che piangevano sangue.


Ero sempre stata in disparte,esclusa. Ignorata dagli altri. 
Il motivo principale e che, io vedo cose che nessuno vede.
I miei genitori mi hanno portato svariate volte da una psicologa,Nelly, la chiamavo io.
Da quando ho ricordi, non ce ne uno in cui non la chiamassi con quel nomignolo infantile.
Sin da piccola vedevo queste cose straordinarie, i miei hanno pensato si da subito che ci fosse qualcosa che non andasse proprio bene, tuttavia si tranquillizzarono quando Nelly , dopo il nostro primo incontro, aveva dedotto che fossero solo "fantasie di una bambina".
Me lo ricordo ancora quel giorno, avevo sei anni all'epoca, era un autunno come tanti. Mia madre mi aveva vestita con il vestito che di solito, usavo per andare in chiesa la domenica mattina. Mi disse che saremmo andati a fare una visita speciale a casa di un'amica e, invece mi ritrovai davanti quest'anziana signora, che all'epoca avrebbe potuto avere poco più di 50 anni. I capelli bianchastri erano legati con una crocchia dietro la testa,perfettamente in ordine. Gli zigomi erano ben rifiniti e le sue iridi grigiastre sostavano in quell'orbita ingiallita dalla vecchiaia. Per avere l'età che aveva di rughe,ne aveva fin poche.
Ed ecco che mi ritrovai seduta sulla poltrona di pelle che in confronto a me era il triplo, a guardarla mentre mi sorrideva. Iniziò a presentarsi, la sua voce aveva un tono dolce e rassicurante.
Mi disse il suo nome, mai io ricordo di non averlo capito, di aver puntato il dito contro di lei e di aver gridato.
-Nelly!- esclamai.
Probabilmente le diedi questo nomignolo perché assomigliava alla versione invecchiata della Dolly di mia madre, che sostava sul marmo del caminetto.
Ricordo ancora il suo ridacchiare divertita ed affermare -D'accordo,piccola, se vuoi d'ora in poi mi potrai chiamare così-
Cosa che non me la feci certo ripetere, infatti per me era Nelly o la signora Nelly, a seconda dei casi.
Quel giorno mi aveva fatto colorare e, quando pensavo di aver finito mi parlò del problema.
Avevo aggrottato le sopracciglia assumendo un'aria imbronciata -Non te lo posso dire- affermavo tutte le volte che me lo chiedeva.

Dopo poco tempo le gite dalla signora Nelly le trovavo divertenti e rilassanti, tuttavia i miei genitori anche se erano più tranquilli, non volevano desistere a cancellare le visite una volta a settimana.
Quando avevo quattordici anni, era diventato un bisogno per me, poiché i miei compagni di scuola mi trovavano troppo strana per frequentare.
Ora ne ho diciannove anni e ci vado, per lo più, quando stacco dall'università. Ho smesso di raccontare le cose che mi succedevano ai miei genitori parecchio tempo fa,oramai……

-Ally- chiamò mia madre proprio in quel momento,mentre finivo la mia biografia stiracchiata su quel libricino dove alle medie usai per scribacchiarci formule matematiche qua e là. Sospirai. –Ti dispiace venire ad aiutarmi?-
Chiusi di scatto il quadernino verde smeraldo e poggiai la penna nera su di esso, mi aggiustai la coda di cavallo nera per poi precipitarmi giù per le scale di casa mia. La trovai sulla scala,vicino alla mensola, affacciata dentro alla botola delle “robe vecchie”, così chiamata da me, intenta a far chissà cosa. –Dimmi.- dissi.

-Oh- disse lei, ancora con il naso dentro al buco –Dovresti salire qua e prendermi il set di porcellana- e finalmente uscì fuori : i capelli rossicci erano arruffati e i docili occhiali sempre sul naso erano visibilmente storti. Ridacchiai –Chiaro-. Aspettai che mamma scendesse dalla scala per poi prendere la torcia e buttarmi dentro, anche io a quel buco.
Rovistai a lungo, indubbiamente c’era un sacco di robaccia là dentro, stavo alzando un gran polverone e, mia madre non faceva altro che lamentarsi, ma io non l’ascoltavo, pensavo ad altro. Altro come quel misterioso ragazzo comparso proprio oggi nel mio corso d’università. I suoi capelli corvini e gli occhi azzurri guizzanti,furbi. Tuttavia si era dimostrato un ragazzo pacato e, tranquillo. Ma tagliente, quando serve. Insomma, potrebbe essere la mia copia spiccicata al maschile e beh, questo mi faceva incuriosire ancora di più ; non ricordavo il suo nome, nonostante fosse uno comune, che sia stato Mathias,Jason,Jake,Robert? Boh, non seppi dirlo.
Il fatto che sia uguale  a me, mi fece anche imbestialire perché, nessuno e dico nessuno può battermi sul fronte della glacialità, ma beh, lui sembrò riuscirci nel modo in cui aveva liquidato Mark,quella mattina, riguardo qualche sua domanda snervante.
-Va tutto bene?- chiese mia madre distraendomi definitivamente dai miei pensieri del tutto evasivi.
Presi  -finalmente- il set e, scesi giù dalla scaletta di ferro,porgendolo a mia madre.
-Uhm,si- risposi non capendo quella domanda.
-Perché- fece lei – Mi avresti chiesto che cosa ci avessi dovuto fare con questi –e sollevò di poco il set – se fosse veramente ok-
-Cosa ci devi fare?- feci io allora. Mia madre in risposta scoppiò a ridere e si diresse verso la cucina –Molto divertente Allyson Diethel,davvero-
 
Sì. Salve a tutti, il mio nome è Allyson, detta da poco meno di tutto il mondo, Ally ; Ho diciannove anni e frequentavo il corso di Scienze Umane all’Università “University of California” , si io abitavo in California ,  con mia madre , Mary Jane Watson e mio padre Niel Diethel, provengono tutti e due dall’Inghilterra, conosciuti lì e sposati lì, decisero poi di trasferirsi nella bella California, dove poi, qualche tempo dopo nacqui io.
 
Arrivata in camera mia mi misi seduta davanti alla scrivania,intenta a scribacchiare qualcos’altro sulla biografia. Sto cercando di scriverla ma, sinceramente ne sono completamente negata, comunque sia, questa biografia non sarà mai letta,mai,mai. Perché stava  per contenere ogni minimo particolare della mia vita,delle mie emozioni e.. di quello. Del brutto sogno che mi perseguitava ormai da sempre. Non sapevo bene perché io lo faccia,perché scriva la mia vita, ma voglio provarci, magari mi aiutava, magari è vero quello che dicono : scrivere è uguale a sentirsi bene.
Non ne ho idea di dove abbia sentito questo stupido slogan, so solo una cosa : Io non penso. Agisco. Perché in certe situazioni, non ho il pregio di pensare. Capirete il perché.
E arrivò.
Tutto il silenzio intorno a me si trasformò in un suono,stridulo e assordante. Trattenni il fiato,poggiai le mani sulle orecchie come  a placare quella furia. Mugolai diversi lamenti, poi mi morsi la lingua,per non urlare,perché se lo avessi fatto, mia madre sarebbe venuta a soccorrermi ed allora sarebbe rincominciato tutto.
Perché io ero quella matta. La pazza fuori di testa che vedeva le “Cose”. Io quelle cose le chiamai visioni, non so se fosse un bene definirle tali, poiché non ero sicura che mi mostrassero il futuro, ma mi mostravano immagini, solitamente luoghi di delitti, abbandonati. Però delle volte mi è capitato di avere la visione di un uccisione di una donna, come lo ricordavo bene. Mi ricordavo la donna, sanguinante,strusciare a terra e l’uomo, un tizio con la barba crespa e canottiera sporca,lo sguardo vacuo, gli occhi lucidi. Ubriaco. Io potevo sentire la tensione di quel momento, avvertire la paura di quella donna, il calore in quella stanza che aleggiava in quel momento,forse per l’eccessiva puzza di alcool e sentì, chiaramente la donna gridare “No,Tom” e un attimo prima che la visione scomparisse,potei leggere il nome sulla fedina della donna, nel suo anulare della mano riversa,priva di vita.
Tom.
Due o tre giorni dopo, lessi al telegiornale dell’omicidio commesso da Tom Hoswelt.
Invece questa volta era diverso, non vedevo niente, solo buio, e sentivo questo rumore assordante. Mi alzai di scatto dalla sedia, rovesciandola a terra e pregai che mia madre non salisse proprio in quel momento. Mi buttai sul letto, la testa che  mi scoppiava.
-Basta!Basta- sussurrai nauseata.
Vomitai a terra. Poi dopo qualche istante, nella mia testa, eccola lì la visione. Era come se il buio mi stesse inghiottendo,lo vedevo scorrere velocissimo, dietro di me, affianco e davanti. Fino a che non si fermò. Vidi una sagoma. Sentì che potei muovermi, la prima volta nelle mie visioni perché solitamente interpretavo una parte di un oggetto,persona o animale all’interno della visione. Camminai per raggiungere quella figura.
-Chi sei?- provai a chiedere.
-Ally- chiamò in modo confidenziale. Aggrottai le sopracciglia. Ma prima che potei ribattere la figura si girò per metà, voltò il capo fino a guardarmi negli occhi, fece un sorriso di scherno e ripeté -Ally-.
Sgranai gli occhi, era lui, quel ragazzo. Quel…. Come si chiamava?
Poi la visione finì. Respirai faticosamente afferrai lo specchietto e mi guardai gli occhi. Erano rossi.
Solitamente quando stavo per avere una visione si coloravano di rosso,e quando finiva la visione, svaniva anche il colore rossastro. Guardai le mie iridi ormai completamente verdi, ritornati al loro colore nativo.
Quel ragazzo…
Sarebbe successo qualcosa. Dovevo indagare meglio su di lui.


AngolinoAutrice(?)
Salve a tutti, è l'autrice che vi parla,ma questo probabilmente lo sapevate già. Non ho mai scritto un racconto di mia invenzione al 100% come questo... e amando scrivere ho voluto tentare.
Spero non sia uscito uno squallore questo primo capitolo e, che vi abbia incuriosito almeno un pò. Capisco che dal modo che descrive le sue "visioni" può sembrare un tantino horror, ma non lo è. Ecco, mi sono sempre limitata a scrivere fanfiction su Anime&Manga,Videogiochi e Film, però, voglio buttarmi e provare. Chi non fa una pazzia una volta nella vita? Premetto che non è assolutamente una pretesa la mia storia,spero solo di avervi "colpito" in qualche modo. Per quanto riguarda la protagonista,Allyson, cercherò di disegnare un'immagine e pubblicarla. L'occhio che vedete prima del capitolo è stato fatto da Isa98 nonchè mia compagna di scuola e migliore amica e, ad ogni capitolo avrete un occhio di Allyson. Non ho altro da aggiungere,commentate se vi và, mi farebbe piacere :)

Shannattebayo18 (o Shanna).


   
 
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