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Autore: Bruli    19/05/2013    4 recensioni
Un temporale improvviso, e poi il gelo. Cinque ragazzi si svegliano improvvisamente in una spiaggia, un luogo che non ha nulla a che fare col paesino in cui vivono. Si conoscono, ma non sono amici, o almeno non più. In realtà non vogliono avere nulla a che fare l’uno con l’altro, ma ben presto saranno costretti a collaborare per poter tornare a casa, trovandosi a solcare i Sette Mari sulla stessa imbarcazione, e gustando quella libertà tanto agognata riprodotta tra le vignette di One Piece. Un viaggio cominciato per necessità, ma che li porterà a scoprirsi a vicenda e a trovare il luogo cui appartengono.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOMEWHERE I BELONG



CAP. 3 - Parte Prima



A Sara sembrava di essere tornata al punto di partenza: in giro per una foresta, ignara del dove e del come ci fosse finita, stanca e affamata, e per di più di nuovo sola . Anche se in questo caso preferì ricordare il detto  “meglio soli che mal accompagnati”, le parole di Marco l’avevano ferita. Le sembrava incredibile che quel ragazzo dall’aria arrogante e lo sguardo sfacciato fosse il dolce bambino con cui aveva condiviso i giochi di infanzia, l’amico della porta a fianco, il fratello, il fedele confidente. Non riusciva a riconoscerlo in quegli sguardi sconosciuti che non le aveva mai riservato, in quel modo di fare sicuro e fiero, in quel ghigno beffardo che colorava perennemente le sue labbra sottili. Ma la verità era che lei ormai non sapeva più chi fosse quella persona : erano due estranei, due persone che una volta si erano volute un gran bene e che avevano condiviso tanto, ma che ora abitavano su due pianeti diversi. Né lui conosceva la persona che era diventata, e se una volta non c’era stato nemmeno il più piccolo e insignificante particolare della ragazza di cui non fosse informato, ora non riuscivano più a specchiarsi l’uno negli occhi dell’altra.
Era delusa. Non avrebbe mai immaginato che anni di amicizia – di quel genere di amicizia – sarebbero stati spazzati dal vento come semplici granelli di sabbia. Non aveva mai voluto crederci, aveva sempre avuto la convinzione che fosse un allontanamento momentaneo, dettato dall’esigenza, di entrambi, di mettere il naso fuori dal loro mondo. A quanto pareva, però, era stata l’unica a pensarla così. E se c’era una cosa che anni di delusioni e amicizie tradite le avevano insegnato, era che in un certo momento della vita bisogna farsi forza e prendere la propria strada, anche se questa viaggia lontano da coloro che si ha sempre considerato come la propria famiglia. Perché se si comincia a pensare ai “ma” e ai “forse” non si riuscirà mai a vivere.
Eppure il dolore della consapevolezza di dover porre la parola “fine” alla loro storia era davvero forte, ma sapeva di doverlo sopportare. Anche se faceva male, non si sarebbe fatta sopraffare dalle emozioni, lei era forte abbastanza.
Si impose di non piangere e riprese la ricerca di qualunque cosa potesse aiutarla in quella situazione.
 

***

 
Marco contemplava il panorama che si estendeva sotto i suoi occhi scuri come la pece. Un leggera brezza portava sollievo dal calore del sole.
Rabbrividì. Aveva una strana sensazione addosso che non riusciva a riconoscere.
Si sentiva sporco. Sapeva di aver sbagliato, di averle detto delle cose terribili e che non meritava. Nei confronti di Sara, anzi, qualunque parola cattiva sarebbe risultata ingiusta. Era una bella anima, non riusciva a descriverla altrimenti. E sapeva di non esserne degno.
Da quando era sparita tra gli alberi della foresta, si era sentito inquieto. Non avrebbe dovuto lasciarla andare, era pericoloso, e una ragazza sola non avrebbe saputo difendersi adeguatamente da eventuali insidie.
Preso da una nuova determinazione, e spinto da un’ allarmante sensazione di pericolo, si alzò. Si inoltrò nuovamente tra gli alberi, ripercorrendo gli stessi passi di Sara nella speranza che non si fosse allontanata troppo in quel lasso di tempo.
Il caldo stava diventando meno opprimente, segno che la giornata volgeva al termine.
Camminò per una mezz’ora affidandosi unicamente alla fortuna. Non aveva idea di dove andare, e sperava di ritrovarsi in qualche modo sulla stessa strada della ragazza.
All’improvviso udì un vociare indistinto provenire dalla sua sinistra. Si fermò, cercando di capire di cosa si trattasse. Non riusciva a distinguere le parole, ma era sicuro fosse un gruppo di uomini che ridessero beffardi, a giudicare dal tono.
Seguì le voci, muovendosi nella maniera più silenziosa possibile.
Quella strana sensazione continuava a crescere.
 

***

 
Erano diversi minuti che Giacomo e Angela camminavano silenziosi seguendo il corso del fiume. Ogni tanto il ragazzo gettava un’occhiata alle sue spalle, sbirciando il giovane angelo dai capelli d’oro che zoppicava dietro di lui, troppo orgoglioso per chiedere aiuto.
Angela era bella, una di quelle bellezze rare e delicate. Contrariamente all’aspetto, però, aveva un carattere piuttosto puntiglioso e difficile, e questo Giacomo l’aveva notato già tra i corridoi di scuola.
Lui era un ragazzo di bell’aspetto che, con quegli occhioni verdi che si ritrovava, riusciva facilmente ad ammaliare chiunque venisse in contatto con lui, uomini e donne, aiutato anche dal carattere aperto e cordiale. Pacato, era ben voluto dai compagni di scuola e dal corpo insegnanti. Nessuno aveva una parola cattiva contro di lui, nessuno eccetto Angela. Non che gli si fosse rivolta mai scortesemente, assolutamente, ma non gli aveva mai dato confidenza, rivolgendogli solo sguardi astiosi, e Giacomo non ne capiva il motivo.
Erano cinque anni che la scrutava di nascosto, dalla prima volta che l’aveva notata seduta sulle scale antincendio, sulle ginocchia poggiato un libro troppo grande per essere del liceo, e in mano una matita pronta per appuntare note al margine di pagina. L’aveva guardata, il viso immerso in una grossa sciarpa pelosa del colore del prato, mentre lei, ignara di tutte quelle attenzioni, era completamente immersa nella lettura.
Da allora, ogni giorno, dedicava un po’ del suo tempo a conoscerla, osservandola con l’attenzione meticolosa di uno studioso, cercando di accedere alla sua anima, a quella parte di lei che non mostrava agli altri, tramite quei piccoli e insignificanti particolari del suo essere così difficili da notare per un occhio poco attento.
Lui era lì ad osservarla quando i primi sintomi del cambiamento si stavano presentando, era lì quando piangeva silenziosa un pianto senza lacrime, fissando dritta davanti a sé senza, però, vedere realmente, sicura di non aver alcun indesiderato spettatore.
E non capiva, Giacomo non capiva cosa nascondesse dietro quegli occhi ceruli velati di malinconia. E si chiedeva perché trascorresse il tempo con persone con cui non aveva niente in comune, e si divertiva a pensare i modi con i quali sarebbe riuscito a farla ridere, per vedersi rivolgere, finalmente, uno di quei suoi magnifici, quanto rari, sorrisi. Per lui, solo per lui.
<< Guarda! >>
La voce di Angela lo distolse dai pensieri. Si voltò a guardarla e la vide puntare con l’indice un punto davanti a loro. Giacomo seguì la direzione indicatagli e notò del fumo grigio elevarsi dietro ad una piccola collina verdeggiante.
<< Che pensi che sia? >> gli chiese la ragazza.
<< Forse siamo vicini ad un centro abitato >> rispose lui. << In ogni caso indica che c’è - o almeno c’è stato – qualcuno da quelle parti >>
<< Sarà sicuro andare? >>
<< Probabilmente no >> disse portandosi una mano al capo e scompigliandosi i capelli in un gesto inconsapevole. << Ma non possiamo far altro che rischiare >>
Angela annuì e ripresero a camminare.
<< Ti vuoi fermare un po’? >> le chiese guardandole la gamba ferita che trascinava faticosamente.
Lei scosse la testa.
<< No, ce la faccio. Ho paura cali la notte prima che arriviamo. Prima capiamo cos’è, meglio è >>
Giacomo assentì, ma le lanciò comunque uno sguardo preoccupato che lei volutamente ignorò.
 

***

 
Sara continuava a imprecare silenziosamente nella sua testa per la situazione in cui era capitata, passando a rassegna tutte le parolacce che conosceva, anche quelle in lingua straniera. Doveva ammettere di possedere un bel repertorio, ma dovette riconoscerle anche che la madre non ne sarebbe stata affatto contenta. Aveva cercato, infatti, di educarla “come ad una signorina di buona famiglia conviene”, ma purtroppo la ragazza non era esattamente una buona allieva sotto quell’aspetto.
A prima vista era una persona fine e delicata, dai lineamenti dolci e un sorriso disarmante, un carattere solare a distinguerla dalla massa. La pazienza, però, non si poteva dire essere la sua virtù principale, come non era certo possibile ignorare la particolare permalosità che la caratterizzava. Ogni volta che perdeva le staffe – cosa che accadeva piuttosto spesso – si trasformava tanto da essere irriconoscibile e poter fare invidia alle Furie, terrorizzando chiunque fosse nei paraggi. Chi avrebbe  mai potuto sospettare che in un corpicino tanto minuto si potesse nascondere un’indole tanto ribelle?
Presa dai pensieri, che vagavano dalla discussione con Marco ai tentativi di ricordare le lezioni di francese  - nella speranza di aggiungere qualche altra parola al suo repertorio - , inizialmente non si accorse delle voci che sembravano camminare parallelamente alla sua direzione, ma un urlo disumano richiamò presto la sua attenzione, costringendola a tornare al presente. Un brivido di paura percorse la schiena della ragazza in tutta la sua lunghezza.
Cos’era quel grido?
Valutò l’ipotesi di scappare a gambe levate il più lontano possibile, ma sapeva che così facendo avrebbe solo attirato l’attenzione di chiunque si trovasse lì vicino. Probabilmente, considerando la sua poca agilità a muoversi in quel posto, la cosa più conveniente da fare era trovare un nascondiglio sicuro dove rifugiarsi finché i proprietari delle voci non si fossero allontanati.
Si guardò intorno. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto, quasi minacciando di uscire fuori da un momento all’altro. Le grida continuavano strazianti, echeggiando tra le foglie della foresta. Sembrava qualcuno sottoposto ad atroci torture, Sara non osava nemmeno pensarci.  Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua, ogni fibra del suo corpo urlava pervasa da un terrore che non conosceva. Non poteva, però, permettere che il panico la paralizzasse: se voleva salva la vita, doveva agire il più in fretta possibile. Non sapeva cosa stesse succedendo, ma era sicura che non fosse nulla di buono.
Mosse silenziosamente alcuni passi fino a quando non notò un albero dalle radici rialzate che formavano una specie di cupola in cui avrebbe potuto nascondersi. Ringraziò mentalmente la fortuna che per una volta aveva deciso di assisterla. O almeno sperava fosse così, e non uno dei soliti tranelli che le riservava.
Senza pensarci troppo, si accucciò nell’incavo del tronco, portandosi le ginocchia al petto e stringendo forte le gambe con le braccia.
I minuti scorrevano lenti, i battiti del cuore erano sempre più forti, tanto che quasi temeva potessero udirli. Stringeva forte gli occhi, come se avesse paura di vedere, mentre rivoli di sudore scendevano lungo le tempie e per tutta la schiena.
Le voci si facevano sempre più vicine e Sara aveva paura che non fosse stata una buona idea, quella di nascondersi lì. E se l’avessero vista? L’avrebbero uccisa, torturata? Non voleva nemmeno pensarci!
Le grida sembravano essere cessate, ma al loro posto rimbombavano ora risate sguaiate che le fecero rizzare i peli sulle braccia.
Tremava. Voleva sapere cosa stava succedendo, ma non aveva il coraggio di muoversi.
Si morse il labbro inferiore e, forte di un coraggio che non credeva di possedere, si sporse dal tronco in cui si era rintanata. Lasciò vagare gli occhi nel tentativo di individuare i proprietari delle voci, e finalmente distinse un gruppo di persone fermo nella piccola valle sottostante all’altura dove si trovava. Si mise in ginocchio per stare più comoda, sicura che la posizione non l’avrebbe tradita.
Erano cinque uomini, tutti dalla stazza imponente e lo sguardo poco rassicurante. Ridevano malefici e solo in un secondo momento capì il perché. Al centro del gruppo, un sesto uomo se ne stava a terra, ripiegato a se stesso, le mani legate dietro la schiena. Il volto era sporco di sangue rappreso, la maglia, che una volta doveva essere stata bianca, era lercia e strappata in diversi punti. Non l’aveva notato subito perché nascosto dalle figure di coloro che lo circondavano, ma ora, purtroppo, lo vedeva fin troppo chiaramente.
Si prendevano beffe di lui, urlando cose sconce e ghignando davanti al suo sguardo terrorizzato. Sembrava che questi stesse sul punto di dire qualcosa, ma subito un calcio lo prese in pieno volto, facendolo rotolare sul mano erboso .
Sara sussultò. Presto seguì un altro calcio, che lo colpì questa volta allo stomaco. Un lamento uscì dalle labbra socchiuse dell’uomo, accompagnato da un rivolo di sangue rossastro. Notò che il suo viso era sfregiato all'altezza dello zigomo destro, come se qualcuno si fosse divertito a a passarvi sopra ripetutamente una lama. Uno degli energumeni gli si avvicinò, il volto stravolto in una smorfia beffarda. Schiacciò il capo dell’uomo contro  il terreno con il piede. La pressione si faceva sempre più forte e lamenti strozzati provenivano dal corpo martoriato steso a terra.
Sara dovette portarsi una mano alla bocca per soffocare l’urlo di terrore che le premeva la gola, ma non riusciva a staccare gli occhi da quell’immagine cruenta che le si prestava dinanzi.
Improvvisamente una grande mano le afferrò con forza una spalla, mentre un’altra coprì la sua posta sulla bocca. Fu strattonata all’indietro con violenza. Si dimenò cercando di liberarsi dalla presa potente, e con la mano libera cercò di colpire il suo aggressore. Si sentì pervadere da un’ansia opprimente: odiava sentirsi debole come un topo in trappola, ma le sue braccia esili non potevano niente contro quella morsa ferrea.
<< Maledizione, stai un po’ ferma! >> le sussurrò una voce inconfondibile.
Sara spalancò gli occhi sorpresa non appena la riconobbe, e subito rilassò impercettibilmente il corpo, quanto bastava per permettere al ragazzo di voltarla nella sua direzione.
<< Oddio … >> riuscì a sussurrare.
Le gambe le tremavano, l’intero corpo era pervaso da brividi freddi.
<< Sara … >> fece Marco.
Aveva uno sguardo dispiaciuto, come se si sentisse in colpa per non essere riuscito ad evitare alla ragazza quello spettacolo tremendo. In fondo, per quanto lei cercasse di apparire forte e poco impressionabile, era una persona molto sensibile.
Le portò una mano al viso, asciugandole delicatamente una lacrima che stava scivolando silenziosa lungo lo zigomo. Stava piangendo, ed era talmente sconvolta che non se ne era nemmeno accorta.
<< Q-quei tizi … >> cominciò lei balbettando.
<< Ho visto >>
Uno sguardo smarrito. Una silenziosa domanda. E ora?
Le fece appoggiare il capo contro il suo petto, massaggiandole piano i capelli, proprio come quando da bambini lei si rifugiava nella sua cameretta in cerca di conforto perché qualche compagna l'aveva trattata male. Certe cose non sarebbero cambiate mai.
Uno scricchiolio sospetto catturò la loro attenzione. Si volsero simultaneamente verso la fonte del rumore, mentre un campanello di allarme nella loro testa li avvertiva del pericolo imminente.
Un uomo robusto li sovrastava con la sua altezza imponente. I capelli neri gli ricadevano arruffati sul volto, negli occhi verdi il luccichio dell’eccitazione, mentre le labbra carnose erano stese in un sorriso sadico. Era uno dei cinque uomini.
<< Bene bene >> disse lentamente. La voce era roca e profonda, e Sara non poté fare a meno che rabbrividire. << Che abbiamo qui? >>
Marco ebbe appena il tempo di sussurrare un’imprecazione, che qualcosa lo colpì alla testa e la vista gli si offuscò, accasciandosi tramortito sul corpo della ragazza .
 

ANGOLINO DELL'AUTRICE


Salve gente! Allora, come avrete notato, questo capitolo è diviso in due parti. Mi sono accorta che erano quasi venti pagine e mi sembrava eccessivo pubblicare tutto insieme! In ogni caso questo è il mio preferito fino ad ora, le cose cominciano a muoversi e c'è finalmente un po' di azione, anche se minima.

Ringrazione le sei persone che hanno inserito la storia tra le seguite e specialmente coloro che hanno recensito e recensiranno, perché è molto importante per me conoscere la vostra opinione e potermi così migliorare!
Grazie anche a tutti coloro che leggeranno!

Al prossimo capitolo, 
Bruli  =)
  
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