Fanfic su attori > Cast The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Pippi91    20/05/2013    1 recensioni
Mi accorsi che l'auto stava letteralmente girando su se stessa. Due, tre, cinque volte. Vetri in frantumi, tanto rumore e per una frazione di secondo pensai alla Sagoma che sicuramente stava assistendo a quello spettacolo atroce di cui ero protagonista. Sorrisi in quel carico di rumori, sicura di aver evitato l'omicidio di qualcuno perchè nuotando nel mio pessimismo cronico, riuscii a trovare l'unico motivo per cui stare bene: era finita.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Renner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bep. Bep. Bep.
Sembrava scandire il tempo, in un ritmo troppo lento di un cuore ancora vivo. Aprii gli occhi e lentamente cercai di mettere a fuoco ciò che mi circondava. Mi aspettavo di trovare il nulla. Un abisso di aria gelida dove, per quanto tu possa urlare, nessuno ti sente. Invece lì c'era rumore. Non solo quel ripetersi di bep, ma anche voci lontane. Rumori usuali ma non quotidiani per me. Il soffitto era bianco, sicuramente, ma per la luce che filtrava in quel momento, sembrava grigio o comunque sporco. Abbassai lo sguardo cercando di capire in che posizione era collocato il mio corpo rispetto a ciò che vedevo. Sapevo di essere sdraiata ma non in mezzo ad altri 3 letti, vuoti però. C'ero solo io, ancora una volta. Buttai fuori l'aria dal naso e quell'azione mi provocò più fastidio che sollievo. Incrociai gli occhi sul mio naso cercando di capire cosa mi desse tanta noia ma non vedevo molto, così con tutte le forze provai ad alzare un braccio e mi sentii stranamente sollevata quando la mano sinistra entrò nel mio campo visivo, rispondendo alla mia volontà, nonostante percepissi del dolore. Mi toccai il viso sentendo la pelle secca e gonfia sotto le dita, e scivolando sullo zigomo, l'indice e il medio sfiorarono qualcosa simile ad un tubicino. Ossigeno, ecco cos'era. Sbuffai, stavolta schiudendo le labbra, rendendomi conto di avere la bocca impastata, arida. Infilai l'indice tra il tubicino trasparente e la mia guancia quindi allontanai la mano provando a portar dietro anche quell'arnese. Sentii il tubicino tirare dietro le orecchie, lì dove era agganciato, ma alla fine me ne liberai senza chissà quale sforzo.
«Sei sveglia da un secondo e già fai guai», sbottò una voce maschile, con un'irritazione palpabile nel tono. Mi guardai intorno cercando di sollevare appena le spalle, cosa che mi risultò molto più difficile rispetto all'alzare semplicemente un braccio. Con una smorfia mi riaccasciai sul letto.
«Ma che vuoi .. chi ti conosce», mugugnai senza nemmeno interessarmi se mi avesse sentita o meno. Certo non erano domande quelle. Un modo come un altro per mandare a quel paese qualcuno, in un momento in cui non vorresti incrociare nemmeno te stessa allo specchio. Avevo chiuso gli occhi, poggiando la testa nuovamente sul cuscino e l'unico rumore diverso da quel bep, erano dei passi decisi, ma lenti, che diventavano sempre più vicini, fino a fermarsi, probabilmente nei pressi del mio letto.
«Quel tubo serve a farti respirare meglio», perchè mi sembrava così saccente quella voce tutto sommato niente male? E sotto sotto provai una strana sensazione di volerla risentire ancora, infatti non parlai. Restai in silenzio fino ad udirla nuovamente. «Hai avuto un brutto incidente». Stavolta la voce sembrava preoccupata.
Incidente? Io? Cercai di ricordare qualcosa, qualsiasi cosa potesse far luce sul perchè io fossi in quell'ospedale. Se ospedale era. Fino a quel momento non avevo visto ne altri pazienti, ne infermiere. Alzai la mano destra avvicinando l'indice e il pollice agli occhi, poggiando i polpastrelli sul dorso del naso, massaggiando appena quella zona. Aprii finalmente gli occhi, riabbassando la mano e inquadrando, una buona volta, la persona da cui proveniva quella voce che mi rendeva curiosa.
Era un uomo sulla quarantina, che indossava il camice da paziente di ospedale,  che indossavo anche io. Aveva una piccola benda sulla fronte,  coperta appena dai capelli castani, una sul polso sinistro e una flebo tenuta in alto da un piccolo palo di acciaio, sottile ma all'apparenza resistente. Seguii con gli occhi il tubicino che finiva direttamente sul palmo della mano dello sconosciuto, ma per il resto sembrava stare bene. Lui almeno era in piedi. Lo guardai con attenzione, aggrottando appena la fronte mentre lo squadravo da capo a piedi senza ritegno, come una guardona in astinenza. Il suo volto mi sembrava così familiare. Lui di tutta risposta, scacciò via uno sbuffo e portò le mani sui fianchi stretti che prima non si vedevano, a causa dell'informità del camice. La mano punta dall'ago della flebo poi si strinse a pugno contro il piccolo e lungo cilindro di acciaio dove era appesa la sacca, appoggiandovisi.
«In alcuni film, quando un paziente si risveglia, medici e infermiere lo bersagliano di domande», calò il silenzio qualche secondo. Ancora non avevo capito dove volesse andare a parare. «Ma siccome ci siamo solo tu ed io, per il momento, penso che tocchi a me essere invadente. Come ti chiami?». Ecco, ci mancava anche il vicino di letto impiccione. Sbuffai socchiudendo gli occhi, più che altro per provare a ricordare. Il mio nome, certo. Il mio nome..
«Perchè dovrei dirlo ad uno sconosciuto?», bisbigliai con una voce flebile, quasi inesistente. Temporeggiavo, per capire.. per pensare. Come diavolo ci ero arrivata in ospedale? Ma cosa ancora più importante, perchè non ricordavo nemmeno il mio nome?

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Pippi91