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Autore: Autumnsong    20/05/2013    8 recensioni
Gerard è venuto con me in ospedale oggi, ed è stato al mio fianco.
Gerard ha bruciato scuola per venire qui. Io sono qui perché ho bruciato la mia vita.
Adesso mi brucia la pelle del braccio, dopo che l’ago è dentro da un quarto d’ora e la flebo nell’altra vena sta iniziando a darmi fastidio.
Venti provette di sangue per sapere quanto tempo ho ancora per vivere la mia vita bruciata.

"Io sono Frank, ho diciassette anni e sono fatto di vetro".
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I let you see the parts of me
that weren't all that pretty
and with every touch you fixed them-


La psicologa ieri è tornata dalle ferie e tempo trenta minuti mi ha telefonato per chiedermi come sto, cosa faccio, se sono ancora vivo.
Mi ha detto di andare da lei appena posso, perché è da tanto che parliamo e mi vuole vedere.
Ho voglia di vederla anche io, ad essere sincero.
Anche se non so bene cosa dirle; dovrei parlarle di cosa è successo con Gerard?
Del flashback?
Okay, dovrei dirle che credo di avere un fidanzato?
Penso di sì.
D'altronde, mi chiede sempre se ho amici o persone attorno e fino a poco tempo fa le mie risposte sono sempre state vaghe e malinconiche. Credo che le farebbe piacere sapere che qualcuno sta con me, adesso.
Ma come posso spiegarle tutto?
Fisso il vuoto mentre aspetto altri dieci minuti per uscire di casa, non voglio arrivare troppo presto.
Mi manca Gerard, di nuovo.
E non l'ho visto per circa due giorni.
E' incredibile, non mi sono mai sentito così, neanche prima.
E' una sensazione strana, ma così bella; per una volta sono dipendente da qualcos'altro oltre che dalle pillole e da tutte le terapie e quelle cazzate che dovrebbero farmi vivere meglio.
Ho la terapia Gerard adesso, ed è la migliore che io abbia mai provato.
Ah, cazzo. Certo.
Ecco cosa posso fare.
Come posso spiegare.

Mi alzo e mi catapulto fuori di casa, camminando velocemente verso casa di Gerard.
Suono il campanello e incrocio le dita, spero davvero che non stia ancora dormendo.
Ma a quanto pare no, perché mi apre e gli si illuminano gli occhi quando mi vede; sorride.
Gli stampo un bacio sulla guancia mentre mi chiede «Che ci fai qui?».
Ridacchio. «Non posso venire a trovarti?» ma mi mordo un labbro e so bene che si accorgerà subito che...
«Certo che puoi, ma c'è qualcos'altro, lo vedo nei tuoi occhi!» fa con sguardo interrogativo.
Annuisco facendo una smorfia, ho paura di farlo arrabbiare o metterlo a disagio.
Magari non vuole venire, ha altro da fare, non gli interessa. «Mmh... Beh, io... Cioè, okay, stamattina – adesso – devo andare dalla psicologa perché è tornata dalle ferie, e mi chiedevo se volessi venire con me.»
Ho fissato lo zerbino sotto ai miei piedi per tutto il tempo.
Lo sento ridacchiare e alzo lo sguardo, mentre lui annuisce con foga. «Sì, certo che vengo. E anzi, volevo parlarti di una cosa.»
Mi fa segno di aspettare mentre prende il giubbotto e le chiavi.
Poi esce, mi prende per mano e ci avviamo verso l'ospedale.
Sono tentato di chiedergli di cosa vuole parlarmi, ma ho imparato una cosa di lui: ha bisogno di tempo prima di parlare, bisogna lasciarglielo.
Infatti dopo cinque minuti di silenzio, sospira e parla. «Frank... Mi sento ancora uno schifo per l'altro giorno.» apro la bocca per interromperlo, ma scuote la mano per zittirmi. «Io credo... Voglio smettere. Voglio smettere davvero.»
Rimaniamo in silenzio, ma non riesco a trattenermi.
Gli salto praticamente addosso stringendolo fortissimo, e sento di nuovo quelle maledette lacrime scorrermi sulle guance.
Grazie, cazzo, grazie. Mi stringe anche lui, trema un po', rimaniamo così per tantissimo tempo.
Poi mi guarda e ha gli occhi lucidi anche lui e mi sembra di nuotarci dentro da quanto sono belli.
«Ti amo» mi esce con tanta naturalezza e sorrido come un bambino.
Poi mi prende per mano e continuiamo il tragitto verso l'ospedale.

«Frank, entra» dice la psicologa quando mi vede sulla porta.
Mi abbraccia – non l'aveva mai fatto.
Le sorrido ed esito. «Ehm... Ci sarebbe una persona, a dire la verità. Posso farla entrare?»
Lei spalanca gli occhi e poi annuisce, mentre faccio cenno a Gerard di seguirmi e chiudo la porta dietro di lui.
Ci sediamo entrambi e restiamo in silenzio.
«Ciao, tu chi sei?» Gerard alza lo sguardo e tende la mano verso la psicologa. «Gerard, piacere.»
Lei lo osserva e poi sposta lo sguardo su di me in attesa che io parli.
«Lui è... Un mio amico. Cioè, oddio, forse qualcosa di più, insomma, ehm...» entrambi ridacchiano mentre io divento rosso come un peperone, Gerard mi stringe la mano.
Iniziamo a parlare e per la prima volta parlo di cose allegre in quella stanza.
Per la prima volta la frase 'no, non c'è nessuno nella mia vita' non la dico più, la soffoco, la distruggo.
Gerard spiega tutto alla psicologa, la droga e il voler smettere una volta per tutte.
Sto bene.
 
 
 
Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro.
Ultimamente devo farlo spesso, perché mi sento soffocare.
Ho una paura fottuta di tutto, ecco cos'è.
Ho paura per Frank.
Ho paura per me stesso, perché so cos'è l'astinenza dalla droga.
So cosa significa, ma so anche a cosa vado in contro se continuo così.
So tutto, ma vorrei non sapere nulla.
E ho paura.
E Frank è così magnifico ed è così strano avere nella mia miserabile vita un sole del genere ad illuminare tutto.
E mentre lo guardo dal vetro della stanza dove sta facendo gli ennesimi esami del sangue per ennesimi controlli penso, per l'ennesima volta, che è la prima persona che amo davvero.
Ci mette un po', poi torna tenendosi il braccio, ha un'espressione corrucciata.
Mi prende la mano ed usciamo dall'ospedale, va verso il parco e io lo seguo. Ci sediamo.

«Frank che succede?» gli chiedo dopo un po'. Non ha detto una singola parola da quando siamo usciti.
Sospira. «C'è stato un caso di un uomo malato di AIDS e leucemia, in un  ospedale non lontanissimo da qui. E' finito sui giornali di tutto il mondo. Per curare la leucemia è stato sottoposto a trapianto di midollo osseo e... ed è guarito anche dall'AIDS».
Spalanco gli occhi, ma lui rimane impassibile. «Non posso Gerard».
Scatto in piedi? «Cosa?! Come 'non posso'? Hai... Hai una possibilità, diamine! Che significa che non puoi?»
Frank si è innervosito, lo vedo dai suoi occhi. Mi trascina giù tirandomi la manica della giacca.
Mi risiedo e aspetto la sua spiegazione.
«C'è una possibilità su mille che funzioni, e poi ci sono tantissimi rischi. Nell'operazione, ma anche dopo. Con quello schifo di sistema immunitario che mi ritrovo, qualsiasi batterio che se ne va in giro per l'ospedale probabilmente verrebbe a trovarmi e ci resterei secco. Preferisco continuare con le medicine e stare così, finché posso. Posso vivere ancora tanti anni, se sto attento e se chi c'è lassù evita di mandarmi stupide infezioni.» Annuisco, e un pensiero egoista si fa strada nella mia mente.
Anche io voglio che rimanga tutto così.
Vorrei fermare il tempo, fermare il mondo, l'aria, l'acqua, il sangue, la sua malattia, la droga.

E, l'ho già detto?
Ho una paura fottuta di tutto. 


















Okay, vi scongiuro non uccidetemi.
Era una vita che non aggiornavo, lo so.
E questo capitolo fa anche abbastanza schifo.
Ma giuro - giuro - che queste ff le finirò, è che non ho trovato il tempo necessario e non so, dopo questa storia della rottura non ho letto/scritto su di loro per un bel po'.
Peeeerò adesso sono qui e spero tanto che non vi siate dimenticati di me e di questa storia.
Recensite, vi preeego, almeno per farmi sapere che la seguite ancora. Intanto, qui ci sono la mia pagina facebook e il mio twitter.
Un bacio grandissimo.
Vale
   
 
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