Prologue.

 6 years ago...

Era uno scenario piuttosto drammatico;
la vita,lì fuori continuava a scorrere senza che io avessi il tempo per accorgermene.
Lei era stesa sul letto e i ‘tic’ che provenivano dallo schermo del macchinario inondavano involontariamente la mia mentalità innocente.
Ero intenta a guardare le macchine e il trambusto che si creava dalla finestra dell’ ospedale,quando lei parlò.
-Joe,abbiamo…-fece una pausa,una pausa che mi spaventò,chiuse gli occhi e deglutì mostrando le vene della giugulare.
-abbiamo…veramente poco tempo.-la sua voce era roca,le strinsi la mano,era fin troppo debole,perfino per me,Perfino per una mocciosa di 11 anni.
Ad ogni respiro le costole si ritraevano per mostrarsi ancora più evidenti.
-Mamma,scusa,scusa per tutto questo,ti avevo promesso che sarebbe andato tutto bene,che quella visita sarebbe andata bene,che il dottore non avrebbe mai detto quella fatilica frase.-Non riuscii a terminare che la sua voce roca ma pur sempre bellissima mi interruppe:
-Non devi neanche minimamente pensare che tu hai colpa,tu non centri nulla con tutto questo.-Alzò gli occhi al cielo ed evidenziò la punta del lampadario lugubre della stanza con il suo dito. –Io sarò sempre là sopra a cercare di farti seguire i sogni,non immaginarmi così,immaginami come al matrimonio,con quella bella pettinatura che ti piace tanto,il vestito bianco con le rose perlate,i capelli legati- Una lacrima scese inaspettatamente dal mio viso lentigginoso mentre lei continuava.-Su una nuvoletta,là sopra,sorridente.Ma la stessa cosa devi fare anche tu,sorridi,sorridi anche ora,perché sai che là sopra si sta meglio.- Quando si accorse che avevo cominciato a piangere più forte mi avvicinò a se. –Joe..io so che tu sei forte,che tu puoi farcela,che diventerai qualcuno. Io menzionerò a Dio il tuo nome,gli dirò di quanto sei bella e di come sai usare quelle cose elettroniche.-
Mi accorse che la sua voce diventava sempre più roca,ma di un roco spento e debole. –Mamma,non mi lasciare..non mi hai ancora insegnato a…..cucinare,lavare i piatti..cucire..- Mi accarezzò la guancia e con tutte le forze ricominciò a parlare.-Ora credo di dover andare,di dover andare via i qui,da tutto, di a papà che l’ ho sempre amato.Tu resta forte e ridi sempre,fammi vedere ancora il tuo sorriso e le labbra contrarsi.- Sorrisi,anche se non volevo,non era il momento.Annuii col capo e lei aumentò la stretta con delle nostre mani. 
Mi lasciò un bacio debole sulla guancia. Poi il suo tronco si contorse,le ossa cedettero.La stretta si sciolse e il macchinario cominciò ad impazzire.
-Non ti deluderò…mai…-