Questa è una storia nata da
un sogno, che ho fatto tempo fa. Non so perché la mia mente abbia inventato un
pairing così assurdo… Beh, non per nulla sono la regina del crack pairing XD
Spero che i pg non siano OOC,
in caso avvisatemi e metto il relativo avvertimento D=
Buona lettura, se volete
lasciarmi un commento sono bene accetti ;)
Lily, Lily… No, Tonks
Severus
stava camminando. Era poco distante da Grimmauld Place, una casa dove andava
solo per lo stretto necessario: gli altri membri dell’Ordine e soprattutto
Sirius non avevano mai smesso di considerarlo un Mangiamorte; neppure Albus era
riuscito a far cambiare loro idea. Sirius lo esprimeva in modo esagerato,
certo, ma anche chi lo trattava cercando di farlo sentire parte del gruppo,
alla pari, aveva quella luce nello sguardo che… Calciò un sasso, sbuffando. Non
gli importava del giudizio degli altri, non gli importava della gente in
generale, ma le persone non riuscivano a farlo a sentire a suo agio, in ogni
contesto. A scuola si rapportava con ragazzini, aveva dell’autorità che gli
permetteva di essere superiore, ma fuori… Fuori non era nessuno, fuori voleva non essere nessuno.
Severus
Piton era cresciuto nella solitudine, si era illuso per un breve periodo di
poter essere qualcuno per una persona in particolare – ed era stato un lampo di
sole, una gioia, il calore nel petto – e poi era dovuto scendere di nuovo a
patti con la realtà. Ora non riusciva a sopportare la presenza di altre persone
per un lungo periodo di tempo, che fossero Mangiamorte o membri dell’Ordine.
Svolgeva egregiamente il suo ruolo di spia, secondo le direttive di Albus, ma
non riusciva a sopportare il calore umano
che i buoni continuavano ad spargere
attorno a sé. Lui non era buono – si era illuso, ma non lo era. Aveva solo
scelto di agire dalla parte giusta –
e aveva le sue motivazioni, che erano profonde – ma faceva solo il suo
interesse. Un pegno da pagare con se stesso, nulla da rendere conto agli altri.
Arrivò
in un parco, dismesso e poco curato. C’erano già due persone, nonostante l’ora
tarda. Le riconobbe: erano Remus Lupin e Ninfadora Tonks – quella che guai chiamarla per nome, che aveva
sempre i capelli di colori assurdi.
Spinto
dalla curiosità, si avvicinò. I due non lo notarono, quindi si nascose più o meno
malamente dietro ad un albero. Non sapeva perché lo stesse facendo… Forse era
solo un modo per distrarsi. Dopotutto era uscito con quell’intento, no? Restare
da solo, non pensare. Quale modo migliore di non pensare che ascoltare i fatti
di qualcun altro?
“Remus.”
stava dicendo Tonks “Tu mi piaci. Mi piaci ormai da mesi, io…”
“Tonks,
smettila.” Remus sospirò, come se non fosse la prima volta che affrontavano il
discorso “Io sono troppo vecchio, lo sai… Sono un lupo mannaro, perciò…”
“Smettila
tu!” esclamò la ragazza, alzando le braccia, esasperata “Smettila, perché ti ho
già detto che non m’importa! Non m’importa e lo sai! Se non vuoi nemmeno provare
a stare con me, non dico amarmi alla follia sin da subito, ma provare… Queste
non sono giustificazioni valide!”
Remus
la osservò, lo sguardo duro e stanco.
“C’è
dell’altro, vero?” chiese Tonks, sull’orlo delle lacrime “Io lo so. Sono una donna,
lo sento. C’è dell’altro.”
“…
Sì, è così.”
Tonks
chiuse gli occhi, inspirando profondamente.
“E
va bene. Dimmelo.”
“Io
non…” iniziò Remus, ora incerto.
“Dimmelo,
Remus. Non giudicherò. Sai che non l’ho mai fatto.”
Tonks
aveva riaperto gli occhi e lo stava guardando, decisa. Remus sospirò.
“Ho
amato solo un’altra donna nella mia vita, Tonks.”
“…
E?”
“Ed
è morta. Era la donna di uno dei miei migliori amici.”
Severus
trattenne il fiato. Non poteva essere… Non era… Non poteva essere, no?
“Ovviamente
non l’ho mai neanche sfiorata.” continuò Remus “Avevo molto rispetto per lei.
Ma non sono riuscita a salvarla – nessuno è riuscito a salvarla. E io la amo
ancora, Tonks. E, dentro di me, non voglio innamorarmi di nuovo, non in tempo
di guerra. Non ora, Tonks, perché possiamo morire da un momento all’altro, e
allora cosa rimarrebbe?” l’uomo aveva allargato le braccia. Negli occhi si
leggeva il dolore, il rimorso “Non voglio più sentire il cuore che si spezza,
Tonks. Non voglio più soffrire in quel modo, mai più.”
Severus
sentì qualcosa spezzarsi dentro di lui, ancora e ancora: comprendeva perfettamente
le parole dell’uomo. Il suo dolore era anche suo, perché provavano le stesse
cose. E, anche se lui pensava che non avrebbe potuto esserci nessun’altro al
posto di Lily, nel suo cuore, e quindi non si poneva neppure il problema di un
nuovo amore, se fosse stato nella stessa situazione di Remus forse avrebbe
agito nello stesso modo. Lily, Lily, Lily.
Il sale sul suo cuore aperto, il balsamo per la sua anima. Lily, Lily, Lily.
Tonks
aveva abbassato la testa. Quando la rialzò, aveva negli occhi una stana luce.
“Era
Lily, vero?”
Remus
fece cadere le braccia, sconfitto ed esausto.
“Che
importanza ha?” chiese “Che importanza ha, ora come prima? Non è mai stata mia.
Non lo sarà mai.”
Tonks
chiuse gli occhi, poi i suoi contorni sfumarono. I colori cambiarono, i tratti
mutarono. E, quando gli occhi ormai verdi si riaprirono sul mondo, lei era lì. Lily era lì.
Era
un colpo al cuore, per Severus. Lily,
Lily, Lily.
“Posso
essere chi desideri.” disse Tonks, ed era la voce di Tonks, ma era il corpo di Lily, Lily. “Non
m’importa se lo consideri immorale, o sbagliato. Non m’importa se non vuoi me.
Pur di stare con te, sarò chi vuoi.”
Remus,
che aveva spalancato gli occhi, incredulo, scosse piano la testa.
“Non
sono una persona così meschina, Tonks. Non voglio una sostituta di una donna
che ho sempre amato in silenzio. Non lo farò: mi spiace.”
L’uomo
si girò e se ne andò, lasciando la donna in mezzo al parco, con i pugni chiusi.
Le lacrime iniziarono a sgorgare sul suo viso, ma lei strinse le labbra e non
si lasciò sfuggire neppure un singhiozzo.
Severus
neanche se ne accorse. Severus continuava a fissare Lily, estasiato – perché
lei non era Lily, ma lo era, aveva il suo viso e il suo corpo e i suoi occhi, oh Lily.
Senza
quasi avere il controllo di se stesso, si avvicinò. Il suo sguardo era duro,
severo; cercava di nascondere l’incredulità e la meraviglia.
“Perdonami.”
disse, quando arrivò di fronte alla donna. Lei, che aveva abbassato la testa,
sussultò.
“Professor
Piton! Io… Ecco…”
Severus
allungò un braccio, sfiorandole la guancia.
“Io
non sono come lui. Sono egoista.” si stava avvicinando sempre di più a lei, con
il viso “Sono meschino. Imperdonabile.”
La
baciò. Tonks era così sconvolta che rimase pietrificata. Il professor Piton non
poteva baciarla… Non la stava baciando, non…
Lui
si staccò con un sospiro, circondandola con le braccia e premendo il volto nei
suoi capelli.
“Perdonami,
Lily.”
E
allora Tonks capì: no, il professor Piton non stava baciando lei… Stava
baciando Lily. Lily. Tutto girava
attorno a lei, ed era tutto così surreale che faticava a reggersi in piedi.
“Perdonami…”
Severus
si sentì il cuore sbriciolare di nuovo. Stava tenendo fra le braccia Lily, Lily, Lily… Tutto il rimorso, il dolore,
la perdita… Tutto tornò a galla.
Severus,
per la prima volta dopo anni, pianse.
“Perdonami…
Perdonami…”
Poi,
pian piano, riuscì a controllare di nuovo le sue emozioni. Si rese conto che
non stava abbracciando Lily – quella non era Lily, Lily era morta, oh Lily. Si staccò da Tonks, il volto in
ombra per via dei capelli lunghi, che lo oscuravano. Si girò e, senza nemmeno
dire una parola, se ne andò.
***
Tonks
non sapeva che pensare. Severus l’aveva ignorata, dopo quella volta, ma questo
era normale: non parlava con nessuno se non interpellato, cercava sempre di
filarsela dopo ogni riunione.
Aveva
riflettuto, Tonks. Remus non aveva più voluto avere a che fare con lei. Forse la considerava una
poco di buono, disposta a tutto pur di averlo: ed era così, era disposta a
tutto, ma lui probabilmente ora la considerava una persona spregevole. Ci era
stata male, Tonks. Ci era stata davvero male, e per una settimana aveva
mangiato solo se costretta, era andata al lavoro di malavoglia e non aveva avuto voglia di partecipare alle riunioni dell’Ordine, per non dover vedere il
biasimo degli occhi di Remus. Poi aveva iniziato a riflettere.
Stranamente,
i suoi pensieri non erano andati a Remus: forse perché aveva già tentato tutto
il possibile, forse perché il suo cuore non ne poteva più di star male, forse
perché inconsciamente voleva distrarsi. Aveva pensato al professor Piton,
Tonks, e al suo comportamento quel giorno.
E
così, Lily aveva un sacco di ammiratori segreti. Lily era la donna perfetta,
amata da tutti. Lily, Lily, Lily.
Perché
non poteva essere come Lily? Cosa c’era di sbagliato in lei? Poteva cambiare il
suo corpo, ma non quello che era dentro. Faceva così schifo, come era dentro?
Iniziò
ad osservare il professor Piton, durante le riunioni dell’ordine. Così, anche
lui viveva un amore mai nato, impossibile? Si aggrappava anche lui a quello,
con tutte le sue forze? Come Remus. Come lei, perché Remus non voleva più
neanche vederla.
Era
così ingiusto.
Sbagliato,
tutto sbagliato. Tonks poteva capire il professor Piton. Se Remus fosse morto,
cosa avrebbe fatto lei? Sarebbe riuscita ad andare avanti e ad innamorarsi di
un altro?
No, decisamente no, si diceva.
No, ed è per quello che lui non può
amarmi, constatava con amarezza.
Avrebbe
voluto parlarne con il professor Piton. Avrebbe voluto capire com’era Lily,
avrebbe voluto sapere come sarebbe dovuta essere. Avrebbe voluto ricevere una parola
di speranza. Sapeva che non sarebbe mai stato possibile.
Era
inconsolabile, Tonks. Si sentiva vicino a Piton, perché non poteva essere
vicino a Remus. Entrambi vivevano un amore mai corrisposto.
Ci
aveva provato, Tonks, ma non era stata in grado di riportare in vita i morti.
Eppure Piton l’aveva vista lo stesso, lì, Lily,
anche se era lei, lui aveva visto Lily. Forse sarebbe stato in grado di vederla
ancora, e lei sarebbe stata in grado di capire.
***
Aveva
aspettato l’occasione giusta, quando Severus si era dovuto fermare a dormire a
Grimmauld Place. Ordini dall’alto, probabilmente di Silente stesso; forse
persino di Voldemort, che voleva notizie dell’Ordine.
Aveva
aspettato che tutti se ne andassero a letto – o quasi; era rimasta con una
scusa. Poi era entrata di soppiatto nella stanza dell’uomo, già trasformata.
Lily, Lily, Lily.
Severus,
che era seduto sul letto con il libro in mano, alzò lo sguardo e il suo cuore
perse qualche battito.
Lily, Lily, Lily.
No,
non era Lily. I fantasmi non tornano dal passato, dalla morte.
Tonks.
Solo
lei poteva trasformarsi. Solo lei poteva sapere.
Severus
s’irrigidì.
Tonks
chiuse la porta dietro di lei e si avvicinò al letto, sedendosi e avvicinando
il viso a quello dell’uomo.
“Insegnami.”
disse “Insegnami ad essere come lei.”
Forse,
se fosse riuscita a cambiare anche dentro, forse… Remus l’avrebbe accettata.
L’avrebbe vista sotto una luce diversa. Sarebbe riuscito a farsela piacere,
forse… Persino ad amarla.
Tonks
si giocava il tutto e per tutto. Non le importava di passare dalle mani del professor
Piton, non le importava nulla se non il suo fine ultimo.
“Io
non…” iniziò a dire Severus, in seria difficoltà. Voleva urlarle di andarsene
via, voleva cancellare dalla sua mente il ricordo di quel giorno, voleva tutto, ma non questo. Eppure i suoi
pensieri non riuscivano ad essere coerenti, per non parlare delle sue azioni:
aveva Lily, lì, che non era Lily ma aveva il suo viso, le sue mani, il suo
corpo. Non era Lily – ma era così simile, così simile, oh Lily.
Tonks
gli premette un dito sulle labbra.
“Sii
egoista.” disse “Sii meschino. Fai tutto quello che vuoi, ma insegnami ad
essere lei.”
Severus
rimase atterrito. Ricordava le sue parole e non poteva credere che lei le
stesse usando contro di lui. Era un uomo egoista, vero, era un uomo meschino,
vero uguale. Ma quella non era Lily – eppure
aveva il suo viso, le sue mani, il suo corpo.
“Sii
imperdonabile, professor Piton.”
Quella
non era Lily – ma aveva il suo viso, le
sue mani, il suo corpo.
“Sev.”
sussurrò “Lei mi chiamava Sev.”
Tonks
sorrise e sulle sue guance apparvero due fossette – oh, quelle fossette, quanto
gli erano mancate, quanto. Lei non era Lily, ma aveva il suo viso, le sue mani, il suo corpo.
“Sii
egoista.” ripeté lei, avvicinandosi sempre di più, quasi a sfiorargli le labbra
“Sii meschino, imperdonabile. Insegnami, Sev.”
Lei
non era Lily, ma aveva il suo viso, le
sue mani, il suo corpo.
Lily, Lily, Lily.
E
Severus smise di pensare, di combattere fra ciò che è giusto e ciò che è
facile. Smise di pensare – ed erano le labbra di Lily sulle sue, e le sue mani
sul suo corpo, e lui stava toccando Lily, stava spogliando Lily, stava amando
Lily, oh Lily.
Finirono
a fare l’amore su quel letto – ed era amore, per Severus, ed era amore perché
lei era Lily, Lily, Lily. Baci,
carezze, tocchi; quei gesti mai dati ed ora ricevuti, donati, tutti insieme, e
il mondo si era rovesciato, ed era Lily,
Lily, Lily.
Tonks
vide il desiderio nei suoi occhi, vide l’amore e, con una fitta al cuore, capì
che gli bastava quello. Essere amata, considerata, e non importava se i suoi
capelli erano rossi, ora, non importava se i suoi occhi erano verdi. Avrebbe
solo voluto Remus, sopra di lei, solo Remus, ma poi… Ce l’avrebbe fatta? Ce
l’avrebbe fatta a sostenere l’amore di Remus per un’altra donna? Non sarebbe
stato solo un peso?
Ma
c’era l’amore, negli occhi del professor Piton.
“Sev.” sussurrò, e continuò a farlo, in
mezzo ai gemiti, in mezzo al piacere crescente.
“Sev.”
Lei
era Lily – una donna che avrebbe voluto essere, una donna che non sarebbe mai
stata.
***
Continuarono
a vedersi così. Lei diventava Lily – e Severus l’amava, l’amava davvero.
Tonks
voleva imparare. Voleva capire cos’avesse Lily di così diverso, voleva essere
lei, di più, sempre di più. Voleva essere amata da Remus.
Severus,
però, non diceva mai niente. Si limitava a baciarla, a stringerla, a fare
l’amore con lei, a coccolarla. Lei era riuscita a farsi dare il suo indirizzo,
così passava quasi tutte le notti a casa sua.
Aspettava
degli insegnamenti, Tonks, insegnamenti che non arrivavano mai. Severus non ne
parlava – Severus non parlava mai di Lily.
Severus
si limitava ad amarla.
***
Iniziò
a dormire da lui, Tonks. Iniziò a fermarsi di più, sempre un po’ di più, finché
non iniziarono a far colazione insieme.
Era
Lily – lei era sempre Lily, oh Lily.
Severus preparava il the e lo addolciva con il miele, proprio come piaceva a
Lily. Severus comprava i Cioccocalderoni, i dolci preferiti di Lily.
Tonks
beveva e mangiava ogni cosa, in silenzio, perché lei doveva essere Lily. Voleva
imparare, Tonks, ma Severus non le insegnava mai niente; Severus si limitava ad
amarla, a dormire con lei, a prepararle la colazione.
Tonks
iniziò a cercare le risposte negli occhi di lui. Lo osservava, osservava quei
pozzi neri e vedeva l’amore nel suo sguardo – ed era l’amore per Lily. E si
chiedeva come fosse possibile che un uomo così, un uomo scontroso e burbero che
odiava la gente, si chiedeva come fosse possibile che traboccasse d’amore in
quel modo.
Iniziò
a sperare, Tonks. Iniziò a sperare che lui osservasse lei in quel modo – lei, Tonks, Tonks, Tonks. Non Lily, lei.
Non
voleva più imparare, Tonks. Non voleva più far colpo su Remus, Tonks.
Voleva
solo essere amata in quel modo.
***
Iniziò
a capirlo, Severus.
Non
vedeva il sorriso luminoso di Lily, sul suo volto – anche se lei aveva il suo corpo, il suo viso. Non
vedeva lei che spostava una ciocca di capelli sbarazzina, non sentiva la sua
risata, non vedeva lo scintillio dei suoi occhi.
Quello
era il suo copro, il suo viso. Ma lei non era Lily.
Non è Lily, Lily, oh Lily.
Lo
sapeva, Severus. Sapeva che si sarebbe dovuto confrontare con la realtà, prima
o poi, e per un periodo aveva fatto finta di nulla, per un periodo aveva
continuato a preparare il the con il miele e a comprare Cioccocalderoni – ma lei non era Lily, non lo era.
Si
era sforzata, Tonks, ma lui non le aveva mai detto di come lei muovesse le
labbra, di come avesse un sorriso luminoso, di come le brillassero persino gli
occhi. Si era sforzata – ma lui non le aveva mai detto niente, e prima pensava che
fossero ricordi dolorosi, troppo dolorosi da rievocare.
Poi
aveva capito.
Lui
non voleva che lei fosse Lily, non lo voleva, perché lei sarebbe stata la Lily
di Remus. Non la sua, ma di Remus.
Lui
non voleva che fosse di Remus, anche se
lei non era Lily.
***
Fu
così che preparò del caffè nero, perché lui aveva visto, alle riunioni
dell’Ordine, lui sapeva che Tonks prendeva sempre il caffè nero.
Tonks,
non Lily.
Le
preparò del caffè nero e le mise davanti degli Zuccotti di Zucca, perché lui
aveva visto, lui sapeva che lei mangiava sempre e solo quelli.
Tonks
spalancò gli occhi, poi alzò lo sguardo, osservandolo.
C’era
un sorriso negli occhi di Severus, c’era l’amore, sì, c’era tutto. Ma le aveva
messo davanti caffè nero e Zuccotti di Zucca – e lei adorava il caffè nero e
gli Zuccotti di Zucca, lei, Tonks,
non Lily.
Non Lily.
I
contorni di Tonks tremarono, si sfuocarono, i capelli si ritirarono nel cranio
e lei tornò se stessa, sì, Tonks, capelli rosa cicca e occhi castani, Tonks, Tonks, Tonks.
Severus
sorrise, ed era forse il primo sorriso che lei gli vedeva sul volto. Non aveva
mai sorriso – neppure quando era con Lily, perché Lily era un fantasma,
un’illusione, un ricordo doloroso. Lily era dolore, ma Tonks era reale, viva, ed era lei, lei, Tonks, Tonks, oh Tonks.
“La
ringrazio, professor Piton.” disse,
sorridendo a sua volta, portando la tazzina di caffè al volto.
“Di
nulla, signorina Tonks.” rispose lui,
sedendosi dall’altro lato del tavolo e servendosi anche lui una tazza di caffè.
Il caffè nero era anche la sua bevanda
preferita.
***
Il
giorno dopo Tonks si presentò a casa del professor Piton come se stessa: i
capelli corti e rosa, gli occhi color nocciola, una maglietta larga con il logo
delle Sorelle Stravagarie.
L’uomo
aprì la porta e sorrise.
Lei
vide l’amore dietro i suoi occhi, quell’amore che prima era per Lily ed ora era
per lei, solo per lei.
Entrò
e finirono a fare l’amore in salotto, ancor prima di raggiungere la camera.
Entrò e fu soltanto Tonks ad essere amata, baciata, accarezzata, stretta.
Tonks, non Lily.
***
Severus,
all’inizio, si era sentito in colpa. Per lui, era stato un po’ come tradire
Lily.
Ma Lily non era mai stata sua.
Ma
Lily aveva fatto la sua vita, e lui non avrebbe mai smesso di combattere per
lei, di lottare, di fare la spia. Non doveva dimenticarla: aveva solo fatto
dello spazio in più del suo cuore, ed era tutto occupato, adesso.
Tonks
vestiva con abiti larghi e parlava come un camionista ubriaco; Tonks aveva un
sorriso che sembrava un ghigno e i capelli color rosa ciccia; Tonks beveva
caffè nero e mangiava Zuccotti di Zucca. Ma era Tonks, non Lily.
Prima
era una relazione malsana, l’ombra di un fantasma e solo dolore. Lily, Lily, oh Lily.
Non
c’era più, Lily. Non c’era mai stata, Lily.
Era
un’altra la ragazza che rideva, che faceva con lui l’amore, che beveva il
caffè. Ma era reale, era vera.
Tonks, Tonks, oh Tonks.
Severus
sorrise, allungando una mano e carezzando la guancia della donna, che dormiva
tranquilla accanto a lui.