The Cruellesth Month
“Temari,
io… vorrei parlare con Shikamaru.”
“Va
bene.”
“Sai dove
posso trovarlo?”
“Stava
parlando con il Kazekage, questa mattina. Dovrebbe
uscire dal suo
ufficio a momenti.”
“…Ho
capito.”
“Vai.”
“Ma-”
“Ho detto vai.”
[ C o u n t e r g l o w ]
I corridoi erano lunghi e stretti, illuminati da una luce fioca e spettrale. Ino rabbrividì, per quanto non facesse affatto freddo. Le finestre rivelavano l’oscurità cieca della sera: che ore poteva essere? Da tempo ne aveva perso il conto. Ed era passato un giorno soltanto.
Le porte si susseguivano, tutte uguali, silenziose e mute. La kunoichi si guardò nervosamente intorno. Aveva sempre la curiosa impressione che da un momento all’altro Shikamaru sarebbe sbucato da un angolo, la sigaretta spenta incollata alle labbra, lo stesso sguardo annoiato di sempre, le stesse mani scarne, e l’avrebbe guardata con quegli occhi sottili e pungenti come spilli e dopo un istante, le avrebbe detto-
<< E tu chi sei?
>>
Per quanto la voce non fosse la sua, la sorpresa ebbe comunque il suo effetto.
<< AH! >>, gridò involontariamente, sobbalzando.
<< Ehi! >>
<< Chi sei?! >>
<< Potrei farti la stessa domanda! >>
La figura fece un passo avanti, rivelandosi alla luce delle torce. Il volto nascosto dalla pittura tradizionale da cerimonia di Suna, le mani guantate che reggevano uno stock di pergamene.
Il secondo fratello della Sabbia… Kankuro, il marionettista.
<< Tu sei di Konoha. >>, non era una domanda.
<< Ino Yamanaka. Aiuto medico. >>
<< Sì, certo, capisco. Ma perché non sei in ospedale? >>
Perché stavo per impazzire, sarebbe stata la risposta esatta, ma lei si guardò bene dal dirlo: << Sto cercando una persona. >>
<< Splendido. Buon divertimento. >>, e detto questo la superò, già immerso nelle carte.
<< Hei, aspetta un attimo! >>
<< Che vuoi? >>, non si fermo.
<< Sto cercando Shikamaru! Shikamaru Nara! >>
Uno dei rotoli, cadde a terra.
<< Ah. Lui. Yamanaka,
hai detto…? >>, lasciò sfumare la
frase, e lentamente, con esasperante
lentezza, si voltò a guardarla, e Ino notò solo
in quel momento che aveva occhi
piccoli e affilati come spilli e la fissava,
il bianco dei bulbi oculari spiccava sulla pittura rosso cupo, e lui la
guardava con attenzione, quasi divertimento, e per un attimo ebbe
impressione
che sapesse, che tutti sapessero…
<< Abbiamo appena terminato un colloquio con il Kazekage. Credo sia uscito, guarda nelle terrazze. >>
Raccolse il rotolo, fece un movimento stanco con la mano, qualcosa di vagamente simile a un saluto, e si dileguò fra i corridoi, passi talmente silenziosi da non poter essere uditi.
Quante terrazze poteva avere quel dannato palazzo? Lei non lo sapeva di certo, ma le restava una sola cosa da fare.
* * *
Il Villaggio del Suono stava cadendo a pezzi.
Ma la cosa meravigliosa, era che a nessuno sembrava importare assolutamente nulla.
Sasuke osservava, osservava
attentamente ma privo di
interesse reale. Una donna d’età indefinibile
giaceva a terra, scossa dalle
convulsioni. Due bambini si prendevano a botte, cercando di cavarsi gli
occhi
con le unghie. Un gruppo di quattro uomini dai volti coperti camminava
per le
strade larghe e ingombre senza la minima circospezione. Uno di loro
teneva la
katana ancora sfoderata, grondante di sangue fresco.
Ma non era importante. Non lo era affatto.
Quel che contava, nel momento presente, era attraversare
inosservati il Suono, e scivolare verso la terra del Fulmine, in modo
da
scoprire che cazzo stava succedendo e salvare il mondo, insomma.
Cioè, a dir il vero si trattava solo
di Konohagure, ma, diamine, non si può avere tutto
dalla vita.
Avevano dovuto vestirsi come pseudo-terroristi, e Kakashi
era sparito dopo neanche dieci minuti. Naruto aveva suggerito di fare
il giro
dei bordelli, Sakura aveva cercato di dargli un pugno, e alla fine
aveva deciso
per tutti e tre che si sarebbero limitati ad aspettarlo
all’uscita del
villaggio, perché il sensei sa
quello che
fa.
Successe tutto così all’improvviso.
Un uomo, probabilmente ubriaco,
incespicando e barcollando,
finì per camminare loro addosso. Sasuke riuscì a
sentire Sakura fremere di
disgusto, ma quello che attirò la sua attenzione, fu
l’intenzione omicida
proveniente da Naruto. Accade così
in
fretta. Un movimento fluido e rapido della mano del ragazzo,
il vecchio non
fece in tempo a cadere a terra che era già morto, il collo
aperto che schizzava
sangue ovunque, sui loro volti, sui loro vestiti, sulle loro mani, per
terra,
ovunque.
Intorno a loro, l’aria sembrò congelarsi. Nessuno
si fermò, nessuno smise di
fare ciò che stava facendo, ma era come se un centinaio
d’occhi, silenziosi e
di comune accordo, si fossero girati verso di loro, e li fissassero
malignamente. Ed era assolutamente terrificante.
La mano di Sakura indugiò sul pugnale, ma Sasuke la afferrò prima che potesse fare mosse avventate. Senza mollare la presa, la costrinse a continuare a camminare, avanzando mano nella mano, come un macabro corteo nuziale. Naruto li seguiva, a poca distanza.
La scena si era consumata così in fretta che quasi non potevano pensare fosse successo davvero. Ma la cosa peggiore – la cosa che davvero l’aveva sorpreso – era stato il sorriso appena accennato sul volto di Naruto, e i suoi occhi – l’occhio – estaticamente fissi sul sangue nero.
Sakura era troppo sconvolta e preoccupata per accorgersene, ma lui riusciva a percepirlo con snervante chiarezza – quel chakra allo stesso tempo familiare e sconosciuto, quel chakra bruciante e corrosivo, rosso e terrificante.
Solo il Kyuubi no Yoko possedeva qualcosa di simile.
* * *
L’aveva cercato per più di un ora.
Ino si fermò, ansante per la lunga corsa, il vento freddo della notte che le sferzava il viso. Aveva attraversato ogni terrazza, una ad una, per trovarle sempre vuote, senza alcuna eccezione.
Il palazzo era silenzioso, i gemiti dei moribondi distavano anni luce. Avrebbe dovuto tornare all’ospedale.
<< L’ultima… guarderò ancora una volta, poi… >>
Davvero, probabilmente avevano bisogno di lei.
<< Poi, basta, basta così… >>
Era semplicemente egoista.
Anche l’ultima terrazza era vuota. Incredula, si guardò intorno, sperando di scorgere una sagoma familiare tra le ombre – invano, invano. Non c’era nessuno.
Non era giusto.
<< All’ospedale… Tornerò all’ospedale e basta… Nient’altro. >>
Gli occhi bruciavano ma era colpa del vento. Il vento, sì. Era sempre colpa del vento. Eppure, non riusciva a odiarlo. Perché da qualche parte, la consapevolezza bruciava più delle palpebre arrossate, la consapevolezza del…
<< Forse è colpa mia. Forse è solo colpa mia, eh, Shikamaru…? >>
Il vento ululò
più forte.
E fu il quel momento che lo vide.
Una striscia sottile, evanescente come l’ultima traccia di un bastoncino d’incenso nell’aria, ma dall’odore molto più acre e intenso – un odore che poteva far pensare solo a lui.
Il filo di fumo di sigaretta si alzava lentamente, trasportato dal vento. Doveva provenire dalla terrazza di fianco, magari proprio l’unica che non aveva controllato. Ino avrebbe voluto correre, ma si accorse che le gambe non l’avrebbero sorretta. L’aveva trovato.
Il fumo continuava a salire, in lente spirali.
Shikamaru, come sempre, si limitava ad osservarlo vagamente assorto e affascinato, seguendone gli imprevedibili movimenti – o forse non proprio: si accorse che in realtà seguivano le correnti del vento, a seconda dell’intensità e della direzione. Quella notte non era il caldo scirocco a soffiare, ma un vento diverso, gelido e ululante, che mai aveva udito a Suna.
Dopotutto, era là da meno di un mese. Ci avrebbe fatto l’abitudine. Ci avrebbe fatto l’abi-
Rumore di passi. Dietro di lui.
<< Shikamaru? >>, un sussurro coperto dal vento, talmente impercettibile che quasi si chiese come avesse fatto a udirlo.
E riconoscere quella voce.
<< Ah. Sei tu. >>
Il fumo saliva al cielo, lentamente.
<< Shikamaru- >>
Una cosa sola amava di quel sapore acre, quel retrogusto amaro in bocca e quelle spirale viziose che s’innalzavano corrompendo l’aria.
<< Come mai sei qui? >>
Solo in quei momenti, riusciva a non pensare a nulla.
<< Avete chiesto aiuto medico a Konoha. >>
<< E’ vero. L’abbiamo fatto. >>
<< Io vo-
<< Lo sai perché è successo tutto questo, Ino? Lo sai perché? Credo di no, dopotutto nessuno deve avervi informato. Te lo dirò io. Ti dirò chi è stata la testa di cazzo responsabile di tutto questo… >>
<< Cosa? Cosa stai…? >>
<< Un attacco a sorpresa! Bella scusa! Quanti credi che ne abbia ricevuti in questi anni, un Villaggio come Suna? Qui ciò che conta è la forza, non importa in che condizioni e con che scopi, questo dannato paese pensa solo a rafforzarsi militarmente, sai? Sono fissati, sono assolutamente… >>, le mani gli tremavano con violenza.
<< Shikamaru, ti prego… >>
<< …Ossessionati. >>
<< Voltati, ti prego. >>
<< Gliel’ho detto che era idioti, no, la guerra è finita, non possono mica pensare che sia solo quello, solo che i ninja siano armi e nient’altro – volevo che cambiassero, non credevo fosse così diverso da Konoha qui, speravo che non lo fosse gli ho detto, gli ho detto, invece di investire solo nell’attacco e nella difesa dei confini, avete bisogno di una squadra medica, una di inseguimento, non potete semplicemente fare così e basta, cazzo, un minimo di strategia, strategia… >>
Questa volta,
l’interruzione fu più che volontaria.
<< Ho capito. >>, mormorò.
<< E’ stata colpa mia. >>
<< E’ vero. >>
<< Idiota idiota idiota idiota-
<< Basta così, Shikamaru… >>
<< Lasciami in pace, per favore. >>
<< …No. >>
E lui la guardò.
Fu un gesto impulsivo, non ponderato – ruotò il collo a le lanciò un’occhiataccia con gli occhi sottili come spilli, e Ino li vide rossi, segnati dalla stanchezza.
<< Che cosa vuoi? Perché sei qui? Mi sei venuta a cercare… Perché? >>, mormorò rigirandosi a guardare la notte color inchiostro, le mani saldamente strette attorno al cornicione.
<< Volevo parlarti, molto semplicemente. >>
<< Perché? >>, ripeté.
<< Non lo so. >>, mormorò lei, con disarmante semplicità.
Lui non disse nulla.
<< Ci siamo già detti addio, e adesso, io… >>
<< Nella maniera più ipocrita e dolorosa, Shikamaru. Davvero non abbiamo nient’altro da dirci? >>
<< No… - ammise, scuotendo la testa – Ma non sono sicuro di volerlo dire. >>, concluse con un sorriso amaro.
* * *
C’era qualcosa di strano.
Quando arrivarono al limitare del villaggio, Kakashi era già
lì.
Qualcosa di decisamente strano.
Era subito andato loro incontro, quando li aveva scorti, il volto ancora più coperto del solito, macchie di sangue nuovo sul mantello.
<< E’ meglio non restare qui troppo a lungo. Dobbiamo attraversare tutta la foresta entro l’alba. >>
<< Ma, sensei! E’ impossibile! Naruto, Sasuke, dite qualcosa anche voi! >>, sbottò Sakura, esasperata.
Kakashi avrebbe potuto ingannare chiunque, ma non loro. Sakura era disperata e confuso, la coscienza di Naruto troppo distante, ma Sasuke era seppur minimamente più lucido.
C’era qualcosa che non andava.
Il chakra del Kyuubi era meno appariscente del solito – non un’esplosione di rabbia e veleno, ma qualcosa di più strisciante, sottile, come un sussurro sullo pelle. Kakashi se ne accorto subito. Ma a cosa sarebbe servito allontanarsi? L’Uchiha corrugò la fronte.
<< Non abbiamo tempo da perdere. Sasuke, Sakura, voi conducete. >>
Kakashi era nervoso. C’era qualcosa di strano.
La foresta si apriva do fronte a loro, immensa ed imperscrutabile. Un gruppo di ninja dall’aria poco raccomandabile stava parlando animatamente, le mani già troppo vicine all’else della katana. Probabilmente Kakashi non voleva che Naruto rischiasse di-
<< …Era un Uchiha, e l’ho visto con questi cazzo di occhi! Se non ci credi sono affari tuoi, ma io non metterò piede di nuovo in quella maledetta foresta! >>
Fu poco più di una frazione di secondo.
Più che sufficiente perché loro udissero. Perché Sasuke, udisse.
Kakashi si voltò verso di
lui, qualcosa di imperscrutabile
sul volto. Sakura si fermò di colpo. Naruto, alzò
gli occhi, per un attimo cosciente.
Fu poco più di una frazione di secondo.
L’uomo che aveva parlato si trovò un kunai affilato contro la gola, e due occhi rossi a fissarlo.
<< Di un po’ – mormorò Sasuke, con deliberata lentezza – l’Uchiha che hai visto, aveva occhi come questi…? >>
Il vento cessò di soffiare, per un istante.
<< E’ passato così poco tempo, ne? Eppure sembra davvero un’eternità… >>, sorrise Ino, guardando l’orizzonte.
<< Tu dici? >>
<< Sei cambiato.
>>
<< Anche tu. >>
Lei spalancò gli occhi, sorpresa.
Il vento riprese, più
forte di prima.
L’uomo fissò gli occhi color sangue con terrore crescente.
<< E’ lui! E’ il suo fantasma! Ve l’avevo detto che la maledizione… La maledizione degli Uchiha…! >>
<< Smettila di blaterale idiozie e ascoltami: dove l’hai visto? Quando? Dov’è? >>
Il ninja era ammutolito dal terrore.
<< Dimmi dov’è! Dimmi dov’è, cazzo! >>, incominciò a urlargli in faccia, scuotendolo con ferocia.
<< Sasuke-kun, ti prego… >>
<< …Dimmelo, o giuro che t’ammazzo! Li vedi questi, occhi li vedi? Ti farò impazzire, ti farò impazzire a tal punto che mi implorerai di venir ucciso! >>
<< Sasuke-kun! >>
<< Non te lo chiederò un’altra volta! >>
<< Non avrai una parola da me, fottuto-
Passò un lungo, terrificante secondo. L’uomo si accasciò a terra, con un grido. Sasuke non battè ciglio.
<< Nella parte più profonda della foresta. >>, mormorò, la voce distante.
Era il crepuscolo. Le ombre avanzavano.
Le ombre si allungavano per terra.
<< Corri più veloce, invece di sprecare fiato. >>
Finché lei non lo perse di vista. Aguzzò gli
occhi, correndo
il più veloce che poteva. Inutile, ormai. In preda
all’ansia, si fermò di
botto, appoggiandosi a un grosso ramo. Avrebbe fatto meglio ad
aspettare
Naruto, avrebbero cercato insieme. Passarono i minuti, ma di lui
neanche
l’ombra. Sakura incominciò a sentirsi davvero nervosa. Si guardò intorno,
alla disperata ricerca di- di chiunque,
ma nessuno arrivava.
Il sigillo.
Non deve essere
spezzato, mai più, mai
Rosso e bruciante, crudele
“Perché
impariate a controllarlo, oggi…”
Quante cose non aveva saputo vedere?
<< Che cosa? >>
Shikamaru si irrigidì impercettibilmente.
Sempre, sempre con te
Non ce ne erano.
C’era qualcosa di assolutamente sbagliato in quella luce.
Un fruscio.
Qualcosa, c’era qualcosa
che si muoveva intorno a lei, sopra
di lei, ovunque, qualcosa di basso e strisciante, un crepitio continuo
di
snervante elettricità che le causava continui brividi lungo
la schiena, si
contorceva, si muoveva, strisciava, qualcosa cosa fosse non riusciva a
vederla,
si nascondeva, non riusciva a vederla ma forse non c’era
forse era solo
l’immaginazione ma lei aveva sentito qualcosa e non era
possibile e la faceva impazzire.
<< S-Sasuke? Sei tu? >>
Un sibilo. Questa volta era certa di averlo udito. Si voltò di scatto, e due occhi giallo oro, affilati come quelli di un serpente, le penetrarono lo sguardo. Prima che potesse urlare, la foresta esplose, e lei cadde a terra, priva di sensi.
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Okok, non ho voglia di fare note di fine capitolo particolarmente profonde, quindi... Non le farò.
Mi scuso per il ritardo, come al solito. E' un casino, lo so, se non c'avete capito niente del capitolo va tutto bene.
Nient'altro da aggiungere! Spero vi sia piaciuto!
Oh, quasi dimenticavo: questo è il principio della fine! Da qua, si scende in caduta libera! Mettetevi comodi e preparatevi alla fine del mondo, yay! ♥
Ja Ne,
suzako