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Autore: Teodosia    06/12/2007    3 recensioni
Una trama che non ha bisogno di presentazioni.
La storia del Pomo della Discordia e dell'inizio della Guerra di Troia vista in chiave moderna, nella migliore tradizione di Teodosia!
Enjoy it!<3
PS: Consigliata in modo particolare a tutti i fan di Heroes!XD
Genere: Romantico, Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo



Rest with me
My lovely brother
For you see
There is no other
Memory so sad and sweet
I'll see you soon
Save me a seat
My Lovely Man – Red Hot Chili Peppers






Dieci giorni dopo.

Paride l'aveva baciata pudicamente, poi aveva lasciato la sua camera d'albergo, appesa alla maniglia della porta l'avvertenza di non disturbare. Era una giornata soleggiata. Paride si disse che niente sarebbe potuto andare male quel giorno. Il senso di colpa...sì. Ma l'amore. L'amore.
Gli sarebbe piaciuto poter avere il lusso di chiedere per quale motivo una come lei lo avesse scelto. Oh, che pensiero patetico.
E quindi se ne stava lì tutto zuccheroso e patetico e sognante nella hall. Lui, il suo nuovo look che lo faceva quasi sembrare adulto e una ventina di persone.
Ettore arrivò così in fretta che Paride non ebbe neanche tempo di turbarsi. L'aveva afferrato per la clavicola e con quel suo nervosismo da politico l'aveva portato in bagno. Non aveva permesso neanche ai suoi gorilla di seguirli.
Paride si accorse solo quando il fratello si era stropicciato il viso appoggiando le natiche al lavandino, che la sua giornata era stata rovinata.
"Dimmi, Paride. Dimmi. Tu a cosa pensi?"
Paride sbuffò. Deformazione professionale. Ettore aveva preso l'abitudine a non essere molto chiaro.
"Ah-ah. Non ci provare piccolo bastardo. Non provarci. Io..."
Il contatto col muro aveva stupido Paride quanto il pugno chiuso di Ettore vicino alla sua faccia. Era orribile sapere perfettamente cosa stava succedendo.
"E' di nostra madre che stai..."
"No. Decisamente no. Non sono dell'umore per il tuo sarcasmo da liceale." Pausa. Ettore si allontanò e si rilassò. Lanciò la cravatta in un angolo.
Lo fissava con quello sguardo inquisitore. Doveva aspettarsi che Paride confessasse, si giustificasse. Non avvenne.
"D'accordo, allora." Ettore se ne stava lì, nella sua rabbia palpitante e fiammeggiante. Paride credeva di poter vedere il suo corpo vibrare insieme col suo battito cardiaco. "Ti racconterò una storia. Stamattina, mi alzo tranquillamente alla solita ora. Sono di buon umore, perchè tu sei di buon umore, e perchè tutto nella mia vita sembra essere roseo e per lo meno promettente. Ma." Pausa. "Sotto la porta della mia camera cosa trovo, Paride? Una busta gialla." Ettore estrae la busta dalla giacca e Paride sente infondo allo stomaco, infondo all'anima quella sensazione di perdita, caduta, che è tipica delle situazioni drammatiche. Alcuni lo chiamano senso di colpa.
Le foto sono sgualcite. E' possibile che solo adesso Paride capisca cos'ha fatto? No. Non potrai giustificarti in nessun modo.
Ci sono loro due in macchina. Lei ha due valige con sé e sembra felice. Lui le passa la mano sulle spalle e si sorridono. Escono di macchina con le valige. E' notte fonda e le luci sono gialle e complicate, ma tra i pixel di quella foto squallida da paparazzi, pare di vederla piangere mentre lo bacia.
La data conta cinque giorni prima di oggi.
Paride trema.
"Ecco, vedi. Mi hanno chiesto se volessi dar loro una certa cifra per le foto. Ma io stupido, stupido Ettore, ho pensato che perdio, il mio fratellino non mi avrebbe mai fatto nulla del genere. No. E ti dirò," faccia da sarcasmo crudele. Paride è pronto a incassare.
"Non mi risultava facile credere che una donna come quella, potesse incasinarsi tanto per uno come te. Quindi ho rifiutato. Sarà solo una biondona che le somiglia, ho pensato. Stupido."
Paride capisce che se vuole fare un tentativo, deve farlo adesso.
"Tu non c'entri. Non devi entrarci per forza, io...Sarà solo una questione mia, tu..."
"Ti prego." lo interrompe. Non ascolta una parola. Ti sembra il minimo dal momento che hai infranto ogni suo desiderio.
"Dicevo, ho rifiutato. Dio, lei era...Troppo. Mi preparo e vado a fare colazione con la mia famiglia. Dal momento che sono, o forse meglio dire ero, un politico sono costretto a vivere in un lussuoso albergo, nonostante mi trovi nella mia città. Uh, dimenticavo, anche tu dovresti essere un politico a modo tuo. Torno in macchina dopo una simpatica conversazione con mia moglie su quale tipo di camicie mi stiano meglio o qualcosa del genere, quando trovo il mio autista Al piegato su un giornaletto rosa. Cos'è, Al, gli dico. Mi risponde che è un giornale di sua moglie. Ah, e sai che altro? Mi dice che la signora Hawkins, dei democratici Hawkins, è scomparsa. Niente vie di mezzo, puf. Era strana da un po', dice il marito Menelao in una breve intervista. E poi che altro? mi sembra che basti. Dopo sono venuto qui. E dopo ancora credo...credo di averti spaccato la faccia." Lo afferra di nuovo. Paride cerca di concentrarsi su qualcos'altro perchè non riesce a sopportare l'intensità di quegli occhi. Il muro è davvero gelido. Le mattonelle così minuscole da conficcarsi nella schiena una ad una. Picchiami, si dice Paride, spaccami la faccia. Eppure quando le sue labbra trovano il coraggio di muoversi
"Io ti amo, Ettore" mormorano febbrili. Le vene della fronte sono contratte. Anche in queste condizioni, Ettore ha un certo fascino. "Sei la cosa più importante della mia vita e..."
"Hai distrutto la mia vita. Questo era la mia vita, e adesso? Chi potrà mai prendermi in considerazione come professionista e come, come uomo, dannazione." Lo afferra con entrambe le mani e lo getta per terra. Le gambe di Paride sembrano fatte di burro e ha la testa leggera. La collisione col suolo è veloce ma non indolore.
Adesso Ettore sente anche lui dell'inutile senso di colpa.
Lunghi sospiri. Il suo viso sembra riassumere un aspetto umano, una volta abbandonato il rossore. Ettore trema.
"Portami da lei," mormora.

Il minuto d'ascensore è il più lungo della vita di Paride. Gli sembra straordinario riuscire a provare imbarazzo, ma non avrebbe mai pensato di avere davvero il potere di ferire Ettore. La musica rilassante di sottofondo adesso è solo un richiamo irritante.

La scheda azzurra passa nel solco e con un sottile bip apre la porta della stanza. Lei siede serena e indossa l'accappatoio dell'hotel, mentre legge seduta su una poltrona. Non sembra pesarle aver trascorso i suoi ultimi cinque giorni in una camera d'albergo. Appena lo vede, le si dipinge in volto una sorta di stupore/ orrore che la rendono meravigliosa.
Ettore si stupisce nell'accorgersi di pensare una cosa simile. Lo sguardo colpevole di Paride lo ferisce di minuto in minuto, ed è nel momento in cui si accorge che la situazione è definitiva e che lo aspettano tutta una serie di patetismi tragici, che si siede, stropicciando via quella pomata dai capelli.
Paride si stupisce. Pensava che avrebbe sfoggiato il suo sguardo da 'sistemeremo questa cosa'.
Più guarda Elena - e non può farne a meno, perchè non riesce a guardare suo fratello - più Ettore si avvede di come lei non abbia colpa.
"Cosa farai?" mormora Paride. Pare voglia dare alle sue parole una sfumatura coraggiosa, senza buon esito. "Qualsiasi cosa...hai ragione. Mettimi alla gogna. Fa quello che puoi per far tornare le cose come prima."
Ettore arriccia la fronte. Lei adesso ha addosso una maglietta e una gonna e ha legato i capelli bagnati. La pausa è così lunga che Paride pensa di morirci.
"Affronteremo questa cosa".










  
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