Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Desty    20/05/2013    7 recensioni
“Dovresti smetterla” ti consiglio asciugandoti una lacrima. Tu annuisci distrattamente.
“Dovrei” dici. Già, ma lo dici sempre, però non smetti mai. Ormai ho anche smesso di crederti, Harry. Ormai ho capito di non avere più nessuna influenza positiva verso di te, ormai sei la superstar che ogni ragazza ama e che tutte vorrebbero avere, compresa me. Ma io, a differenza loro, non voglio questo Harry; voglio riavere il vecchio Harry. Sorrido amaramente e scuoto la testa; sono una povera illusa, quell’Harry non tornerà mai, non è così? No. Mi rispondo da sola. Tu riprendi a piangere velocemente. Le lacrime sembrano ormai essere un fiume in piena che desidera straripare dai tuoi occhi.
“Harry, stai tranquillo” ti sussurro all’orecchio mentre le mie mani accarezzano lentamente i tuoi capelli madidi di sudore.
“Tu sei qui” sussurri in preda ai singhiozzi; quelle parole mi colpiscono come coltelli affilati e mi trafiggono il petto andando a colpire dritto in pieno centro il cuore. Non ti eri mai accorto a pieno della mia presenza, mai.
“Sono sempre stata qui” ti rispondo ormai convinta a pieno che devo andarmene, devo allontanarmi da te e lasciarti. Le mie labbra si posano delicatamente sulla tua fronte bagnata.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Desty's Corner.
Ok, so che solitamente posto il mio angolo alla fine della storia ma, con questa, ho deciso di fare uno strappo alla regola. Vi spiego brevemente: oggi è una giornata di merda. Davvero schifosa, deprimente e senza un preciso senso nella mia esistenza.
Mi sto detestando con tutta me stessa per pensare tutto questo ma oggi,
anche un Ti voglio bene di Giada sembra aiutare poco.
Inizialmente non volevo nemmeno postare questa OS incredibilmente senza senso;
ma poi Vale l'ha letta e con le lacrime agli occhi mi ha definito una stronza e una stupida nel non volerla postare;
Giada mi manda un messaggio:
"Comunque sto guardando i video dei One direction :) credo siano bravi quanto belli...E sono sicura che se avrebbero l'onore di conoscerti, sarebbe un piacere più per loro che per te :) Ti voglio bene...E se mai vorrai fare un'imboscata nel loro hotel un giorno, io sarò al tuo fianco :')"
Inutile dire quante lacrime io abbia fatto uscire dai miei occhi ormai stravolti e stremati dal troppo pianto. Penso, sfortunatamente, che molte ragazze ora si trovano nella mia stessa situazione. Mi dispiace ragazze, vi sono vicina.
Ora, per chi abbia voglia di leggerla, vi lascio con la OS.
Un bacio e un abbraccio, Desty.





 

Bring me to my life.

 

 

Le luci abbaglianti, il volume della musica troppo alta, le urla delle fan che, in preda all’emozione, non la smettono un secondo di cantare e urlare sopra le vostre voci, sopra la tua voce. La solita saletta d’attesa, il solito divanetto a due posti di pelle nera, i soliti vestiti sparsi a caso e buttati alla rinfusa, per via della fretta, sul pavimento pieno di polvere e il solito odore di chiuso. Le solite guardie alte, robuste e completamente vestite di nero sono poste ad ogni angolo della sala e, di nascosto, sembrano osservarmi convinte che di punto in bianco possa poter fare qualche cosa di sbagliato e scorretto come, per esempio, salire sul palco in preda alle urla e saldare addosso a qualcuno di voi, a te. Ormai mi conoscono, sono ben tre anni che vi seguo, che ti seguo; sono ben tre anni che non vi lascio andare, che non ti lascio andare; sono ben tre anni che giro città del mondo insieme a voi e che, come ogni volta, durante uno dei vostri concerti, me ne sto qui, seduta su questo divanetto, ad ascoltarvi, ad ascoltare te che canti. Molto probabilmente ogni singola ragazza su questa terra preferirebbe essere qui, al mio posto e, se proprio devo essere sincera, non ci metterei né due né tre per far cambio.

Sono stanca.

Sai, Harry, ti ho osservato durante questi tre anni e, onestamente, non mi piaci più. Sei diverso, sei cambiato; la fama ti ha cambiato. Ricordi il ragazzino che, tre anni fa, voleva a tutti i costi partecipare ad un provino per X-Factor? Ricordi quel ragazzino che i sabati lavorava nella panetteria di Holmes Chapel? Ricordi quel ragazzino che aveva un po’ di pancia e che, per coprirla, indossava magliette, o felpe, troppo grosse per lui? Ricordi quando il tuo petto, poco scolpito, si vedeva ancora e non era ricoperto da tatuaggi dei quali, molto probabilmente, tra neanche un paio d’anni, ti pentirai? Ricordi tutto quello? Molto probabilmente no, ma io si. Ti osservo anche ora, mentre sei sul palco e fingi di divertirti; non sei più tu, non sei più il vero Harry Styles. La voglia di andarmene da questo posto è troppo forte e, di secondo in secondo, continua a crescere. Desidero avere una mia vita, desidero avere amici che non siano i tuoi, desidero non dover essere scambiata per la tua ragazza ogni volta che, magari, i paparazzi ci fotografano quando, raramente, riesci a portarmi a fare un giro; desidero intraprendere un mio lavoro, desidero poter recuperare tutti questi tre anni di studi persi al vento, desidero poter avere una mia vita, non vivere la tua. Eppure, sai qual è la cosa, o meglio il motivo, per cui rimango ancora qui, seduta su questo divanetto, a farmi venire l’emicrania mentre ascolto le vostre canzoni e le urla delle fans? L’unica ragione, Harry, sei tu.

Molto probabilmente sono scoppiata a ridere da sola a quel pensiero, le guardie mi scoccano un’occhiata di nascosto, ma io non gli do peso; mi sembra così assurdo pensare di essermi realmente innamorata di te. In questo momento, anzi, nell’ultimo periodo, ho desiderato con tutta me stessa ucciderti e andarmene via, lontano da te e da tutta questa fama che, lentamente, ti ha trascinato nell’oblio. Eppure, sono sempre qui, con te. Ti sono stata vicina nei momenti più tristi, nei momenti più felici, in quelli più difficili e in quelli migliori e sono quasi riuscita a trovare la conclusione: sei importante per me, Harry. Per quanto io mi sforzi, tenti di essere egoista fino al punto giusto per riuscire, finalmente, ad andarmene e lasciarti, sono ancora qui e non riesco mai a trovare sufficiente forza per andarmene. È come se, ormai, ogni fibra del mio essere si sia talmente abituata alla tua presenza da non voler diventare stronza per far si che io possa finalmente decidere a prendere le mie cose ed andarmene così via da tutto, andarmene via da te.

Eppure, c’erano stati quei periodi in cui ero finalmente riuscita ad andarmene: quando hai iniziato a frequentare Taylor Swift; quando, da ubriaco, hai baciato quella modella; quando, Dio solo sa per quale motivo, uscivi con una donna anche più vecchia di Anne, tua madre; quando, a quella festa, mi hai ridicolizzata davanti a Nick Grimshaw e Rita Ora; quando, alla festa del tuo compleanno, mi hai ignorata per tutto il tempo senza nemmeno ringraziarmi per la festa che ti avevo organizzato, troppo impegnato a sbavare dietro alla spogliarellista ingaggiata da Niall e Aiden. In quei momenti, troppo presa dall’ira nei tuoi confronti, ero riuscita ad andarmene eppure, sono sempre tornata da te. Perché? Perché tu sei sempre tornato da me. Mi hai sempre trovata, ovunque me ne andassi.

“La camicia” ringhia una guardia. La osservo stranita rendendomi poi conto che con il piede destro sto letteralmente calpestando la camicia appartenente a Liam. Senza dire una parola sposto il piede e la lascio libera. Per la prima volta, dopo due anni, mi ritrovo ad ascoltare nuovamente quello che dite sul palco:

“Voglio solamente ringraziarvi infinitamente per questa splendida serata!” urla Liam, proprio come da copione.

“Vi amiamo!” gli fanno coro Zayn e Louis mentre con la mano sinistra, quella che non tiene il microfono, salutano animatamente le fans in preda agli attacchi cardiaci.

“Siete le fan migliori del mondo!” già, Niall lo ripete ormai ogni volta e in ogni singola città, paese, nazione, continente andiate. Per lui, tutte le fan di quel posto, sono le fan migliori. Il mio sguardo poi, come magicamente, si fissa su di te. Indossi, come sempre, quei jeans neri troppo stretti per te; quelle magliette che non hanno un senso ben preciso e quelle scarpe che hai sempre considerato da vecchio; i tuoi capelli, una volta ricci e ben definiti, ora sembrano non avere neanche più un motivo. I tuoi occhi, luminosi e brillanti, guizzano a destra e a sinistra orgogliosi di te, di tutto quel successo, di tutte quelle urla che ricevi per come canti.

“Non saremo qui senza di voi” la tua voce, amplificata dal microfono, risulta ancora più roca di quanto non lo sia già; le urla diventano sempre più forti mentre tutti e cinque scendete dal palco e raggiungete quella salette dove, per più di due ore, mi sono ritrovata a stare. Noto, con dispiacere, il tuo sorrisetto compiaciuto e sornione; le tue fossette, una volta spontanee e naturali, ora sono utilizzate solo per far uscire ancora più di testa ogni singola ragazzina in preda agli ormoni. Nemmeno ti accorgi della mia presenza su quel divanetto scomodo, sei troppo impegnato a scrivere qualche cosa su twitter o a postare qualche foto che hai fatto durante il concerto su instagram. A differenza tua, Liam e Niall mi salutano con un dolce sorriso e Zayn si siede di fianco a me ormai stravolto. Saluto tutti e tre e anche Louis intento a sgolarsi una bottiglia d’acqua, scommetto che la sua voce desidera con tutta se stessa riposarsi, proprio come lui. Non puoi nemmeno immaginare quanto anche io desideri andarmene, allontanarmi da tutto, desidero provare ad allontanarmi da te.

Finalmente, dopo quella che per me sembra un’eternità, i tuoi occhi arrossati si posano sulla mia figura; un sorriso si fa largo sul tuo volto e, dopo aver scostato Zayn senza nemmeno chiedergli il permesso, ti posizioni accanto a me cingendomi le spalle con un braccio.

“Sei ancora sveglia, fortunatamente” le tue labbra inumidite su posano lente, soffici, sulla mia guancia arrossata e calda; sorrido senza un motivo e annuisco flebile. In quel momento mi rendo conto ti quanto alto sia il mio livello di stanchezza e la voglia di ritrovarmi sul letto dell’hotel, morbido, caldo e soffice aumenta ad ogni mio battito di ciglia.

“Allora vieni all’after-party” la tua, più che una domanda, sembra più un’affermazione; ma alle mie orecchie risuona anche un forte eco di ordine. Ecco, Harry, tu non chiedi, ordini. Tre anni fa, ricordo, ti saresti anche solo imbarazzato nel chiedermi di venire a casa tua per pranzo con mia mamma.

“Credevo fosse domani. Non si fa dopo l’ultimo concerto?” ti chiedo. Sul tuo volto appare un sorriso divertito, come se la mia domanda fosse incredibilmente stupida e insensata in questo momento. Una risata esce dalla tua bocca.

“Infatti. Questo è stato l’ultimo concerto. Andiamo, la limousine ci attende fuori” con la testa mi fai cenno mentre la tua mano si allunga nella mia direzione. Ti osservo dal basso. Scuoto la testa e mi alzo dal divanetto rifiutando la tua mano; un lieve cenno di disapprovazione prende possesso della tua espressione.

“Sono stanca” dico soltanto mentre afferro al volo la mia borsetta, “Torno in hotel” aggiungo, poi, dirigendomi verso l’uscita della saletta, pronta anche per uscire da quel teatro. Cerco di essere il più svelta possibile, per evitare che tu possa bloccarmi e convincermi a venire con te, come fai sempre. Proprio come volevo non accadesse, la tua mano afferra velocemente il mio polso e mi costringe a girarmi verso di te. Il tuo solito, e falso, sorriso si fa spazio tra le tue labbra. Rimango immobile ormai consapevole che il breve momento di coraggio se né andato e, sempre consapevole, che riuscirai a convincermi a farmi venire con te a quell’odioso after-party al quale preferirei con tutta me stessa non partecipare. Non penso ti sia accorto anche di questo, Harry, ma io detesto vederti ubriaco; detesto vedere quando ci provi spudoratamente con me, o con qualche altra ragazza; detesto poi doverti tenere i capelli, anche fin troppo laccati, mentre sei chino sul water a vomitare anche l’anima; detesto vederti piangere senza un motivo, lo fai solo perché è l’alcool che prende possesso di te e ti fa fare cose stupide. Detesto stare con te ad ogni singola festa, eppure sono sempre lì; sono sempre lì per te. Molti mi definirebbero stupida, codarda e succube; ovviamente, anche io mi definisco in questi modi. Però sono sempre lì, accanto a te, a sostenerti, a farti da roccia e ancora di salvezza; ci sono sempre per te. Ma da quanto, tu, non ci sei per me? Da quanto tempo il soggetto in questione sei tu? Da tre anni. Non fraintendermi, come ben sai non sono mai stata quel tipo di ragazza che ama stare al centro dell’attenzione, ma mi piacerebbe poter ricevere qualche attenzione amichevole da te.

“Ti prego, vieni con me” sussurri avvicinandoti a me. Il tuo naso sfiora volontariamente il mio. Tiro un profondo respiro.

“Sono stanca” ti ripeto, nella speranza di farti capire quanto scarsa sia la mia voglia di venire con te. Ma tu, ormai, sembri non ascoltarmi più. Sembra che le mie parole ormai siano programmate per entrare dal tuo orecchio destro e uscire da quello sinistro; ormai non mi ascolti più, sei perfettamente consapevole che alla fine la mia risposta sarà positiva e che riuscirai ad ottenere, come sempre, ciò che vuoi.

“Ci divertiremo” dici scostandomi una ciocca corta e castana dal volto. No, Harry, non ci divertiremo; sarai tu quello a divertirti. Io sarò quella che ti affiancherà e che fingerà di divertirsi solo per farti felice; almeno fino a quando non avrai alzato troppo il gomito, ti allontanerai da me e tornerai solo quando avrai bisogno di qualcuno per reggerti i capelli mentre vomiti o tranquillizzarti quando ti parte un attacco di panico. Alzo i miei occhi verdi verso di tuoi; mi sforzo, ci tento, ma non riesco più a riconoscere quegli occhi che mi avevano conquistata il primo giorno d’asilo. Non trovo più quegli occhi pieni di sincerità e allegria che mi avevano convinta a fidarmi di quel piccolo bimbo che piangeva a causa del graffio che si era procurato giocando a pallone con gli amichetti nel cortile dell’asilo. I tuoi occhi ormai sono vuoti e spenti.

“Ti porto all’hotel non appena ti senti proprio stanca” sussurri nuovamente, notando che non ti rispondo. Deglutisco e annuisco. Tu, senza nemmeno un abbraccio o un bacio, inizi a trascinarmi fuori dal teatro e mi fai accomodare nella limousine accanto a Louis. I suoi occhi azzurri si posano nei miei e lui capisce, lui se ne rende conto; anche Liam, Niall e Zayn sanno. Loro riescono a percepirlo e tutti mi fissano, mi guardano comprensivi ma i loro occhi mi chiedono anche di sopportare, di andare avanti e di starti accanto.

Ma io ti sono accanto, Harry. Lo sono sempre.

 

 

 

***

 

 

Il bicchiere è caldo, la vodka è fredda. Quel contrasto l’ho sempre odiato. Ho sempre detestato una mano calda che si posa s’un vetro freddo, ho sempre detestato il contrasto tra caldo e freddo. Ho sempre preferito due mani fredde che si intrecciano; due labbra calde che si toccano mentre si baciano; due nasi freddi che si sfiorano. Ho sempre preferito i nostri contrasti, Harry. Ho sempre preferito le nostre mani fredde, le nostre labbra calde e i nostri nasi freddi. Ho sempre preferito i nostri occhi caldi e pieni di sentimenti che si incontrano; ma ora, questi, sono entrambi spenti e privi di emozioni. La musica è alta e il buio privilegia sulla luce in questo locale; il tuo sorriso, però, è smagliante. Seduto di fianco a me ti vedo bere il tuo nono bicchiere e, dopo quest’ultimo, ti vedo barcollare mentre scendi dallo sgabello del bancone.

“Vado a fare un giro, tu aspettami qui” la tua voce è alta. Corrugo la fronte mentre sento le tue labbra premere furiosamente sulle mie lasciando un retrogusto di amaro quando si staccano. Sospiro e annuisco, nonostante sappia che tu non puoi vedere la mia risposta; nonostante sappia che tu non possa vedere le mie lacrime, lacrime piene di delusione, dolore, tristezza. Me le asciugo velocemente e, proprio come fai tu sempre, mi sforzo di sorridere e butto giù un altro sorso di vodka e acqua tonica. Ormai l’alcool non mi fa più nemmeno l’effetto eccitate che mi faceva all’inizio; ho imparato a regolarmi, a trattenermi. Ho capito che è inutile ubriacarsi per dimenticare tutto, si rischia solo con lo stare peggio e far si che le cose diventino ancora più brutte, forti, dure e complicate. Tu, invece, sembri non averlo ancora capito; ma come biasimarti?

“Raylee! Eccoti!” mi volto e trovo Ed davanti a me. Lo saluto con un sorriso e le sue labbra, rese ispide dalla barba rossa, si posano sulla mia guancia. “Ho appena visto Harry correre in bagno. Credo stia male. Ancora” la sua voce è distrutta, resa bassa dal suono elevato della musica. Sospiro e scendo dallo sgabello sapendo perfettamente quale sia il mio compito, il mio dovere, il mio ruolo. Ringrazio Ed con una carezza sul braccio e, nonostante i tacchi e i piedi doloranti, inizio a correre. Corro da te, Harry.

Non mi ci vuole molto per trovarti, sei nel terzo bagno a sinistra con la testa china sul water e le mani, tremanti, poggiate sul pavimento sporco e umidiccio. I tuoi occhi lacrimanti si alzano verso di me; ti vedo distrutto, a pezzi. Mi inginocchio accanto a te e con un fazzoletto, preso dalla mia pochette, ti pulisco gli angoli della bocca.

“Dovresti smetterla” ti consiglio asciugandoti una lacrima. Tu annuisci distrattamente.

“Dovrei” dici. Già, ma lo dici sempre, però non smetti mai. Ormai ho anche smesso di crederti, Harry. Ormai ho capito di non avere più nessuna influenza positiva verso di te, ormai sei la superstar che ogni ragazza ama e che tutte vorrebbero avere, compresa me. Ma io, a differenza loro, non voglio questo Harry; voglio riavere il vecchio Harry. Sorrido amaramente e scuoto la testa; sono una povera illusa, quell’Harry non tornerà mai, non è così? No. Mi rispondo da sola. Tu riprendi a piangere velocemente. Le lacrime sembrano ormai essere un fiume in piena che desidera straripare dai tuoi occhi.

“Harry, stai tranquillo” ti sussurro all’orecchio mentre le mie mani accarezzano lentamente i tuoi capelli madidi di sudore.

“Tu sei qui” sussurri in preda ai singhiozzi; quelle parole mi colpiscono come coltelli affilati e mi trafiggono il petto andando a colpire dritto in pieno centro il cuore. Non ti eri mai accorto a pieno della mia presenza, mai.

“Sono sempre stata qui” ti rispondo ormai convinta a pieno che devo andarmene, devo allontanarmi da te e lasciarti. Le mie labbra si posano delicatamente sulla tua fronte bagnata.

 

 

 

 

***

 

Il tuo russare è forte, la luce del sole è accecante, le mie valigie sono pesanti e il dolore che provo è insopportabile. Ci sto riuscendo, Harry. Me ne sto andando e ho deciso il modo peggiore per farlo: mentre tu non ne sei cosciente; ma ho capito che solo mentre tu non te ne rendi conto io posso allontanarmi da te. Mi sento egoista, cattiva, stronza; mi sento una pessima amica. Ti sto lasciando per vivere la mia vita, ormai stufa di vivere la tua. Ho paura, Harry. Paura che tu possa trascinarmi fino in fondo, che tu possa trascinarmi nell’oblio insieme a te. Ormai ho capito che non posso fare più nulla, se non andarmene; se non allontanarmi da te prima che tutto possa cambiare del tutto, prima che tutto possa andare definitivamente a puttane. Catturo brevemente il mio riflesso sfocato nella finestra dell’hotel, non sono più io. Sento, e vedo malamente, i miei occhi gonfi e brucianti, circondati da nero a causa delle occhiaie e del mascara colato e trascinato per tutto il contorno a causa delle mie mani che sfregavano furiosamente cercando di scacciare le lacrime. Ti muovi lentamente nel letto e i tuoi occhi si aprono velocemente, quasi mi avessi sentito poggiare la mano sulla maniglia della porta. Il mio cuore batte, batte forte e veloce, quasi desideroso di uscire dalla gabbia toracica, trapassare il mio petto e andarsene nella speranza di non soffrire più. Mi fissi non riuscendo a capire il perché io fossi davanti alla porta con la valigia ben salda nella mano. Dopo un paio di minuti, sembri capire, la tua espressione cambia: è triste, delusa, consapevole che questa volta il tutto è decisivo. Non dici nulla, stai fermo nel letto e mi fissi con delusione. Abbasso lo sguardo.

“Ci sono sempre stata” ti dico prima di aprire la porta e uscire dalla camera. Con le lacrime che scendono veloci raggiungo l’ascensore che, con estrema lentezza, mi porta nella hall dell’albergo lussuoso a cinque stelle che, ovviamente, riservano sempre a te e alla band. Esco di corsa tentando di evitare ogni singolo sguardo delle persone presenti nell’hotel. Il rumore della strada sembra stordirmi di colpo e alzo una mano tentando di bloccare un taxi che però, non si ferma. Sbuffo asciugandomi l’ennesima lacrima che scende dai miei occhi ormai, anche loro, al limite della sopportazione. Sento un peso nello stomaco, nel petto. Mi sento morire, Harry, ma so che devo farlo. Ma, proprio come avviene sempre, la tua mano, fredda e morbida, si impossessa della mia, anch’essa fredda ma ruvida. Non voglio voltarmi, non ci riesco; non riuscirei a sopportare il tuo sguardo, non voglio vedere nuovamente la tua delusione nei tuoi confronti.

“Lo so” sussurri appoggiando il mento sulla mia spalla, il tuo alito sa ancora di vodka e quell’odore fa salire un leggero senso di nausea in me. “Perché te ne vai?” domandi poi. Sorrido amaramente; tu la sai la risposta, ne sei perfettamente a conoscenza. Perché mi stai facendo questo, Harry? Non riesco a risponderti, sento la gola tremare e so che solo provassi a spiaccicare parola finirei col piangere. Non voglio che tu mi veda piangere, non voglio che tu mi veda debole, distrutta, a pezzi.

“Sei cambiata, Raylee” queste tue parole mi uccidono. Mi uccidono letteralmente. Hai afferrato il manico del coltello e lo hai rigirato nel mio cuore, facendolo piangere nuovamente. Ma questa volta è lui quello che piange, non io. Lascio andare la tua mano con rabbia, forza e violenza.

“Io?! Sono io quella cambiata?! Harry, ho sopportato di tutto per questi tre anni! Ti sono sempre stata accanto! Sono io quella cambiata, Harry? Sono davvero io?! Ti è mai capitato di vederti allo specchio ogni tanto, in quest’ultimo periodo?!” batto un piede per terra e tu sussulti. I tuoi occhi s’ingrandiscono e la paura aleggia lievemente sulla tua faccia. La mia espressione è tirata, le mie labbra tremano insieme alle mie mani e al resto del mio corpo.

“Non sei più tu, Harry! Il mio migliore amico è sparito! L’Harry Styles che ho conosciuto all’asilo, non c’è più!” urlo in preda alla rabbia, alla tristezza, alla delusione, alla disapprovazione, all’odio e all’amore. Con mia sorpresa tu scoppi a ridere.

“La gente cambia, Raylee. Nessuno rimane lo stesso. C’è chi cambia in meglio, e chi cambia in peggio. Personalmente, mi considero fortunato ad essere diventato così” rispondi con estrema tranquillità. Immediatamente mi tranquillizzo anche io. Basta, Harry, basta. Sorrido amaramente e i miei occhi incontrano i tuoi. Capisco che quello che stai dicendo sono solo bugie, tu non ne sei convinto; hai paura anche tu, ma non lo vuoi dare a vedere.

“Non ne vale la pena, Harry. Ormai è finito, è finito tutto. Ti voglio bene, sei essenziale per me” quelle mie parole ti fanno spuntare un sorriso sincero sul volto.

“Allora resterai con me?” domandi.

“No, Harry. Tu continuerai con la tua vita; io, ora, devo iniziare a vivere la mia” ti abbraccio, Harry. Ti abbraccio così forte da poter sentire il battito accelerato del tuo cuore contro il tuo petto; è veloce, forte, agitato ed emozionato. “Ti amo, Harry. Ti amo così tanto. Ma non mi piaci più” sussurro al tuo orecchio con le lacrime agli occhi. È stato bello, Harry. È stato tutto splendido con te accanto, ma ormai è tutto così diverso. Ti libero dalle mie braccia e vedo che stai piangendo e, per la prima volta dopo tanto tempo, vedo che i tuoi occhi sono tornati quelli che erano un tempo. Istintivamente le mie labbra si posano sulle tue e, per la prima volta, questo è un bacio vero e non un bacio occasionale, provocato solo dall’alcool che accumuli la sera durante le feste. Solo in quel momento capisco; capisco che sono io la causa di tutto. Sono io la causa del tuo cambiamento, sono io che ti ho portato a comportarti in quel modo. È tutta colpa mia. Le tue mani sfiorano le mie guancie ormai bagnate.

“Ti amo, Raylee” sussurri a tua volta. Sorriso amaramente e richiamo un taxi che, questa volta, si ferma. Le tue mani stringono per l’ultima volta le mie prima di lasciarle e farmi così salire sul taxi che mi porterà non so dove. So solo che devo andarmene. Mi chiudi la portiera con le lacrime agli occhi; sembri così tenero e vulnerabile in questo momento. Ti saluto attraverso il finestrino e il taxi parte lontano, proprio come gli ho chiesto appena salita.

Ti amo, Harry. Ti amo così tanto. Ma non mi piaci più.


 

Raylee:


Harry:

 

 

 

 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Desty