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Autore: ileMaprimaunCaffe    20/05/2013    2 recensioni
Questa è una storia che viene fuori da momenti di improvvisazione. Eppure anche se non è già scritta la sento vivere dentro di me. E' qualcosa che verrà fuori man mano. C'è una ragazza, c'è un ragazzo. E c'è un mondo che mette a dura prova il loro Amore. Ad attenderli: un passato che può diventare un improbabile futuro. Chi sarà a vincere il cuore di Sonia, in un universo così esteso?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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1capitolo

1

Non importa, respira

 

<< No! Chiamalo tu Emii >> le dico con disappunto, sa sempre come farmi innervosire.

<< Ma dai, lo contatti e gli chiedi se mercoledì ci sarà anche lui >> mi risponde lei tranquilla, il che mi infastidisce ancora di più.

<< Allora non vuoi capire? Non lo sento da troppo tempo da chiamarlo, così perché una testona mi dice di farlo d’improvviso, per scroccare un passaggio. Ti pare? >>

<< Ma non ho neppure il suo numero a differenza tua >> insiste << Te lo invio e lo chiami quando ti pare >> persevero.

<< Sonia – questa sarei io: una ragazza qualunque con problemi qualunque, almeno questo è quello che ho sempre pensato! – Te l’ho spiegato che oggi sono molto impegnata e bisogna confermare entro domani la presenza all’evento >>

<< Beh mi dispiace! Non ho intenzione di farlo. Tra l’altro le ultime volte che ho provato a contattarlo non ha mai risposto – ora non sono una donna orgogliosa, almeno non molto, credetemi, ma è per quel minimo di dignità che mi resta che tengo duro: e che cavolo! – Mi ha evitato per bene e se la questione sta divenendo il posto per il mio sederino, farò a meno di esserci >> oh mamma sono esausta.

 

Come se non bastasse, proprio prima ci pensavo. Sei sparito nel nulla. I tuoi capelli castani che sapevano di buono, la tua pelle ambrata che profumava di pesca e i tuoi occhi, così verdi e così impenetrabili, sembrano ogni giorno più lontani.

Il ricordo vuole ingannarmi: le nostre chiacchierate, tutti i bei discorsi fatti, pian piano mi appaiono come fantasie di una visionaria.

Chissà dove sei ora.

 

<< Hey ci sei? >>

<< Si scusa >>

<< Non dire cavolate ‘lato b’ non potrebbe mai spiacere ad alcuno, quanto meno a chi sai tu! >>

<< Emiiii – mi sento avvampare per le sue insinuazioni – ma cosa dici. Sai benissimo cosa intendevo >> quasi le rimprovero. Ride mentre la mia mente vola qui e là. << Ora scappo a lavoro, ci sentiamo più tardi? >> << Si si certo >> mugugno << ahahahah – continua – a più tardi, ciao bella >>

<< ciao >>.

 

Pazzesco quanto sia ostinata questa ragazza, Emiliana. E’ di una bellezza incredibile. E’ alta, ha i capelli neri come il carbone, ricci che le incorniciano il viso asciutto. Ha delle gambe da fare invidia. I suoi occhi sono scuri a volte lo sono più dei sui capelli. Non ti ci puoi specchiare e seppure brillino sempre, non sono molto rassicuranti. Di solito di persone così non ci si fida molto, ciò nonostante, sono convinta che abbia un’infinita bontà celata dietro quel cielo scuro come la notte: torbido come in tempesta, lascerà poi il sole spuntare.

In realtà non la conosco a molto, se non fosse stato per quel viaggio di qualche anno fa , ora sarei, si fa chiaramente per dire, più tranquilla. Il bello del nostro rapporto è che ci siamo prese da subito. Non siamo le solite amiche, di quelle che da bambina sogni guardando un film. Noi siamo quelle della realtà, che non sempre hanno tempo di raccontarsi i minimi dettagli della giornata e di spettegolare di questo o di quell’altro, quelle che poche volte si scambiano tenerezze; in fin dei conti siamo coscienti che la vita è difficile, e in certi momenti abbiamo bisogno di qualcuno cui aggrapparci. IO lascio che lei si aggrappi. Quando si lascia cadere, la prendo. Ci prendiamo. Ad oggi, appena possiamo, ci sentiamo, dico sul serio però quando la definisco testona. Quando si convince di qualcosa: è davvero dura.

Ora, chiamare Claudio, quel gran.

Fossi matta. Meglio lasciar stare, è una pessima idea e poi non voglio neanche arrischiarmi a farlo.

Basta continuare a respirare.

 

Poso il cellulare giusto in tempo, prima che il mio capo mi becchi. La pausa pranzo è finita da un pezzo ed ho ancora alcune cose da sbrigare. Lavoro in una azienda di telecomunicazioni, come assistente manager del top executive – che sarebbe la mia capa – ma eliminando i vari fronzoli, per amor del vero, sono soltanto la tutto fare di Trinciabue. E qui sottolineerei la mia spaventosa capa, alla “Matilde sei mitica”, proprio lei, con la sua grande corporatura e quel fare acido e imponente; lei pretende da me – e questa è solo una microscopica richiesta fra le tante, che: le si porti caffè decaffeinato amaro macchiato con latte di soia – finta salutista che fa perdere a me la salute -  alle 7:35 in punto. Non un minuto in più non un minuto in meno, non deve essere freddo o bollente e lo devo portare nel suo ufficio. E non poggiarlo sulla scrivania perché “potrei rovesciarlo” sulle migliaia di cartelline colorate, che nonostante ogni sera sistemi, sono perennemente in ‘sparso ordine casuale’, bensì devo versarlo in una tazza con su stampato a caratteri cubitali gialli: W IL BOSS; una volta fatto ciò devo poggiarla sul tavolinetto basso nero, non quello rosso, dove invece lei preferisce trovare quello che mi ha gentilmente chiesto di comprarle. La lista di queste suddette cose, mi viene per facilitarmi, inviata per email, per un contatto più diretto, e fortunatamente per me, non telefonicamente; visto che predilige comunicarmela all’ora che più l’aggrada.

L’ultima risale alle ore 2:25 di questa notte.

 

Signorina Avamisi:

Nuova bambola per mia figlia;

Tampax;

Germogli di soia;

Tofu;

Cuscino auto rosso;

Collant visone.

 

Tutto per domani alle 10:00. Si ricordi: puntuale e tutto sul tavolino rosso.

A domani, Maria Rosaria Serra, Top Executive SamMaster Communications.

 

E’ davvero una persona squisita non c’è che dire, infatti mi stupisce come il suo perfetto marito abbia frantumato la loro famiglia scappando con l’insegnante della sua ultima figlia. Ora spirito materno a parte, lei non ha davvero niente che non vada. Ci intendiamo.

D’accordo ora mettendo da parte i miei sarcasmi, devo riordinare l’archivio, controllare le ultime bozze di stampa, fissare alla Serra una mammografia per venerdì e ovviamente riordinare i fascicoli come ogni sera.

<< Sonia, mi porti il file Donato >> mi dice passando davanti la mia scrivania senza fermarsi, diretta nel suo ufficio con i soliti odiosi tacchi a spillo – che oggi sembrano proprio trafiggermi le tempie – penso pressandomi ai lati della fronte come a voler tappare quel rumore.

<< Certo, signora, subito >> mi sento leggermente rispondere. Guardo l’orologio sono le 18:15. Oggi tutto sommato è un giorno come tanti, eppure pare durare un’eternità. Sarà che sono stanca, sarà che certi pensieri non vogliono lasciarmi andare. Alle 19:00 finisco ed ho deciso: mi regalo un bel dolcetto da BelAmi.

 

Salgo nella mia bella auto, che ho battezzato Milla (Camomilla), perché guidare, mi rilassa, e già penso a quale meraviglia gustare. BelAmi è un posto davvero delizioso. Si trova alla periferia di Pisa, la mia città, ed è lontano dai flash dei turisti che si improvvisano eroi ‘raddrizza torre’ per il tempo di un click. E’ piccolo come locale e forse per questo più caloroso e c’è sempre buona musica in diffusione. E’ quel posto accogliente che profuma amabilmente. Quando vado lì, purtroppo meno spesso di prima, colgo l’occasione per leggere sorseggiando un infuso, camomilla e miele per esempio. Il mio solito in giornate come queste. Per non parlare poi delle squisitezze che Dionea, la proprietaria che è ormai un’amica, prepara. Arrivata, siedo lì, dove mi è caro: sulla poltroncina davanti al caminetto, ancora spento dato il caldo flebile di fine settembre.

Cerco di spegnere tutto, ogni parola che sento nelle orecchie. Spingo via le immagini che il cuore ripropone alla mente e lo faccio nonostante avverta una sensazione di calore al petto mentre lo rivedo lì, Claudio, che mi guarda e mi accarezza. Ma ora è lontano ed io lo lascio lì. Sì, voglio rilassarmi, ascoltare Armstrong che Dionea ha appena messo su e gustare questi attimi. Armstrong. Lei non sa che regalo sia per me: ecco altre sensazioni e altre immagini arrivare. Stavolta fanno meno male di prima, almeno spero. Qui sette anni fa incontrai una persona. Ero seduta proprio, dove sono adesso che leggevo Orgoglio e Pregiudizio della Austen, credo per la sesta volta ed ero comunque molto presa; quando sulla poltroncina vicina avverto una presenza, non ci faccio poi tanto caso poiché la storia si faceva interessante: guardavo coi miei occhi Mr. Darcy avvicinarsi. Poi una voce mi fa: << avesse avuto il coraggio di incontrare i suoi occhi, avrebbe visto come l’espressione di dolce felicità che gli illuminava il volto lo trasfigurasse; ma anche non avendo il coraggio di guardarlo, lo ascoltava … >>.

Ora, per chiunque abbia anche solo poche fantasie romantiche, si direbbe che la persona seduta al mio fianco potrebbe essere la mia anima gemella. In un certo senso era così.

Lì c’era Cecilia.

Con il volto tondo piegato dal suo dolce sorriso, i capelli rossi come le ciliegie, le cadevano a ciocche sparse come onde ma morbide, sulle spalle, rendendo più caldi quei suoi occhi blu pieni di sogni. Quel giorno parlammo tanto del libro, delle nostre vite, della scuola, di quanto ci piacesse leggere e del sogno che avevamo di scoprire il mondo stese all’ombra di una quercia con un libro fra le mani. Diventammo inseparabili, BelAmi era il nostro posto sicuro e in cuor mio lo sarà sempre. Senza che me ne accorgessi stringo il cellulare, vorrei inviarle un messaggio. Che cosa potrei scriverle?

 

*Suoneria* (Rumorosa …)

 

 

Mia madre.

<< Sonia? >> sento squittire

<< Si? >> rispondo docilmente stanca

<< Ciao, sei a casa? >> la sua voce gracchia più del solito.

<< Ciao mamma, no. Non ancora, perché? >>

<< Non posso sapere mia figlia dov’è? >> sempre irritata, ma che ha questa donna!

<< Certo, intendevo dire ti serve che ti porti qualcosa giacché sono per strada? >> DIN DIN DIN. Sonia 1 Mamma 0. Salvata in corner, oggi non mi va proprio di fare questioni.

<< Ah, beh, allora >>

<< Mammaa >> cerco di tirarle fuori quel che, so bene, sta morendo dalla voglia di dirmi.

<< Sonia tuo padre è impazzito dice che vuole cominciare a giocare a golf >>

<< Cosa? Mamma per questo mi hai chiamato? >>

<< Beh Sonia se tu passassi di qui più spesso forse riusciremo a farlo ragionare >> – preciso che i miei abitano in un paesino distante da me circa 15 minuti di macchina – dice tutto d’un fiato per non consentirmi di ribattere. Ecco lì ti volevo, la solita solfa. I genitori non ti lasciano mai davvero andare! Vorrebbero che vivessi con loro per avermi sempre là a tiro d’occhio, per controllarmi e bearsi del potere della patria potestà.

 

<< Mamma ascolta, se papà ha deciso, la mia presenza non cambierebbe nulla! >>

<< Ma ti dico di si invece, perché tu potresti ricordargli che non è portato per nessun tipo di sport, senza che ti dica che moglie austera sei! >>

<< Si certo >> cerco di chiudere il discorso mentre dentro di me urlo e sbuffo e lei non molla.

<< Sonia passi? >>

<< E’ proprio così che ti ha chiamata? Austera? >> nascondo un risolino, mio padre e mia madre sono da Zelig.

<< Sì e ha aggiunto rigida >> Sospiro.

<< D’accordo verrò >> Sono esausta. Almeno per stasera non chiamerà più!

 

Rincaso nel mio appartamento alle undici inoltrate. Alla fine per evitare altre inutili chiacchiere mi sono fermata a cena ed ho recitato il mio solito monologo del ‘sto bene’; il lavoro procede bene; vivere da sola mi piace’; ‘forse prenderò un cane o un canarino’; ‘no, non sono dimagrita: mangio’.

 

Mi spiaccico sul letto e crollo leggendo un’email.

 

 

Signorina,

Libro ricette De Riso;

Ancora germogli di soia (stavolta si ricordi di prendere quelli nella confezione di carta e non di plastica);

Ancora Tampax.

 

Sempre per le 10:00. A domani. Non faccia errori. Puntuale.

Maria Rosaria Serra, direttrice SamMaster Communications

 

Ma mi pagheranno abbastanza per questo?

La risposta, sappiamo tutti, lucidità o meno, essere: CERTAMENTE NO.

 

*

*

*

 

Mi sveglio di soprassalto convinta d’aver fatto tardi, mi siedo in mezzo a letto leggermente stizzita, faccio per bere un po’ d’acqua che ho sul comodino e mi accorgo che intorno a me regna il silenzio. Guardo l’orologio a muro che mi ha regalato Emiliana, sono le 3:20, mi ricopro. 4:50, mi giro sul fianco.

Ho gli occhi e sento camion passare in strada, avrò dormito?

5:10. Accidenti! Sconfitta mi alzo. Vado verso i fornelli in cucina e mi preparo un thè. Do uno sguardo alla mail di Trinciabue sul mio cellulare. Allora per il libro posso controllare sul sito della Feltrinelli, germogli e Tampax li trovo nel solito negozio in via Salti. Fra le due tappe credo che, considerando il traffico mattutino, ci impiegherò al massimo una mezz’oretta. Perfetto. Posso prendere tutto e sistemarlo sul tavolinetto rosso quando lei sarà in riunione con la filiale londinese. Tiro un sospiro di sollievo, con la speranza che oggi sia una giornata semplice.

- A quest’ora alla tele non passa assolutamente nulla – penso facendo zapping stesa sul divano – solo programmi di cucina in replica, vendite promozionali di coltelli “taglia tutto” … ah! Ecco un bel documentario, conciliatore di sonno  - Parla dei quartierini francesi: quelli, dove all’alba tengono i mercatini di prodotti locali. La signorina ripresa in primo piano afferma che ogni vicolo, nella fascia oraria 3-6 del mattino, è destinato a settori di vendita differenti. C’è il vicolo della verdura e della frutta, quello dell’artigianato, quello per la vendita di fiori ecc... Mentre nei giorni dispari, i negozi del posto, a turno, allestiscono un vero e proprio mercatino dell’usato, esponendo: libri, vinili, apparecchi telefonici vintage, mobilie d’altri tempi e tante altre rarità.

- Mmh. Davvero carini questi quartieri, comprerei volentieri qualcosa – osservo con interesse  ma sento gli occhi caldi. – Carina anche quella  - mi dico vedendo una cornice che vendono a 45€  - ma non sarà pubblicità gratis questa? Mah – Oh! Com’è bella quella polaroid, quanto mi piacerebbe averla! Devo proprio andare in Francia! – Stavolta non è più un pensiero. Ormai parlo con Margot, quella del documentario.

- Oh! Oh! Oh! Quel giradischi sarebbe perfetto sul tavolinetto che ho in soggiorno. Potrei metterlo sotto l’arco della libreria. Gli occhi mi bruciano – Margot è meglio che la smetti sto accumulando troppi debiti! – Mentre lo dico, gentilmente Margot attenua la voce e la vedo salutare, abbasso le palpebre, la vedo sorridere, ancora, non la sento più. Il rumore è un altro. Non è assordante, è costante e per questo poco piacevole. Percepisco il vento in velocità. Vado veloce ma non sono io a correre, è qualcos’altro, ci sono io e scruto fuori da un finestrino chiuso. Gli alberi si susseguono svelti perdendo forma e colore. Sono … Sono in treno.

 

<< Ho sonno >>

<< Ora mi sposto >> sono seduta sul suo “lettino”, vorrebbe riposare ed io dovrei scansarmi; in realtà non voglio. << Non serve >> mi dice. Ascolto la sua voce calda e la accolgo come una coperta di lana quando senti freddo freddo – sorridiamo - << se resti così mi fai il solletico >> - << scusami non è mia intenzione >> invece la mia mano resta lì, poco, molto poco distante dal tuo (ab)braccio. Quella giusta distanza per la quale nell’aria aleggia qualcosa di chimico, di magnetico, qualcosa che non saprei descrivere.

<< Certo. >> e come se m’avessi letto nel pensiero cominci la tua danza della vendetta. Mi pizzichi qua e là: il braccio, un fianco e poi l’altro..

<< Non lo soffro >> .. << ma come? Niente niente? >> - questo non sembra fermarti, nonostante ti sia reso conto che è inutile, tu continui a stuzzicarmi l’allegria; ed è per questo che, forse perché presa dal momento forse perché cominci a farmi sentire irrequieta, mi confesso:  << In realtà più che il solletico soffro i brividi >> - << mmh >> - << sai in base alle sensazioni che mi trasmettono le persone >> butto lì velocemente, rossa in viso, come a spegnere quella nuova sensazione. I movimenti continuano, sento le tue mani svelte. Pizzichi, ma con calma, mi stringi, mi manca l’ossigeno. Passa qualcuno nel corridoio di quel treno deragliato dalla curiosità di un uomo e di una donna, da gesti occulti. Ti fermi e poi riprendi il tuo gioco, in un attimo mi circondi, mi cingi, con una mano mi sfiori l’atlante, tra spalla e collo, e raggiungi l’altra chiusa sul mio stomaco, mi tiri giù e mi baci il braccio. Una volta e poi ancora. E ancora. E lambisci il mio arto come se nulla a parte quello potesse avere un senso. A colmarmi, è il tuo cuore fatto di pochi gesti.

 

Ho le orecchie vuote, eppure la musica è ancora lì, nel lettore che stringo fra le mani, che cerca di riportarmi l’aria al cervello, i piedi per terra e finalmente nella realtà. Il tuo fare, intanto, non si arresta. Forse percepisci la mia tensione: il non comprendere quel desiderio che mi annebbia, forse tu sai qualcosa oltre me mentre ancora ti resisto; allora prendi a massaggiarmi. E’ un lungo e lento oscillare di seduzione. Prima sei giù in fondo la schiena e man mano su, a risalir verso la nuca. Sensazioni piacevoli invadono il corpo: mi chini il capo e sposti delicatamente i miei capelli portandoli all’in giù, sento un brivido arrivare. Stringo le ginocchia come a voler impedire che sparisca ai miei piedi e mi abbandoni. La mia lucidità è coperta da un velo, non capisco cosa succede, gli altri passeggeri potrebbero svegliarsi improvvisamente, eppure vorrei avvicinarmi a te: legarmi ai tuoi movimenti, se ti sposti, voglio riempire il vuoto che crei tra noi. Ad un tuo sorriso corrisponde il mio. Le tue pose, la tua attenzione vorrei mi appartenessero. Come se tutto ciò fosse soltanto una mia fantasia, è come se la mia mente menta al mio corpo che sto ferma! Il tuo tocco si arrende alla stanchezza mentre la confusione piomba in me: erano quelle “mie” sensazioni a spronarti! Erano i miei brividi forse che bramavi? Alzo gli occhi alla ricerca delle garanzie per il cuore e sei lì, nascosto da un ghigno a dai tuoi occhiali scuri che mi serrano un mondo. << Stenditi >> mi indichi un lembo di posto al tuo fianco – non sono convinta - << faccio il bravo >> aggiungi in un soffio gonfio di chissà quali tuoi pensieri – i miei occhi indugiano - << giuro >>. Le tue lenti sono un limite, mi fanno sentire bloccata, - saranno un segnale? - sono molto a disagio, tanto che il tasso di acidità mi sale alla gola << e ci mancherebbe! >> Ecco è traboccata.

Perché sono così gelida? Un iceberg ambulante! 

 

Ed è come se mi svegliassi al polo nord: fredda e sola col bisogno di guardarti, con il ricordo che si allontana di me l’al tuo fianco, stretta dalla tensione di sfiorarti improvvisamente.

- Dopo una nottata simile non potevo avere un aspetto peggiore – dico al riflesso nello specchio – i miei capelli lunghi, mi arrivano sui fianchi, sono pieni di grovigli e sono elettrizzati proprio come me! Cerco di acconciarmi alla meglio: li lego in uno chignon, infilo un pantone morbido a sigaretta blu notte, una blusa rosa antico ed una giacca leggera, a doppio filo, color crema con risvolti in macramè che riprendono il rosa e il blu; per stare “comoda” poi indosso i  miei tronchetti preferiti 8 cm color fango con il plateau crema, infine raccolgo tutti i miei effetti personali in una postina a mano Piero Guidi, ultimo acquisto pikengo.it. Se c’è una cosa che adoro del mio lavoro, è potermi permettere di vestire come mi pare. Apparentemente soddisfatta, comincio quest’altra giornata. Prima tappa via Salti. Compro Tampax e i germogli: ma poi cosa ci farà con tutta sta soia? Esco dal negozio e mi beo dell’arietta fresca mattutina. L’estate ormai giunge alla fine e devo ricordare di prendere un ombrellino. Che poi non mi dispiace così tanto. Certo l’estate: il sole, il mare, le ferie, sono fantastiche, ma niente mi fa dormire meglio della pioggerella autunnale che mi tamburella sulle finestre e sul tetto del mio appartamento. Il quale ho scelto a posta perché è una mansarda. Toh! Guarda una nuova libreria! Forse la giornata può migliorare! Dopo ci ripasso. Parcheggio Milla nello spazio apposito di fronte e vado a piedi in ufficio. Il percorso non è poi tanto lungo e sarà l’arietta, sarà che stamattina ho intravisto un rotolino, ma lo faccio volentieri: attraverso, giro a destra, poi a sinistra. Percorro ancora 20 metri prendo il caffè di Trinciabue e mi affretto. 7:32. Le sciacquo la tazza - W il Boss. - Che umorismo Maria Rosaria! Giusto in tempo.

<< Sonia dov’è il mio caffè? >>

<< Buongiorno Direttrice >> - che maleducata sta tizia - << sul tavolinetto >> rispondo con una voce piatta che nella mia testa invece è un ruggito.

<< Mi ascolti attentamente mentre sarò in riunione, ho bisogno che lei chiami l’ufficio stampa della Face TeleCommunication e si assicuri di prendermi un appuntamento con Frasiati. Lui e non altri! Mi raccomando! Poi avverta il mio ex marito che il prossimo weekend abbiamo gli incontri per l’affidamento >> - sto cominciando a segnarmi qualcosa, ho ancora sonno. Ci vorrebbe un caffè. << Ma che fa se le scrive? >> - << EH? >> - << Lasci perdere! Si svegli Sonia! Qui alla SamMaster Communications >> – ecco che comincia! Vorrei fare testa e scrivania - << pretendiamo efficienza, attenzione e massima competenza >> - Quasi quasi dopo compro dei tappi color carne. Sarà troppo? << Sonia! >> - ah? - << Si! Direttrice! Mi scusi, mi impegnerò di certo! Le serve altro? >> le vedo quasi uscire il fumo dalle orecchie, - sono indecisa se prenotarle una spa o smettere di portarle il caffè, lo ha praticamente trangugiato! - << Certo! Deve consegnare il rapporto dei risultati aziendali al reparto amministrativo. Chiami Perez dell’associazione Benefit Comunica e lo incontri entro la fine della prossima settimana. Inoltre non si dimentichi di relazionare l’elaborato sulla questione OSI entro il 29 settembre. Per ora è tutto! Ha riportato ogni cosa? >> aggiunge con più di una punta di gusto. 

Lascio il suo ufficio intontita e con una valanga d’ansia per il progetto OSI che non ho neppure cominciato. Oggi è ventidue. Panico.

Meglio darsi da fare! Sono le 8:00 e ho due ore per fare tuto o quasi. Chiamo la FTC.

<< Salve sono l’assistente di M. Rosaria Serra SMC, Sonia Avamisi >> - << Salve, in cosa posso esserle utile? >> - che voce gentile, perché Trinciabue non può averne una simile? Invece di quello stridio?- << Cerco l’ufficio stampa: il dottor Frasiati >> - << le passo subito il suo assistente >> - << la ringrazio >> - mi sento allegra - << a lei buona giornata >>.

Una voce rude e veloce mi risponde all’altro capo: << Il dottor Frasiati è impegnato fino al 12 ottobre. Richiami allora >> - Ma che modi - << Scusi, mi presento: sono l’assistente manager – da dove mi è uscita questa? Sgonfia il petto stupida! – della direttrice della SamMaster Communication >> il tono mi si alza sulla fine e stono clamorosamente - << potrebbe gentilmente offrirmi due minuti d’attenzione? >> L’uomo non risponde subito. Prende un respiro e dice << Signorina? >> - << Sonia Avamisi >> - << Signorina giusto? >> - ma che glie frega? - << Sì, certo >> - << Ha due minuti e mezzo da quando ha cominciato il suo sproloquio ed ora le restano tre quarti di minuto: cosa ancora da aggiungere? >> - Brutto stronzo! Non vorrei mai conoscere un uomo come lei! Fossi anche disperata! – Beh d’impulso ti direi questo – ma gli affari sono affari quindi mi trattengo e cerco la mia autostima che si è persa in qualche angolo - << La dottoressa Serra ha un importante progetto in cantiere, per la formazione di un modello protocollare >> - mi fermo per enfatizzare meglio quello che dirò - << che sin dal 1983 è stato un’utopia e che… >> - non sbuffa più – avrà capito! - << Signorina Avamisi, in cosa posso esserle utile? >> - Ha! Ha! Ha! Dov’è finito il tuo orgoglio! Eh? - << La ringrazio, lei è? >> << Arturo Graziati >> - segnato sulla lista nera - << Signor Graziati, desidererei, e sarebbe molto gentile – ormai ho il coltello dalla parte del manico – se potesse, fissarmi un appuntamento con il dottor Frasiati quanto prima. >> - << Mmh vorrei davvero che fosse possibile >> - << 1983 >> - << Ahh Signorina >> sospira profondamente << vedrò di fare il possibile, sarebbe così gentile da indicarmi a quale indirizzo e mail recapitare giorno, luogo ed ora? >>. Finalmente.

Inviata l’email all’ex Mr. Serra, mi resta ancora un’ora per il rapporto aziendale.

 

 

Sono le 9:00. Il boss è in riunione e io ne approfitto per scendere a prendere un caffè e passare in quella libreria. << un caffè schiumato da portar via, grazie >> - << 1€ >> - << Tenga >>. Mi avvio verso l’auto per prendere “la spesa del capo”. ‘LeggenDario’ dice l’insegna. Entrando dei campanellini accompagnano il mio ingresso. – Carina questa libreria – mi guardo intorno in cerca di qualcuno a cui chiedere. << Salve, posso esserle d’aiuto? >> - Appunto – mi volto. << Ce - cerco un libro di ricette >> - Cavolo che bell’uomo. Alto, moro e che occhi! Le lenti gli stanno d’incanto tra i capelli volutamente trasandati – mi viene da sorridere che imbarazzo – chissà come sono conciata. << Ha un genere in particolare che le interessa? E’ un regalo o è per uso personale? >> - Sonia sembri una ragazzetta ‘repigliate’ come direbbe Cecilia - << Ah? No, assolutamente >> rispondo accigliata, pare non capirmi – ovviamente e come potrebbe, parlo a monosillabi - << Non è per uso personale né un regalo, è una commissione per Trincianbue >> - l’ho detto davvero? Cazzo - ora mi guarda più perplesso di prima – quei suoi occhi chiusi, una fessura grigia, mi confondono - << voglio dire per il mio capo >> mi affretto << precisamente cerco un ricettario: ‘Dolci. De Riso Salvatore’ >> taglio corto – ormai ho fatto la mia figuraccia - << controllo subito. Mi aspetti.. >> - come potrei non farlo - << ..qui. Torno in un attimo >> - bello e gentile e chi ci crede? - << Trovato >> lo sento dire in lontananza. << Ecco a lei. Sono25,60€ >> guardo l’orologio sono le 9:35. Pago e saluto frettolosamente quello che mi sembra il Dario dell’insegna, che mi fa l’occhiolino mentre scappo via.

Ho ancora qualche secondo – ma sì chiamo mia madre.

<< Ciao mamma, come va? >>

<< Ah! Sonia ciao. Tutto bene. Tuto padre dice che lascerà perdere il golf. Ma vuole comunque entrare in un club. Mi farà disperare. >> - << Mamma ma sono sole le nove e mezza: ieri sera vi ho lasciati tranquilli! Mi è venuta un’idea perché non cerchi qualcosa per te? Lascia papà alla sua nuova mania e fatti un hobby! >> - << Ma cosa dici Sonia? Sei pazza? >> - << Cosa ci sarebbe di male? >> - mi chiedo guardando De Riso sorridente in copertina - << Ecco perché non segui un corso di cucina? >> - << Perché non cucino bene abbastanza? >> - << Oddio mamma tu travisi tutto. Lo dico perché devi rilassarti e pensare più a te! Sei pesante - sto esagerando ma il carico di nervosismo grava su di me, ormai come una bottiglia d’olio caduta, le parole scivolano fuori senza controllo - e ha ragione papà! Ora ho da fare. Stammi bene >> - Faccio per chiudere che sono più nera di prima - << Ciao Sonia >> sputacchia arrabbiata.

Mai una volta che si potesse chiacchierare serenamente.

 

*Bip. Bip.*  un messaggio?

 

Soooooooooniaaa forse ho fatto quella telefonata ;)

Buona giornata tesoro! Baci Emiliana”

 

Oddio che ha combinato sta grulla! Avrà chiamato Claudio? Che avrà detto? Non posso crederci. Non posso assolutamente pensarci, non posso in alcun modo perdere lucidità per uno che si dissolve nel nulla. Lavoro&Lavoro. Questo e nient’altro, neppure la rispondo, tanto già so che mi tormenterà lei più tardi. Torno in ufficio e sistemo tutto sul tavolino rosso. Trinciabue sarà ancora in riunione per poco. Il cellulare mi suona ancora. Stavolta è un email.

 

 

Gentile signorina Avamisi,

Il signor Frasiati sarebbe entusiasta di incontrarla.  Nel giorno 25 settembre, lunedì, alle ore 15:45 presso la sala conferenze dell’Aurora Hotel in Via Leopardi, 10.

Egregi saluti, Arturo Graziati assistente FTC

 

<< Sonia! >> Riunione terminata.

<< Direttrice? >> - << Ha fatto quello che le ho chiesto? >> - << Si: Lunedì ha un incontro con Frasiati nel primo pomeriggio; suo marito è stato informato; Perez è libero mercoledì ventisette e il progetto OSI è sotto controllo >> - << E’ tornata in se’ a quanto vedo >> mi guarda compiaciuta: sa benissimo che Graziati è un assistente-doberman. Sorrido senza risponderle ma avrai una domanda che tengo per me. – Cosa diamine dovrei fare con Perez? Mah, lo scopriremo poi. - << Sonia per oggi è tranquillo, continui il suo dovere e trascorra un buon weekend >> - E’ gentilezza questa??? - << Ah un’ultima cosa: nella sala riunioni ci sono le registrazioni della conferenza, le relazioni e me ne faccia trovare, una copia cartacea ed una su cd, domattina sulla mia scrivania col mio solito caffè >> - Carognaaaaa! Arpia! Domani è il mio giorno libero. Che perfidia. - << C’è qualche problema? >> mi chiede calma ma con quel luccichio negli occhi di chi sa di averti in pugno. – hai ragione che questo lavoro mi serve! - << Nessun problema direttrice >> - << Benissimo. Deve lasciare gli egoismi a casa se vuole far carriera in questo ambito mia cara. >> e me lo spiattella con quella voce da megera che si ritrova. Roba da pazzi questa giornata.

 

*

*

*

 

Fortunatamente la pausa pranzo non tarda ad arrivare. Mi sembra di soffocare per cui decido di pranzare fuori. Mentre sono per strada, squilla il telefono.

E’ emiliana. Oddio Claudio. Cavolo no. Ansia.

<< Ciao Emi >>

<< Madre che voce, giornataccia? >>

<< Non immagini quanto. Mi sento stanca >> - << Vuoi parlarne? >> ha una voce così avvolgente << Non esattamente. Sono in pausa pranzo, voglio mangiare questo toast quanto più velocemente. Sai se mi affretto magari stacco prima >> dico speranzosa che capisca che non sono dell’umore. << Sonia mi spiace che tu stia così giù di corda. Fammi sapere a che ora finisci. Passo da te.. Va bene? >> << Okay >> - ahh- mi sento rilassata: ha capito.

 

*

*

*

“Emi to tornando a casa. Ci vediamo alle 20? Cena da me?”

Inviato.

 

*Bip. Bip*

 

“Perfetto. Cercherò di essere puntuale :*”

 

Rientro che sono stanca morta. Faccio una doccia rilassante e mi getto nel lavoro per evitare di pensare a ruota libera - Progetto OSI a noi! – o almeno ci provo. Nel frattempo metto su l’acqua per la pasta. Stasera ho bisogno di carboidrati e vino. Emiliana arriva mentre colo gli spaghetti. Viene in cucina emi mostra la bottiglia di rosso. << Stasera devi staccare da tutto! >> Annuisco << Che mangiamo? >> chiede mentre sbircia la padella che ho sul fornello << Olive e capperi? >> - << Buooono. Domani però si va a correre! >> - << Trinciabue mi ha bloccata, devo passare in ufficio >> le comunico rassegnata << di sabato? Ma che vuole sta matta? >> - << AAA che ne so? >> - << Bisognerebbe trovarle un uomo >> - << per quello ci sarei prima io >> lo dico quasi in un sussurro – forse non mi ha sentita - << Oh tesoruccio, vieni qui. Fatti abbracciare, andrà tutto bene >> ci stringiamo un po’ << e poi io ho una novità >> - << che novità? >> - che avrà combinato? - << Prima si pappa e poi se ne parla! >> indica il piatto << Buon appetito >> ed urla contenta << anche a te >> la imito senza successo, in compenso fiondo la testa in un buon profumino.

   
 
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