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Autore: Bale    21/05/2013    1 recensioni
Il famoso scrittore Noah Gallagher (già protagonista della mia FF "Amori Sbagliati") si trova in un grave momento di crisi.
Non sa più chi è, non scrive più. Si sente solo e smarrito nel mondo.
L'unica persona che potrebbe risolvere tutti i suoi problemi si trova a Roma, ma lui non ha il coraggio di tornare da lei.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lasciarsi







Noah si sentiva stanco, vuoto e nervoso.

Le sue dita battevano sulla tastiera.

Metteva per iscritto i suoi pensieri, le sue impressioni. Cercava di mantenersi sempre un po’ vago quando scriveva i pezzi da pubblicare sul suo blog.

Nessuno che conosceva ne sapeva nulla, ma voleva comunque evitare di essere troppo trasparente.

SI trattava di un blog, non di un diario personale. Molta gente lo leggeva, lo sapeva dal contatore dei visitatori.

Alzò per un attimo il suo sguardo. La casa era vuota. Il divano era vuoto.

Katherine se n’era andata. Era stato lui a mandarla via. L’aveva pregata di uscire, di andarsene da casa sua e di tornare in Inghilterra, magari da Peter. Era lì la sua vita e, se anche Noah si fosse sbagliato, era comunque sicuro di non volerla intorno. Non potevano stare insieme, non erano fatti l’uno per l’altra.

Si passò una mano tra i capelli.

Anche di Olga aveva detto la stessa cosa: non erano fatti per stare insieme.

Ma allora cosa lo attendeva? Una vita di solitudine?

Lasciò andare il computer e tornò in casa.

Si versò da bere. Non voleva caffè né tisane. Aveva bisogno di qualcosa di forte.

Recuperò una vecchia bottiglia di whiskey dal fondo di un cassetto e se ne versò un bel po’ in un bicchiere di vetro già pieno di ghiaccio.

Lo mandò giù in fretta e sentì la gola bruciare. Storse il viso in una smorfia di dolore.

Alla fine si infilò in fretta le scarpe e uscì di casa.

Raggiunse l’aeroporto in taxi e trovò Katherine ancora lì, in sala d’attesa.

Andò verso di lei arrivandole alle spalle.

-Katherine?-   la chiamò posandole una mano  sulla spalla e inducendola a voltarsi.

I suoi occhi erano pieni di lacrime.

Quando lo riconobbe non sorrise, non c’era speranza nei suoi occhi.

Sapeva che Noah non aveva fatto tutta quella strada per chiederle di restare. Non aveva cambiato idea. Era solo pentito di averla trattata male, di averla mandata via quasi con la forza. Noah era buono, dolce. Non avrebbe mai potuto fare del male a qualcuno. Non intenzionalmente.

Katherine aveva avuto paura quando aveva visto l’ira nei suoi occhi, ma lo aveva capito.

Noah era distrutto, ferito. Era stata lei a renderlo così fragile e vulnerabile.

-Hai ragione, Noah-   disse all’improvviso mente lui le accarezzava il viso.

Lui la guardò senza capire.

-Io non ti amo più-   spiegò    -Sono corsa qui perché io e Peter siamo in crisi, ma non ti amo. Volevo solo farlo ingelosire, ferirlo. L’ho capito soltanto dopo la tua scenata-

Una lacrima le scese sulla guancia, Noah l’asciugò con le sue dita.

-Ma non puoi credere che non ti abbia mai amato-   proseguì   -Forse l’ho fatto nel modo sbagliato, ma l’ho fatto. Ti ho amato sempre, durante tutte le notti passate insieme e i giorni trascorsi in caffetteria. Ti ho amato anche quando non c’eri-

Lui chinò lo sguardo commosso.

-Anche io ti ho amato tanto, Katherine-    disse senza riuscire a guardarla.

-Non avrei mai voluto farti del male-   riprese lei tra le lacrime.

-Lo so-   rispose lui portando finalmente lo sguardo ai suoi occhi color caramello.

-Mi dispiace tanto-    disse infine   -Ma ora devo lasciarti andare-

-E io devo lasciare andare te-

Noah non riusciva più a distogliere lo sguardo da lei. Quello era un vero e proprio addio.

-Tu mi hai lasciata andare già molto tempo fa-   rispose lei    -Sei stato molto più coraggioso di me-

Si allontanarono l’uno dall’altra, poi Katherine prese il suo bagaglio e sparì tra la folla.

Noah si voltò per dirigersi verso l’uscita, ma si sentì chiamare di nuovo da lei.

Si voltò d’impulso.

-Posso chiederti una cosa?-   disse tornando verso di lui.

Noah annuì curioso.

-Che ci facevi all’aeroporto l’altra mattina?-

Era incredibile, se ne era quasi dimenticato.

-Volevo partire-

-Per andare da un’altra donna?-

Lui annuì con cautela, quasi come se avesse timore di ferirla.

-Allora cosa aspetti? Vai! Parti!-

Si voltò di nuovo e sparì.

Noah , rimasto solo, si guardò intorno.

Avrebbe potuto acquistare il biglietto per Roma, ma dopo qualche momento di esitazione, uscì dall’aeroporto.

Si sentiva in subbuglio, in tumulto. Si sentiva pronto a scrivere un altro libro.
   
 
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