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Autore: Inganno    21/05/2013    0 recensioni
Gli zombie non sono soltanto morti tornati in vita, ma anche vivi già morti...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zombie

Era da almeno due ore che il vecchio non si spostava da quella panchina. Chissà, se fosse morto in quel momento, quanto tempo sarebbe passato prima che qualcuno se ne accorgesse… Sembrava aspettare un treno che non sarebbe mai passato, dava la sensazione di aver lasciato andar via la vita ancor prima che questa potesse cessare davvero.  

Non aveva nessuno. Era solo.

Nella solitudine più totale, sperando quasi che la morte arrivasse per portarlo via da quella sua finta esistenza. E per lui tutti i giorni si ripetevano, ognuno identico al precedente, aspettando che qualcosa potesse mutare, invano. Sarebbe arrivato al punto di trovare la felicità nelle più futili delle cose, purché queste gli avrebbero dato l’effimera sensazione di un cambiamento, qualunque esso fosse. Perché quando la vecchiaia arriva, va via la forza. Vanno via i sogni, ormai inutili da inseguire, sfuggono le speranze, scivola tutto dalle dita. Si esiste, ma non si vive. Tutto ciò che rimane sono i ricordi, i nemici più subdoli e meschini. Essi riportano alla mente i momenti felici, ma ormai questi sono cessati per sempre, e questo tormenta, distrugge, violenta gli animi dei vecchi come niente è in grado di fare. Il giovane può ambire ad edificarne di nuovi, il vecchio no, può solo ricordare quelli che già possiede, per quanto sia doloroso farlo.  All’infuori di questi non ha nulla, ha solo quella maledettissima memoria che lo tormenta, ma per quanto possa essere beffarda, almeno riesce a far sentire ancora in vita chi è in procinto di morire. Forse la migliore soluzione sarebbe stata proprio la morte, in grado di strappare via il vecchio da quel mondo che chiaramente non gli apparteneva più. Non era vivo, non era morto. Era uno zombie, nulla di più nulla di meno. E mentre quel vecchio fissò per l’ultima volta le sue mani, solcate dai tagli di quella che poteva chiamare vita, evidenziata dalle rughe di quella che poteva definire semplice esistenza, chiuse gli occhi.

Finalmente.

 

  
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