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Autore: sushiprecotto_chan    21/05/2013    1 recensioni
In quel Gaarako-san c’è tutto il rispetto del titolo onorifico del san implopato da un tono allegro ricco di aspettative e timori. Non la chiama Gaasan, perché forse non osa farlo. Eppure, con tutti i limiti sul come-chiamare-la-ragazza-che-ti-piace-e-che-un-paio-di-volte-ha-anche-tentato-di-ucciderti, Rock Lee non si fa problemi a mostrare l’affetto che prova per lei al mondo intero.
Gaarako e Rock Lee al loro primo appuntamento.
[fem!Gaara/Lee]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Rock Lee, Sabaku no Gaara
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Naruto prima serie
- Questa storia fa parte della serie 'About Lee's Pairings'
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Questa storia è stata scritta per Odu e temo sia solo la prima di una serie con fem!Gaara (e di sicuro solo la prima di una serie di GaaLee). Non so perché, ma fem!Gaara è così ispirante!
Born to Run… è meravigliosa e desideravo citarla. Anche se non c’entra particolarmente, penso che urli GaaLee qua e là. La storia non è nulla di ché.
 
 
 
 
 

But I gotta find out how it feels

I want to know if love is wild, girl I want to know if love is real


 
Together Wendy we'll live with the sadness

I'll love you with all the madness in my soul

Someday girl I don't know when we're gonna get to that place

Where we really want to go and we'll walk in the sun

But till then tramps like us baby we were born to run
[Born to Run, Bruce Springsteen]

 
 
 
 
 
 
 

Luna park.
With all the madness in my soul.

 
 
 
“Gaarako-san.”
Gaarako non è proprio abituata a sentirsi chiamare a quel modo; di solito le kunoichi più temerarie e con cui ha più confidenza tendono ad usare il diminutivo Gaachan quando la devono interpellare, ed i suoi fratelli preferiscono soprannomi del tutto originali inventati sul momento (sua sorella Temari è campionessa di fantasia in quel campo; una volta ha perfino finito per chiamarla “mobiletto”).
In quel Gaarako-san c’è tutto il rispetto del titolo onorifico del san implopato da un tono allegro ricco di aspettative e timori. Non la chiama Gaasan, perché forse non osa farlo. Eppure, con tutti i limiti sul come-chiamare-la-ragazza-che-ti-piace-e-che-un-paio-di-volte-ha-anche-tentato-di-ucciderti, Rock Lee non si fa problemi a mostrare l’affetto che prova per lei al mondo intero ed a seguirla ogni volta che può come fosse un cane. Un cane di tutto rispetto, s’intende, ma un cane piuttosto stupido ed un po’ troppo devoto, perché chi segue è colei che davvero ha tentato di farlo fuori per ben due volte giusto una manciata di mesi prima.
Rock Lee è un – bel – po’ ridicolo, molto semplice e talvolta veramente incredibile. E Gaarako, ex cercoterio assetato di sangue ed attuale cercoterio domato ed aspirante Kazekage, davvero non capisce come mai l’affascini tanto, a tal punto di essersi ritrovata, in quel momento, vestita di tutto punto davanti al cancello di un lunapark di dubbio gusto.
“Gaarako-san!”
Il primo punto, è che Gaarako non ci ha mai pensato, ai suddetti ‘ragazzi’. Per lei fino a qualche tempo prima – ma anche più recentemente, eh – era già un concetto irraggiungibile quello di famiglia ed amici, figuriamoci la possibilità di uscire con qualcuno.
Il secondo punto, è che a Gaarako non piace il suo corpo. Si ritiene troppo mingherlina, troppo scarna, troppo ridicola, con quei capelli rossi e una mimica facciale impassibile, troppo abituata a fare tutt’altre espressioni che non a sorridere o altro. Non che le sia mai importato, ma ora evidentemente dovrebbe importarle, e si è ritrovata in tutta la sua goffezza in quel tentativo di vestito pallido che le casca da tutte le parti e non le dona affatto.
“Gaarako-san!”
Finalmente rivolge il suo sguardo verso Lee, che ancora sta correndo verso di lei.
“Sì?”
Lee riprende fiato e una specie di nice guy pose stramba. “Andiamo?”
“Sì.”
 
Entrano al luna park muniti di biglietti e faccia tosta; Lee prova a fingere di avere in mano la situazione, di conoscere bene il posto e di sapere esattamente cosa inventarsi per farla divertire, quando invece si vede lontano un miglio che non ha minimamente il controllo e non riesce a fare altro che guardare l’una o l’altra giostra con occhi luccicanti da bambino ed indicargliele tutte man mano, sperando che prima o poi la ninja della sabbia si decida a sceglierne una.
“Gaarako-san, che stai guardando?”
Ed eppure anche lei non si trova in una situazione felice: si sente tesa come una corda di un violino e a malapena pronuncia monosillabi.
“Niente in particolare.”
“…Ah.”
Gaarako vorrebbe essere un’altra persona, in quel momento. Vorrebbe riuscire ad essere più leggera, più femminile, riuscire a ridere serena intorno a Lee, civettando con lui, e sì, magari preferirebbe non avere un passato di omicidi alle spalle. Oppure vorrebbe avere la possibilità di fregarsene, di lui e del proprio passato.
Fino a poco tempo prima (e non si sta parlando solo di quando ancora amava uccidere), ci sarebbe riuscita con estrema facilità, il che significa che non le sarebbe importato assolutamente nulla fin dal principio. Ora non è così, e sinceramente non riesce a capacitarsi di come questo sia accaduto.
Rock Lee è speciale? È strano, questo è sicuro, ma per considerarlo speciale occorrerà un po’ più di tempo, sarà necessaria ben più conoscenza, più fiducia.
Non è speciale, per lo meno non ancora. Ma forse è ciò che Gaarako vuole.
Sono ancora tesi, ma l’atmosfera è diventata sensibilmente più rilassata. Lee ha recuperato quella quanto mai stramba sicurezza in se stesso e le propone gentilmente una giostra, una specie di giro in una barchetta in cui lei sa perfettamente che si bagnerà. Nonostante questo, Gaarako accetta.
Si chiede come faccia Rock Lee a fidarsi così ciecamente di colei che gli ha procurato ferite così gravi da fargli rischiare di perdere la vita e la sua ragione di vivere, e davvero non riesce a trovare una risposta. Non che le importi. Le importa?
Guarda Lee.
È tutto d’un pezzo. È galante, ma non falso. Gentile, antiestetico, assurdo, talvolta ridicolo, ma non invasivo. I suoi sorrisi non sono falsi.
Forse sì. Forse potrebbe essere esattamente ciò che vuole.
Forse, un giorno, potrebbe persino amarlo. Amarlo con tutta la follia che ancora alberga nel suo cuore.
   
 
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