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Autore: zacra    22/05/2013    2 recensioni
"never enough" letteralmente significa , mai abbastanza, ed è così che si sentono i personaggi principali di questa FF .... mai abbastanza, felici, tristi, arrabbiati.... non raggiungono mai alcun apice....
questo è il mio ultimo lavoro, nato alle 3 di notte della festa di S. Patrizio.... spero possa piacervi
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’è un filo rosso che unisce chi non si è mai conosciuto, che ci lega a qualcuno che forse incontreremo domani.
C’è un filo rosso che guida e incrocia i nostri destini e ci porta ad amare a prima vista lo sconosciuto che è nella nostra vita da sempre!
(Louis Malle)
 
 
Dal concerto erano passati alcuni giorni, Jared passò distrattamente accanto al calendario nello studio, ma vederlo con la coda dell’occhio lo fece fermare a riflettere sul fatto che in meno di due settimane non l’avrebbe più avuta intorno, lei gli aveva detto che le sarebbe piaciuto andare all’Hollywood Forever, ma non aveva capito se stesse scherzando o se dicesse sul serio, fino a quando il giorno precedente mentre lei si faceva la doccia non aveva sbirciato la famosa lista delle cose che voleva vedere a Los Angeles,  era ormai tutto spuntato, tranne l’Hollywood Forever, il whiskey a go go e la tomba di Bukowsky.
Si passò una mano tra i capelli indeciso sul da farsi, forse lei aveva già deciso quando andare.
-          Posso prendere la macchina?-
La sentì urlare dalle scale.
-          dove vai?-
lei non rispose e lui si sedette sul divano con la chitarra in mano.
-          Scusa non mi piace urlare- disse dopo averlo raggiunto.
-          Neanche a me-
-          Pensavo di andare all’Hollywood forever, lo so, le persone normali non vanno per cimiteri-
-          Le persone normali, ti sei esclusa da sola- le disse.
-          Che simpatico, non mi mancherai per niente – disse Ariel prendendo le chiavi dell’auto che lui aveva posato sul tavolo davanti al divano.
-          Davvero non ti mancherò?- chiese guardandola.
-          Forse un po’, mi mancherai come un gatto credo-
-          Che cazzo vuol dire?-
-          Che sentirò la mancanza della tua presenza intorno a me- rispose.
Lui posò la chitarra stava per dirle qualcosa ma lei si alzò dal divano e lo salutò in fretta prima di sparire fuori dalla porta, lo aveva come al solito anticipato, non gli permetteva mai di capire molto di quello che provasse per lui, sempre ammesso che qualcosa lo potesse davvero provare.

Ariel guidò seguendo le indicazioni del navigatore, odiava quell’aggeggio ma le aveva fino a quel momento permesso di vedere una città sconosciuta in piena autonomia.
Parcheggiò davanti ad un fioraio poco distante dall’entrata del cimitero e decise di prendere un paio di rose gialle, erano per i Ramones, uno dei suoi gruppi preferiti.
Quella mattina il sole stava facendo il suo lavoro più che mai, Ariel si sventolò con la cartina della città che teneva in mano, non avrebbe mai immaginato che potesse fare così caldo in quel periodo dell’anno, vide in lontananza una panchina e decise di sedersi per un po’, non aveva incrociato molta gente nel cimitero e dovendo essere sincera la cosa non le era dispiaciuta affatto, amava passare le ore da sola a passeggiare con la compagnia dei suoi pensieri.
Prese il cellulare dalla tasca dei jeans, aveva due chiamate perse di Jared, sospirò e alzò lo sguardo davanti a sé, vide la bellissima scritta Hollywood troneggiare sulle colline, sia Jared che Shannon le avevano detto che non ci si poteva più andare da anni vicino, ma lei non era mai stata brava a seguire le regole, uno dei suoi desideri era quello di sedersi all’ombra della grande “H” e guardare la città di Los Angeles dall’alto.
Decise di chiamare Jared mentre percorreva la strada per tornare alla macchina.
-          Ciao- disse Ariel quando lo sentì prendere la chiamata.
-          Finalmente, dove sei?-
-          Sto tornando alla macchina-
-          Ok, senti io esco e torno stasera, ti conviene mangiare fuori, in casa non c’è molto- le disse.
-          Va bene..-
-          Buona giornata- le disse prima di attaccare.
Ariel rimise il cellulare in tasca e proseguì il tragitto verso la sua auto.
Guidò per un po’, la macchina di Jared le piaceva molto, era il tipo d’auto che lei non si sarebbe mai potuta permettere in tutta una vita di lavoro, si rese conto di essere a pochi isolati dal Whiskey a go go, decise di fermarsi e andare a vederlo, aveva messo in moto senza decidere dove andare, se si trovava lì in quel momento doveva essere in un certo senso destino.

Fermò l’auto e il suo stomaco brontolò rumorosamente, era da quella mattina che non toccava cibo e non si era fermata un solo istante.
Entrò nel primo supermarket sull’altro lato della strada e prese una bottiglietta d’acqua e dei Jelly Bean , li aveva assaggiati il primo giorno e da allora erano diventanti la sua nuova pietanza preferita.

Attraversò la strada quando vide il locale, era come andare ad un primo appuntamento con l’uomo dei sogni, aveva immaginato quel momento per così tante volte, aveva idealizzato quel posto per anni ed ora era davanti a lei, una donna la urtò mentre si portava la bottiglia d’acqua alle labbra facendola bagnare, Ariel si voltò a guardarla, le avrebbe anche detto di andare a prenderlo in quel  posto ma dopo aver osservata si accorse che doveva averlo fatto parecchie volte, portava sul volto i segni di anni di droga e botulino, era l’emblema della città come tutti in quel posto voleva apparire meglio di quello che non fosse, ma non ci era riuscita nonostante li sforzi, aveva combattuto con il botulino e a giudicare dalla sua fronte non era stata lei a vincere.

Si passò una mano sotto il mento per asciugare l’acqua e si voltò ad osservare il Whiskey davanti a lei , un ragazzo  era seduto sui gradini e cantava con tutta l’aria che aveva nei polmoni “ Sweet home Alabama” cantava come se non ci fosse un domani, era bravo ma cantava comunque sul marciapiedi , Los Angeles era esattamente come se l’era sempre aspettata e  anche peggio, era sul serio la città dei sogni infranti, aveva visto solo tristezza negli occhi di chi la viveva , povero o ricco che fosse, quel posto rubava l’anima a tutti prima o poi.
Decise di andare a sedersi un po’ anche lei sui gradini, il ragazzo smise di cantare quando la vide seduta a poca distanza da lui.
-          Guarda che mi rovini la piazza biondina- le disse avvicinandosi.
-          Resto poco tranquillo-
-          Se devi stare qui, renditi utile, non ho più voce, tu canti e io suono- le disse
-          Chi ti dice che io sia brava?-
-          Non ha importanza se lo sei o meno, questa è Los Angeles il talento non vale più un cazzo da anni- le rispose abbozzando i primi accordi di “knocking on heavens door” .
Ariel si schiarì la voce e iniziò a cantare.
Fecero insieme alcune  canzoni, poi lui rimise via la chitarra e vide quanti spiccioli avevano raccimolato.
-          Questi sono tuoi- le disse allungandole un paio di dollari.
-          Non importa-
-          Si invece, ti sei seduta accanto a me che puzzo di birra e sudore e non ti sei spostata schifata quando ti ho chiesto un po’ delle tue caramelle, inoltre hai cantato, quindi te li meriti-
Ariel prese li spiccioli e li mise in tasca dei jeans.
-          Io sono Liam- disse lui.
-          Ariel- rispose porgendogli la mano.
Lui le sorrise, Ariel pensò che fosse carino, il suo sorriso era bellissimo, aveva il cappuccio di una vecchia felpa tirato sulla testa e si intravedevano i capelli castani, gli occhi azzurri erano tanto belli quanto tristi, si chiese se un giorno anche lei sarebbe potuta finire come lui, a suonare sui marciapiedi per qualche spicciolo.
Lui si rimise a strimpellare con la chitarra e Ariel si appoggiò con la schiena al muro ascoltandolo.
-          È tuo il pezzo?- chiese quando lui ebbe finito
-          Si, ci sto lavorando da parecchio, ma nel motel dove sto ora non vogliono casino, così devo uscire a suonare per forza-
-          Vieni sempre qui?-
-          Si, il mio Motel è qui vicino, a dire il vero stanotte non sono neppure rientrato ero troppo sbronzo, credo di essermi addormentato su una panchina intorno alle quattro del mattino, lavorare in un bar non è buono per uno a cui piace tanto bere come a me- le disse.
Ariel controllò che ora si fosse fatta, erano da poco passate le due del pomeriggio.
-          Devi andare?-
-          No, a dire il vero mi chiedevo se ti andasse di pranzare-
Liam si strinse nelle spalle, Ariel era davvero una bella ragazza le era piaciuta dal primo istante che l’aveva vista poco prima e lui si sentiva uno schifo, non poteva andare a pranzo con lei in quelle condizioni, si maledì per non essere rientrato quella notte.
-          Veramente io, non posso- le disse semplicemente sperando che lei non si offendesse.
-          Ah ok, senti sarò franca con te, ti trovo interessante e mi piacerebbe rivederti, questo è il mio numero- disse Ariel scrivendo il suo numero di cellulare su un pezzetto di carta che aveva trovato nella borsa.
-          Resterò qui ancora poco, a fine mese me ne torno in Italia- disse allungandogli il foglietto.
-          Ti chiamerò- promise Liam guardandola alzarsi.
Ariel non disse nulla, si limitò a sorridergli e poi si allontanò per tornare alla sua auto.

Liam si perse per alcuni istanti ad osservarla camminare , finché non la vide scomparire in lontananza, non era ubriaco in quel momento quindi l’incontro con lei era stato reale, osservò il foglietto con il suo numero che ancora teneva in mano, gli sembrava assurdo, che cosa poteva mai averla spinta a lasciargli il numero, smise di chiedersi il come e il perché di quell’incontro e riprese a suonare. 
  
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