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Autore: Susy Pandina    22/05/2013    2 recensioni
Guardai il mare ancora una volta. Com’era lontano rispetto a prima. La spuma del mare arrivava fino alla spiaggia e mi pareva quasi che toccasse i miei piedi inumidendoli leggermente, quanto basta per trovare piacere e sollievo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardai il mare ancora una volta. Com’era lontano rispetto a prima. La spuma del mare arrivava fino alla spiaggia e mi pareva quasi che toccasse i miei piedi inumidendoli leggermente, quanto basta per trovare piacere e sollievo.
Jessie mi scosse la spalla facendomi tornare sulla terra.
-     Muoviti o farai tardi! – mi urlò lei finendo di allacciarsi il corpetto che tratteneva a stento il suo corpo a dir poco in carne.
-     Si certo… - dissi poco convinta.
Mi strofini le mani nel vestito bianco tutto pomposo come per togliermi via l’ansia.
 
Si poteva essere più crudeli di mio padre? Mi aveva costretta a sposare il figlio di due imprenditori ricchissimi stile medioevo.
Mentre io non desideravo altro che andarmene.
Il matrimonio si sarebbe svolto in una chiesetta vicino al mare: il mio sogno, ma non con Arnold.
 
Jessie, Carol e Katrin sarebbero state le damigelle. I loro vestiti fuxia non avevano niente a che fare con un matrimonio  ne con me, e il loro corpi grassi e grossi oscuravano il mio corpicino secco nel vestito bianco a balze. Ma forse così nessuno mi avrebbe notata.
Arei dovuto accettare di dividere la mia vita con un cocco di mamma, ricco e molto ma molto insopportabile e non era certo nei miei piani.
 
In effetti avrei potuto scamparla in qualche modo. Per che ero fidanzata, già! Con un bellissimo ragazzo Inglese: Harry Hotbust. Ma la sfiga volle che annegò nello stesso mare dove stavano per compiersi le mie nozze.
Era il ragazzo più bello e sincero del mondo, aveva degli splendidi capelli corvini un paio di occhi azzurri che ti facevano sciogliere.
 
Ancora una volta fui “estratta” dai miei pensieri.
Tutti mi guardavano con dei punti interrogativi stampati in faccia, ero già sull’altare e il prete mi aveva chiesto per ben tre volte se fosse tutto a posto.
Annuì.
Che falsa che ero!
 
Eppure, mentre lui continuava a recitare tutti i riti possibili e immaginabili, io me ne scorrazzavo felice nei miei pensieri.
 
Guardai dalla bella vetrata il mare… quanto avrei voluto che al posto di quel babbeo del mio promesso sposo ci fosse lui… il mio amore perduto e inghiottito al mare.
 
Mi tornò il mente il giorno della sua morte.
Era sera, e lui aveva proposto un picnic romantico sulla spiaggia. Dopo una graziosa cenetta ci buttammo in mare.
E mentre ci stavamo baciando un mulinello mi travolse cercando di tirarmi sul fondo del mare. Ma quell’amore di Harry mi scostò con tutte le sue forze sacrificandosi per me… quanto lo amavo!
 
Tornai, ancora una volta, alla realtà. Jessie, Carol e Katrin sorridevano come robot.
Che schifo.
Inorridì al pensiero di una di loro con questo vestito, massicce com’erano, lo avrebbero aperto a metà.
Però in effetti non sarebbe stata una cattiva idea: mi avrebbero salvato dl fatidico “sì”.
 
Guardai con la coda dell’occhio gli invitati. A destra i miei parenti: dieci vecchietti spilorci e monotoni.
A sinistra quelli di Arnold: più di trena persone, ricche e molto felice per aver trovato l’unica cretina che sposerebbe un insignificante deficiente con lui.
 Ancora una volta tutti gli occhi dei presenti puntati su di me.
-     Allora?! – disse impaziente il vecchio celebrante.
-     Che cosa scusi? – chiesi facendo arrabbiare abbastanza i presenti.
Il prete riprese il fiato come per calmarsi e non sclerarmi addosso. Ripeté:
-     Vuoi tu, Alexandra Bilfurd prendere come tuo sposo Arnold Willey finché morte non vi separi?!
Non risposi.
-     Allora? – disse seccato quello.
-     Io… ecco…
-     Si o no?!
Tutti si sarebbero aspettati un logico “sì” da brava donne, che sta zitta e basta… ma non era ciò che volevo dire!
-     NO! – urlai sollevando borbottii tra i presenti.
-     Alexandra?! Cosa stai dicendo? – urlò mio padre alzandosi in piedi.
-     Dico ciò che provo! – urlai ancora sbattendo i fiori a terra e strappandomi il velo e le mille balze.
Poi mi tolsi le scarpe e quasi tutto il resto marciando decisa verso l’uscita. Corsi poi verso il mare inseguita da tutti ormai.
Corsi in acqua per poi salutare un con gesto di saluto non quei bastardi ma il mondo.
 
Detto questo mi feci portare sott’acqua da un mulinello di passaggio.
 
E poi tutto finì.
Non so dove, ne quando, ma fui davvero felice di essere con il mio vero amore per l’eternità.
  
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