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Autore: _Connie    22/05/2013    6 recensioni
There's a boy who fogs his world and now he's getting lazy
There's no motivation and frustration makes him crazy
He makes a plan to take a stand but always ends up sitting
Someone help him up or he's gonna end up quitting.

«Si sentivano un po’ come del vetro rotto, caduto per terra. Poi, un giorno, Rufy entra nelle loro vite senza preavviso, come un vero e proprio ciclone, e in qualche modo raccoglie da terra quei frammenti, li rimette insieme, li salva dall’oblio in cui erano caduti senza chiedere nulla in cambio. Lui è fatto così.»
[...]In quel momento, Zoro si rese improvvisamente conto di essere appena stato raccolto da terra.
Zoro/Sanji, AU,INCOMPLETA
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{ Capitolo 7: Heart Attack }

 
 
Tre giorni.
Zoro ci aveva messo esattamente tre giorni per leggere Il giovane Holden – e, naturalmente, lo aveva subito restituito a Robin, che fu piuttosto soddisfatta della sua velocità nel farlo: significava che ci aveva visto giusto, quando gli aveva detto che gli sarebbe piaciuto.
La sera, quando tornava a casa distrutto, Zoro era così stanco da addormentarsi appena si metteva a letto, perciò lo aveva letto di giorno: nell’autobus, durante le pause di lavoro, e persino tra un allenamento e l’altro al Mugiwara Club. Ovviamente quel cuoco di merda non aveva perso occasione per prenderlo per il culo, e ogni volta che lo trovava con quel libro in mano lo sfotteva dicendo che aveva le alghe al posto del cervello e che quindi non ci avrebbe capito un tubo. Tsk, che deficiente. Dopo quelle provocazioni, naturalmente, iniziavano ad azzuffarsi come al solito. Ma le loro litigate, ultimamente, erano diventate diverse da quelle dei primi giorni: non sapeva perché, ma combattere contro di lui era diventata una specie di abitudine da cui non riusciva a staccarsi – tant’è vero che spesso lo stuzzicava anche senza apparente motivo, giusto per fare volare un po’ di parole pesanti tra loro due. Forse perché quello era l’unico modo con cui due teste calde come loro riuscivano a relazionarsi. Ma rimaneva il fatto che odiava quel biondino figlio di papà.
Ad ogni modo, finì Il giovane Holden in tre giorni: un vero e proprio record, per lui.
Aveva sempre sentito dire che, a volte, i libri riuscivano a cambiare la vita di una persona. Zoro non ci aveva mai creduto: insomma, come possono delle semplici parole scritte su carta arrivare a tanto?
Solo ora si accorgeva di avere torto, e anche parecchio. Quel libro era riuscito a fargli aprire gli occhi: davvero non voleva dare alla sua vita alcuna svolta? Voleva forse rimanere in quel buco di città, far parte della massa come tutti gli altri? Sul serio non avrebbe fatto nulla per inseguire il suo sogno?
Sì, perché fin da bambino lui aveva un sogno: quello di diventare il miglior spadaccino del mondo. Era stato il suo obiettivo principale fin dal giorno della promessa fatta a Kuina poco prima che lei morisse – quella di diventare il miglior spadaccino del mondo – e per lui le promesse dovevano essere mantenute a qualsiasi costo. Ma la vita gli aveva giocato brutti scherzi, così non era stato più in grado di allenarsi, almeno fino a quando non era entrato nel Mugiwara Club. Peccato che nemmeno quello sarebbe bastato: stava indubbiamente recuperando la forma fisica di un tempo, ma lui aveva bisogno di scontrarsi con altri spadaccini, anche più forti di lui, per testare le sue capacità e migliorarsi. E non ci sarebbe di certo riuscito rimanendo in quella città.
Sì, ma come andarsene? Non era nemmeno maggiorenne, e come se non bastasse non aveva abbastanza soldi per permettersi il lusso di vivere da solo.
Si sentiva come un uccello chiuso in gabbia, smanioso di spiccare il volo.
 
Sanji si trovava nella cucina del Mugiwara Club, intento a preparare degli spuntini per gli altri. Si stava avvicinando la sera e la sua amata Robin se ne era già andata via con quel pervertito di Franky, che con ogni probabilità aveva organizzato un appuntamento da qualche parte. Dannazione, se solo pensava che quell’imbecille era riuscito a conquistare un fiore del genere, gli cadevano le braccia. In compenso nel club c’era ancora Nami, mentre Rufy era dovuto scappare via perché suo nonno l’aveva costretto con la forza a partecipare a una di quelle feste altolocate e maledettamente noiose.
Una volta finito di cucinare, controllò per l’ultima volta ciò che aveva preparato: un dolce ai mandarini per la sua adorata Nami, dei biscotti al cioccolato per Usopp e Brook e un po’ di latte e qualche croccantino per Chopper – perché, ovviamente, era lui ad occuparsi del cibo per il gatto. Affianco a quei piatti, ce n’era anche uno contenente una dozzina di onigiri: era lo spuntino di Zoro. Anzi, più che spuntino, quel piatto aveva più la funzione di una vera e propria cena, dato che quel punkarimo spendeva tutte le sue energie tra lavoro e allenamenti e con ogni probabilità, una volta tornato a casa, non mangiava nulla e andava dritto nel letto a dormire.
Glieli aveva fatti perché, in quanto cuoco, era suo compito preoccuparsi della dieta di tutti i membri del club, ecco tutto. E il fatto che gli onigiri fossero anche il piatto preferito di Zoro, beh… non c’entrava assolutamente nulla.
Mise tutto su un vassoio e si diresse nella sala principale del club. Appena lo videro, Usopp e Brook corsero verso di lui reclamando il loro cibo come se non mangiassero da secoli. I soliti idioti casinisti, pensò Sanji ridacchiando. Una volta dati loro i biscotti, il cuoco si avvicinò a Nami per portarle il dolce – e il fumo che usciva dalla sigaretta che stava fumando per poco non diventò a forma di cuore. La ragazza stava studiando per i suoi esami universitari di meteorologia e quella piccola pausa contornata da quel dolce al mandarino le fece un immenso piacere, tanto che gli regalò uno splendido sorriso. Era un angelo sceso in terra, non c’erano altre spiegazioni!
Mentre Sanji continuava a gongolare per i complimenti ricevuti dalla sua dea, si diresse verso la porta del club che portava all’esterno, la aprì e uscì fuori.
Il cuoco si strinse nel suo giacchetto: iniziava a farsi sentire il freddo di novembre. Fece un ultimo tiro dalla sigaretta ormai consumata e buttò la cicca per terra, calpestandola per spegnerla definitivamente. Alzò poi lo sguardo verso lo spadaccino e, in quell’istante, il suo cuore perse un battito.
Zoro era a torso nudo, nonostante la temperatura che si stava abbassando, e stava sollevando certi manubri di almeno cento chili ciascuno con una facilità impressionante. La sua fronte, così come il resto del suo corpo, era imperlata di sudore a causa dello sforzo prolungato e i suoi possenti pettorali risaltavano ancora di più alla luce del tramonto.
Sanji rimase lì immobile a guardarlo per una buona manciata di secondi, almeno finché il marimo non lo fece ritornare alla realtà: «Oi, che stai facendo fermo lì come uno stoccafisso?»
Al cuoco per poco non venne un colpo. Appoggiò gli onigiri su una sedia lì vicino, alzò i tacchi e se ne tornò dentro urlando: «Quelli sono per te, quindi prova a lasciarne anche solo uno e ti rompo il culo a suon di calci!», lasciando Zoro di stucco. Che diavolo gli era preso, adesso?
 
Sanji entrò nel bagno e chiuse a chiave la porta. Cercò di calmarsi, ma fu tutto inutile. Diede un pugno sul muro, in un moto di stizza – e il fatto che lui, che considerava sacre le mani, avesse mollato un pugno la diceva lunga. Si guardò allo specchio: aveva ancora un po’ di rossore sulle guance, ma fortunatamente quel marimo deficiente non se ne era accorto.
Già, il marimo: la fonte di tutti i suoi guai. Era solo colpa sua se provava un’irresistibile attrazione nello stuzzicarlo per ogni idiozia e litigare con lui; era solo colpa sua se, quando lo vedeva a torso nudo come prima, il suo cuore iniziava a battere furiosamente contro la cassa toracica; ed era solo colpa sua se si era innamorato di lui.
Nonostante lo prendesse continuamente in giro, Sanji provava una sorta di ammirazione – di invidia, in un certo senso – nei confronti di Zoro. Era un tipo indipendente, faceva tutto quello che gli passava per la testa fregandosene di tutto e di tutti, e non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Ed era stato proprio a causa di questo bizzarro sentimento che Sanji aveva iniziato ad avvicinarsi allo spadaccino: dapprima si era messo a litigare e ad azzuffarsi con lui per cercare di dimostrare la sua superiorità, proprio perché provare quella specie di ammirazione nei confronti di un tipo del genere l’aveva mandato in bestia e aveva tentato in tutti i modi di convincersi che quell’odio che si dimostravano l’un l’altro fosse vero; ma poi, col passare dei giorni, si era accorto che spesso, anche senza pensarci, aveva iniziato a sfotterlo senza apparente motivo, giusto per farlo incazzare e ricominciare a litigare – stava diventando una specie di routine, quella. Era attratto continuamente da lui, senza riuscire a spiegarsi il perché. O forse ci riusciva, ma non voleva ammetterlo. Lui amava le donne, tutte le donne, solo le donne. Le venerava, in un certo senso; le metteva su un gradino più alto rispetto a tutto il resto. Ed era proprio per questo che – no – non riusciva ad accettarlo. Però, in fondo, l’aveva capito.
Si era innamorato di Zoro, e non poteva farci assolutamente nulla.
 
 
[Angolo dell’autrice]
Quant’è passato? Un mese? …Potete anche fustigarmi. Sono pronta. U_U *si ripara dal lancio di pomodori marci*
Mi scuso davvero per questo ritardo, ma sapete com’è: l’ultimo mese di scuola è sempre il più tosto e non ho avuto tempo di postare il capitolo nuovo, anche perché volevo prima finire di scrivere il capitolo 9 (cosa che manco ho fatto lol).
Comunque, fatemi sapere come al solito cosa ne pensate. Sanji è OOC? È stato un innamoramento troppo improvviso? Oppure sono io che mi faccio troppi problemi?
Alla prossima! :3
  
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