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Autore: Glory and Love    22/05/2013    1 recensioni
Londra, anno 2013 (England).
"Ora mi metto a dormire, prego il Signore di preservare la mia anima. Se dovessi morire prima di svegliarmi, prego il Signore di prendere la mia anima".
Catherine Streisand, "Kate" , è vedova da circa due anni. Suo marito, Matt Montgomery, è morto per una malattia la quale è stato costretto a stare in ospedale fino alla fine dei suoi giorni. A distanza di due anni, però, quando Kate rientra nel suo appartamento trova un' e-mail indirizzata a lei, spedita poche ore fa. E' di Matt. Poche parole ma ben chiare: "Waiting for you..." Nel nostro 'posto speciale', recitava l' e-mail. Kate, dunque, lascia l'Inghilterra per tornare nel loro posto speciale. Lei sa qual'è. Ma non sarà così facile come crede. Un viaggio lungo a sfondo horror psicologico che vedrà protagonista le memorie della giovane, andate perse nel corso del tempo.
"Ora sono qui...nel nostro 'posto speciale' aspettando te..."
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Letter From Silent Heaven


Uscì dalla scarpiera, guardandomi intorno. La creatura dalla testa di piramide non c'era più. Sul pavimento erano presenti delle strisce fatte col sangue. Forse centrava con il manichino alla quale la creatura si era strusciata prima.
Stavo diventando pazza o cosa? Cosa c'era in quel posto? Era tutto così strano... più proseguivo il mio viaggio e più sentivo un senso di colpa irrefrenabile dentro di me. Cos'era quella sensazione che provavo da quando ho messo piede nel cortile della città?
No, stavo davvero impazzendo se continuavo a credere a quelle cose... 
Ispezionai l'atrio dell'appartamento, c'erano tutte cose rotte, comprese le lampade lasciate sulla scrivania. C'erano foto, documenti... Curiosa, mi chinai e vidi un' immagine. C'erano un bambino con quelli che dovevano essere probabilmente i suoi genitori. La donna era molto bella e anche l'uomo non era male. Dietro notai una dedica: "Alla luce dei miei occhi." Appena lessi quella frase ebbi la strana sensazione di aver fatto qualcosa di male. Luce dei miei occhi... erano da sempre le parole con la quale mi chiamava Matt, anche durante la nostra intimità. Luce dei miei occhi, così mi chiamava. Lui, ora, la luce l'aveva vista per davvero. Mi rialzai, portando con me quella foto, non so perchè ma avevo la necessità di portare con me quella fotografia. Sospirai, puntando la luce della torcia nella mia tasca alla stanza, in modo da illuminarla fatta bene. Non c'era nient'altro da prendere. Uscì fuori dall'appartamento, notando che ero finita dall'altra parte del corridoio. Lì dove quel bambino pestifero mi aveva allontanato il mazzo di chiavi e pestato una mano. Ah, se lo prendo! Mi chiedo cosa ci faccia un bambino come lui in un posto pericoloso come questo. Che si fosse perso? Non m'importava. Non ero lì per lui. Sotto l'unica luce accesa, e che funzionava, del corridoio del secondo piano vidi il mazzo di chiavi. Lo raccolsi, notando che c'erano solo due chiavi attaccate. Quando avevo cercato di prenderle, invece, ce ne erano tre. Una di quelle chiavi deve averla presa quel bambino... forse per farmi un dispetto. Avrei dovuto trovarlo. Se non ricordo male... era sparito oltre quel corridoio. 
Percorsi i vari tratti e superai le varie porte che mi dividevano dall'ultima. Andavo a passo veloce, forse per paura di rincontrare quella strana creatura. Arrivata all'ultima porta, misi la chiave nella toppa e girai, facendo scattare l'apertura. Aprì la porta, mostrandomi una finestra. Il corridoio terminava con quella porta? La finestra ridava sull'altra palazzina. Il Blues House Appartament's. Non avevo alternativa... dopo tutto lì non dovevo far nient'altro.
Presi la rincorsa e saltai, raggiungendo l'altra palazzina. Mi ritrovai in una stanza, la quale i vetri erano coperti da dei giornali. Qualcuno aveva scritto con il pennarello un messaggio, di colore rosso: "Te lo meritavi!" Ma... chi può essere stato? Mi guardai bene attorno, notando una macchia di sangue sul letto dalle lenzuola candide, stranamente. Mi morsi un labbro, coperto dal rossetto roseo. In quella stanza sentivo freddo e avevo paura. Era come se... ci fosse qualcuno lì con me. Dall'altra stanza sentii un urlo. Sobbalzai per lo spavento. Ma... sapevo di chi era quella voce! Scattai verso la porta che ridava nell'atrio dell'appartamento e a terra trovai Carmine. Mi avvicinai a lui, notando che era in uno stato di semi-coscenza. Aveva in mano un coltello macchiato di una strana sostanza rossa, impiantato nel legno. Osservava con lo sguardo perso il vetro dello specchio con la quale erano coperte le pareti.
"Carmine?"
Lo chiamai, avvicinandomi con cautela.
"Oh, sei tu."
Il tono, da come lo disse, sembrava uno che si era appena ripreso da una sbornia pazzesca. Che si fosse ubriacato per la disperazione di non trovare più suo padre e suo fratello? Avanzai di due passi verso la sua figura stesa, gli occhi semi chiusi mi facevano spaventare. 
"Carmine... cosa stai facendo?"
Chiesi, indicando il coltello, la quale il sottoscritto reggeva dalla parte del manico nero.
"Cercavo mio padre... lui... non è qui."
Parlò a tratti. Come se fosse debole ma non lo era. Altrimenti come reggeva il coltello dal manico? Mi chinai su di lui, porgendogli la mano.
"Dammi quel coltello."
Dissi, con tono un pò severo. Ma non volevo morti sulla coscenza. Solo perchè non trovava suo padre e suo fratello non voleva dire che doveva uccidersi. C'erano ancora tante cose per cui valeva la pena vivere. Carmine alzò lo sguardo, rialzando anche il busto. Mi guardò come fosse abbagliato da qualcosa. Improvvisamente, scattò contro di me.
"Perchè? Tu non puoi darmi ordini, okay?! Tu non sei niente... niente! Non sei mia madre! Tu non sei mia madre, brutta bastarda!"
Prese una sedia di legno malandata e la scagliò contro di me. Mi scansai velocemente con ancora la paura nello sguardo. Cosa gli stava prendendo? Che soffrisse di crisi epilettiche? Ma c'era qualcuno sano di mente in questa città?
Il coltello era ancora impiantato nel legno del pavimento. Da dove si era alzato Carmine c'era una pozza rosso sangue, appena sotto la pancia. Era davvero... sangue? Ma perchè continuavo a vedere sangue ovunque? L'uomo si portò una mano alla testa, emandendo qualche lamento e imprecando contro qualcuno.
"Oh... Kate! Oh, Kate! Perdonami... io... non ero in me. Scusami!"
Poco dopo rise. Una risata isterica che riusciva a darmi su i nervi. Strinsi i pugni, fulminandolo con lo sguardo. Carmine sfilò il coltello dal pavimento e si avvicinò a me.
"Scusami. Stavo facendo un incubo a... occhi aperti."
E il suo sguardo tornò sul coltello. Sulle sue labbra c'era un sorriso davvero insopportabile. Non riuscivo a capacitarmi di come un attimo prima si comportava da pazzo e quello dopo mi chiedeva scusa con un sorriso stampato in faccia.
"Mh. Spero di non trovarmi ancora nei paraggi quando ti ricapiterà."
Dissi acida, ottenendo un suo sguardo malizioso. Da come mi guardava percepì che aveva in mente qualcosa di losco. Indietreggiai, puntandogli la pistola, in tal caso avesse fatto una mossa sbagliata. Sarei davvero stata capace di ucciderlo?
"Tranquilla. Me ne sto andando. Ora ricordo che mio padre lavora alla Società Storica di Centralia Central. Andrò lì. Posso chiederti un favore prima?"
Abbassai la pistola, non troppo sicura che le sue parole fossero vere. Annuii con il capo, osservandolo. Mi tese la mano dove c'era il coltello.
"Tienilo tu per me. Io farei una qualche sciocchezza."
Presi il coltello sporco di una sostanza rossa. Lo presi con mano tremante come se avessi paura. Una volta che il coltello fu nelle mie mani, Carmine si avviò fuori dall'appartamento, richiudendo la porta alle sue spalle. Sentivo i suoi passi allontanarsi. Forse ero stata un pò troppo severa con lui, insomma... l'avevo preso per un maniaco sessuale. Scossi la testa... meglio seguirlo e chiedergli scusa. Mi diressi alla porta da dove era uscito e da dove si usciva per l'appartamento. 
"Carmine io..."
Ma mi bloccai improvvisamente.
Quello non era il corridoio della palazzina. Era orribile e malandato. Lugubre e freddo. Spaventoso e buio. Puntai la torcia in direzione del rumore che era arrivato alle mie orecchie e in un angolo vidi la strana creatura dei Lynda's Appartament. Quella con una piramide sulla testa. Era chinato su un manichino e stava... oddio! Distolsi lo sguardo, mandandolo alle scale. Senza fare rumore, raggiunsi i gradini. Pregai il Signore che quella creatura non si girasse. Altrimenti sarebbe stata davvero la fine.
Misi un piede in un gradino, bagnandolo. Il rumore dell'acqua fece voltare la testa di piramide della creatura, ringhiando come un cane ferito. Sobbalzai, notando troppo tardi che le scale erano inaccessibili visto che il corridoio sotto era pieno d'acqua. La creatura, a passi rapidi, si avvicinò a me, trascinando una enorme spada dietro di se. Spaventata cominciai a correre a destra e sinistra per quei pochi angoli alla quale avevo accesso visto che la porta da dove ero entrata era bloccata.
Quando, per l'ennessima volta, tornai verso destra della stanza inciampai sulla sedia rotta di legno. La creatura si stava avvicinando e stava prendendo la rincorsa per infliggermi dei danni con il suo spadone. Chiusi gli occhi... un c'era una via di scampo. Come se una qualche forza sconosciuta si impossesasse di me, mi scansai, mancando il colpo. Quando la creatura tentò di riprovare... la sirena di prima suonò nuovamente. La creatura emise un altro lamento e prese la via delle scale bloccate che ora erano sbloccate dall'acqua. Riaprii gli occhi, guardandomi intorno. Mi ritrovai nel corridoio degli appartamenti, di nuovo. 
"Cos'era quella cosa?"
Chiesi ad alta voce, facendo rimbombare il mio eco per il corridoio illuminato da poche luci. A passi lenti andai verso l'unica porta che aveva una targa fuori d'orata che recitava: "S. Cooleman". Come la killer? Ma forse quella S stava per Stanley, il fratello di Diane. La porta era semiaperta. Entrai, ritrovandomi in un' altra dimensione. Quello appartamento era limpido e pulito. C'era anche una candela accesa sulla scrivania, dove illuminava un libro. Era aperto ad una pagina precisa. Lessi cosa c'era scritto:
"Da lei cielo e terra ebbero i natali.
Da lei si origino la razza dei mortali.
Da lei furono incisi i nomi della pietra.
Da lei nasce l'amor che il cuore impietra.
"
Era un indovinello. Tra le pagine trovai la carta di un tarocco: "Le Stelle". Non ero un'appassionata della lettura delle carte, ma le Stelle in tema di chiromante erano illustrate come buoni presagi, riuscita di qualcosa oppure... fiorimento. Sempre sulla scrivania trovai anche una statuetta... raffigurava la Dea Venere. Accanto ad essa trovai una maschera nera con il un contorno di occhi d'orati. Avevo la sensazione di averla già vista... ma dove?
Presi tutto ciò che potesse servirmi e ispezionai il resto dell'appartamento. Molto lussuoso. Nella camera da letto non trovai nulla, apparte qualche vestito qua e là. Anche quelli in stile militare, come quelli di Matt. In una tasca del gilet militare trovai un biglietto che recitava:
"Ti osservo ogni giorno da questo mio angolo di paradiso.
Mi manchi tanto amore mio.
Tu non sai...
Ma io sono sempre...
"
La poesia si interrompe qui. Ricordo che Matt adorava leggere poesie mentre dormivo beata nel mio letto, di prima mattina. Ed io adoravo ascoltarlo. La sua voce era... così melodiosa. 
Vicino trovai la statua di Cupido, Dio dell'amore e figlio di Venere. Presi anche quella. Una cosa non capivo però... due poesie, la quale descrivono rispettivamente le Stelle, la carta dei tarocchi. Descrivono anche le statuette trovate. Chissà a cosa servono.
Decisi di uscire dall'appartamento. Dalla finestra dell'atrio d'uscita vidi che era buio... doveva essere calata la notte. Buia e tenebrosa, proprio come quel posto. 
La porta d'uscita era bloccata. C'erano due incavi rotondi dove andavano le statuette. Sopra gli incavi c'erano delle parole: Amore e Seduzione. Non mi fu difficile completare quell'enigma. Cupido era il Dio dell'amore, giusto? Quindi, con molte probabilità, l'incavo con la parola amore era il suo. Così lo posizionai lì. Ora... l'incavo vuoto era la Seduzione. Venere, Dea della bellezza, aveva avuto molti amanti, dalla quale aveva avuto molti figli. Tutti gli sguardi d'amore degli Dei erano tutti per la bella e saducente Venere, quindi il suo incavo è per forza quello della Seduzione. Posizionai la statuetta lì e sentii lo scatto della serratura. Aprii il portone dei Blues House Appartament's ed uscì da lì. Come immaginavo era buio... fortuna volle che avevo quella torcia nella tasca della maglietta a strisce. Uscì dal cancello di ferro, molto simile a quello della palazzina vicino.
Dal cielo continuavano a cadere della cenere. Ancora della cenere. Sia da destra che da sinistra sentivo dei lamenti strozzati. Presi a correre a tutta velocità verso dove il mio istinto mi portava. 
Arrivai di fronte ad un grande muro dove c'era una porta con una scritta vicino. Scritta di sangue: "Da dove inizia qui finisce l'incubo."
Dietro di me avevo quattro cani che ululavano in cerca di carne fresca da sgranocchiare. Di colpo, spalancai la porta ed entrai lì dove avrei scoperto d'essere dall'altra parte. Un'altra dimensione certo. Dimensione della Centralia nebbiosa. Questa città è davvero maledetta. Inizio a credere che Eve avesse ragione.
Camminai per le strade nebbiose fino a scorgere un asilo infantile. Dove sopra il muretto c'era un bambino che canticchiava una canzone, con le gambe a penzoloni.







Note di un'anima Silenziosa:
Dopo parecchio tempo mi trovo ad aggiornare. Un miracolo, diranno alcuni di voi. Si, sono stata illuminata dal Signore... o dalla Signora in questo caso, visto che siamo a Centralia. Città fantasma.
Dunque... abbiamo rincontrato Carmine Abate in uno stato di semi-coscenza. Ha davvero delle crisi epilettiche come pensa la nostra Kate o c'è dell'altro? Lo scopriremo presto... E la carta dei tarocchi: Le Stelle? Sarà un elemento per risolvere questo mistero o è solo una carta comune? Ritroveremo Matt lungo questa nuova dimensione di Centralia nebbiosa? E il bambino?
Tutto nel prossimo capitolo. Questo capitolo l'ho scritto sulle note della canzone di
Akira Yamaoka: Promise. Solamente Promise, non Reprise. Un bacio,
Glory and Love.

  
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