Gocciola. Gocciola. Gocciola.
Rimanere incantate davanti a quel vetro freddo delle finestre è la mia specialità.
Fin da piccola i miei si arrabbiavano perchè “appannavo i vetri”.
Come se me ne fregasse qualcosa.
I vetri delle finestre sono tutti uguali? No, non credo.
Il  vetro di questo ospedale è diverso.
È freddo.
È vuoto.
Sa di brutti pensieri mescolati a sofferenza.
La loro sofferenza, la mia sofferenza.
 
Mi sto risvegliando dal mio torpore, stranamente lucida.
Ma ecco che arriva l’infermiera con una siringa. Quella siringa.
Ormai chiudo gli occhi.
Sono stanca di lottare e non è da me.
Mi sto arrendendo.
Un moto di rabbia, ricordi che riaffiorano prepotentemente alla memoria: dolore, paura.
Tutto adesso è così chiaro... MI STANNO UCCIDENDO!
Mi dibatto con una forza inaudita, cerco con le mie deboli mani di fermare l’infermiera da quello tremendo sbaglio che sta per compiere: Io non sono pazza!
Ma quel filo di tenacia che mi teneva viva si è spezzato.
 
Ed è nuovamente buio.