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Autore: keiko86    22/05/2013    3 recensioni
Che cosa sarebbe accaduto se durante il confronto tra Javert e Valjean in ospedale dopo la morte di Fantine, quei due si fossero comportati in modo diverso? Riuscirà Jean ad ottenere quei tre giorni di libertà per salvare la piccola Cosette? E che farà Javert invece?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cosette, Javert, Jean Valjean
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Javert Sviato'
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Allora, prima di tutto vorrei chiedere perdono a chi segue questa fan fiction, non avevo intenzione di aggiornare dopo tutto questo tempo, ma questo capitolo da una parte è stato un vero parto (e anche ora non mi convince del tutto... T_T) e per secondo non ho avuto il tempo materiale per mettermi a scriverlo se non un paio di righe al giorno! Sob!

Comunque, ecco il capitolo, spero vi piaccia, e che i personaggi non siano troppo OOC! Ari-sob!

(Ps: ho descritto i cavallini dei due protagonisti, vi ricordano qualcuno? XD)

Chapter 5.0 - One Day More

Una volta che il gruppetto eterogeneo ebbe raggiunto la stalla dietro la taverna dei Thenardiér, i due uomini si sbrigarono a recuperare i propri cavalli slegando le redini e portandoli all'esterno.

Tacitamente c'era stato l'accordo percui la piccola Cosette avrebbe cavalcato con Valjean (Javert non ci sapeva fare con i bambini, ed era stato più che soddisfatto quando l'ex forzato si era diretto automaticamente al suo cavallo ancora tenendo per mano la ragazzina), tuttavia il poliziotto si stava trovando ora ad osservare criticamente i tentativi goffi dell'uomo più vecchio di salire in sella tra uno scivolone e l'altro, ripetendo la stessa scena ridicola che si era verificata alla loro partenza dalla stalla della stazione di polizia il giorno precedente (e che alla fine lo avevano costretto a dargli letteralmente uno spintone al sedere, come si fa con i bambini, per farlo alzare) segno di come l'uomo più anziano non fosse propriamente pratico nell'equitazione.

Scosse la testa.

No, proprio no.

Dopo l'ennesimo fallimento decise di intervenire, avvicinandosi all'ex sindaco (che nel frattempo aveva le guance rosse dall'imbarazzo) a grandi passi ed apostrofarlo seccato:

- Valjean, direi che sia meglio se la bambina salga con me. 

L'altro sorpreso si voltò per osservare l'espressione illeggibile del poliziotto, e cercò di balbettare alcune proteste deboli:

- Ma... Ma no, datemi un momento, ispettore. Devo solo poggiare meglio il piede sulla staffa... Ecco, così! Ci son... Ahia!

E scivolò ancora una volta.

A quella vista Javert si scoprì ad avere le labbra tirate in un impercettibile ghigno divertito, che si allargò un poco quando ascoltò la risatina della bambina in piedi al suo fianco.

Si voltò a metà verso di lei, e Cosette notando il suo sguardo su di sè gli sorrise ampiamente con una fiducia e un affetto così inaspettati che lo sorpresero.... E lo turbarono, in un certo senso. Ogni volta che guardava quella bambina non poteva evitare di paragonare quel viso così sciupato e livido a quello della madre morta (a causa sua, lo punse la sua coscenza), e ritrovarsi ad essere il beneficiario di tutti quei sentimenti affettuosi da parte di quella creatura, quando non aveva che disprezzato e insultato la donna malata... Avvertì un dolore sordo al petto, ed il suo primo istinto fu di voltarsi e distogliere lo sguardo....

Non seppe mai, nemmeno ripensandolo successivamente, cosa lo spinse invece a sorriderle di rimando.

- Lasciate perdere. Durante il viaggio d'andata direi che avete più che ampiamente messo in mostra le vostre povere abilità a cavallo, e se voi cadiate o meno non mi interessa, penso tuttavia che sarebbe da evitare che la ragazzina si ruppa la testa.

Valjean sospirò rumorosamente, ma acconsentì con un piccolo cenno del capo senza voltarsi, imbarazzato.

Poco dopo i tre arrivarono alle porte di Montfermeil: Valjean aveva il proprio cavallo, un tranquillo meticcio pezzato marrone e bianco, che aveva scelto proprio perchè mansueto e piuttosto bassino, e che sembrava quasi più adatto ai lavori pesanti che ad essere una cavalcatura per le forze dell'ordine, carico di entrambe le borse da viaggio; Javert invece sedeva ritto come un fuso sopra un cavallo alto e scuro, dal manto quasi nero come velluto, che sbuffava di continuo come se infastidito ma che grazie alla sua esperienza guidava senza particolari problemi; la piccola Cosette sedeva davanti al petto del poliziotto, sorridendo estasiata, eccitata dall'essere salita in groppa all'animale, ma soprattutto dall'intera situazione in generale.... Dopo che per tutta la sua breve esistenza non aveva conosciuto che dolore, tristezza e fame, ecco che le erano giunti davanti quei due signori, che per la sua mente infantile erano come due cavalieri scintillanti che l'avevano salvata portandola via dal suo inferno personale. Per lei ora si era improvvisamente aperta come una porta meravigliosa verso un'intera nuova vita di scoperte, sogni, felicità.... Nel suo cuore sapeva che le mancava ancora qualcosa per completare il quadro, una vera famiglia, ma per il momento era toppo impegnata ad osservare il mondo intorno a sè ad occhi spalancati per pensarci troppo.

Procedendo lungo il cammino, l'ex galeotto aveva iniziato a rimuginare fra sè e sè, ora il recupero della figlia di Fantine era avvenuto, e tutta la preoccupazione ed i pensieri che avevano gravato sulla sua testa in quei due giorni erano come volatilizzati.... Ma di contro la realizzazione che entro sera sarebbero ritornati a Montreuil sur Mer, che avrebbero ben presto affidato la piccola alle cure di una famiglia adottiva fidata, e che a quel punto davanti a lui non ci sarebbero stati altro che l'arresto ed una detenzione a vita a Tolone, gli rendevano quelle sue ultime ore di libertà null'altro che amare. Sapeva che Javert avrebbe provveduto personalmente a metterlo ai ferri, non aveva fatto altro che ripeterglielo e, anche se in cuor suo una sottilissima speranza c'era sempre stata, non c'era modo che l'ufficale di polizia lo graziasse della libertà.

Si voltò ad osservare alle sue spalle l'ispettore e la bambina. Quei due forse non se ne rendevano conto, ma in quel momento formavano uno spettacolo insolito ed al contempo quasi commovente.

Sopra alla loro cavalcatura erano come due opposti: Cosette, che era così piccola che quasi era invisibile rispetto al poliziotto imponente, era aggrappata con entrambe le manine sottili alla criniera del cavallo e non faceva altro che allungare il collo di qua e di là ed indicando ogni tanto qualcosa di perticolare che aveva visto, con un'espressione meravigliata e incredula e una parlantina fitta fitta ed apparentemente inestinguibile; mentre Javert di suo era silenzioso, rigido ed impettito come al solito, ma con una mano avvolgeva accuratamente il busto della bambina seduta davanti a lui per trattenerla ed evitarle una brutta caduta.

Si vedeva che era impacciato, ma la semplicità di quel suo gesto commuoveva Valjean alla sola vista.

Lo sorprese il pensiero di provare (quasi) contentezza nell'essere arrestato proprio da Javert, ora che aveva scoperto quel piccolo lato nascosto e delicato nel formidabile ispettore.

Dopo un'oretta la bambina sembrò stancarsi, chiuse gli occhi e si andò a raggomitolare poggiando il capo contro il petto di Javert, che per tutta risposta congelò immediatamente puntandole addosso uno sguardo allibito, ma si accorse del piccolo sorriso soddisfatto che le abbelliva il viso e non ebbe il coraggio di rimproverarla nè di scostarla da sè.

Per un po' la cavalcata fu silenziosa, finchè non si riudì la sua vocina infantile:

- Perchè porti i capelli lunghi? 

L'ispettore perplesso abbassò di nuovo lo sguardo scoprendo Cosette intenta a fissargli con curiosità il codino di lunghi capelli castani, fissato come sempre sulla nuca con il nastro di seta scuro.

Di solito nessuno si azzardava a commentare quello che era, assieme alle folte basette, il suo unico piccolo vezzo di vanità, nemmeno i suoi colleghi in centrale, quindi dovette per un momento fare mente locale per rispondere a quella domanda così diretta che per la prima volta gli fu chiesta grazie alla curiosità infantile di una bambina.

- Oh. Preferisco non tagliarli, tutto quì. Non amo particolarmente andare dal barbiere, non mi piace avere una lama affilata a poca distanza dal collo. Di norma mi faccio la toeletta da solo, allo specchio.

Mentre parlava la bimba era andata timidamente a giocherellare con una ciocca castana, rigirandosela fra le dita; Javert la guardò sorpreso da quel piccolo gesto così insolito per lui ma non fece alcun accenno a fermare quella manina dall'esplorare i suoi capelli.... Non si accorse di essere osservato da Valjean, nè del suo viso sorridente o dei suoi occhi lucidi. 

- Posso farci delle trecce?

- Che cos.... No!

- Ma 'Ponine e 'Zelma hanno i capelli lunghi e portano sempre le trecce! E anche Caterina ha le trecce...

- Io non sono nè una bambina nè una bambola!

- Oh. Ma...

Javert a quel punto sembrava davvero seccato e allibito, fortunatamente Valjean scelse quel momento per prendere parola:

- Niente trecce, Cosette. L'ispettore Javert è un uomo, e sopratutto un funzionario pubblico, non può andarsene in giro con una pettinatura da bambina.... - Javert annuì forsennatamente, le gote arrossate come pomodori - Lo capisci vero, cara? - Concluse, con un sorriso divertito.

 

Cosette annuì timidamente, abbassando il capo e lasciando andare la coda del poliziotto come se bruciasse.

- Io... M-mi dispiace signor Ispettore. Non dovevo permettermi, è che le trecce sono così belle... Non ho mai potuto farmele, la signora dice sempre che solo le brave bambine indossano bei vestiti e portano le trecce... Vi prego non picchiatemi! N-non lo farò più!!

Quelle parole di scusa e rammarico erano state pronunciate in un tono così misero che entrambi gli uomini ne furono immensamente colpiti. 

Entrambe le cavalcature vennero fermate di colpo.

Il più anziano strinse spasmodicamente i pugni e maledisse in cuor suo per l'ennesima volta i due crudeli locandieri e tutte le cattiverie che avevano fatto subire a quella povera anima innocente.

L'ufficiale invece era ammutolito.

La bambina rimaneva ancora a capo chino tutta tremante e prossima alle lacrime, come aspettandosi le botte, e saltò quando una gande mano le andò a stringere delicatamente la spalla.

- Non dire assurdità, bambina. Non vorrei ritrovarmi di certo a fare la roda in città con in testa delle belle treccioline con i nastini rosa, immagino già che risate si farebbero i delinquenti, ma non per questo lo vedo un motivo lecito per picchiarti. Non sono arrabbiato. Non potevi saperlo. Nè hai bisogno di rivolgerti a me così formalmente. - Concluse in tono burbero, quasi imbarazzato nel trovarsi a dover tranquillizzare una bambinetta spaventata, situazione praticamente aliena per lui.

Cosette alzò lo sguardo su di lui con gli occhi colmi di lacrime, speranzosa, come a chiedere conferma.

Javert le rispose con un sorriso incerto, e Valjean a sua volta le annuì incoraggiante, facendola sorridere.

Putroppo durante tutta quella conversazione, nessuno dei due uomini, di norma così attenti, aveva notato nè il rumore ovattato di zoccoli, nè le ombre fra gli alberi avvicinarsi di soppiatto ai loro cavalli fermi in mezzo alla neve....

Quindi, quando pochi attimi dopo quel lestofante di Thenardiér e altri due tizi poco raccomandabili piombarono di fronte a loro sbarrandogli il cammino, rimasero totalmente sorpresi.

- Fermi lì, signori! Non un passo, e ridatemi Cosette! - Esclamò l'oste, brandendo minacciosamente un fucile contro di loro - Oppure voglio i miei Quindicimila Franchi, quì e ora!

Cosette era immediatamente impallidita alla vista del suo aguzzino, ed era andata a nascondere il viso contro il petto di Javert, soffocando un singulto e stringendo in una morsa spasmodica i lembi di stoffa, tremante.

Dal canto suo, il poliziotto avvolse protettivo un braccio attorno a lei, per poi puntare gli occhi, assottigliati pericolosamente, verso i tre nuovi arrivati.

- Scherzate, vero, signor Thenardiér? Non ricordate dunque che io sono un ispettore di polizia, e di come vi abbia avvertito poco fa che potrei arrestarvi senza problemi? Siete uscito di senno?

L'uomo di rimando gli rivolse un ghigno sgradevole.

- Certo che lo ricordo. Ma to', ditemi, signore. Come potrete arrestarmi, da morto? Un poliziotto morto non fa paura a nessuno! Uccideremo voi, spenneremo il vostro amico, e ci riprenderemo la mocciosa!

Javert digrignò i denti. - Che? - Esclamò incredulo - Ma allora siete davvero uscito di senno! Via di quì, fannulloni, sennò i ferri!

Per tutta risposta Thenardiér aggiustò la presa sul suo fucile puntandolo direttamente contro l'ispettore, che a sua volta fu svelto ad estrarre la propria pistola e a rivolgergliela dritta in faccia.

- Vi avverto, state rischiando grosso. Non un passo in più, e abbassate immediatamente quel fucile.

L'oste rimase immobile.

La situazione di stallo teso sembrava diventare infinitamente lunga, nessuno osava fare la prima mossa nè tanto meno cedere ed arrendersi.

A quel punto Valjean, cercando di risolvere in qualche maniera la questione senza uno spargimento di sangue, scese velocemente da cavallo, e con le mani alzate a dimostrazione di essere disarmato avanzò di qualche passo verso i tre malviventi, tentando di parlamentare.

- Suvvia, signori. Vi prego di considerare meglio la faccenda, l'ispettore ha pienamente ragione. Abbassate le armi e andatevene, finchè ne avete la possibilità!

Thenardiér lo degnò appena di uno sguardo di sufficenza, non reputandolo una minaccia immediata, e con un rapido gesto sparò a Javert.

Fu un attimo.

Valjean era immediatamente scattato all'azione, e con un pugno ben assestato lo aveva disarmato facendo cadere il fucile in mezzo alla neve, ma non prima che il colpo fosse partito, ma per fortuna i riflessi ben allenati da anni e anni di inseguimenti e lotte dell'ispettore gli permisero di abbassarsi in tempo e schivare il proiettile.

Questo però gli impedì di accorgersi degli altri due malviventi in arrivo alle sue spalle, che improvvisamente lo afferrarono per le gambe e riuscirono a farlo cadere da cavallo prima che fosse in grado di sparare loro, facendolo finire di schiena sulla neve, con un guaito, la pistola a rotolargli lontano e fuori portata.

Per un momento l'ispettore rimase disteso immobile, con la testa a girargli furiosamente, guardando confuso i due uomini chinarsi su di lui con espressione feroce.

Valjean se ne accorse, spintonò via l'oste e corse verso il compagno di viaggio, riuscendo fortunatamente a spintonare via i due in modo da far rialzare il poliziotto stordito, e ad afferrare Cosette (che a sua volta stava scivolando giù) al volo.

Gettò un'occhiata a Javert che di suo sembrava essere tornato in sè e che si stava accapigliando con i due uomini a suon di manganellate, e constatando come questi se la stesse cavando bene ne aprofittò per correre in mezzo agli alberi, per poi far accucciare la bambina dietro ad un tronco caduto.

- Ora resta un attimo quì nascosta, Cosette. Non voglio tu corra pericoli, rimani seduta così e vedrai che andrà tutto bene!

La piccola annuì silenziosa, con gli occhi colmi di lacrime, e Valjean le scompigliò brevemente i capelli con un sorriso teso prima di ritornare alla svelta verso la rissa in corso, in aiuto del poliziotto.

Uno dei due scagnozzi di Thenardiér nel frattempo era caduto in terra tramortito, ma nessuno si era accorto che il crudele oste aveva avuto tutto il tempo di recuperare il proprio fucile, armarlo nuovamente, e puntarlo alla schiena di un inconsapevole Javert, inginocchiato fra la neve ed intento ad ammanettare l'altro scagnozzo.

Il colpo partì.

Javert cadde quasi immediatamente di faccia nella neve, con un'esclamazione di sorpresa.

Non ci mise che un attimo tuttavia per rendersi conto di non essere ferito, e che c'era un peso considerevole a tenerlo inchiodato a terra, ed il sospiro soffocato che sentì contro la nuca gli permise di identificare l'identità del suo improbabile salvatore. Valjean.

L'ex sindaco infatti, di ritorno nello spiazzo, aveva subito visto il malvivente pronto a colpire alla schiena l'ispettore, ma conscio di non avere il tempo materiale per gridare ed avvertirlo, aveva soltanto potuto saltargli addosso per gettarlo a terra e proteggerlo dalla pallottola.

Prima che Javert, incredulo, potesse dire alcunchè, Jean Valjean si era già rialzato, e come una belva si era scagliato contro Thenardiér, disarmandolo nuovamente, bloccandolo a terra e tempestandolo di pugni.

L'uomo non aveva alcuna possibilità di reagire contro quella valanga di colpi furiosi, ed era riuscito solamente ad alzare le braccia nel tentativo di ripararsi alla meglio, gemendo pateticamente.

Poco dopo tuttavia l'ex galeotto sembrò perdere improvvisamente tutte le forze, sbiancò vistosamente e ricadde all'indietro con un rantolo, rotolando un paio di volte e lasciando dietro di sè una spiccata scia rossa sulla neve, per poi arricciarsi su un lato, il viso contratto in un'espressione di profondo dolore; permise così di far rendere conto entrambi gli altri due uomini di come la pallottola lo avesse colpito al fianco.

Javert rimase come congelato, stordito nella consapevolezza che la sua nemesi non solo lo aveva protetto da un colpo facilmente fatale, ma addirittura si era preso il proiettile al suo posto. 

Il truffatore, tuttavia, nonostante i numerosi lividi e ferite a causa delle botte ricevute, era riuscito a rialzarsi e si era diretto a passo malfermo verso l'uomo riverso a terra semi-svenuto, estraendo dalla tasca un coltello affilato, alzando il braccio armato e pronto a tagliargli la gola.

- Bastardo...

- Fermo!

Alzò lo sguardo, un occhio socchiuso e gonfio. L'ispettore era fermo di fronte a lui in piedi, brandendo di nuovo la sua pistola e ansimando pesantemente, gli occhi in fiamme.

- Butta immediatamente giù quel coltello o ti sparo, criminale!  

- Hah. - Rise sgradevole, con aria di sfida - Provate a fermarmi, con quella mano tremante non riuscirete mai a colpirmi! E dopo che avrete sprecato il vostro colpo toccherà a voi, morire!

E dicendo questo calò la lama contro la pelle morbida del collo dell'ex sindaco.

Il fendente tuttavia non arrivò mai, infatti Thenardiér rovinò come fulminato sulla schiena, un buco fumante in mezzo alla fronte, gli occhi vitrei sbarrati in un'eterna espressione di sorpresa.

Subito dopo Javert cadde pesantemente in ginocchio con un'espressione sconvolta gettando lontano da sè la pistola scarica... Si era reso conto di aver ucciso un uomo per proteggere un avanzo di galera; lo stesso furfante che aveva cacciato per anni, e che gli aveva salvato la vita poco prima, rischiando la propria.

Perchè?

Perchè Valjean lo aveva salvato?

Perchè LUI aveva salvato il galeotto??

Si disse che aveva sparato all'oste perchè semplicemente l'uomo aveva minacciato e tentato di ucciderlo, e quindi aveva semplicemente agito come un qualunque altro poliziotto avrebbe fatto, per legittima difesa contro un assassino palesemente ostile; il fatto che Valjean si fosse trovato in mezzo era stato solo un caso, e se aveva voluto far l'eroe beccandosi una pallottola sulla schiena non erano fatti suoi.

Ma sapeva bene che non era così, lo sapeva ed avvertiva una stretta dolorosa allo stomaco, che si fece ancora più insopportabile quando si voltò verso l'altro uomo riverso a terra con una macchia rosso scuro che via via andava ad allargarsi sotto di lui.

Inghiottì nervosamente, e a passo incerto si avvicinò a lui, ingioncchiandoglisi al fianco e scuotendolo leggermente per la spalla per verificare fosse cosciente... Sospirò con sollievo palese quando un paio di occhi castani offuscati si uncrociarono ai suoi.

- Is... Ispettore...? - Gracchiò Valjean a fatica - State.... State bene? Cos'è successo...? Thenard-

- Tacete, Valjean. Quel mascalzone è morto, io sto bene.... Voi piuttosto, siete ferito!

Valjean gli rispose solo con un sorriso dolente, mentre il rumore di un veloce scalpicciò e di singhiozzi soffocati lo portò ad alzare il capo, in tempo per vedere la piccola Cosette correre verso di loro con un'espressione terrorizzata.

La bambina si inginocchiò a sua volta dal lato opposto del ferito, torcendosi le mani e singhiozzando senza sosta.

- Oh, no! Lui è.... Ditemi che non è.... E' morto...?- Esclamò disperatamente rivolta all'ispettore, che scosse la testa con un sospiro.

- No, Cosette. E' ferito, è grave, ma se la caverà. Ma dobbiamo subito cercare un medico.

- S-sì, cara.... Non preoccupart.... Preoccuparti per me. - la tranquillizzò di rimando l'uomo più anziano, sforzandosi di guardarla e sorriderle a fatica, mentre la bambina cercava di calmarsi e si andò ad asciugare il naso e gli occhi con la manica.

Javert, cercando di essere pratico come richiede ogni situazione d'emergenza, prima di tutto accompagnò velocemente la bambina verso i due cavalli ancora fermi poco distante e la fece salire da sola su quello di Valjean, poi le prese il viso fra le mani spingendola a fissarlo negli occhi:

- Ora ascoltami bene. - la ragazzina annuì - Non piangere. Valjean è ferito, per proseguire devo farlo salire con me, quindi ho bisogno che tu resti quì su quest'altro cavallo, perchè non entriamo tutti su una sella. Ce la fai, senza cadere? Non devi guidarlo, legherò le briglie alla mia sella, devi soltanto tenerti forte e non agitarti troppo. Me lo prometti, Cosette? 

La bambina annuì di nuovo, rispecchiando la stessa espressione seria del poliziotto.

- Sì, signor Javert, te lo prometto. Non cado. Basta che tu mi prometti che il signor Jean si salverà.

Javert a quelle parole le rivolse un sorriso teso. - Brava ragazza. Farò tutto il possibile, lo giuro.

Quindi tornò alla svelta al fianco di Valjean, che nel frattempo stava impallidendo sempre più ed era percorso da brividi, gli passò con attenzione un braccio sotto il collo e un'altro sotto le sue ginocchia per sollevarlo, e con un certo sforzo (dopotutto era Valjean quello forzuto, non lui) iniziò ad avviarsi verso il proprio cavallo, ma fu interrotto da una voce flebile.

- M-mi dispiace, Javert. Vi sto facendo solo perdere tempo temo...

Si accorse dello sguardo del più anziano fisso su di sè, e gli si rivolse brevemente, cercando di fare un tentativo per risolvere una parte della confusione che aveva in testa.

- Sciocchezze. Ditemi piuttosto, perchè Valjean..? Perchè mi avete difeso? Perchè non ne avete aprofittato per scappare lasciandomi morire, vi sarebbe convenuto! Diavolo, eravate riuscito anche ad allontanarvi con la bambina, perchè siete ritornato?!

L'altro scosse lentamente la testa, sorridendo appena.

- No, ispettore. Non potrei mai farlo. Non dopo tutto quello che è passato fra noi. Non alla fine della caccia.... E voglio mantenere questa promessa....

Javert fu invaso da un'improvviso moto di rabbia: - Valjean, questo non ha alcun significato. Nessun criminale non aprofitterebbe di una situazione del genere per scappare.

Ma l'altro uomo non gli rispose. Aveva perso i sensi.

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End Chapter 5.0


i like to imagine the epic road trip that javert and valjean could have had if javert had only agreed to escort valjean to pick up cosette.

  
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