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Autore: illstaySel    22/05/2013    18 recensioni
'Sarai il mio Romeo?'
'Solo se tu sarai la mia Giulietta'
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Can you be my Romeo?


.Romeo save me, I've been feeling so alone
.Love story

 

 Ogni posto mi sta fin troppo stretto. Eppure questa città è grande!
La ‘famosa’ Verona, ho sempre amato la mia città, non solo per la bellezza dei monumenti storici e la gentilezza della gente. E non solo per il capolavoro di Shakespeare, Romeo e Giulietta che personalmente amo alla follia, ma forse semplicemente perché questa è la mia città, quella in cui sono nata e in cui voglio morire. Ma non credevo, sinceramente, che sarebbe stata quella in cui avrei iniziato ad amare.

15 maggio 2013
‘Un etto di cotto, per piacere’
Sorrisi al commesso dietro al bancone di carne e formaggi, mentre lo osservavo tagliare l’affettato con l’apposita macchinetta.
‘Dai a me un numero?’
Una voce roca, dietro di me, mi fece voltare all’istante. Corrugai un attimo la fronte, che razza di frase, grammaticalmente parlando, terrificante aveva appena pronunciato? Ma mi bloccai. Mi trovai faccia a faccia con la perfezione, un sorriso angelico incorniciato da due fossette adorabili, un naso perfettamente dritto e per nulla sproporzionato, un cespuglio castano in testa ben sistemato da litri, credo, di lacca e due occhi che parevano più due smeraldi incastonati che pupille. Alto molto più di me che, con i miei vent’anni ero piuttosto bassina, un fisico da urlo che si nascondeva sotto una maglia bianca semi trasparente che lasciava intravedere un tatuaggio raffigurante due rondini piuttosto grandi sul petto. Buffo, assomigliavano alle mie che, però, erano decisamente più piccole ed erano tatuate sul polso destro. Significavano libertà, quella che avevo sempre desiderato ma mai ottenuto. Mi sentivo a disagio ovunque, perfino in quel supermercato, davanti a quel ragazzo con quello strano accento inglese, che sembrava più un dio che un umano. Tutto mi andava stretto, anche se ero una di quelle persone che si accontentava di poco.
Per evitare di sbavare davanti a quella figura, scossi la testa più volte, facendolo sorridere ulteriormente. Gesto che non migliorò la situazione, anzi, vantaggiò il mio passaggio in paradiso.
Mi voltai verso la macchinetta, afferrai il foglietto con il numero 19 e glielo porsi, con un sorriso forzato a causa dell’imbarazzo.
‘Crazie’
Sorrisi, apprezzando il suo impegno nel parlare la mia lingua ma con scarsi risultati.
‘Non sei di qua, non è così?’
Lui scosse la testa, probabilmente aveva intuito cosa gli avevo appena detto.
‘Ecco a lei signorina’
Il commesso mi porse una busta bianca che mi precipitai ad afferrare, lasciando sul bancone i soldi. Sorrisi al ragazzo dietro di me e mi diressi verso l’uscita.

17 maggio 2013
‘Questo è il terrazzo da cui Giulietta si affacciava per ascoltare il suo Romeo’
Dissi ad un Harry piuttosto attento ad ogni minimo particolare de quel posto. Era affascinato, e si intuiva dai suoi occhi verdi e brillanti, di quella luce che si nota solo quando una persona è davvero estasiata.
‘Bello, molto’
Commentò lui infine.
Sorrisi a pensare che, in questi due giorni, le mie lezioni di italiano fossero state piuttosto utili. Il ragazzo del supermercato, quel dio dal viso angelico, era un semplice ventunenne inglese di nome Harry, con la passione per la storia e per tutto ciò che la riguardasse. Fu attratto da Verona proprio grazie al famoso romanzo. In questo momento vorrei santificare Shakespeare per averlo composto.
Lo avevo rincontrato un pomeriggio di maggio, il 16 esattamente, davanti al McDonald, indaffarato a contare gli euro che doveva porgere al cassiere. Gli diedi una mano e lui, in cambio, mi offrì il pranzo. Per ringraziarlo gli feci fare una breve visita al centro storico della città e lo aiutai un minimo con la lingua, dato che si sarebbe fermato per tutto l’anno. Era così lui, decideva una meta e, dopo due giorni, partiva da Londra e si stabiliva in un’altra città per un lungo periodo. Gli piaceva viaggiare, scoprire nuovi posti e nuove meraviglie. Come biasimarlo, non avessi avuto l’impegno dell’università e il troppo amore per la mia patria, anche io sarei scappata altrove.
‘Adoro questo posto, è macico’
Risi piano e lo corressi, facendolo arrossire leggermente per l’imbarazzo.
‘Ti va una pizza? Quella Italiana è la migliore’
Lui annuì sorridente, evidentemente interessato dalla mia proposta. Sembrava un bambino con un nuovo giocattolo in mano. Ogni novità che gli proponevo sembrava fosse per lui una scoperta. Da questo punto di vista lo ammiravo; aveva un gran coraggio e un’enorme voglia di vivere.

18 maggio 2013
‘Dai Emma, lo avevi promesso!’
‘Suvvia Harry, sono troppo stanca, oggi abbiamo camminato per tutto il giorno! Il fiume non si muove da li, lo vedremo domani, ti prego.’
Harry insisteva da ore, voleva assolutamente vedere le rive dell’Adige quella sera stessa, ma la mia faccia da cucciolo lo convinse a smettere. Erano le sette di sera e i miei piedi reclamavano una sosta da ormai due ore. Quel giorno avevamo visitato la parte storica di Verona, il duomo e alcuni negozi in vista, ma avevo tralasciato la riva sinistra del fiume, colma di piccoli reperti storici e ristoranti tipici. Era una delle mie parti preferite, senza contare l’arena, ovviamente. Li lo avrei portato domani, era il punto forte della città e meritava il suo tempo. Una domenica, 19 maggio, sarebbe stata perfetta.
‘Posso almeno offrirti la cena questa volta?’
Accettai solo perché fui praticamente obbligata a farlo, ma non me ne pentii.
Quei giorni con lui erano stati a dir poco perfetti. Non avrei saputo definirli diversamente, perché nella grammatica italiana vi sono così tanti aggettivi per dire ‘bello’, ma credo che solo perfetto possa racchiudere tutte le cose ‘belle’. Anche se bello era poco per definire cosa sentivo stando vicino a lui. Quando mi sfiorava la mano, per sbaglio, un brivido mi percorreva la schiena. Quando mi guardava negli occhi, mi perdevo in quell’oceano. Quando sorrideva avevo un tuffo al cuore e quando parlava, con la voce roca e profonda, tremavo come una piccola foglia nel vento d’autunno.
Ma non sapevo definire cosa fosse. Attrazione fisica?! Una semplice cotta, come quelle estive? Diamine Emma, hai vent’anni, le cotte non si prendono più dai diciassette. Conclusi che fosse solo attrazione fisica, forse più per convincere me stessa che altro.
‘Emma’
La sua voce mi richiamò dallo stato di trans in cui mi trovavo ogni volta che pensavo a lui.
‘Si?!’
Le nostre mani si sfioravano ad ogni passo che compivamo, per la stretta vicinanza in cui ci trovavamo.
‘Tu credi nell’amore, quello vero intendo?’
‘Beh, fino a che non lo trovo rimarrò col dubbio’
‘A quello a prima vista? A quello credi?’
‘Forse’
‘Io non ci credevo sai? Non credevo possibile provare qualcosa di più che semplice attrazione fisica’
Le sue parole mi rimbombarono nella testa per alcuni secondi, come se mi stesse rubando le parole dalla mente. Era quello che credevo anche io, prima di quel 15 maggio, ovvio.
‘Fino a..?’
Lo incentivai a continuare il suo discorso, ma scosse la testa e la abbassò sorridendo.
‘Niente’
‘Io credo che l’amore sia un qualcosa di magico, forse inesistente, forse no, ma Shakespeare dice che anche un amore impossibile può essere possibile, basta volerlo’
Lui sembrò riflettere sulle mie parole, ma non rispose, forse perché non ce n’era bisogno.

19 maggio 2013
‘Pronto?’
Lui annuì sempre con quel sorriso sulle labbra.
Entrammo nell’arena e tutto quello che lui fece fu rimanere fermo, impalato, meravigliato e con la bocca aperta. Risi a vedere la sua espressione davanti a quella meraviglia, me lo aspettavo reagisse così.
Dopo un breve momento in cui si guardò intorno per rimirare ogni particolare, salì le scalinate velocemente fino ad arrivare in cima e facendomi segno di raggiungerlo. Con un po’ di fatica arrivai al suo livello e guardai nella sua direzione. L’arena non era molto alta, ma da li la vista era uno spettacolo.
‘Sai che giorno è oggi?’ mi chiese.
‘Domenica’ risposi io sicura.
Lui sorrise.
‘No, intendevo il numero.’
‘Oh. 19
‘Esatto. E ricordi che numero mi diedi al supermercato?’
‘Il..’

Esitai, sapendo la risposta. Ma non vedevo come questo potesse centrare in quel momento.

‘Sai, io non credo sia tutta una coincidenza, quel numero è speciale’
Non capii le sue parole, o almeno così volevo credere.
‘Te l’ho detto, l’altra sera, io non credevo ne all’amore ne tanto meno al colpo di fulmine. Tutto questo accadeva prima del supermercato’ sorrise, ancora e, ancora, quel tuffo al cuore.
‘Già, nemmeno io. Ma tu tornerai in Inghilterra, io starò qua e sto cercando di auto convincermi che quel numero sia solo uno degli infiniti numeri che potevano capitare.’
‘Hai paura?’
‘Forse’
‘Odio le tue risposte’
‘Le odio anche io, perché non sono risposte. Ne per te, ne per me’
‘Allora perché le dai?’
‘Non lo so’
‘Che dice la storia di Romeo e Giulietta? Il loro è un amore impossibile, eppure si amano comunque, incondizionatamente. Quando ti sei voltata, quel 15 maggio, ho capito che non potevo lasciarti andare, ma forse ero troppo timido per seguirti, così ho lasciato fare al destino. Sapevo che, se fossi stata la persona giusta, il fato ci avrebbe riavvicinati e così ha fatto.’
Cosa potevo rispondere dopo una confessione del genere? Mi avvicinai poco a lui, guardandolo dal basso in quegli occhi verde come il mare.
‘Sarai il mio Romeo?’
‘Solo se tu sarai la mia Giulietta.’

 

Sera bellezze :)
Questa è la mia prima OS in assoluto e devo ammettere che, per la prima volta, sono pienamente soddisfatta del risultato!
Non è una storia mielosa, di quelle che odio, ne troppo anonima; spero davvero che vi piaccia :)
Come sapete, quando scrivo è perché c'è qualcosa, o in questo caso qualcuno, ad ispirarmi. Beh, questa volta è stato proprio il nostro Styles che, al concerto di Verona, ci ha definite le sue Giuliette :')
Nulla, spero che vi piaccia e.. aspettatevi presto il seguito di Overdose of you :) -Elis xx
  
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