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Autore: Laylath    23/05/2013    2 recensioni
"Non ci siamo promessi di coprirci le spalle l'uno con l'altro?"
Non sei mai stato in grado di farlo, Jean Havoc… sin da quando eravamo cadetti…
Fanfict sulle vicende di Breda e Havoc, prima del loro ingresso nella squadra del colonnello Mustang
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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“Stasera devo incontrare una ragazza e ho bisogno di te!” esclamò Havoc, sedendosi davanti a Breda in sala mensa.
“Scordatelo” dichiarò il compagno, senza nemmeno alzare lo sguardo dagli appunti che stava studiando per gli esami di fine semestre.
“E dai, Breda, sei o non sei il mio migliore amico?” supplicò il biondo arrivando a congiungere le mani in gesto di preghiera.
Breda alzò gli occhi al cielo, riflettendo su come questa storia venisse casualmente tirata fuori quando più faceva comodo. Che lui e Havoc fossero migliori amici ormai era un dato di fatto: un anno fa forse non avrebbe scommesso molto sulla durata del loro rapporto iniziato in maniera così particolare e forzata ma, a dispetto di tutto e tutti, si era dovuto ricredere. Col tempo si erano conosciuti davvero bene ed ormai era naturale intendersi con pochi sguardi o parole.
E quindi Breda sapeva perfettamente che Jean Havoc era il tipo di persona estremamente esuberante che cerca di coinvolgerti nelle sue iniziative, volente o nolente. E che una volta che si era messo in testa qualcosa si intestardiva tantissimo pur di ottenerla.
“Fammi indovinare – disse, cercando di smorzare, molto probabilmente invano, l’entusiasmo – Mi costringerai a venire al pub solo per farti da spalla quando lei ti mollerà dopo soli venti minuti? Come è successo… vediamo, dieci giorni fa?”
“La storia con Melanie è stata un errore; – dichiarò Havoc con convinzione – ma questa volta, con Alexia, è diverso lo so. E poi tu non dovrai stare nascosto: mi servi perché lei porta un’amica”
“Cosa? Oh no, Havoc… tra tutte le cose che mi puoi chiedere, questa no!” si irrigidì Breda
“E dai! In un anno che ci conosciamo non ti ho mai visto provarci con una”
“Forse perché non mi va di farlo con ragazze che incontro per poche ore, al contrario di qualcuno qui presente”
“Avresti bisogno di una ragazza” dichiarò Havoc con convinzione
“Anche tu, di una che non ti scarichi dopo pochi giorni”
“Andiamo Breda, non ci devi mica provare con l’amica di Alexia, va bene? Le devi solo tenere compagnia… e alle meraviglie dell’amore ci penserò io”
 
Seduto al tavolo del solito locale, mentre osservava Havoc che aspettava impaziente l’arrivo delle ragazze, Breda si soffermò a riflettere sulla spinosa questione dell’amore.
Il suo amico biondo aveva un rapporto molto intenso con il gentil sesso, specialmente da quando avevano iniziato il secondo anno e potevano godere di due sere a settimana di libera uscita, a patto che rientrassero agli orari stabiliti. Fisicamente era un bel ragazzo e riusciva anche molto simpatico, ma aveva la tendenza a rovinare tutto per la troppa “passione” che metteva sin dalle prime ore. A volte gli capitava di pensare che Havoc fosse più innamorato del concetto di avere una fidanzata che della persona che frequentava e questo lo portava a idealizzare in maniera eccessiva un rapporto appena agli inizi, con i risultati che ne conseguivano.
Ad ulteriore prova di questa teoria c’era la rapidissima tempistica con cui Havoc si riprendeva dalle sue sbandate d’amore. Massimo una settimana ed era di nuovo a caccia di nuove prede, come se le lacrime versate non fossero mai esistite: già, le lacrime… non aveva mai visto un uomo piangere come un vitello come lui. Aveva perso il conto di quante volte gli aveva inzuppato la manica della divisa in imbarazzanti scene di rimpianti amorosi.
Per quanto riguardava se stesso, invece, l’amore era una materia strana. Non che non fosse attratto dalle donne, tutt’altro, ma non aveva mai sentito l’esigenza di avventurarsi in un percorso così particolare. Inoltre la presenza di Havoc costituiva, senza volerlo, un ulteriore ostacolo: era abbastanza ovvio chi fosse tra i due ad attirare l’attenzione.
Jean in quell’anno era molto cresciuto, perdendo gli ultimi residui dell’adolescenza; aveva i capelli biondi lievemente più lunghi rispetto al loro primo incontro ed aveva ulteriormente irrobustito il suo fisico asciutto e slanciato.
Lui invece non era cambiato molto, se non in quel centimetro d’altezza che l’aveva assestato alla spalla di Havoc. Il suo viso, dai lineamenti marcati e il naso deciso, non aveva subito particolari cambiamenti ed i capelli rossicci erano sempre gli stessi. Sapeva di non essere un ragazzo particolarmente avvenente, considerata anche la sua stazza, ma fare coppia con Havoc spesso e volentieri significava sparire del tutto
I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di due ragazze. Havoc si alzò dalla sedia, con la solita espressione felice, e si fece avanti. La sua nuova fiamma era una bella ragazza, bionda come lui, dal viso delicato, un gran bel sorriso e, ovviamente, le curve pronunciate. I due si baciarono appassionatamente e poi Havoc si girò verso Breda
“Alexia, lui è il mio miglior amico: Heymans Breda”
“Ciao Alexia” salutò Breda, alzandosi e stringendole la mano
“Ciao Heymans. Lei invece è la mia amica Kate. Avanti, stupidina, non essere timida!” rise Alexia
La seconda ragazza si fece avanti e Breda potè osservare bene la sua compagna per quella sera. Era bionda anche lei, sebbene fosse un colore più vicino al castano; i suoi occhi erano color nocciola in un viso dai lineamenti particolari, così diverso dalla solita delicatezza femminile delle ragazze di Havoc. Ma quel mento pronunciato e quel naso dritto le conferivano un carattere veramente insolito.
“Molto piacere, sono Heymans Breda” si presentò lui
“Piacere mio, mi chiamo Kate” rispose lei con voce chiara e musicale e un sorriso molto accattivante
E Breda pensò che, forse, la serata non sarebbe stata noiosa come aveva temuto.
 
Il rapporto tra Havoc e Alexia durò poco più di tre settimane, concludendosi come al solito.
La vera sorpresa per Breda fu di iniziare a frequentarsi con Kate: dapprima furono solo incontri a quattro nel solito locale, ma poi decisero di vedersi anche da soli, nei giorni di libera uscita.
Inizialmente, dopo la rottura tra Havoc e Alexia, si sentì leggermente in colpa nei confronti dell’amico, ma sembrava che il biondo fosse profondamente felice per lui, come se si fosse levato un grande cruccio dalla testa. Breda si sorprese a pensare che molto probabilmente Havoc aveva organizzato quel primo incontro a quattro anche per cercare di sistemare lui.
E stranamente c’era riuscito.
Kate era la sua prima ragazza ed era strano trovarsi a gestire quella situazione così particolare. Una relazione per funzionare ha bisogno della collaborazione di entrambi e se c’era una cosa che preoccupava Breda era quella di doversi affidare anche a lei. Però col passare delle settimane si accorse che lui e Kate erano una buona squadra, affiatata e tranquilla. Lei non aveva le pretese della maggior parte delle ragazze di Havoc: le piaceva parlare di libri, politica e svariati argomenti. Era indubbiamente una ragazza di notevole intelligenza e arguzia e, per uno come Breda, avere così tanti spunti di conversazione era molto confortante. Con una donna interessata solo ed esclusivamente a romanticherie si sarebbe di sicuro trovato a disagio e con poche possibilità, ma sembrava che per Kate il romanticismo fosse solo un accessorio non indispensabile per quella relazione.
Il primo bacio che si scambiarono fu quasi inaspettato, al termine di una serata in cui non avevano fatto altro che parlare della situazione politica dei territori dell’est, da dove provenivano entrambi. Non ci fu nessun collegamento logico tra gli ultimi disordini provocati da gruppi di ribelli ed il fatto che, pochi secondi dopo, lui la stava tenendo stretta mentre le loro labbra si incontravano.
Un bacio è puro istinto: non segue alcuna regola e si affida esclusivamente alle sensazioni di entrambi. Fu la cosa più esaltante che Breda avesse provato fino a quel momento: sentiva tutti i suoi sensi perdere il contatto con la realtà per concentrarsi sulle loro bocche che si incontravano. Quando lei schiuse le labbra e le loro lingue iniziarono a stuzzicarsi, Breda, in un angolo remoto della sua mente, iniziò in qualche modo a capire perché Havoc cercasse così tanto la compagnia di una ragazza.
Ma per lui era differente: una donna che non era Kate non gli avrebbe mai fatto provare quello che stava vivendo in quel momento, ne era certo.
 
“Allora, come vanno le cose con Kate?” chiese Havoc dopo circa tre mesi
“Bene” rispose Breda, senza aggiungere altro.
“Ho notato che ultimamente vi state vedendo più spesso”
“Sì… lei è molto più libera in questo periodo. Sai, l’istituto che frequenta ha terminato i corsi e ora hanno più tempo a disposizione prima degli esami finali”
Non ottenendo nessun commento alla risposta, Breda guardò il compagno: sembrava che Havoc  fosse terribilmente imbarazzato e cercasse di arrivare a qualche punto preciso, ma che fosse altresì totalmente ignaro su quale via prendere. Breda si mise a braccia conserte e si mise a fissarlo con insistenza, aspettando di provocare la sua reazione. Infatti dopo una decina di secondi Havoc arrossì e chiese
“Forse non sono affari miei… – iniziò grattandosi il collo – Ma tu è Kate siete arrivati a farlo?”
“Hai ragione, non sono affari tuoi” rispose Breda, senza nemmeno arrabbiarsi
Però iniziava a pensare che con Kate le cose stessero rapidamente andando verso quella direzione. Ma riteneva la cosa strettamente personale e non voleva condividerla nemmeno con lui.
“Scusami, non volevo essere indiscreto…” disse nel frattempo Havoc
“Fa niente, Havoc, lascia stare. Pensa alle tue donne e non alla mia”
 
Quel mese di maggio prometteva di essere più caldo del previsto: il sole batteva come nel periodo estivo e l’afa in città era quasi insopportabile. Per questo una gita nella più fresca campagna era qualcosa di assai gradito.
Ma Breda non stava pensando alle condizioni meteo in quel momento. Stava concentrato su quelle mani candide che gli stavano sbottonando la camicia da cadetto per potersi infilare a toccare la sua pelle.
Era sdraiato in mezzo all’erba alta di un campo abbandonato, con Kate accanto a lui.
Come sempre tutto era iniziato improvvisamente: un momento stavano parlando di chissà che cosa e l’attimo dopo erano uno attaccato all’altra; ma questa volta si stava andando ben oltre i soliti baci e abbracci.
Era stata lei a prendere l’iniziativa vera e propria, afferrando la mano destra di lui e portandosela al seno. Breda si era staccato dalle sue labbra, scostando il viso dal suo quel tanto che bastava per guardarla con curiosità, come per chiederle se era davvero sicura di voler andare avanti.
E sembrava che lei fosse perfettamente d’accordo, quando inizio a baciarlo sul collo.
“Kate… - aveva mormorato – sei certa?”
“Voglio fare l’amore con te…” aveva risposto lei salendo a baciargli il mento.
E da quel momento era stato impossibile fermarsi: c’era una nuova voglia che coinvolgeva i loro corpi, portandoli ad esplorarsi in una maniera del tutto nuova e inebriante. Non esistevano più regole o falsi pudori, esisteva solo la brama di amarsi in maniera completa e assoluta per sfogare quel desiderio così bello.
Seguendo l’istinto Breda si portò sopra la ragazza, mentre con le mani le sollevava leggermente la gonna per poter sfiorare la pelle liscia delle sue gambe. Era dolorosamente consapevole delle dita delicate che gli accarezzavano la schiena, sotto il tessuto della camicia: quel contatto pareva bruciare più del sole di mezzogiorno. Man mano che si avvicinava alla parte alta delle gambe di lei, sentiva la sua virilità pulsare prepotentemente all’interno dei pantaloni  e sembrava che tutto il resto del suo corpo gli gridasse di congiungersi con quello della ragazza.
Anche lei sembrava altrettanto incapace di controllare il desiderio che li stava tormentando.
“Amami… – sussurrò infatti con occhi socchiusi, le iridi castane rese più chiare dai raggi del sole – Ti prego… Heymans”
Sentire il suo nome pronunciato con quel tono sensuale gli provocò una scarica di elettricità in tutto il corpo. Non poté far altro che baciarla con passione, sperando di comunicarle con quel gesto che sì, l’avrebbe amata con tutto se stesso, con tutta la forza di quel primo amore così stupendo e intenso.
Lei sollevò il bacino in un impulso frenetico, andando a farlo sbattere contro il suo.
Dio santo, doveva subito levarsi quei dannati pantaloni o sarebbe esploso.
Che erano entrambi vergini non era un mistero. Breda sapeva che poteva essere doloroso per lei, ma non si era posto il problema: se Kate era pronta ad accettare il dolore, lui non si sarebbe fermato. E così, dopo una prima contrazione  da parte di lei, si mosse imponendo ai loro corpi un ritmo lento ma deciso, fino a quando i movimenti di entrambi trovarono una perfetta sintonia .
Fecero l’amore così, in quel campo, senza nemmeno essersi levati del tutto i vestiti. Che importava se lui aveva i pantaloni e i boxer calati al ginocchio e lei la gonna sollevata e l’intimo alle caviglie? Importava solo essere congiunti, consapevoli che uno era dentro l’altra in un momento di perfezione assoluta in cui il mondo si riduceva soltanto a loro due.
Nessuno dei due raggiunse l’apice del piacere: erano troppo inesperti per poterlo fare. Ma fu qualcosa di incredibilmente appagante sia fisicamente che in modo molto più profondo.
“Ti ho fatto molto male?” chiese alla fine quando si staccarono, esausti e ansimanti
“Non più di quanto mi aspettassi” mormorò lei accarezzandogli il mento
“Ti amo, Kate, lo sai?” disse dopo qualche istante, facendole sollevare il capo per poter passare il braccio attorno al suo collo
“Ti amo pure io, Heymans” rispose lei accoccolandosi al suo petto.
E in quei momenti Breda, accarezzando i capelli morbidi biondi, lievemente umidi, capì perché Havoc l’aveva osservato in quel modo così strano, qualche giorno prima. Lui non aveva mai provato la sensazione di tenere stretta una ragazza dopo averla amata. Tutte le donne che aveva avuto non gli avevano concesso l’intimità che Kate aveva dato a lui, non l’avevano mai guardato con occhi sognanti dopo aver fatto l’amore.
Jean Havoc, il tuo modo di amare è così lontano da quello che sto provando adesso… sei proprio uno stupido.
 
I motivi per cui, qualche mese dopo, la loro storia d’amore finì nessuno dei due seppe mai spiegarli.
Sulle prime Breda aveva pensato che Kate potesse essere rimasta incinta da quel rapporto privo di qualunque protezione, ma non era successo niente di simile, con grande sollievo di entrambi.
Non c’erano nemmeno stati litigi, discussioni o alterazioni d’umore da parte di uno dei due.
Era come se, semplicemente, dopo aver raggiunto l’apice della perfezione in quel mattino di maggio, fosse venuto a mancare lo scopo principale per cui si erano frequentati. Nelle loro uscite serali iniziarono a crearsi silenzi imbarazzanti nei momenti dove prima erano presenti i baci e, molto spesso, finivano solo col parlare, aspettando entrambi il momento del congedo.
A inizio settembre arrivò il momento in cui la situazione non era più sostenibile.
“Sai, ho terminato gli studi in istituto finalmente. Oggi hanno esposto i risultati degli esami finali ed è andato tutto bene, anzi, meglio del previsto.” disse Kate una sera, mentre passeggiavano per la strada
“Sono felice per te. – annuì Breda. Non si stavano tenendo per mano e non c’era alcuna voglia di baciarsi per festeggiare quell’avvenimento. Quella sera sarebbe finito tutto, lo sapeva. – E ora cosa farai?”
“Tu hai ancora un semestre di Accademia, vero?” chiese invece lei
“Sì, terminerò a fine anno”
“Spero che avrai fortuna nell’esercito, Heymans. Sai… - esitò - i miei stanno pensando di trasferirsi a Central City”
“Capisco” annuì lui fissando la luce di un lampione, ancora incerta per gli ultimi sprazzi di tramonto
“Forse non è il caso di continuare qualcosa che… non sapremmo gestire”
Era una bugia chiaramente: l’avrebbero potuta gestire benissimo, avevano tutte le carte in regola per farlo. Semplicemente era finita, come una fiaccola delle feste di paese che arde scintillante e poi piano piano si affievolisce fino a spegnersi.
“Perché non diciamo semplicemente che non ci va più?” disse con franchezza Breda, guardandola negli occhi: erano sempre stati schietti uno con l’altra. Almeno in questo non era il caso di cambiare.
“Hai ragione – mormorò lei dopo qualche momento, con un pallido sorriso – In fondo che senso ha mentirci in una cosa che sappiamo entrambi?”
“Per l’appunto.”
“Heymans… ti giuro che mi dispiace. – ammise lei dopo un minuto di silenzio - Ma, non so nemmeno io cosa ci è successo”
“Forse non dovevamo fare l’amore? In fondo la cosa ha iniziato ad andare a rotoli qualche settimana dopo” propose lui con un mezzo sorriso
“No, di quello non mi pentirò mai e non farlo nemmeno tu. E’ stato il momento più bello della mia vita”
“Allora forse era semplicemente qualcosa che non era destinata a durare, tutto qui” ammise Breda con una scrollata di spalle, cercando di sembrare più tranquillo di quanto in realtà fosse.
“Forse hai ragione. Ma sei stato il mio primo grande amore. E per me è valsa la pena viverlo tutto.” disse lei accarezzandogli il mento per l’ultima volta. Sul viso il sorriso accattivante che l’aveva tanto colpito la sera in cui l’aveva conosciuta: ora che si stavano liberando di questa relazione sembravano essersi ripresi entrambi… in apparenza.
“Oh, sì Kate, – annuì, con sincerità, ricambiando il gesto e seguendo il contorno di quel mento così pronunciato – Ne è valsa davvero la pena”
Non si dissero altro; rimasero per un minuto a fissarsi, domandandosi come potersi salutare. Ma alla fine nessuno aprì bocca: lei semplicemente si girò e andò per la sua strada, lasciandolo solo sotto quel lampione.
E lui rimase lì a fissare la luce artificiale che, man mano che il buio avanzava, prendeva vigore.
Il caldo sole di quel maggio afoso sembrava incredibilmente lontano.
 
Qualche ora dopo era sdraiato supino nel suo letto, nella camerata vuota per il giorno di libera uscita. Aveva le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi chiusi: aveva scoperto che la luce della stanza assomigliava così tanto a quella del lampione da dargli uno strano fastidio.
E così era finita: da una parte si sentiva sollevato, ma dall’altra faceva indubbiamente male. Per quanto non provasse per Kate gli stessi sentimenti di qualche mese prima, i suoi pensieri non potevano fare a meno di tornare ai momenti felici che aveva trascorso con lei. E questo era un aspetto dell’amore che non aveva mai considerato: come fosse dannatamente vigliacco da farti male quando le cose erano finite e teoricamente non ti dovrebbe più importare.
Un sobbalzo alla sua destra con il rumore delle molle del materasso gli fecero capire che non era più solo. Non aveva bisogno di aprire gli occhi per sapere di chi si trattasse. Rimase in silenzio, fino a quando Havoc parlò
“Allora fra te e Kate è finita” disse
“E’ finita” ammise in tono piatto
Non ci fu nessun “mi dispiace” o qualche gesto confortante. Dopo diversi minuti di silenzio Breda aprì gli occhi e si alzò il tanto necessario da guardare Havoc. Il biondo fissava davanti a se, lo sguardo concentrato come se stesse riflettendo su qualcosa di importante.
“Che hai?” gli chiese
“Secondo te, perché due persone smettono di amarsi?” domandò Havoc senza cessare di fissare il vuoto.
Era una domanda così idiota… eppure così sincera da fare male. Breda avrebbe proprio voluto conoscere la risposta, ma non c’era libro o insegnamento che poteva darla. Semplicemente era la natura umana.
“Forse perché ci sono cose che sono destinate a durare poco, per quanto belle”
“Ma non è giusto: proprio perché sono belle dovrebbero durare, non credi?”
“Havoc, hai il dono di fare domande che mi mettono in difficolta, lo sai?” sospirò Breda risdraiandosi
“Se vuoi che me ne vada, non hai che da chiedere. So bene che non sono bravo a…” disse Havoc lasciando la frase in sospeso
Sulle prime Breda fu tentato di dirgli di andare via: le sue domande erano l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Ma c’era uno strano, notevole, conforto ad averlo accanto e sentirlo parlare in quel modo imbarazzato e goffo. Almeno lo faceva pensare ad altro…
“E’ strano, vero? – gli disse con un mezzo sorriso – Per una volta tanto i ruoli si sono invertiti e ora ti trovi tu a dover consolare me”
“Mi sento in colpa; in fondo te l’ho presentata io. E ne andavo anche fiero”
“Non sentirti in colpa. La storia tra me e Kate doveva andare così e basta… e ora perché mi guardi così?”
“Cazzo Breda, ma perché non piangi? – disse, in tono lievemente esasperato, Havoc grattandosi i capelli – Vorrei confortarti, ma tu sembri meno turbato di me… non so cosa fare! Ti offrirei la mia spalla, ma tu sei così… calmo, in maniera oltremodo irritante! Ecco!”
“Finiscila. Siamo alle solite: quando non sai come gestire una situazione ti scaldi…” sospirò Breda, assai poco disposto a cercare di calmarlo. Possibile che Havoc non capisse che le persone potevano stare male in maniera differente dalla sua?
“Visto che lo sai potresti darmi una mano! – sbottò lui – Dato che tu non vuoi la mia! Eppure sono stato mollato così tante volte che so come ci si sente, non credi?”
C’era una nota d’accusa in quell’ultima frase, quasi che Havoc si sentisse tradito da quella che vedeva come una mancanza di fiducia nei suoi confronti. Breda in altre occasioni avrebbe lasciato correre, tuttavia proprio quella frase gli diede molto fastidio per un motivo molto particolare
“Hai mai fatto l’amore?” gli chiese a bruciapelo alzandosi a sedere nel letto
Havoc lo fissò sbigottito, ma poi scosse il capo
“No. Non sono mai andato oltre il bacio e qualche occasionale… uhm… palpata. Come sai i miei rapporti non durano molto – sospirò pensoso – E non so perché…”
“Ascoltami bene, adesso, perché te lo dirò una sola volta. C’è un abisso di differenza tra le tue storie del cazzo e il mio rapporto con Kate, capito? Tu non hai la minima idea di cosa vuol dire stare con una ragazza per più di un mese! – ora iniziava ad arrabbiarsi davvero, tanto che lo prese per il colletto – Tu non sai cosa significa stare accanto a lei, parlare di milioni di argomenti e scoprire che è la cosa che ti piace di più al mondo! Tu hai avuto decine di ragazze, ma nessuna di loro ti ha mai guardato in quel modo speciale… dopo che avete fatto l’amore ed è stata la cosa più bella dell’universo! Tu sei solo un coglione, Havoc!”
“Vaffanculo, Breda – sbottò lui spintonandolo e facendogli mollare la presa – Se io sono coglione, tu lo sei il doppio… se era una cosa così meravigliosa perché te la sei lasciata scappare?”
“Non lo so, va bene? – esclamò con rabbia mentre una singola lacrima gli colava nella guancia destra. Era questo che faceva fottutamente male: non sapere il perchè – Se lo sapessi pensi che non cercherei il modo di rimediare? Oppure credi che ci goda a stare in questo cazzo di letto a chiedermi cosa è successo e dove abbiamo sbagliato sia io che lei? Che mi diverta cercare di convincermi che doveva andare così e basta? Quando invece non doveva!”
“Oh cazzo… no dai! Quando mi lamentavo del fatto che non piangessi… non è che…”
“Oh, finiscila! – tirò su col naso Breda, asciugandosi quell’unica lacrima – Jean Havoc… il ragazzo più figo dell’Accademia! Dici di esserti innamorato almeno due volte al mese, ma qual è la realtà dei fatti? Che dell’amore vero non sai niente, idiota! E lo sai bene pure tu!”
“No, hai ragione! – scattò Havoc alzandosi dal letto – Forse sono così lento che ho bisogno che mi dia delle ripetizioni anche in questa materia, eh? Vaffanculo, Breda!” e con quelle parole si avviò a grandi passi verso l’uscita della stanza.
Breda rimase seduto a fissare la porta per diversi minuti. L’ultima frase non avrebbe dovuto dirla, lo sapeva… ma gli faceva troppo male l’idea che il suo rapporto con Kate fosse stato paragonato a quelle storie senza importanza. Sapeva che Havoc non l’aveva fatto intenzionalmente e che tutto era stato detto in buona fede; dannazione, forse era meglio andare a cercarlo.
Controvoglia si alzò in piedi, ma prima che potesse compiere qualche mossa la porta si aprì e Havoc rientrò a grandi passi nella stanza, dandogli una spinta sulle spalle e rimettendolo a sedere con violenza.
“Non dire niente! – lo zittì prima che potesse dire qualcosa – E’ vero, non so un cazzo dell’amore vero, per quanto mi sia illuso molte volte di esserne un esperto. Non so cosa vuol dire fare l’amore con una ragazza e ammetto che ti ho invidiato tantissimo quando ho visto che le cose tra te e Kate andavano bene. Ma ero felice, sul serio… merda, se c’è una persona che merita una brava ragazza sei tu. Prima volevo solo… aiutarti… ed invece mi sono incazzato come uno scemo. Scusami…”
Le sue mani non avevano mollato la presa sulle spalle robuste di Breda ed il rosso si accorse che ora quel contatto tremava lievemente. Riuscì a sorridere
“La situazione è sfuggita al controllo di entrambi, mi sa. Fa niente” disse, posando una mano sul braccio di lui
“Non hai voglia di evadere al pub, vero?” chiese Havoc leggermente sollevato
“Preferirei evitare” annuì Breda
“Se ti dicessi che ho una bottiglia di liquore nascosta?”
“Iniziamo a ragionare… valla a prendere”
Mentre Havoc sorrideva e correva via, palesemente lieto di aver trovato un modo di tirarlo su di morale, Breda si trovò a pensare che forse era un bene che il suo amico fosse ancora così ingenuo nei confronti dell’amore. Le ragazze che aveva avuto non gli avevano dato ciò che lui aveva provato con Kate e di conseguenza le separazioni non erano mai state così dolorose, a prescindere dalle lacrime versate. In fondo Havoc non era ancora pronto per una sensazione così sgradevole come quella che stava attanagliando lui.
 
Tuttavia era inevitabile che anche il biondo provasse di lì a poco l’esperienza di un vero amore. Al contrario di quella fra Breda e Kate, fu una storia abbastanza travagliata, fatta di litigi e riappacificazioni. A distanza di anni Breda si ricordò sempre di Lucy e di quei quattro mesi di follia che avevano massacrato il suo migliore amico. 
Al contrario di lui, Havoc lottò disperatamente contro l’evidenza che non c’era più niente da fare. Si rifiutò di accettare fino all’ultimo la fine di quella relazione.
E questa volta non ci furono molte lacrime versate, come invece era solito succedere. Per diverse sere Breda rimase in silenzio, accanto a lui, a guardare quegli occhi azzurri asciutti che fissavano il fumo della sigaretta come ipnotizzati.
Sarebbe dovuto passare del tempo prima che Jean Havoc avesse di nuovo voglia di guardare una ragazza.
L’amore era davvero vigliacco: prima ti faceva toccare il cielo con un dito e poi ti buttava a terra in quel modo, senza apparente motivo
No, non esisteva nessuna teoria per controllarlo.



________________________
Angolo dell'autrice.
Ok, spero siate sopravvissuti a questo capitolo particolarmente lungo che non ho avuto il cuore di spezzare in due. 
Tematica particolare affrontata dal personaggio forse meno "carino" del team di Mustang. Però mi è venuto spontaneo porre Breda a confronto con l'amore: tra i due è sempre Havoc quello che ha a che fare con le donne, ma questo non significa che anche il suo amico non abbia avuto le sue esperienze. E' abbastanza strano pensare che tra i due sia stato Breda il primo ad avere una storia importante, ma forse era quello con più maturità per affrontarla.
L'ho rivisto e rivisto e alla fine ne sono abbastanza felice, considerato che per me è una tematica nuova da trattare in una ff.
Spero di non aver esagerato in qualcosa :P

A presto

Laylath
  
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