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Autore: Roblol    23/05/2013    0 recensioni
La storia è ambientata nei nostri giorni e parla di un ragazzo di 16 anni che si butta nel mondo della musica rock senza avere una minima idea del mondo che c' è dietro il genere in questione. Nell' arco di tre anni il protagonista vivrà avventure divertenti e spiacevoli con la sua rock band che lo porteranno a crescere artisticamente sempre di più. In parallelo vivrà la sua difficile vita privata tra amici, ragazze, scuola e famiglia che influenzerà la sua carriera musicale. Un tragico evento però lo porterà ad avere una visione completamente diversa della vita e comincerà ad uscire fuori il vero artista, il vero rocker, il vero cantante che inizialmente era sepolto dentro di lui. Una storia di intrighi, amori, passioni e molto altro.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Alcune settimane dopo il mese passato a Torre canne, per alcuni eventi fortuiti riuscì a vedere Vale ancora molte volte, ogni volta che lei era davanti ai miei occhi, non riuscivo a starle lontano, non riuscivo mai a fare il freddo quando stavo con lei, il suo viso così dolce ogni volta, mi faceva sciogliere come neve al sole e tutti i progressi che facevo durate il tempo che stavamo lontani, li buttavo nel cesso.
Manu, che stava con Vale per la maggiorparte del tempo, mi contattava spesso dicendomi che Vale non stava bene, era sempre chiusa in casa, sempre triste e si deprimeva a causa mia. La cosa non mi aiutava, ma dovevo riuscire a pensare che dovevo agire per il suo bene, solo per il suo bene.
Molte volte mi chiamava Vale stessa, per dirmi di persona che non stava bene, che per lei vedere Manu e mio cugino stare sempre insieme, la faceva sentire ancora più sola e abbandonata. Molte volte io non sapevo cosa dirle e ripetevo spesso che doveva essere forte, che doveva pensare in maniera ottimista e cose così. Cos' altro avrei potuto fare. Nonostante le mie parole però, lei si intestardiva sul fatto che non ci sarebbe mai riuscita, che le avrebbe fatto ancora più male. Tutte le sue parole, le sue chiamate, i suoi messaggi cominciavano davvero a risultarmi pesanti, io spesso cercavo di essere felice, di non pensare al fatto che anche lei mi mancasse da morire, ma lei era così ossessionante, era molto pressante e non avrei resistito ancora allungo.
Mi chiedevo spesso se stessi facendo la scelta giusta.
Però a volte, avevo l' impressione che il mio comportamento stesse dando dei frutti. Spesso Vale mi implorava chiedendomi di andare li da lei, avrei potuto farlo senza problemi, ma trovavo sempre mille scuse per non andarci, e lei, ogni volta, risultava sempre più seccata della situazione.
A malincuore ogni giorno, speravo che quel martirio per me finisse presto, speravo che sarei riuscito fino alla fine a rimanere coerente, speravo ogni notte che prima o poi Vale si sarebbe rassegnata.
Uno di quei difficili giorni mi vedevo spesso con Easy per provare qualcosa, e lui mi chiedeva spesso come andassero le cose con Vale. Io non gli ho mai detto che avrei voluto finirla, non volevo che egli pensasse che fossi uno sciocco, che la mia fosse stata solo una cotta estiva però gli accennai che le cose non andavano tanto bene a causa della distanza, infondo era un motivo reale. Easy fù titubante alla mia spiegazione, mi ripeteva spesso che non sarebbe durata ancora molto con quella condizione, eravamo giovani e non saremmo mai riusciti a mantenere un rapporto a distanza, certo, aveva ragione, come avrei mai potuto pretendere di mantenere una storia con una ragazza lontana anni luce. Le parole di Easy mi convinsero e mi motivarono ancora di più, dovevo assolutamente continuare a fare come stavo facendo
Arrivò Settembre e Vale, Manu, Claudio e le altre ragazze del viale, finiti i mesi di villeggiatura, tornarono nelle rispettive case. Decidemmo di uscire in centro un giorno e quel giorno, fù molto importante.
Quando rividi Vale, ella non era la stessa persona, quasi non sembrò felice di rivedermi, probabilmente riuscì nel mio intento e ne volevo avere la certezza. Ci salutammo a stento quella sera e lei mi guardava sempre come se mi volesse dire qualcosa, così molte volte, le chiedevo " c' è qualcosa che non va? ", faceva finta di non sentirmi. Durante la serata fui molto distaccato, finchè non mi stancai le andai vicino guardandola negli occhi e le chiesi nuovamente " Vale, c' è qualcosa che non va? " " vieni con me ", disse lei , io la seguì. Ci allontanammo dagli altri per parlare in privato e mi disse " senti, io non so se ce la faccio a continuare " " spiegati meglio " le dissi io e lei rispose " sono stanca di stare male, poi siamo troppo lontani, non ci vediamo mai, non avrebbe senso continuare ". Sarò sincero, non provai neanche un pò di felicità in quel momento, anzi, stetti per mettermi a piangere, riuscì a trattenermi per miracolo.
Io però non volevo farle sapere che mi ero comportato così di proposito, temevo una sua reazione negativa, così mi comportai normalmente e le dissi " ti posso capire, mi dispiace molto però, ti credevo una persona diversa, ma sei come tutte le altre ", non lo pensavo sul serio, ma fù l' unica cosa che mi venne in mente di dirle in quel momento. Mi venne un mal di stomaco pazzesco per la tristezza, lei ci teneva davvero a me ed era evidentemente dispiaciuta di aver preso quella decisione e il suo dispiacere, era il mio malessere. Non ci dicemmo altro, io mi girai per andarmene, lei mi prese la mano per fermarmi, mi abbracciò e mi baciò, forse per l' ultima volta. Con quel gesto, una parte di me, che più tardi capì quale, rimase con lei senza più tornare indietro, e quel senso di vuoto e di disorientamento, tornò a farmi visita. In quel momento, capì che amavo Vale in un modo inimmaginabile, quasi mi pentì di aver fatto tutto quel casino, sarei benissimo tornato indietro, ma il valore delle cose, lo capisci sempre troppo tardi, è così.
Cominciò il nuovo anno scolastico. Non ebbi la minima intenzione di deprimermi per la rottura con Vale, non dedicai nessun mio progetto musicale per lei, cercai di non pensare neanche un istante alla nostra storia, era difficile certo, ma fortunatamente c' era chi fù disposto ad aiutarmi.
Io e Lory, dimenticata la scappatella, diventammo ottimi amici e spesso le parlavo di Vale. Lory era l' unica persona che riusciva a farmela quasi odiare, forse sarebbe stata l' unica maniera per dimenticarla del tutto, mi ripeteva spesso che mi ha fatto del male, che mi ha fatto rincretinire, che mi ha privato della capacità di ragionare e altre cose poco carine. Poco a poco, mi convinsi delle sue parole anche se infondo sapevo che non erano vere, forse. Lory spesso si offriva di consolarmi in maniera ererotica, ma stranamente, non provavo nessun tipo di attrazione verso di lei, e non ero per niente interessato a rimorchiare altre ragazze, era come se ne avessi la nausea, non avevo alcuna intenzione di innamorarmi o forse, innamorato, lo ero ancora. Probabilmente fù proprio per questo che rifiutai Lory e il pensiero di uscire con altre, ebbi paura di scoprire che il mio cuore, appartenesse ancora a Vale. Psicologicamente ero davvero confuso.
Avevo bisogno di un amico vero che mi aiutasse a rimettere le idee a posto, anche non direttamente, ma la presenza di un vero amico, sarebbe stata sufficiente.
Sicuramente, Easy sarebbe stata la persona giusta, ormai io e lui entrammo in confidenza, parlavamo spesso e non ci nascondevamo quasi niente.
In quei giorni, mi chiamò mio cugino, Jaiky e mi disse " ciao Rob, senti domani potete venire tu e Easy al locale, mio padre ci vuole parlare " " certo non c' è nessun problema ". Fui molto felice alla chiamata di Jaiky, come uno stupido quasi mi dimenticai di avere una band e che avrei potuto distrarmi con la musica. Avvisai Easy della notizia, lui fù ancora più impaziente di tornare a suonare, voleva tornare sul palco e provare le stesse emozioni del saggio di batteria.
L' indomani raggiungemmo il locale di mio zio Paolo.
Fummo tutti felici di vederci, ci salutammo tutti con affetto, l' estate di quell' anno non passammo proprio tanto tempo insieme, quindi revederci, fù una bella sensazione. Mio zio dissa " ben ritrovati ragazzi, vi ho convocato oggi qui per proporvi un porgetto interessante ", io pendevo dalle labbra di mio zio, lui aveva la bravura di fare un' introduzione interssante al suo discorso, in cui attirava l' attenzione di tutti, a volte era meglio del fatto stesso. Mio zio continuò " questo Dicembre c' è la possibilità di fare un concerto tutto nostro allo stesso locale dove abbiamo fatto il saggio ". A quella sua notizia impazzimmo letteralmente, l' euforia di Easy fù devastante, il mio sorriso arrivò alle tempie, Duff fece i suoi strani versi di felicità, a volte molto bizzarri, Jaiky sembrò un tantino spaventato all' idea. l' unico che sembrò essere impassibile alla notizia, fù Paky. Fin da subito con Paky non c' era la complicità musicale che avevo con gli altri, sicuramente lui era quello meno bravo nel gruppo ma mio zio gli dava fiducia o forse, gli conveniva dargli fiducia. Mio zio lavorava in questura in quel periodo e la madre di Paky era sua collega, sicuramente questo fù un motivo in più per dare qualche possibilità al ragazzo. Nonostante tutto però, con Paky feci il mio esordio da cantante quindi gli volevo cmq bene, le convinzioni che mio zio aveva su di lui mi motivarono, perciò, aspettai prima di giudicarlo male, forse un giorno sarebbe cambiato.
Dopo che mio zio ci dette la favolosa notiza, ci presentò altre possibili canzoni che avremmo potuto fare quel giorno, eravamo davvero alle prime armi, quindi, una scaletta di otto canzoni, sarebbe stata più che sufficiente. Oltre " Stand By Me " e " Speedy Gonzales ", ci propose " Be Bop a Lula " di Gene Vincent, classico blues anni 50 - 60, e " Unchain My Heart " di Joe Cocker. Erano pezzi storici, io li conoscevo molto poco quasi per niente, so che sarebbe stata un' esperienza totalmente nuova per me, buttarmi in un genere che ignoravo completamente, non sarebbe stato così semplice.
Easy, rockettaro di natura, mi diceva spesso che avrebbe voluto fare qualcosa di più giovanile, ma il fatto che mio zio fosse una persona d' esperienza, che sicuramente avrebbe scelto in maniera mirata per la serata determinati pezzi, lo convinse e decise di imparare le canzoni. Musicalmente non erano difficilissime, quindi per qualcuno come Easy o Duff, non ci sarebbero stati problemi.
Alcuni giorni dopo quell' incontro, cominciai ad imparare le canzoni proposte. " Be Bop a Lula " non mi sembrò molto difficile, anche perchè avrei dovuto solo cantarla, mentre " Unchain My Heart " quando la sentì, pensai che non ci sarei mai riuscito a fare determinate cose con il piano. Suonare e cantare lo sapevo già fare, o meglio accompagnarmi con gli accordi, ma suonare una linea di note durante la canzone cantando anche, cavolo se mi risultò difficile.
Ci servivano altre canzoni però, solo quattro non sarebbero bastate, così, girando tra le mie conoscenze musicali e valutando i possibili pezzi abbordabili per la nostra band, raggiunsi la conclusione che la canzone capostipite di quella serata, sarebbe stata " Come Together " dei Beatles. Di quella canzone io conoscevo la versione di Michael Jackson, molto più forte rispetto all' originale, certo compresi subito che non sarebbe stata una passeggiata quella canzone, tecnicamente era completa, aveva un riff, una linea di basso, power chords, assolo, non farla sarebbe stato un insulto. Fù provando a cantare " Come together " che capì che vocalmente avevo moltissima strada da fare ancora, la mia estensione era perecchio limitata e farla nella tonalità di MJJ sarebbe stato impossibile, così tentai la versione originale, e andò decisamente meglio.
Mi esercitai moltissimo in quei giorni e " Unchain My Heart " veniva sempre meglio, presto però, capì che mancava qualcosa di importante in quella canzone, il coro.
Già, delle coriste che mi davano manforte non sarebbe stata una cattiva idea, avrebbero riempito di più alcuni pezzi, avrebbero dato un' immagine piacevole sul palco.
Dopo tante esercitazioni, non vedevo l' ora di testare il mio duro lavoro alle prove con gli altri, vedere quanto di buono potevo dare alla band, rendere soddisfatto mio zio per il lavoro che avevo fatto in una settimana.
Il giorno delle prove, Easy decise di portare un suo amico chitarrista con il quale suonava spesso, mi disse che gli voleva far vedere il lavoro che faceva una band. Alle sue parole mi sentiì quasi una persona d' esperienza.
Ci vedemmo sotto casa di Easy prima di andare alle prove e li, mi presentò il suo amico " Rob, lui è Gilby, Gilby, Rob ". Era particolare quel ragazzo, aveva i capelli lunghi neri, portava una t -shirt bianca con una giacca di pelle, jeans blu e parecchi bracciali, era bassino, il suo viso mi risultò già molto simpatico. Easy e Gilby sembravano conoscersi da tempo, lungo il tragitto per raggiungere il locale delle prove, non facevano che parlare di chitarre, termini tecnici e ostrogoti per le mie orecchie però, la loro passione era invidiabile.
Arivammo a destinazione, Gilby si presentò a tutti e si mise comodo in un angolo per ascoltare le prove. Ci sistemammo e cominciammo a suonare. A quanto pare non fui l' unico ad esercitarmi duramente durante la settimana, tutti sembravano molto preparati, i pezzi ci riuscivano con una facilità incredibile e la soddisfazione fù evidente sugli occhi di mio zio. Gilby sembrò essere molto compiaciuto e quasi fremeva per suonare anche lui.
Mio zio, essendo un tipo coinvolgente, lo invitò a prendere una chitarra e a suonare. Gilby si sentì subito a suo agio e suonava con noi come se lo facesse da sempre, sembrava bravo e il suo entusiasmo convinse tutti, dava l' impressione di essere una persona che aveva molto da esprimere, sentì all' istante che con lui c' era affinità, così, gli diedi una possibilità e gli dissi " sei assunto Gilby, puoi cominciare a far parte di questa band ". Furono tutti entusiasti all' idea, l' unico che sembrò un pò preoccupato, fù Paky. Probabilmente il suo timore era quello di perdere il posto di chitarrista ritmico, e per quello che Gilby mi trasmise alle prove, Paky fece bene a preoccuparsi, sotto i lunghi capelli, si nascondeva un ragazzo con delle qualità enormi. Probabilmente, era l' elemento che mancava.
Al termine delle prove dissi a mio zio " ho trovato il pezzo forte della serata " " cioè? " mi chiese lui, e io risposi " Come Together " " caspita, non è un pezzo semplice " " si ma è favoloso, abbiamo tempo ancora, vedrai che riusciremo a farlo ". La mia determinazione convinse mio zio, " Come Together " ci sarebbe stata nella scaletta e sarebbe stato il nostro cavallo di battaglia. Quel giorno gli accennai anche delle coriste e lui, sembrava aver già pensato a questo particolare dicendomi che si era già attivato, speravo comunque in un colpo di qualità, sia scenicamente che vocalmente.
Gilby era praticamente il chitarrista ritmico di Easy, si intendevano alla perfezione, la loro complicità e affinità erano perfette, si aiutavano a vicenda e avevano praticamene gli stessi gusti in fatto di musica, avevano entrambi la fissa per i capelli e l' amore per i  " Guns N Roses ", avevano una forza tale da convincere mio zio a fare un pezzo particolare, " knocking on heavens door " nella versione proprio dei " Guns N Roses ". Per me era vocalmente impossibile reinterpretarla come Axl Rose così dovetti farla a modo mio. Già dalle prime volte che la provammo, fù evidente che Easy nel suonarla, si trovava a suo agio, era il suo genere, il suo mondo, e come interpretava quella canzone, era emozionante. La scaletta cominciava ad essere sempre più consitente.
Il concerto era sempre più vicino e più provavamo, più eravamo convinti che avremmo fatto una porca figura.
Un pomeriggio andammo a fare le prove, quella volta però, ci fù una novità. Quando io, Easy e Gilby, arrivammo nel locale, la porta era aperta e all' interno c' era già mio zio con due ragazze. Una era molto robusta parecchio brutta, occhiali da vista, carnagione molto chiara e una pelle talmente grassa che sembrava sudasse sempre, l' altra ragazza invece era decisamente meglio, bassina, bruna, fisico normale, occhi verdi e sorriso piacevole. Mio zio ci fece entrare e ci disse " ragazzi loro sono Fede e Lucy ", Fede era quella brutta, Lucy l' altra. Mio zio continuò " sono venute qui perchè probabilmente ci presteranno la loro voce per il coro ". Io e gli altri sospettammo già prima che loro fossero li per quel motivo, ma Fede era talmente impresentabile che l' idea spaventò tutti.
Mio zio diede un microfono a Fede e le disse di cantare delle parti che probabilmente avrebbe fatto la sera del concerto. Io, Easy e Gilby in quel momento avevamo la stessa espressione, speravamo tutti e tre che Fede almeno, sapesse cantare. Mio zio, le fece provare " tintarella di luna " che si collegava bene a " speedy gonzales ", l' idea del collegamento era buona, ma Fede sarebbe stata capace di cantare?
Mio zio con la tastiera fece il solito giro di accordi per introdurre il brano, Fede cominciò a cantare il primo verso, " tintarella di luna, tintarella color latte... ".
Un disastro tremendo, un disastro da attentato terroristico, un disastro per le mie povere orecchie, non che avesse una voce particolarmente potente, quasi sussurrava sul microfono, ma quei piccoli spicchi di voce che ogni tanto uscivano fuori, erano delle pugnalate dolorose. Se Fede quel giorno si trovò in quella situazione, fù perchè mio zio era amico della madre, stessa identica storia di Paky.
Fosse stato per me, Easy e Gilby, Fede sarebbe stata scartata senza neanche che incominciasse a cantare ma mio zio, si ostinò a darle coraggio e fiducia, così quell' errore della natura, entrò a far parte della band.
Lucy non volette cantare, era parecchio timida e continuava a ripetere che era li solo per far compagnia a Fede, peccato perchè almeno lei, sarebbe stata accettabile dal punto di vista scenico. Pazienza, avremmo dovuto dare mezzo palco solo a Fede per le sue ingombranti forme.
Comunque, non sarebbe stata lei a toglierci l' entusiasmo di fare il nostro primo concerto, io per primo non stavo più nella pelle, cominciavo a tirare i giorni uno ad uno sperando di risalire presto sul palco. Involontariamente, Easy e Gilby in quei mesi di prove, riuscirono a farmi dimenticare della mia rottura con Vale e a farmi guardare avanti, la musica curò la mia confusione. Quello che all' inizio ritenevo solo un gioco, alla fine si trasformò in qualcosa di più serio, in qualcosa per cui valeva la pena crederci, in qualcosa per cui mettere in gioco la propria vita. Se tutto questo, fosse stato un motivo per cui essere felici, allora al diavolo tutto il resto, infondo, cos' è la vita senza la felicità o cosa saremmo se non provassimo a cercarcela la nostra felicità, perchè è questo, che spinge noi comuni mortali a fare qualcosa, la ricerca della felicità. Ognuno di noi, deve provare di tutto finchè non trova quella cosa che lo rende felice, anche a costo di mettere la propria vita in gioco. Non importa quante persone potresti deludere, a quante persone potresti fare dei torti o quante persone potresti perdere, alla fine, i frutti del duro lavoro, ci saranno, sempre. Ormai Easy era diventato un fratello per me, Gilby lo conoscevo da poco ma entrammo subito in confidenza, ero sicuro che più in la, seremmo diventati migliori amici. Con loro, l' idea di band era molto più presente che con gli altri, l' affinità che avevamo noi tre, superava ogni ostacolo portandoci a diventare la colonna portante della band, tutti gli altri, traevano forza, coraggio e qualcuno purtroppo, era anche invidioso.



  
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