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Autore: live in love    23/05/2013    3 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
-Certo che voglio- ribatto io, forse con fin troppa enfasi
- Meno male,il tuo letto è molto più comodo del mio- scherza, facendomi ridacchiare.
- Quindi mi stai solo sfruttando , eh?- ribatto.
-Ovviamente , baby- ride anche lui appoggiando la guancia sui miei capelli
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Mia prima fanfiction su Ian e Nina.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 17
 
OBBLIGO O VERITA
 
Apro il pacchetto di patatine mentre Candice si lascia cadere sulla poltrona vicino alla finestra con una risata allegra dettata dall'ennesima battuta della serata, rannicchiando poi le gambe contro il petto e circondandole con un braccio.
Amo queste serate tra ragazze, tranquille e per una volta fortunatamente prive di scene notturne da girare. Una vera rarità, addendo l'ennesima patatina.
- Comunque sono profondamente offesa, Torrey -  afferma improvvisamente Candy con voce acuta e squillante, portando entrambe ad alzare il capo verso di lei.
Intente a scherzare e mangiare schifezze mentre siamo semi sdraiate sul letto la guardiamo in attesa, aspettando che parli.
– Ti sei sposata senza dire nulla – lancia un'occhiataccia risentita alla fidanzata di Paul, seduta vicino a me.
O meglio, dovrei dire moglie ora.
Torrey e Paul si sono infatti sposati durante le vacanze di Natale senza dire nulla a nessuno per evitare di far finire la loro vita privata sui giornali scandalistici di mezza America. E come dargli torto, sospiro silenziosamente ricordandomi dell'attenzione riservata a me ed Ian per il nostro primo appuntamento qualche settimana fa.
Decisamente poco discreta e molto imbarazzante. Non è il massimo essere sotto i riflettori anche quando si è in intimità con qualcuno, ma è un effetto collaterale del lavoro che abbiamo scelto alla fine.
Abbandonando questo fastidioso pensiero in un angolo remoto della mia mente sorrido divertita, mordendomi le labbra per trattenere una corposa risata dovuta all'espressione piccata e offesa della mia bionda amica.
Allegra e svagata continuo a mangiucchiare tranquillamente mentre Torrey al mio fianco avvampa, diventando rossa in viso.
- Non lo sapeva nessuno – si difende lei con tono calmo e pacato, stringendosi nelle spalle e rivolgendole uno sguardo di scuse – C'erano solo i testimoni e i nostri genitori – continua, quasi giustificandosi, la voce che improvvisamente si incrina e gli occhi che si perdono trasognati nei ricordi.
- Romantico – mormoro sinceramente serafica, troppo impegnata sgranocchiare per aggiungere altro mentre incrocio le gambe e mi immagino bene la scena.
Candice sbuffa fintamente oltraggiata, esibendo un broncio che, accompagnato alle due trecce in cui sono legati i suoi capelli biondi, la fa assomigliare terribilmente ad una bambina indispettita.
E non ridere a questa riflessione diventa davvero difficile.
- Ok – soffia desolata, allargando le braccia e annuendo leggermente con il capo – Ma mi hai negato il divertimento di organizzarti un addio al nubilato fantastico – ride l'attimo seguente trascinandoci in una risata corposa che mi scuote dolcemente.
Con lo sguardo lucido a causa del divertimento mi giro verso Torrey, un brillio di maliziosa gioia che lo anima.
- E anche quello di farti da damigella – affermo ilare, sapendo quanto Candice ama i matrimoni – Non so se riuscirà a perdonarti, in effetti – mormoro poi con tono grave, una giocosa inclinazione drammatica che mi vena la voce rendendola seria e autorevole.
Accompagno le parole con un'espressione teatrale, le labbra corrucciate e il capo lievemente inclinato.
- Anche se  forse, visto la sua propensione per il rosa, è stato meglio così – affermo in modo cospiratorio e lieve rivolgendomi a Torrey, prendendo, invece, in giro Candice.
Mentre noi ridacchiamo divertite lei ci fulmina con lo sguardo prima di rivolgermi un'occhiata superiore attraversata da un brillio di pericolosa furbizia.
- Tanto mi rifarò al tuo matrimonio, Nina – scherza  con tono frizzante e frivolo, gli occhi cerulei allargati e lucidi di allegria.
Le mie guance avvampano all'istante, chiazzandosi di rosso e del bollente imbarazzo che mi pervade spietato mentre le mie labbra si dischiudono senza però emettere neanche una sillaba. Totalmente ammutolita a causa dello stupore rimango in silenzio, una sensazione di disagio che mi attraversa velocemente. Percorrendomi interamente mi fa sentire inaspettatamente disorienta da questo pensiero così inaspettato. Le farfalle tornano prontamente a tormentarmi, svolazzando allegre nel mio stomaco mentre il battito del mio cuore accelera bruscamente, provocandomi le palpitazioni e delle vampate di caldo che non riesco a sopprimere. Così come i pensieri che sinuosi e sibilanti si insinuano nella mia testa, tra i miei sentimenti.
Un principio di fantasia si affaccia infatti nella mia mente, subito ricacciato indietro dall'obbligo di non affondarvici. Ma è difficile, troppo, non cadere nelle brame tentatrici di queste riflessioni.
Fiori...pizzo bianco... smoking nero...il suo sorriso...
Solo quando la gola inizia a bruciare mi rendo conto di aver trattenuto istintivamente il respiro, gli occhi dilatati da uno stupore intenso e corposo che mi vibra dentro non lasciandomi scampo.
Ho davvero pensato a quel momento? Deglutisco sorpresa, la bocca impastata e un tumulto di sensazioni che si mischiano e annodano tra loro.
Non mi è mai capitato di fare quel tipo di fantasie su di noi.  Quasi annaspando in cerca di ossigeno e di razionalità scuoto vigorosamente il capo, tentando vanamente di riprendermi e di fermare la tachicardia. Mi sento strana, trepidante quasi. Cosa diavolo mi prende?
Ancora sconcertata emetto un piccolo sospiro, allontanandolo dai miei pensieri e nascondendo la verità di quel desiderio dietro l'obbligo di non cedervi.
Le lancio un'occhiataccia, subito accompagnata da un piccolo cuscino che le finisce addosso e su cui scaricato tutto ciò che sto provocando.
Dannazione a lei che mi fa pensare certe cose!
- Ei! - ribatte Candice piccata, rispedendolo indietro e facendolo finire sul sacchetto di patatine, ormai vuoto, con un leggero gracchiare.
- E non guardarmi come se non ci avessi mai fantasticato – soffia poi  al mio indirizzo, centrando come sempre il nocciolo del problema e puntandomi in modo accusatorio un dito contro.
Mi mordo colpevolmente le labbra, socchiudendo gli occhi in due fessure per intimarle di smetterla.
- Non è divertente – mormoro, tentando di nascondere il tumulto interiore di emozioni che mi vibrano dentro.
Decisamente confuse e indecifrate.
Divisa tra obbligo e verità sospiro pesantemente, sentendomi interiormente divisa e spaccata a metà da due istinti opposti, differenti.
Per nulla dello stesso avviso lei raddrizza la schiena, sorridendo maliziosa e allegra.
- Farò anche da madrina sai Torrey? - ride, tirando in ballo anche l'altra nostra amica e accatastando ancora immagini astratte  sulle mie riflessioni.
- Immaginateli – soffia con tono quasi mistico muovendo le mani in aria, perdendosi nella propria fantasia  – Capelli scuri e occhioni azzurri, il sorriso di Ian e le labbra di Nina – continua prendendomi in giro e beccandosi le mie occhiatine al vetriolo che, però, non accennano a farla desistere.
I miei pensieri virano subito su questa visione, figurandosi dei bambini con quei tratti che giocano allegramente. E l'effetto è devastante. 
Le farfalle nel mio stomaco quasi scalpitano a questa riflessione, agitandosi maggiormente e alimentando il rossore delle mie guance. Quasi scoppiano, alimentante da una visione che tento forzatamente di rispedire indietro.
- Simpatica – ribatto con tono asciutto, stizzita più dal fatto che la mia mente ci stia pensando con così tanta insistenza che dalla sua giocosa provocazione.
- Quanti ne volete? - mi incalza ancora la bionda, scherzando – Due? Tre? Magari Ian vuole una squadra di calcio – mormora subito dopo pensierosa, come se ci stesse riflettendo davvero.
- Se sono gemelli li potete chiamare Damon ed Elena – ride di punto in bianco Torrey, dandole manforte e facendomi arrossire ancora di più.
- Io sono qui guardate – protesto alzando le mani e muovendole leggermente per farmi notare, inarcando in modo scettico e ironico le sopracciglia.
Loro scoppiando definitivamente a ridere, continuando a mormorare parole sconnesse e a prendersi gioco di me con il solo risultato di farmi imbronciare.
- Non è divertente – bofonchio accigliata, incrociando le braccia al seno.
- Oh si che lo è!- mi contraddice subito la bionda con una risata, facendo comparire un sorriso divertito anche sul mio viso e incrinando del tutto la mia espressione imbronciata.
Devo solo non pensarci, mi dico risoluta. Infondo si sa, più si cerca di non pensare a qualcosa e più si finisce per farlo.
 - Piuttosto, quella che sta mettendo su famiglia  è lei – ribatto, indicando con un cenno del capo Torrey e virando tutta l'attenzione su di lei – Magari tra un po' avremo un baby Paul che gironzola sul set– rido maliziosamente, provocando la sua replica negativa accompagnata da uno sguardo ammonitore.
- Spero non prenda i suoi canini, sono inquietanti – afferma Candice, facendoci ridere a tal punto da provocarci le lacrime agli occhi.
Proprio nello stesso istante la porta si apre dopo un lieve bussare, facendo irrompere due figure snelle nella stanza che riconosco perfettamente.
Alla vista di Paul e Ian le nostre risate si acutizzano ancora di più, portandoli a rivolgerci occhiate confuse ed interdette senza capire il reale motivo del divertimento.
Probabilmente, se lo sapessero, non sarebbero così contenti e svagati.
Con ancora gli occhi socchiusi a causa delle risa alzo lo sguardo su di lui, incapace di non farlo, incontrando il suo già puntato su di me.
Il mio cuore perde irrazionalmente un battito, portandomi a stendere le labbra in un sorriso dolce e spontaneo che mi illumina. L'istinto di alzarsi dal letto e andarlo a baciare è molto, forte, ma riesco fortunatamente a trattenermi limitandomi a lanciargli solo delle occhiatine di sottecchi che esprimono chiaramente questo mio torbido desiderio. Infondo, siamo sempre davanti ai nostri amici  e non mi sembra propriamente il caso.
Lui mi rivolge un mezzo sorriso privo di malizia, un sentimento speculare al mio che gli anima lo sguardo e che mi fa capire che anche lui è contento di vedermi. E questa cosa mi scalda dentro, alimentando quel fuoco fatto di emozioni bollenti che mi fa ardere violentemente per lui. È come se tutto il resto scomparisse, svanendo in una confusione di sottofondo che non conta nulla
Inaspettatamente quell'accenno di fantasie tornano ad emergere, cogliendomi di sorpresa e inondandomi nuovamente la mente.
A questo pensiero le palpitazioni tornano a farmi visita, travolgendomi spietatamente con la loro frenesia.
La voce di Candice interrompe, però, il breve momento di intimità di sguardi creatosi, parlando e, per fortuna, anche quelle strane riflessioni.
- Che ci fate qui? È una serata tra donne – bofonchia inarcando sorpresa un sopracciglio, facendoli bloccare sulla soglia.
- Grazie del benvenuto, eh – ride Paul in risposta mentre Ian ghigna leggermente, lanciandomi uno sguardo bruciante che mi provoca i brividi e che io ricambio.
- Voi avete avuto la vostra serata tra uomini – li rimbecca ancora la bionda, le sopracciglia aggrottate in modo quasi buffo e le braccia incrociate minacciosamente sotto il seno. - Ora che avete finito vi ricordate di noi? -
- Si, ma non è stato poi così divertente – le risponde Ian avvicinandosi a me con un'ampia falcata e un sorriso birichino sulle labbra che non promette nulla di buono, anzi – Paul non ha voluto provarci con nessuna visto che è sposato ora – ride prendendo in giro l'amico.
- Ma piantala – lo rimprovera Paul – La spogliarellista aveva un evidente debole per te - aggiunge dopo un attimo, prendendo posto vicino alla moglie e aizzando subito la mia gelosia.
Tesa e improvvisamente nervosa gli lancio un'occhiataccia, inarcando un sopracciglio.
- Spogliarellista?- chiedo con tono basso, tagliente e pericolosamente dolce tradendo il mio irrazionale nervosismo.
Quel senso di fastidio si agita ancora dentro di me, intrappolandomi dentro la sua morsa fastidiosa, nevrotica. L'immagine di un'altra donna che gli si struscia addosso mi provoca una imponente ondata di irragionevole fastidio, facendomi irrigidire istintivamente le spalle.
Ian in tutta risposta ridacchia maliziosamente, abbassandosi alla mia altezza e depositando un bacio sulla mia guancia come per rabbonirmi. La mia pelle avvampa subito sotto il tocco morbido delle sue labbra, ma tento orgogliosamente di non cedervi. Sono troppo impettita dai fiotti di irritazione infantile che si riversano dentro di me per abbandonarmi al suo tocco morbido e delicato.
Quel fastidio geloso non me lo permette in qualche modo, mi obbliga a rimanere rigida e contratta. Lui scivola dietro di me,  tra il mio corpo e la spalliera, prendendo posto alle mie spalle e abbracciandomi dolcemente.
Paul parla ancora, facendomi riemergere dai miei pensieri, ma non dalle sensazioni scalpitanti che mi suscita.
- Me lo ricorderò per il tuo matrimonio, allora- ride lui, rimarcando inspiegabilmente  le parole di Candice di poco fa e riportandomele alla mente.
Quasi paralizzata e con le labbra dischiuse la mia mente mi riporta nuovamente a quell'irrazionale fantasia che solo qualche minuto fa mi ha travolta, sconcertandomi. E rivedo quell'albore di riflessione, che mi assorbe attirandomi in un vortice di sorpresa e sconcerto che mi travolgono.
Tuttavia, non ho il tempo di pensare altro perché Ian scoppia fragorosamente a ridere contro i miei capelli.
- Non credo accadrà – ribatte Ian con una corposa risata, come divertito da questa improbabile possibilità. - Anzi, è proprio impossibile -
E qualcosa dentro di me protesta veementemente, ferito nel profondo. Una fitta acuta, causata da un fendente invisibile, mi trafigge il petto, portandomi ad essere sempre più irrequieta ed agitata.
Le mie fantasie si spezzano istantaneamente, si frantumano sgretolandosi sotto le mie dita prima ancora che io riesca ad afferrarle davvero.
Qualcosa si incrina dentro di me, piegandosi sotto il peso della sua frase e infondendomi un senso di malinconica rabbia che mi pervade e mi abbatte.
E rimane solo una domanda assordante, che provoca un disorientante vuoto intorno a te: non mi vede in quel tipo di futuro? E, soprattutto, perché mi da così fastidio?
- Comunque che si fa? - afferma all'improvviso Torrey, sfregandosi le mani e interrompendo il flusso dei miei pensieri.
E io gliene sono intimamente grata.
- Facciamo qualche gioco? - propone ancora.
Stordita le rivolgo uno sguardo smarrito, non dicendo nulla mentre Ian continua a stringermi a sé, ignaro delle considerazioni contorte che ha scatenato.
- Niente gioco della bottiglia per favore ragazzi – protesta subito lui, il respiro caldo che si infrange contro i miei capelli provocandomi i brividi.- Niente baci e bacetti vari – continua e la mia gelosia  è infinitamente contenta, tirando lievemente su il mio umore improvvisamente nero.
- No vi prego, bacio già Paul sul set – gli do man forte io con una scrollata di spalle – Risparmiatemelo almeno qui – ridacchio in modo lieve e candido, nessuna malizia nella voce tentando di riprendermi totalmente.
Paul mi lancia un'occhiataccia risentita, mentre la presa del mio ragazzo si accentua sul mio corpo..
- Bacio molto meglio di Ian, dovresti esserne contenta – afferma con tono sbruffone e pieno di sé, beccandosi una pacca poco delicata di Torrey sul petto, accompagnata da una occhiata decisamente amorevolmente.
- Obbligo o verità - propone dopo un attimo Candice con voce frizzate ed elettrizzata mentre io sorrido appena.
Rilassandomi leggermente la schiena contro il suo petto sospiro, cercando di non focalizzarmi troppo sul pensiero che mi tormenta. Non voglio finire per ingarbugliarmi tra le mie elucubrazioni.
Un coro di assensi si leva subito e così decidiamo di optare per questo.
- Obbligo o verità? - chiede immediatamente la bionda all'indirizzo di Paul, sistemandosi meglio sulla poltrona e non dando tempo a nessuno di ribattere o parlare.
Tipico suo, mi dico sospirando.
- Verità – afferma lui sicuro, appoggiando il secondo dopo un braccio sulle spalle della moglie.
- Come hai chiesto a Torrey di sposarti? – chiede lei sgranocchiando intanto  delle patatine. - Sono curiosa – bofonchia con gli occhi spalancati e interessati come se stesse guardando un film romantico più che assistendo ad una conversazione.
Gli occhi di Paul si illuminano all'istante,  attraversati da una venatura dolce che li rende più caldi e liquidi.
Una tangibile aurea dolce quasi lo avvolge, rendendo più tenera la sua espressione.
- E' stato inaspettato, non avevo neanche l'anello. – mormora sprofondando nel ricordo  e gli occhi quasi sfavillano per l'emozione che li abita. - Eravamo a casa, come sempre, e non stavamo facendo nulla di che. Le solite cose insomma – continua, accompagnando le parole con un gesto vago della mano.
- Una noia insomma – scherza Ian, schernendolo bonariamente e scatenando una risata generale.
Al contrario di quello che ha appena detto, invece, so quanto ama la tranquilla intimità della quotidianità.
Per un lungo attimo cala poi il silenzio, la voce che si incrina appena e gli occhi verdi del mio amico che cercano in modo complice quelli di Torrey, trovandoli. Per una irrazionale manciata di secondi mi sento quasi invidiosa di quello sguardo, impregnato di promesse importanti e durature.
- Poi mi sono semplicemente reso conto che tutto quello che volevo era lei – soffia con un sorriso così smagliante da illuminare la stanza – E così l'ho fatto, mi sono inginocchiato sul tappeto e le ho fatto una proposta di matrimonio, anche se parecchio sgangherata – sogghigna, continuando a raccontarci.
Un sorriso dolce e vagamente sognante mi inclina velocemente le labbra, l'emozione malinconica di poco fa che rimane sul sottofondo facendole assumere un retrogusto un po' amaro.
Mi guarda anche lui con quell'emozione forte e corposa nello sguardo? Mi domando incuriosita da un pensiero che spero essere tremendamente verità.
Mi guarda con quel sentimento adorante che gli illumina lo sguardo?
Istintivamente alzo leggermente il viso, inclinando in modo tale da poter vedere negli occhi Ian.
Lo trovo  intento a fissare davanti a se mentre ascolta interessato, le mani appoggiate dolcemente sui miei fianchi in una presa tenere e amorevole che mi rassicura, rabbonendo i miei pensieri più bui.
Tuttavia, non appena si accorge del mio sguardo lo abbassa su di me facendolo scontrare con il mio ed sorridendomi lievemente. Piega un angolo della bocca verso l'alto, un po' malizioso e un po' dolce, probabilmente senza accorgersi del mio tumulto interiore. Lo stesso di cui è la causa indiscussa.
Socchiude leggermente gli occhi, come per scrutarmi meglio e io mi sento  scavare dentro, nel profondo. Vulnerabile ed esposta al suo esame mi mordo le labbra, temendo quasi per un attimo che scorga quelle fantasie che lui stesso rifugge, che non vuole.
E una fitta di malinconica consapevolezza mi trafigge, rabbuiandomi lievemente.
Perché non vuole quel tipo di futuro? Mi domando ancora, incapace di non farlo, non trovando una risposta cerca e sicura che scacci i miei dubbi. O semplicemente non vuole me?
- Tutto ok?- mi sussurra all'orecchio con tono lieve e premuroso, muovendo appena le labbra. Diventa quasi come un salvagente rassicurante in mezzo alla tempesta dei miei pensieri la sua voce calda. Tentando di apparire normale annuisco, scrollando le spalle e voltandomi nuovamente verso i nostri amici, giusto in tempo per essere rimbeccata dalla battutina di Candice.
- Come siamo romantici – trilla lei, ridendo divertita  e provocandosi l'occhiataccia risentita di Paul. - E voi due piantatela di tubare! - ci rimbecca lanciandoci contro in modo scherzoso un paio di patatine.
- Lasciala perdere, Stef – afferma in sua difesa Ian, interrompendo il nostro gioco di sguardi ma non la stretta su di me  – E' solo invidiosa visto che lei non ha un fidanzato – la punzecchia malignamente.
Candice avvampa indignata, riducendo gli occhi azzurri a due fessure taglienti mentre lo fulmina con lo sguardo.
- Ma piantala! - protesta lei – Al contrario di voi piccioncini, io sto benissimo single – afferma alzando altezzosamente il mento. - Stupendamente – scandisce ogni lettera, tentando probabilmente di convincersene.
Una risata leggera mi scuote, facendomi tornare in minima parte il buonumore.
La serata scorre poi via tranquilla, tra risate, obblighi assurdi da sostenere e le battutine maliziose di Ian che fanno da contorno.
Quel senso di agitazione, tuttavia, rimane ben presente, un alone che adombra appena ogni mio sorriso, ogni mio gesto o occhiata. Non mi permette di rilassarmi davvero, di abbandonare quel senso di tensione.
- Tocca ad Ian – afferma Torrey con un sorriso, risvegliandomi dal flusso dei miei pensieri. - Obbligo o verità? -
Questa mi interessa parecchio, penso silenziosamente interessata, soprattutto dopo l'obbligo astruso e assurdo a cui mi ha sottoposto poco fa.
Sistemandomi meglio sul letto e fra le sue braccia tendo l'orecchio, pronta ad ascoltare
- Verità -
Vediamo che si inventa, penso, e la risposta arriva subito dopo.
- La volta tua volta migliore – afferma risoluto dopo un attimo di esitazione Paul, rubando la parola alla moglie – Perché e con chi- muove il capo, torturandosi pensierosamente il mento con le dita.
Trattengo istintivamente il respiro a questa domanda così inaspettata, non riuscendo ad immaginare una possibile risposta.
O meglio una la immagino, ma assomiglia più ad una speranza che ad una riflessione.
Non era di certo il quesito che mi aspettavo, deglutisco, e non sono troppo sicura di voler sentire ciò che dirà.
La risata cristallina e maliziosa di Ian si infrange contro la mia nuca subito dopo, nello stesso esatto momento in cui il mio corpo si tende preventivamente. Una sorta di istinto innato mi porta a farlo, rendendomi irrequieta.
Forse stasera è destino che io non debba stare tranquilla stasera, sospiro stancamente.
L'ansia da attesa pulsa nelle mie vene, stordendomi e provocandomi un insolito ronzio
Il mio doloroso fremere viene interrotto nuovamente l'attimo dopo, quando lui, in seguito ad una breve pausa, riprende a parlare.
- Ines, una modella spagnola – sogghigna malizioso provocandomi una morsa dolorosa allo stomaco che mi blocca il respiro in gola - E' stata favolosa come volta e lei era una bomba - continua visibilmente compiaciuto e soddisfatto.
Non sono io, mi ripeto con una lentezza disarmante e preludio di una gelosia torbida che non mi lascerà scampo.
Il sangue mi ribolle quasi nelle vene, innervosendomi inverosimilmente e facendomi avvampare furiosamente.


Ines? Mi domando quasi con gli occhi sbarrati, espirando violentemente l'aria tra le labbra in un sibilo minaccioso. Chi diavolo è sta qui?
Probabilmente intuendo la mia irritazione Candice mi rivolge uno sguardo allarmato, studiando velocemente la mia espressione scusa e torva. Sa perfettamente riconoscere quello che si agita dentro di me, a volte ci riesce forse persino meglio di me.
Divorata da una dilaniante gelosia cerco di imbrigliare il mio orgoglio dolente, tentando di non farlo prevalere.
Non è solo il fatto che pensarlo con un'altra mi provoca sensazioni irritanti e destabilizzanti, ma è anche a causa del fatto che la sua miglior volta non mi comprende. Me lo sta dicendo così, davanti agli altri oltretutto.
Delusa e amareggiata stringo le labbra, scoprendomi più irritata di quanto forse dovrei essere razionalmente. Ma non riesco a non farlo, a non apparire visibilmente innervosita da una verità che mi brucia addosso.
Marchia a fuoco il mio orgoglio, dilaniandomi lentamente. E tutto ciò non fa altro che aumentare il mio nervoso.
- Eravamo sul divano di una camera di hotel se non sbaglio – sogghigna pieno di sé, innervosendomi a dismisura.
- Vuoi dirci anche l'ora esatta e quanto è  durato?- sibilo irritata, suonando più acida di quanto voglia forse.
Ma non mi importa, non ora che quel demone mi sta consumando lentamente senza pietà corrodendomi dall'interno.
Muovendomi leggermente tra le sue braccia riesco a rompere la presa sul mio corpo, spezzandola e sistemandomi poco più in  là, lontano da lui.
E questa volta le sue parole non sono fungono da ancora di salvezza in mezzo al mare di irritazione in cui sto annegando.
- Beh l'ora precisa non me la ricordo – ride allegramente, profondamente divertito dalla mia espressione furibonda – Ma ricordo perfettamente che è finito il cd intanto – ridacchia maliziosamente, alludendo in modo tremendamente irritante e sfacciato
E brucia, brucia da morire. L'irrazionale gelosia che mi abita mi afferra saldamente e mi trascina tra le sue spire, facendomi affondare senza speranze dentro un vortice cupo e denso di emozioni istintive che mi sbranano quasi.
Non riesco però a dire nulla, a ribattere qualcosa di acido ed offeso. Rimango ferma, interiormente divorata da un mostro che cresce minuto dopo minuto e che non so domare. Forse non ne sono in grado.
Con lo sguardo fisso  senza realmente vedere ciò che ho davanti sprofondo in una oscurità mentale
fatta di quesiti irrisolti ed elucubrazioni che mi isola, estraniandomi dal gioco che continua e da ciò che ho intorno.
Non sento Candice che cambia bruscamente argomento o Paul che le da corda, non percepisco nulla. Solo i miei pensieri, unicamente il loro vociare caotico.
Percepisco unicamente la verità delle sue parole
E quella domanda non fa altro che peggiorare le cose, il mio stato d'animo.
E diventa un obbligo non dare a vedere quello che sento.
 

 

  
 

 
**********

 

 

 
 
Con un sospiro leggero e vagamente incrinato da una stanchezza latente poso le chiavi sulla scrivania, lasciandovi accanto l'attimo dopo anche il telefono.
Non è vero, riconosco nell'intimità sicura dei miei pensieri, così oscura e torbida da risultare quasi rassicurante.
Non è solo stanchezza, sospiro, come sempre infondo. C'è ben altro dietro ad una serata apparentemente tranquilla passata in compagnia di amici e fette di pizza, tra risate e battutine.
La verità è diversa, più irrazionale e  nascosta. È annidata dietro la torva volontà di non dare a vedere il mio stato d'animo, di celarlo a sguardi indiscreti e soprattutto a due particolari occhi azzurri fin troppo abili nel leggermi e decifrarmi.
E ora proprio non mi va, voglio rimanere chiusa nella sfera introversa della mia mente. Risulta quasi un obbligo, una necessità intrinseca. Non mi va di lasciargli intravedere tutte le fantasie che ho fatto, su cui ho fantasticato quasi in modo trasognato  nonostante abbia cercato in tutti i modi di non farlo, di frenarmi.
Aspiro lentamente l'aria, prendendo un respiro profondo e rilasciandolo subito dopo sottoforma di un leggero sbuffo, che lascia perfettamente trasparire il mio stato d'animo agitato e tumultuoso.
Sono nervosa. Tanto. Troppo. Incomprensibilmente forse.
E' tutto un agitarsi interiore, un miscuglio di fantasie non espresse e in qualche modo stroncate prima ancora di essere assaporate. E poi c'è quel tarlo, quella subdola sensazione che proprio non vuole saperne di smettere di tormentarmi con la sibilante irritazione che mi provoca.
Un silenzioso nervosismo mi attaglia infatti lo stomaco, stridendo con la mia espressione di superficiale tranquillità.
Appoggio distrattamente una mano sulla mia spalla, nel punto esatto in cui termina il collo, massaggiandomi appena i nervi contratti e dolorosamente tesi.
Sapere quelle cose mi ha reso così, nervosa ed irritata. Non saperle ha fatto il resto, portandomi quasi sull'orlo di una cervicale a causa della tensione che mi pervade senza pietà.
E poi,  si, c'è anche un orgoglio dolorante e ferito che urla quasi vendetta, colpito nel profondo della sua femminilità. Trafitto dalle sue parole brucia ancora, facendomi quasi sentire oltraggiata e ferita nella mia sensualità.
A questo pensiero l'eco muto di ciò che ha detto torna a tormentarmi, ronzandomi prepotentemente nelle orecchie.
Non ho tuttavia il tempo di scacciarlo o formulare un qualsivoglia pensiero coerente che un movimento alle mie spalle mi distrae, catalizzando la mia attenzione.
Un improvviso senso di calore mi investe simultaneamente a due braccia possenti che mi circondano la vita, attirandomi contro un corpo tonico e caldo tramite una morsa suadente. Una stretta dolce e allo stesso tempo invitante mi circonda, provocandomi un lieve senso di sorpresa e smarrimento a causa del contatto inaspettato. Sobbalzo lievemente, totalmente impreparata, tenendo se possibile ancora di più i muscoli del mio corpo.
Ian mi tira contro di sé con un movimento fluido che mi fa traballare, appoggiando leggermente le labbra sulla mia nuca per un bacio tenero e sfuggente che sa di tenerezza. E io vacillo ancora, soprattutto interiormente.
Mi stringo allora fra le spalle, affondando involontariamente nel suo abbraccio divisa tra la volontà di cedere alle sue coccole e quella, invece, opposta di sfuggire al suo tocco. Quel sottile nervoso, difatti, mi spacca a metà, rendendomi indecisa e irrequieta.
E la domanda sorge spontanea, quasi beffarda : obbligo o verità?
Devo seguire l'obbligo che mi sono auto-imposta di non sembrare toccata da ciò che ha detto oppure devo lasciar prevalere la verità del sentimento che provo?
E non trovo risposta, rimanendo in bilico in un limbo emotivo che mi confonde e al tempo stesso mi irrita inverosimilmente.
Lievemente frustata soffio l'aria tra le labbra, non facendo nulla e lasciandomi andare con la schiena contro il suo petto. Forse è semplicemente il mio corpo a decidere, il mio istinto che mi spinge ad abbandonarmi contro di lui.
Tentando di allentare momentaneamente un nervoso cerco di rilassarmi. Tentativo che fallisce miseramente l'attimo seguente.
Un lieve, ma quanto mai presente fastidio mi solletica la pelle come un irritante pizzicore che proprio non ne vuole sapere di abbandonarmi. Con la sua presenza snervante mi punge nel profondo, portandomi a mordermi tormentosamente le labbra. A completare il quadro del mio umore ci pensa il mio orgoglio che protesta, dolendo e infastidendomi ulteriormente.
Come se già non bastasse la mia mente che mi riporta quasi di continuo alle sue parole.
O forse dovrei dire pensiero? Mi chiedo in modo masochista, aizzando inverosimilmente la mia irritazione.
E quella domanda torna prepotente nella mia testa, confondendomi emotivamente.
Obbligo o verità.
- Vado a fare la doccia – soffia lui al mio orecchio, riscuotendomi  dai mie torbidi e confusi pensieri.
Sceglie lui per me, togliendomi da un impaccio che so essere solo momentaneo.
Annuisco semplicemente come risposta, non dicendo nulla e risprofondando nelle mie riflessioni.
Nei miei dubbi. Nella mia gelosia, mi ricorda una vocina interiore pungendomi con il suo tono acuto e terribilmente veritiero. E proprio nel momento stesso in cui io assottiglio stizzita gli occhi Ian mi sorpassa, passandomi vicino. Senza dire nulla e apparentemente ignaro di ciò che penso entra in bagno, lasciando una scia di profumo dietro di sé e il rumore della porta che si chiude.
Istintivamente ne prendo una lunga boccata, beandomene e sperando silenziosamente che sortisca il consueto effetto di frizzante calma che riesce ad infondermi.
Senza vederlo realmente punto lo sguardo sul legno scuro della  porta, ritrovandomi a scuotere frustrata l'attimo seguente il capo.
Passo una mano tra i miei capelli e sbuffando sonoramente decido di abbandonare tutti i pensieri e le elucubrazioni in un angolo della mia mente, che spero essere anche il più lontano possibile.
Con un gesto fluido e semplice mi sfilo le ballerine nere che indosso, lasciandole vicino alla scrivania.
Scalza e pensierosa raggiungo poi la sedia dal lato opposta della camera, togliendomi intanto la maglia e subito dopo i jeans scuri.
Allungo inseguito la mano, afferrando la maglia leggera del pigiama e infilandomela velocemente per sfuggire ai leggeri brividi di freddo che mi attraversano.
Leggermente infreddolita mi avvicino  al letto con passi veloci e affrettati, le gambe fasciate solo da un paio di culotte blu e le piante dei piedi solleticate appena dal freddo del parquet.
Con un sospiro stanco alzo le coperte, non vedendo l'ora di infilarmici e di sprofondare in un sonno privo di pensieri possibilmente.
Nello stesso istante la porta del bagno si apre ed Ian appare sulla soglia con indosso già gli abiti con cui dorme abitualmente: una maglietta grigia e un paio di boxer neri. Semplice e sexy al punto giusto.
Immersa come ero nei miei pensieri devo aver perso la percezione del tempo dal momento che lui ha già finito di farsi la doccia ed è asciutto e profumato davanti a me.
Mi giro istintivamente verso di lui, scrutandolo con le sopracciglia aggrottate e un'espressione non troppo amichevole stampata in faccia che mi adombra il viso.
Lui mi sorride leggermente, piegando le labbra in un ghigno appena accennato attraversato da una punta di consueta malizia.
Tentando di apparire indifferente mi rivolto, facendolo scomparire dal mio campo visivo. Ignoro bellamente quel senso di fastidio lancinante che mi tende spasmodicamente e soprattutto quel quesito a cui non so dare risposta.
Mi sdraio il secondo dopo, tirando il piumone fin sopra le mie spalle e girandomi su un fianco mentre affondo il viso nel cuscino, venendo circondata da un intenso profumo di biancheria pulita.
Socchiudo leggermente gli occhi mentre il materasso si abbassa sotto il peso di un altro corpo l'attimo dopo, intuendo unicamente la sua vicinanza. Si è messo anche lui a letto, noto silenziosa.
Continuando a rimanere chiusa in un mutismo ostinato e persistente, che non ho intenzione di interrompere, non dico nulla, affondando semplicemente di più il viso nella federa.
Ed ' lui a farlo subito dopo, mandandolo in frantumi con un tono pacato e tranquillo che mi riscuote vigorosamente.
- Non vuoi la mia maglia stasera? - mormora al mio indirizzo, la voce morbida che  arriva ovattata alle mie orecchie a causa dell'imbottitura del cuscino forse con l'intento vano di farmi voltare.
Ma non accade dal momento persisto nella mia rigida postura ribollendo interiormente a causa di un subbuglio di emozioni che si agitano. Bollenti scalpitano come chiuse in una pentola a pressione, non dandomi pace e alimentando la mia agitazione.
Fa tutto come sempre, come se nulla fosse.
Con una abitudinarietà svagata e una disarmante disattenzione per il mio umore fa esattamente come ogni sera.
E per un attimo mi chiedo interdetta se davvero non ha capito che sono infastidita da ciò che ha detto o fa solo finta, aspettando che sia io a parlare. Qual è delle due?
L'ennesima domanda senza risposta si accatasta sulle altre, aggrovigliandosi in una matassa di parole e pensieri senza logica e di cui non riesco a trovare il filo conduttore. Perchè mi dà così fastidio la sua risposta? Mi chiedo ancora, incapace di non farlo e di non girare il coltello nella piaga in modo masochista. E quella fantasia distrutta in qualche modo brucia più di tutto, forse persino più concretamente della divorante gelosia che mi attanaglia.
L'obbligo che mi sono imposta diventa così necessità, tendendomi impercettibilmente e portandomi a cercare di apparire indifferente.
- No, grazie – rispondo con un sussurro appena udibile, le labbra visibilmente imbronciate e l'orgoglio che continua a scalpitare irrequieto dentro di me.
E non solo quello.
Mi ritrovo così silenziosamente a ringraziare di avere i capelli lunghi dietro cui posso nascondere la mia espressione corrucciata.
Alle mie orecchie giunge improvvisamente un sospiro stanco e un po' pesante, che mi coglie di sorpresa. Un moto di pressante fastidio mi travolge, stringendomi nella sua morsa inquietante fin quasi a stritolarmi.
Ora è lui ad essere infastidito? Mi chiedo piccata sbarrando lievemente gli occhi, strabiliata dal suo comportamento. Stringo irrazionalmente le dita sul tessuto azzurro della federa, artigliandolo e finendo per spiegazzarlo a causa di una presa nervosa e rancorosa.
- C'è qualcosa che non va?- mormora puntellando un gomito contro il cuscino per tirarsi leggermente a sedere e potermi così guardare meglio  in viso. - Sembri...infastidita - continua dopo una breve pausa di esitazione, come volendomi decifrare.
Continuando a rimanere su un fianco e celando sfacciatamente la mia espressione  mugugno mal volentieri una risposta, negando affannosamente e nel modo più credibile possibile.
- No - soffio con voce bassa, strascicata.- E non sono neanche infastidita - continuo a negare spudoratamente, risultando poco credibile alle mie stesse orecchie.
Le parole che fuoriescono come un sibilo allarmante dalle mie labbra e che contraddicono spudoratamente la scritta a caratteri cubitali che indica l'opposto sulla mia fronte.
E Ian sembra percepire finalmente almeno in parte cosa mi tormenta ormai da troppi minuti, andando dritto al nocciolo del problema.
Un problema tremendamente fastidioso e ingarbugliato, assottiglio gli occhi mentre stringo contemporaneamente le labbra in una linea netta e sottile.
- Quindi non sei gelosa per la storia di Ines - afferma interessato, una punta di ironico divertimento che incrina il suo tono serio e che mi pungola dispettosamente.
E inaspettatamente coglie parzialmente i miei tormenti, andando a prendere proprio quello più superficiale ed odioso.
- No – ribatto ancora io, mordendomi l'interno della guancia mentre la mia espressione diventa ancora più torva e scura, ombrosa.
Incassando la testa fra le spalle la scuoto in segno di diniego come a sottolineare le mie parole, sfregando i capelli contro la federa e con la viva speranza di scacciare tutti i pensieri che mi affollano la mente. E' una cosa passeggera, mi dico, con una lunga dormita passerà.
Quasi a volermi contraddire la mia gelosia si agita maggiormente dentro di me, stringendomi lo stomaco in una morsa snervante e che stride con la mia espressione apparentemente superiore.
E il pensiero che quella sia stata davvero la sua volta preferita non fa altro che peggiorare le cose.
Non è infatti solo semplice gelosia, ma anche orgoglio di donna ferito e sottovalutato. Le due cose si mischiano, intrecciandosi saldamente e facendone scaturire un mix letale.
Mi travolge come un fiume in piena, prendendomi in pieno e trascinandomi in un baratro senza scampo con le sue domande.
Non mi vede nel suo futuro? E lo sconforto semplicemente mi assale.
Non contento Ian parla ancora, socchiudendo le labbra e soffiando fuori le parole con tono mellifluo.
- Meno male, perchè è stata davvero fantastica quella volta – afferma compiaciuto e con l'ego  gonfio con il chiaro intento di provocarmi, il tono un po' divertito e un po' serio che mi porta a rifocalizzare la mia attenzione sul problema gelosia, abbandonando momentaneamente il resto.
E ci riesce perfettamente, punzecchiando un nervo dolente e scoperto che mi letteralmente saltare i aria. Forse a causa delle mie elucubrazioni o per via del mio stato di irrazionale emotività scatto, non riuscendo a resistere ad una provocazione  troppo forte e diretta per essere sopita e relegata dietro un semplice scherzo. Non ne sono in grado. La mia gelosia non ne è capace e forse anche il mio orgoglio femminile.
E lui lo sa benissimo, è perfettamente consapevole che pungolandomi farà cadere il mio ostinato mutismo ed emergerà il vero problema che mi affligge.
Stizzita e infiammata dalla sua battuta mi volto quasi di botto, girandomi a pancia in su con una torsione secca del busto. Il movimento è così brusco da far aggrovigliare le coperte intorno alle mie gambe, rendendole un cumulo indistinto di tessuto.
Lo trovo inaspettatamente appoggiato con la schiena alla testiera del letto, le braccia incrociate al petto che fanno tendere la maglia che indossa e mettono in risalto il suo fisico. Un'espressione maliziosa gli aleggia sul viso, piegandogli le labbra in un sorriso divertito mal trattenuto.
Socchiudo minacciosamente gli occhi inverosimilmente irritata dalla sua battuta, ma soprattutto colpita intimamente nel vivo, senza però trovare nulla da ribattere per un lunghissimo attimo.
Una piega divertita gli inclina le labbra, come se stesse trattenendo una corposa risata a causa del mio comportamento. Cosa che mi irrita ancora di più, incendiandomi maggiormente.
La mia gelosia si accentua, diventando sempre più palese e visibile man in mano che il nervoso aumenta e la mia razionalità sparisce del tutto.
L'irrazionalità prende infatti il sopravvento, portandomi ad arricciare le labbra in una smorfia per nulla divertita come invece sembra essere lui.
Un guizzo di ilarità attraversa i suoi occhi adamantini, illuminandoli e rendendoli tremendamente azzurri.
E prima che io possa dire qualcosa o semplicemente maledirlo lui parla ancora, non lasciandomi il tempo di ribattere.
- Cosa c'è? - mi domanda come se nulla fosse, rivolgendomi un finto sguardo angelico accompagnato da un ghigno furbo che lo contraddice.
Si morde poi leggermente le labbra, tentando a stento di trattenere le risate seppur con visibile fatica.
In risposta lo trucido maggiormente con lo sguardo, sperando di far sparire quel sorrisino divertito e di zittirlo. Inarco torvamente un sopracciglio, tentando di fargli capire di piantarla cosa che però non accade. Anzi.
La sua risata argentea e corposa, attraversata da un chiaro divertimento, riempie la stanza l'attimo seguente, interrompendo il silenzio fatto di occhiatacce che si era creato.
- Ti sei appena giocato la possibilità di fare sesso stasera – sputo minacciosa le parole con un sibilo tra le labbra, riservandogli un'occhiataccia torva.
L'espressione ilare scompare dal suo volto, lasciando il posto ad una smorfia sgomenta e corrucciata che risolleva infantilmente di una tacca il mio umore. La mia gelosia gioisce, calmandosi leggermente.
Cercando di apparire sicura e decisa inarco entrambe le sopracciglia, guardandolo come se non capissi il motivo della sua occhiata torva.
L'atteggiamento contrariato scivola, però, velocemente via dal suo viso, non lasciandomi il tempo di assaporare la vittoria e aprendosi in un mezzo sorriso che mi coglie di sorpresa.
- Ah si, ne sei sicura? - mi domanda per nulla convinto dalle mie parole, la voce affabile e morbida che scalfisce leggermente il mio nervoso.
Potere che sembra avere incredibilmente solo lui, noto continuando però a guardarlo corrucciata e scura in viso mentre i capelli arruffati fanno da cornice al mio viso, facendomi probabilmente apparire stralunata.
Non è infatti un mistero che Ian abbia un incredibile ascendente su di me, riuscendo a farmi passare il cattivo umore in una frazione di secondo. Certo, con la stessa facilità con cui scatena emozioni forti e bollenti dentro di me, è anche in grado di provocare facilmente la mia gelosia.
Emetto un piccolo sospiro, quasi inudibile, che si perde nell'aria. Quel sottile dubbio dentro di me però rimane, aleggiando nella mia mente e lasciando dietro di sé una serie di dubbi irrisolti.
Cogliendomi con le guardia abbassata e momentaneamente persa tra i miei pensieri, si allunga verso di me. Con un gesto veloce e sciolto fa scivolare le braccia in modo fulmineo intorno alla mia vita snella, attirandomi contro di lui apparentemente con il minimo sforzo. Mi tira parzialmente su di lui, facendo scontrare i nostri petti.
Ancora leggermente inviperita a causa delle sue battutine per nulla divertenti, lo fulmino con un'occhiataccia  dando sfogo più al mio nervosismo che per reali motivi.
Cosa che lo fa nuovamente scoppiare a ridere. Una risata profondamente svagata gli solca le labbra, illuminandogli il viso e irradiandosi fino ai suoi occhi. Un'allegria disarmate li attraversa, rendendo il suo sguardo ancora più  liquido e magnetico di quanto non sia già.
E per un attimo mi toglie le parole, il respiro. Quasi stordita rimango a fissarlo in silenzio per una lunga manciata di secondi, che sembrano scorrere in modo incredibilmente lento.
La smorfia infastidita sulle mie labbra scompare quasi del tutto, scemando inesorabilmente via fino a farle rimanere semplicemente dischiuse e afone.
L'obbligo di sembrare neutrale e non toccata da nulla si incrina, spezzandosi e vacillando fino ad indebolirlo.
Sconcertata dal repentino cambio  di emozioni che mi pervadono, deglutisco continuando ad alimentare il nostro gioco di sguardi. E la domanda sorge spontanea: sono io a prendermela inutilmente o è lui ad essere tremendamente abile a farmi stare meglio?
Continuando a tenermi contro il suo corpo caldo e tremendamente invitante preme maggiormente il palmo della mano contro la parte bassa della mia schiena, attirandomi ancora di più se possibile su di lui.
Sempre più imbambolata e persa in pensieri che riguardano unicamente lui rimango a fissarlo ammutolita, continuando a riflettere.
Il motivo del mio malumore non è solo la gelosia, riconosco. E' stata quella negazione di un futuro insieme, seppur lontano, che in qualche modo mi ha turbato rendendomi incomprensibilmente cupa e infastidita. Il pensiero che possa non vedermi nel suo futuro mi ha trafitto, trapassandomi da parte a parte all'altezza del cuore.
La gelosia è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso del mio nervosismo, portandomi ad una irritazione contorta e intricata di riflessioni tormentanti.
Emetto un lungo sospiro, distogliendo lo sguardo dal suo nel tentativo di scrollarmi di dosso tutte queste sensazioni.
Le mie emozioni, al contrario del mio apparente stato di tranquillità esteriore, urlano dentro di me, scuotendomi. Subdole e traditrici esplodono proprio nel momento in cui dovrei sembrare impassibile, indifferente a lui e a ciò che mi scatena. Cosa decisamente impossibile.
La verità è questa. E' che voglio essere nel suo futuro, farne parte. Lui fa parte del mio e l'emozione che mi vibra intensamente dentro ne è la tangibile testimonianza.
Tuttavia, ci pensa Ian a far riaccendere l'espressione di contrito fastidio sul mio viso subito dopo.
- Peggio per te, allora - mormora con finta sufficienza, fingendo di non essere per nulla toccato dalla prospettiva di essere mandato in bianco stanotte e anzi di snobbarmi giocosamente.
Deglutisco, cercando di rispedire indietro il nodo di sensazioni importanti che mi stringono la gola. Inarco poi scetticamente un sopracciglio, sicura che continuerà a parlare.
- Ines non se lo farebbe di certo ripetere – mi provoca palesemente, non riuscendo tuttavia a trattenere l'ennesima risata.
Sorpresa e sbigottita sbarro gli occhi, stupita che stia continuando a stuzzicarmi seppur scherzosamente.
- Ian! - ribatto piccata, le guance che avvampano violentemente e che si arrossano a causa del nervoso.
E ancora una volta anche solo pensarlo con un'altra donna mi innervosisce inverosimilmente. Stizzita gli do un pizzicotto sul fianco, scatenando un aumento delle sue risa. Un ciuffo di capelli corvini ancora umido gli solletica la fronte a causa del lieve movimento, gli occhi socchiusi e lucidi a causa del divertimento. E sorridere davanti a questa visione diventa semplice, spontaneo.
Quel senso di calore mi stringe ancora, sciogliendo gli ultimi strascichi di nervoso.
- Perché te la stai prendendo?- soffia lui contro la mia guancia prima di stamparvi un bacio leggero, la voce ancora incrinata dall'ilarità che la pervade.
E' serio, lo percepisco dalla piega rilassata della sua bocca contro la mia pelle e dal tono calmo che ha usato. E non sono sicura che si riferisca solo alla gelosia, ma a qualcosa di più profondo che vi ci cela dietro.
Non sapendo cosa ribattere e troppo turbata dalla verità dei miei pensieri non dico nulla, stringendomi semplicemente tra le spalle mentre le mie labbra si schiudono.
Cosa dovrei dirgli? Mi domando senza trovare una risposta valida da dargli senza apparire in qualche modo infantile o banale. E così rimango zitta, alzando lo sguardo su di lui.
Lui mi scruta per qualche attimo, rivolgendomi un'occhiata speculare e criptica.
- Pensavi fossi ancora vergine? - mi chiede scherzosamente, prendendomi bonariamente in giro e mandando in frantumi l'imbarazzante silenzio che si era creato.
E io gliene sono intimamente grata. Più sollevata gli sorrido leggermente mentre alzo giocosamente gli occhi al cielo, fingendomi scocciata.
La sua presa sui miei fianchi si rafforza, rimanendo salda e solleticandomi dolcemente la pelle lasciata scoperta dalla maglietta che indosso.
Comunque non troppo divertita inclino il viso, scoccandogli un'occhiata eloquente che gli intima di non toccare più il tasto gelosia per stasera. E' stato fin troppo pungolato oggi e non ho ancora dimenticato le sue parole, nonostante siano state oscurate da altri pensieri.
Non è solo il fatto di averlo saputo ora o che me lo abbia detto pungendo la mia femminilità e la mia gelosia con il chiaro intento di riuscirci. La verità è che mi ha infastidito venirlo a sapere davanti ai nostri amici, apparendo ignara dei fatti e visibilmente sorpresa. E lo sa anche lui.
- Potevi almeno evitare di dirlo davanti agli altri – soffio sincera e diretta, non girandoci troppo intorno e cogliendo al volo l'occasione di chiarire subito questa piccola incomprensione.
Abbandonando le mie irrazionali reazioni e le mie istintive emozioni lo guardo negli occhi, cercando di scorgere ciò che pensa realmente.
Ian ricambia il mio sguardo, il brillio divertito che scema momentaneamente via lasciando spazio alla serietà.
- Ti avrebbe dato meno fastidio se te lo avessi detto in privato? - mormora acuto e curioso, sfiorando le punte dei miei capelli, che oscillano sulla mia schiena ad ogni mio più piccolo movimento, con i polpastrelli.
Colta un po' alla sprovvista dalla sua domanda mi mordo le labbra, cercando una risposta nell'intimità sicura e razionale della mia mente.
No.
- Si – ribatto, invece, io in risposta, mentendo e contraddicendo la veridicità dei fatti.
So benissimo che è un comportamento infantile e che sto negando solo l'evidenza dei fatti, mi stringo dolcemente tra le spalle.
Non troppo convinto da ciò che ho detto persiste a guardarmi di sottecchi, fissandomi dubbioso e alla ricerca di una verità che anche lui sa non essere questa.
- E' successo a 15 anni – afferma pacato di punto in bianco, confondendomi e non facendomi capire a cosa si riferisce - Con Leslie, un gran bella bionda. -
Allargando sbigottita e gelosa gli occhi lo trucido con lo sguardo, mettendogli di slancio la mano sulla bocca per non farlo parlare mentre una fitta acuta di fastidio torna a trafiggermi.
- Non voglio sentire - gli intimo fulminandolo con una occhiataccia bieca.
La barba leggera e un accenno di risata mal trattenuta mi solleticano il palmo, provocandomi una dolce frizione che mi fa rabbrividire.
Ian socchiude leggermente gli occhi azzurri, rendendoli simili a due fessure azzurre lucide di divertimento.
- Non è divertente - aggiungo mugolando contrariata.
Lui non deve essere del mio stesso avviso visto che l'attimo seguente un morso giocoso si scontra con la pelle delicata  della mia mano, provocando un'espressione piccata sul mio viso.
Ammonendolo con un'occhiata  allontanano dolorante la mano dalla sua bocca, liberandolo dalla mia presa.
- Non voglio sapere nulla - gli ricordo ancora testardamente, sottolineando il mio volere.
Lui mi osserva tranquillo per una frazione di secondo, un ghigno malizioso e decisamente allietato che gli inclina le labbra. E che non promette assolutamente nulla di buono, mi appunto mentalmente.
- Ok - acconsente facendo sospirare di sollievo la mia gelosia, che finalmente può respirare tranquilla. - Ora che ci penso meglio era Mary, Leslie è stata dopo – continua, non ascoltandomi e proseguendo a provocarmi scherzosamente mentre gesticola con leggerezza con una mano, come a voler sottolineare l'ovvietà della cosa.
Inclina in seguito delicatamente il viso, sfoggiando una smorfia sbarazzina e un po' irriverente che mi fa perdere un battito.
- Ian!- protesto  guardandolo ostile - Parla ancora e ti mando in bianco per una settimana - gli punto contro un dito, aggrottando torvamente le sopracciglia.
- Come siamo suscettibili - mi schernisce lui, scherzando.
Faccio per ribattere pungente, ma lui mi batte lui tempo, avvicinando repentinamente il suo viso al mio e portandomi a trattenere bruscamente  il respiro. Avvolta da un improvviso calore mi mordo le labbra, irrigidendomi istintivamente e fissandolo ammutolita.
- Non ci credo, però, che mi stai lontana così tanto - sussurra languido al mio orecchio, una punta di vanità gongolante che impregna la sua voce rendendola inaspettatamente roca.
Appoggia subito dopo la bocca sul mio lobo, tenendolo leggermente fra le labbra e facendo scontrare il suo respiro contro la pelle sensibile del mio collo. Vi deposita un bacio leggero, ma tremendamente sensuale, erotico. Lento, si sofferma quasi ad assaporare la mia pelle facendomi fremere sotto il suo tocco e provocandomi le palpitazioni. Un lungo, voluttuoso brivido mi attraversa la schiena, trafiggendomi e andandosi ad insidiare subito nel mio basso ventre. Le spirali di una nascente voglia si insinuano dentro di me, dipanandosi placidamente.
Possibile che mi ecciti con un solo, semplice bacio? Mi domando sconcertata dal subbuglio ormonale che mi ha suscitato in un secondo.
Quasi annaspando in cerca di ossigeno e con la mente totalmente annebbiata rimango immobile, il cuore che scalpita nel mio petto mentre lui si tira leggermente indietro, facendo scontrare i nostri sguardi e mischiare i nostri respiri. Per un lunghissimo attimo le nostre labbra rimangono ad un millimetro di distanza le une dalle altre, facendomi anelare disperatamente un bacio.
Dura, tuttavia, troppo poco questa dolce tortura. Lasciandomi con le guance rosse e bollenti  si allontana, infatti,  repentinamente, sfoggiando un sorrisino sexy che di casto non ha decisamente nulla e che mi provoca un'altra poderosa ondata ormonale.
Mi mordo istintivamente le labbra, torturandole con i denti.
- Smettila di guardarmi così – mormoro fissandolo e piegando leggermente la bocca in un broncio deluso per il suo bacio negato.
So, infatti, benissimo cosa significa quello sguardo: vuole sedurmi. Il problema è che ci riesce, mandando definitivamente in fumo i miei propositi di sembrare insensibile al suo fascino almeno ancora per qualche secondo.
Lui si apre in un sorriso ammaliante con il sfacciato intento di imbambolarmi più di quanto io non sia già.
- Così come? - mi domanda con una espressione angelica stampata in faccia, gli occhi leggermente socchiusi apparentemente innocenti.
Piego il capo, stringendo sarcasticamente la bocca.
- Lo sai benissimo – ribatto in risposta – Lo sguardo alla Damon – continuo sicura.
Conosco alla perfezione quel leggero ghigno malizioso e le occhiatine languide, profondamente ambigue ma apparentemente innocue, che lancia quando vuol fare colpo su di me. Il vero problema è che ci riesce perfettamente anche senza impegnarsi.
- Non è uno sguardo alla Damon, guarda – afferma lui, stringendosi candidamente fra le spalle mentre l'espressione innocente persiste sul suo viso.
Inarco un sopracciglio, guardandolo scetticamente e non credendogli assolutamente.
- Era più alla Derek Sheperd – ridacchia divertito dopo un secondo, riprendendo a parlare e portandomi a roteare gli occhi al cielo con l'accenno di una risata sulle labbra che proprio non riesco a trattenere.
Appoggio la mano sulla sua spalla con l'intento di dargli una spinta giocosa, ma all'ultimo momento desisto godendo unicamente del calore del suo corpo e della sua vicinanza.
Il nervoso di prima sembra improvvisamente lontano, la gelosia distante anni luce da me e da questo momento. Si, i dubbi rimangono irrisolti e forse lo rimarranno ancora per molto, ma in qualche modo sono smorzati dalla sua presenza. Mi rassicura, mi fa sentire sua.
- Faccio il buono, va bene - soffia successivamente, il brillio seducente che persiste nei suoi occhi.
Tendo le labbra in una piccola smorfia ironica, cercando di ignorare quel senso di voglioso desiderio che proprio non riesco a sopprimere. O forse, semplicemente, non voglio.
- Proprio buonissimo, guarda - lo rimbecco in modo canzonatorio, giocoso.
- Eh, Jessica me lo diceva sempre - sospira quasi in modo teatrale, sorridendo affabilmente divertito dalla situazione rilassata e dalle mie smorfie di disappunto - Sei troppo buono Ian - continua poi.
Tuttavia, non ho il tempo di ribattere perché lui mi anticipa sul tempo parlando ancora.
- Secondo te a cosa si riferiva?- mormora languidamente con un chiaro doppio senso.
Afferro un cuscino candido al mio fianco, lanciandoglielo contro senza riuscire a trattenere una risata.
Lui mi abbraccia quasi di slancio, intrappolandomi in una stretta dolce e confortante accompagnata da dei baci rumorosi sul collo che mi fanno cedere del tutto alle sue tenere lusinghe. Per una manciata rimaniamo semplicemente in silenzio, godendo solo della nostra vicinanza.
- Comunque è vero - soffio pacata e con una tranquillità ritrovata nella voce, appoggiando debolmente il viso alla sua spalla. - Ero infastidita -
Ian mi tira di più su di lui, facendo scontrare i nostri corpi e cingendomi maggiormente i fianchi con le braccia.
- Si, me ne ero accorto - afferma con una nota dolce che gli incrina la voce rendendola morbida e calda, tremendamente lenente per gli squarci gelosi che mi sono creata io stessa.
Con le dita gioco distrattamente con la sua maglia, mentre affondo totalmente nella calma di questo momento. Emettendo un sospiro fiacco mi rilasso contro di lui.
- Stai giocando con la mia maglia - mi fa notare, confondendomi  - La stessa che non hai voluto-
Un sorriso spontaneo mi tende le labbra nel momento stesso in cui mi rigiro nel suo abbraccio. Premo poi il palmo della mano contro il suo petto per sciogliere la sua morsa sul mio corpo. Con un pensiero deciso e determinato in testa mi tiro poi del tutto a sedere, inginocchiandomi al suo fianco e sedendomi sui talloni. Percepisco distintamente lo sguardo confuso di Ian accarezzarmi intrigato.
Senza la minima esitazione artiglio il bordo della mia maglia, sfilandola con un movimento fluido e rimanendo unicamente in reggiseno e slip alla merce dei suoi occhi.
- Mi dai la tua maglia ora? - gli domando allungando la mano e guardandolo dritto negli occhi, tentando di apparire spavalda e sicura.
Ian inclina leggermente il viso percorrendomi totalmente un paio di volte con delle lunghe occhiate, l'aria sbarazzina e i capelli che accentuano la sua espressione maliziosamente interessata.
- Mmm ora sei tu che non fai la brava – mormora con tono languido, ripuntando i suoi occhi nei miei.
La voce esce arrochita dalla sue labbra appena dischiuse e, visceralmente attratta, non riesco a non fissarle rapita per un lunghissimo minuto.
Il mio cuore aumenta irrazionalmente i battiti, pompando più velocemente il sangue del mio corpo e acutizzando il senso di calore che mi attanaglia senza scampo, facendomi avvampare. I suoi occhi seguono ancora le mie curve, soffermandosi per qualche secondo sul mio seno inguainato da un reggiseno blu che lo metto in mostra. Il respiro mi si blocca in gola, raschiandola leggermente mentre dei placidi brividi di eccitazione mi percorrono facendomi rizzare i capelli sulla nuca.
Il suo sguardo continua ulteriormente il suo percorso immaginario, scendendo ancora  e soffermandosi sul mio basso ventre, dove si annida una morsa voluttuosa e vogliosa che è lui stesso a scatenarmi. Trattengo istintivamente il respiro, tendendomi irrazionalmente  e stringendo lievemente le cosce tra di loro per trovarvi sollievo tramite una innocua frizione.
Vittima del mio stesso gioco di seduzione, il mio corpo anela a un contatto più intenso, profondo e appagante che diventa quasi un bisogno ancestrale, primordiale.
- Obbligo o verità – soffia affascinato Ian, risalendo fino a far legare i nostri sguardi in un gioco indissolubile, carico di chimica ed elettrica voglia – Voglio giocare – sorride sornione,  bruciante come non mai e facendomi perdere totalmente la percezione del tempo e delle cose.
- Verità – rispondo istintivamente io rimanendo immobile, l'attrazione che pulsa più forte dentro di me e mi divora attimo dopo attimo.
Elettrizzante e corposa rende l'aria più spessa, frizzante e carica di desiderio represso. Vibra tra di noi una voglia  intima e bollente, attirandoci l'una all'altro come calamite. Suadente, ci attira sempre di più tra le sue spire voluttuose facendomi perdere immediatamente la cognizione del tempo.
Ian stringe pensieroso le labbra, l'espressione intrigata che rimane intatta sul suo viso mentre probabilmente cerca una domanda da pormi e lasciandomi in una fremente attesa.
Un brillio luminoso gli attraversa subito dopo gli occhi, schiudendo le labbra per chiedermi proprio l'ultima  cosa che vorrei esternare.
- Quanto sei gelosa di me?- mi domanda schietto e diretto, andando a pungolare ancora quel nervo dolorante e scoperto.
Colta di sorpresa dischiudo la bocca, tentando di formulare una risposta senza trovarla. Le richiudo l'attimo seguente, stringendole e decidendo ostinatamente che ha già giocato abbastanza per stasera con la mia rovente gelosia.
- Ho cambiato idea – affermo risolutamente scrollando il capo e rivolgendogli una mezza occhiata superba e altera, esibendo un broncio leggero che deve farmi apparire ai suoi occhi quasi capricciosa. - Scelgo obbligo -
Lui socchiude gli occhi in un modo così accattivante da mettermi irrazionalmente in allerta, portandomi a rizzare la schiena istintivamente. E il mio istinto non si sbaglia.
- Benissimo – soffia mellifluo, lanciandomi l'ennesima occhiata languida che mi fa rabbrividire. - Allora pagherai penitenza – continua con voce calma che sfocia quasi in un mormorio concitato e smanioso mentre muove leggermente la mano sulla sua gamba.
Istintivamente il mio sguardo cade sui suoi boxer, dove un visibile gonfiore fa orgogliosamente mostra di sé provocandomi un folle senso di piacere e compiacimento.
Tentando di non farmi sopraffare dai miei scalpitante ormoni che mi urlano di sbatterlo a letto, riprendo a parlare.
- Penitenza? - domando quasi con tono sottile, sicura che sarà qualcosa di  intrigante  visto il suo sorrisino soddisfatto.
- Spogliati - afferma con tono basso, trafiggendomi con uno sguardo desideroso che mi avvolge placidamente.
Allargo sorpresa leggermente gli occhi, stuzzicata al tempo stesso dalla sua provocazione erotica e maliziosa. Senza dire nulla o protestare e riservandogli uno sguardo di sfida allungo le mani oltre la mia schiena, artigliando con le dita il gancetto del reggiseno. Con un gesto semplice lo sgancio del tutto, sfilandomelo l'attimo seguente. Rimanendo fieramente a seno nudo davanti a lui continuo a fissarlo negli occhi, le guance bollenti e rosse che accompagnano il mo sguardo lucido.
Un pensiero stuzzicante e malizioso mi attraversa all'improvviso  la testa, risvegliandomi dal torpore languido della mia mente ed esortandomi ad osare di più. Il desiderio di sedurlo, di scaturire lo stesso effetto che lui ha su di me mi pervade spietatamente facendo emergere la parte più femminile e donna di me.
Sospinta da un istinto irrazionale, gli metto una mano sulla spalla incontrando con i polpastrelli  il tessuto morbido della sua maglia. Senza interrompere il nostro gioco di sguardi mi muovo,  facendo scivolare le mie cosce ai lati dei suoi fianchi. Seduta a cavalcioni su di lui raddrizzo la schiena, facendo scontrare totalmente i nostri corpi.
Il tessuto leggero dei miei slip si scontra con quello dei suoi boxer, facendo sfiorare lentamente i punti più sensibili dei nostri corpi. Un debole sospiro che non riesco ad intrappolare sfugge dalle mie labbra, scontrandosi contro il suo viso terribilmente vicino.
Continuando a non dire nulla e limitandomi a fissarlo spavaldamente  faccio scendere la mia mano, percorrendo il suo petto con una carezza lenta che parte dai suoi pettorali fino ad arrivare al bordo della sua maglia. Lo artiglio con le dita, lanciandogli una occhiata di sottecchi per studiare la sua reazione. Lo trovo intento a guardarmi intrigato e attento, gli occhi così intensi e liquidi da assomigliare a metallo fuso. Non appena sfioro leggermente la sua pancia, Ian si irrigidisce contraendo la mandibola e tendendo le spalle.
Intimamente compiaciuta dalla sua reazione afferro il tessuto e la sfilo, persistendo con il mio intento di sedurlo.
Mi mordo le labbra nello stesso esatto istante in cui il suo petto rimane nudo davanti a me in tutta la sua invitante tonicità. Improvvisamente pervasa da una spudoratezza insolita gli sorrido maliziosamente, per nulla imbarazzata dalla quasi totale nudità dei nostri corpi. Muovo così i fianchi, strusciandomi lievemente contro di lui in una suadente frizione che mi provoca un formicolio al bassoventre.
Mi sporgo poi in avanti, facendo aderire i nostri toraci e il mio seno preme contro il suo petto in una fievole, ma quanto mai eccitante frizione.
L'albore della sua eccitazione preme maggiormente contro di me, provocandomi un languido formicolio al basso ventre che anela di essere soddisfatto. Seguendo unicamente un irrazionale istinto mi muovo ancora su di lui, sfregando il seno contro la pelle del suo torace, dando vita ad un lento strusciare che mi annebbia quasi la vista. I miei ormoni si palesano maggiormente, iniziando a scalpitare ferocemente e intorpidendomi la mente. Avvolta da un turbinio di emozioni vi sprofondo totalmente, perdendo quasi totalmente percezione di ciò che ho intorno.
Con la razionalità ormai pressoché sbiadita schiudo le labbra,  pronta per sussurragli una accattivante provocazione che però non faccio neanche in tempo a formulare.  Ian infatti reagisce,  interrompendo la sua momentanea immobilità.
Appoggia saldamente le mani sui miei fianchi nudi e con un colpo deciso e improvviso di reni inverte velocemente la posizione, finendomi addosso e schiacciandomi contro il materasso.
- Mi provochi? - sussurra contro le mie labbra con voce alterata, venata da un sospiro mal trattenuto che la arrochisce nel momento stesso in cui la sua eccitazione affonda tra le mie gambe.
Nonostante la sottile divisione del nostro intimo la scarica di desiderio è intensa e poderosa, portandomi a reclinare il capo indietro e soffiare l'aria tra le labbra in un lungo sospiro.
Come a voler sottolineare le sue parole spinge ancora i fianchi contro i miei, scontrandosi contro la mia intimità ormai umida e gonfia di voglia, togliendomi il respiro.
- Forse – non riesco ad esimermi dal ribattere, tendendo le labbra in modo malizioso e lanciandogli un sguardo di languida sfida nonostante la vicinanza dei nostri visi.
Le sue labbra sono sulle mie l'attimo dopo, stroncando sul nascere le mie parole con un bacio vorace e passionale che mi provoca una lunga scarica di piacere, accentuando il desiderio che ho di lui. Le sue mani vagano affannose sul mio corpo, incontrando la morbida consistenza del mio seno e torturandolo sensualmente.
Ci baciamo ancora, facendo scontrare le nostre lingue e mischiando i nostri respiri affrettati mentre i nostri corpi si incastrano maggiormente, anticipando un incastro molto più intimo ed agognato. Le mie gambe scivolano istintivamente contro i suoi fianchi, attirandolo di più contro di me mentre i nostri centri sfregano ancora tra di loro e la sua bocca lambisce la pelle sensibile del mio collo.
E il fuoco che brucia dentro di me aumenta, divampa e mi divora con le sue fiamme. Sospirando pesantemente mi inarco contro di lui, cercando un contatto maggiore per appagare una voglia che urla di essere soddisfatta.
- Mettiti in ginocchio – ansima improvvisamente al mio orecchio dopo quelli che sembrano lunghissimi momenti di passione, provocandomi un lungo brivido di piacere lungo la schiena.
Il desiderio si acutizza contemporaneamente all'aumentare del formicolio che mi attanaglia le membra, appesantendole languidamente e causandomi delle prolungate scariche di piacere.
Ansimo sfacciatamente mentre il suo respiro affrettato si scontra contro la mia pelle, non riuscendo a trattenere un ansito che si infrange contro la pelle bollente della sua spalla.
Ian spinge maggiormente il bacino contro il mio, strusciandosi ancora contro il centro del mio piacere, ormai terribilmente umido. Istintivamente mi inarco, stringendo irrazionalmente le cosce contro i suoi fianchi cercando di soddisfare minimamente la primordiale voglia che ho di lui.
L'attimo seguente il suo corpo abbandona il mio, lasciandomi avvolta solo da un improvviso freddo causato dal contatto svanito. Eccitata e vogliosa lo guardo con occhi bramanti, facendo scontrare i e intrecciandoli in un gioco sensuale e voluttuoso. Lui mi fissa di rimando, i boxer visibilmente gonfi che lasciano intravedere tutta la sua eccitazione e ciò non fa altro che aizzare inverosimilmente il mio desiderio.
Ricordandomi della sua intrigante richiesta mi tiro poi a sedere, voltandomi poi con una leggera torsione. Quasi gattonando sul letto gli do le spalle, percependo le sue occhiate ardenti percorrere la mia schiena fino al mio sedere ancora coperto dalle culotte. Mi metto poi in ginocchio, davanti a lui appoggiando istintivamente una mano sulla testiera del letto per tenermi in equilibrio.
Le mie ginocchia affondano lievemente nel materasso mentre tutto il mio corpo è teso spasmodicamente dal desiderio che mi brucia dentro. Mi divora, ardendo dentro di me senza campo e togliendomi ogni briciolo di razionalità.
Riesco a pensare solo a lui, a quanto lo voglio.
Emettendo un lungo sospiro inclino il capo, lasciando scivolare tutti i capelli in avanti. Ian è su di me il secondo dopo, riavvolgendomi con il calore bollente del suo corpo e il suo profumo afrodisiaco, che mi da alla testa e mi stordisce.
Appoggia le labbra sulla mia spalla nuda, portandomi a reclinare leggermente la testa indietro mentre, nello stesso momento, appoggia una mano sulla mia pancia. La pelle, languidamente scottata dal suo tocco, avvampa, provocandomi dei lenti brividi di attesa e desiderio. Con i polpastrelli solletica il mio basso ventre, scendendo lentamente verso i miei slip e lasciando dietro di se una via di fuoco che mi scuote.
Il respiro mi si mozza in gola non appena le sue dita giocano distrattamente con il fiocchetto delle mie culotte, tendendo tutti i muscoli del mio corpo. Emozioni contrastanti e intense vibrano sulla mia pelle, provocandomi la pelle d'oca e acutizzando tutti i miei sensi.
Persa in un oblio di emozioni irrigidisco istintivamente la schiena, finendo per premere il sedere contro la sua eccitazione.
Un gutturale verso di apprezzamento giunge dalle mie spalle, infrangendosi contro la mia nuca
Spinta dalla parte più sensuale e femminile di me mi muovo ancora contro di lui, strusciando lievemente le natiche contro la sua eccitazione. Esaltata e quasi su di giri a causa del desiderio voluttuoso che mi pervade continuo con questa lenta frizione.
Lui si irrigidisce alle mie spalle, sospirando visibilmente compiaciuto contro il mio collo. Un'altra ondata di brividi mi investe, sconvolgendomi.
Nello stesso attimo le sue dita scompaiano dentro i miei slip, portandomi ad ansimare in modo irrazionale e sconsiderato. Un gemito roco esce dalla mia bocca dischiusa e gonfia di baci, gli occhi socchiusi e i movimenti circolari delle sue dita che non mi lasciano scampo.
Una spirale di piacere poderoso e incontrollabile mi avvolge, stringendomi e dando finalmente soddisfazione  al placido formicolio che tormentava il mio basso ventre. Le sue labbra continua ad assaporare la pelle sensibile e accaldata del mio corpo, scivolando da collo alla spalla mentre con l'altra mano fa cadere lungo le mie gambe i miei slip blu.
Subito dopo le sue dita affondando finalmente dentro di me, portandomi a sospirare ancora più forte. Colta da una imponente ondata di piacere chiudo gli occhi, stringendo istintivamente il legno della testiera tra le dita. Senza quasi accorgermene mi piego leggermente in avanti, allargando maggiormente le gambe e scontrandomi ancora contro la sua eccitazione.
Lui continua con questa deliziosa e languida tortura, muovendole dentro di me e accentuando inverosimilmente il desiderio di essere completata da lui.
Lo voglio, ansimo silenziosamente mentre le mie membra risultano essere sempre più appesantite da una smania senza controllo.
Sprofondo sempre di più nel piacere che questo semplice movimento mi da, godendone appieno mentre il mio petto nudo si alza in modo aritmico a causa del respiro accelerato e aritmico.
- Prendimi - ansimo improvvisamente con voce spezzata, non riuscendo più a trattenermi mentre l'ennesima fitta di piacere mi trafigge. - Ti voglio - soffio ancora ansante, reclinando la testa e lasciandomi andare ad un lungo sospiro.
Assecondandomi lui sfila le dita, lasciandomi un senso di vuoto e l'amaro in bocca per la soddisfazione dei sensi non ancora raggiunta. Prendo un profondo respiro, cercando di riprendere fiato mentre il cuore mi sbatte nel petto e il seno mi si alza in modo aritmico a causa del respiro accelerato.
Un movimento alle mie spalle e un frusciare frenetico di tessuto mi fanno intuire che Ian si è sfilato i boxer, rimanendo finalmente nudo.
Non ho, tuttavia, il tempo di pensare altro poiché, afferrandomi i fianchi con le mani, entra dentro di me con un movimento fluido e deciso del bacino.
Un gemito roco e sensuale si infrange contro la mia nuca, acutizzando la lunga scarica di elettrico piacere che cresce con lo scorrere dei secondi. Tutti i pensieri si azzerano all'istante e rimane solo lui. Percepisco solo l'incastro languido e passionale dei nostri corpi che si completano.                  Rimane solo questa verità, nient'altro.
Ansimo più forte scoprendo il collo, subito lambito dalle sue labbra smaniose e dai suoi sospiri bollenti. Con gli occhi socchiusi dal torpore del desiderio mi mordo le labbra, assecondando le sue spinte sempre più frenetiche e convulse.
Un turbinio di emozioni e di piacere fisico mi avvolge sempre di più, travolgendomi insaziabilmente tra le sue spire. Le sue dita affondano di più nei miei fianchi, passionale testimonianza della voglia che ha di me. Il piacere cresce sempre di più, divorandomi spietatamente.
Il respiro mi si blocca all'improvviso in gola, mozzandosi  bruscamente mentre mormoro debolmente il suo nome. Il mio corpo si tende spasmodicamente, contraendo ogni singolo muscolo del mio corpo e preannunciando l'appagamento imminente dei sensi mentre lui affonda dentro di me con maggior impeto.
E poi arriva. L'orgasmo scoppia dentro di me in una frazione di secondo, pervadendomi  con delle spirali che si dipanano in modo concentrico dal mio basso ventre. Un desiderio sordo e impetuoso mi sconvolge, mi stordisce, investendomi con tutta la sua potenza.
Una girandola di emozioni intense e variopinte si apre davanti a me, travolgendomi totalmente. Ian si muove ancora dentro di me, raggiungendo anche lui il piacere dopo un paio di spinte e svuotandosi dentro di me.
Ansanti rimaniamo immobili per qualche lungo attimo, i corpi ancora uniti e incastrati perfettamente.
Mentre gli ultimi strascichi di languida voglia scivolano via, lasciandomi intorpidita, lui si appoggia totalmente contro di me pesandomi dolcemente addosso. Il suo petto aderisce perfettamente alla mia schiena, circondandomi la vita con le braccia e attirandomi ancora più vicino a sé. Un sorriso lieve mi aleggia sulle labbra, il senso di completezza che non mi abbandona nonostante l'amplesso si sia consumato.
Ancora stravolta dall'orgasmo e con il respiro accelerato sospiro, soffiando compiaciuta l'aria tra le labbra mentre mi rilasso contro di lui e reclino la testa contro la sua spalla.
- Ne avevo voglia da quando ti sei inginocchiata sul letto – soffia lascivo al mio orecchio e, anche se non posso vederlo direttamente in viso, intuisco che sta sorridendo debolmente.
Ridacchio, le membra intorpidite e pesanti ma soddisfatte, e non dico nulla in risposta, godendo semplicemente della sua deliziosa vicinanza. Ian deposita un bacio tra il casto e l'appagato sulla mia nuca, accarezzandomi leggermente le braccia prima di lasciarsi cadere a letto e trascinarmi con te.
Rigirandomi fra le sue braccio appoggio il viso sul suo petto, respirando a pieni polmoni il suo profumo mentre con un gesto semplice e dolce ci copre con il piumone.
Mi stringo istintivamente di più a lui, gli occhi chiusi e l'espressione beata stampata in faccia.
Appagati e sudati rimaniamo per qualche attimo avvolti dal dolce silenzio e dal buio della notte, i corpi avvinghiati ancora impregnati della passione che ci ha travolti.
- Dovremmo giocare più spesso ad Obbligo e Verità – rido improvvisamente io, scherzando e alludendo al risvolto piccante che ha assunto. - E' molto più piacevole di come ricordavo -
La sua risata allegra si infrange contro i miei capelli, che bacia subito dopo, mentre la mia mano vaga su di lui in una carezza lenta e tranquilla. Con i polpastrelli disegno dei cerchi immaginari sulla sua pelle ancora bollente, socchiudendo gli occhi a causa di un pressante torpore che mi appesantisce il corpo.
- Vuoi giocare ancora? - mi domanda Ian portandomi a riaprire gli occhi dopo quella che sembra una frazione di secondo o forse di più.
Lievemente stordita da un sonno leggero che mi aveva avvoltoli riapro, inclinando il viso in modo da poterlo guardare in faccia. Incontro il suo sorriso dolce nella penombra della stanza, accompagnato da uno sguardo appagato e tranquillo.
- Tocca a me, però – gli ricordo, rivolgendogli un sorriso dolce e sinceramente rilassato.
- Va bene – afferma amabilmente lui mentre io aggrotto la fronte pensierosamente, riflettendo su qualche possibile domanda. - Obbligo o verità?- gli domando intanto.
- Verità -
Frugando tra i miei pensieri e tra le varie idee una emerge prepotentemente, incuriosendomi con la sua apparente semplicità.
- Mmm qual è il tuo ricordo più bello da bambino? - gli domando sinceramente interessata.
Mi muovo poi leggermente nel letto, girandomi con una piccola torsione del busto in modo da poterlo guardare meglio in viso.
Lui stringe pensieroso le labbra, l'espressione di chi sta scavando nei ricordi e riflettendo stampata in faccia. Io lo guardo in attesa, seguendo il profilo del suo viso e i suoi lineamenti aspettando che parli.
- Quando avevo dieci anni andavo con i miei fratelli sul lago – afferma dopo un attimo di esitazione, appoggiando la sua mano sulla mia ancora appoggiata sul suo petto – Abitavamo poco lontano e a Bob piaceva pescare – continua tranquillo, alludendo alla città in cui è cresciuto.
L'immagine di un Ian bambino con dei grandi occhi azzurri mi invade subito la mente, suscitandomi un senso di tenerezza disarmante. Una dolce morsa mi stringe appena il cuore, aumentando il senso di pacato calore che questo pensiero mi provoca.
Non ho mai visto sue foto da bambino, ma non è difficile immaginarselo vivace e con un caschetto corvino a fare da contorno ad un sorriso vispo e dolce mentre saltella o corre in giro per casa.
Riprende però a parlare l'attimo dopo, facendo sfumare inesorabilmente via il suo viso in versione infantile e portandomi a rifocalizzare l'attenzione sulle sue parole.
- Eri già un bimbo animalista – rido, prendendolo leggermente in giro e riconoscendo quei tratti di lui già così marcati nella sua infanzia.
Lui sorride, lanciandomi un'occhiata di sottecchi. Le nostre dita si sfiorano ancora, finendo per unirsi in una stretta salda  che le intreccia.
Totalmente rilassata e calma mi sistemo meglio contro di lui, facendo scontrare le nostre gambe in una involontaria carezza.    
Cala poi un momentaneo silenzio tra di noi, che ci avvolge come una guaina cullandoci in un pacato dormiveglia.
- Io mi divertivo a fingermi una spia in missione a quell'età, invece – affermo all'improvviso, ricordando con una lieve malinconia quando spiavo mio fratello credendo di non essere vista. - Cercavo di arrivare di soppiatto e non farmi sentire per ascoltare i discorsi dei miei genitori e poi tornavo in camera -
Alzo il viso, incontrando gli occhi azzurri di Ian puntati su di me e l'espressione di chi sta trattenendo una corposa risata.              
- Ei – protesto fintamente risentita – Ero una spia bellissima – rido subito dopo, soffiando le parole tra le labbra con un tono che mi esce un po' infantile e un po' pieno di sé .
Le sue labbra si posano sulle mie l'attimo seguente, strappandomi un bacio dolce e leggero. Quasi in estasi mi ritrovo a sorridere con gli occhi dischiusi, quel sentimento che si agita ancora dentro di me provocandomi una piacevole sensazione di smarrimento. Ed è così facile, naturale, lasciarsi andare nella sua morsa soffice e voluttuosa, affondarci senza pietà.
- Dimmi una cosa di te che non so – affermo all'improvviso con tono curioso e deciso,  la sete di sapere altre cose su di lui che non mi abbandona.
Anzi, se possibile aumenta ancora.
Continuando a tenere le nostre mani unite in una presa salda mi volto, mettendomi su un fianco e affondando il viso nel cuscino.
Lui ha leggermente il viso inclinato verso di me, gli occhi socchiusi e i capelli arruffati disordinatamente che gli conferiscono un'aria sbarazzina e intrigante. Piega poi impercettibilmente un angolo della bocca verso l'alto, sorridendo appena, e posso distintamente percepire un velo di stanchezza intorpidirgli lo sguardo, che però cerca di combattere.
- Il fatto che penso che sei bellissima vale come risposta? - soffia adulante, facendomi ridere leggermente.
- Ruffiano – ribatto io dandogli un leggero pugno sul petto, che non scalfisce per nulla la sua espressione languida e adulatoria. - Sono seria. - affermo contro il suo collo, lambendogli la pelle in un bacio leggero e dolce.
 
- Non do a nessuno il mio ultimo pezzo di dolce – mormora lanciandomi un'occhiata di sottetticchi quasi ammonitrice e so perfettamente che si riferisce a tutte le volte che gli ho rubato qualche morso di torta – Quindi non provare a portarmelo via, potrei sbranarti una mano – ride cercando di far assumere alla sua voce una inclinazione seria e minacciosa.
- Non lo lasci neanche a me? - gli domando sdegnata in risposta, le labbra buffamente dischiuse dallo stupore.
Lui si apre in un sorriso luminoso e solare che mi provoca una dolce morsa.
- No – ride – Non sono pronto a rinunciare al mio ultimo pezzo per te – mi canzona giocosamente, provocando la mia smorfia.
Intrigato Ian si gira anche lui su un fianco, così vicino da far sfiorare ancora i nostri corpi e mischiare i nostri respiri caldi.
Un dolce torpore ci avvolge insieme ad un silenzio morbido che ci circonda
Infilo silenziosamente un braccio sotto il cuscino mentre Ian al mio fianco sbadiglia stancamente.
E quel dubbio torna ad affliggermi come un tarlo, tormentandomi proprio ora che tutto sembra almo e tranquillo. Come un fulmine a ciel sereno arriva a turbare la mia tranquillità fisica e mentale, adombrandomi leggermente pensieri scuri e carichi di domande irrisolte. Quel dubbio preme per uscire con una una forza disarmante, per trovare risposta e avere soddisfazione.
Mi pressa, portando a mettere in dubbio anche la mia reazione.
Obbligo o verità?
E semplicemente cedo.
- Cosa vedi nel tuo futuro? - gli domando non riuscendo a frenare le parole, che mi solcano le labbra prima ancora che io possa pensarle.
Con occhi febbrili e frementi cerco una sua immediata reazione, puntandoli dritti su di lui e non staccandoli dalla sua longilinea figura neanche per una frazione di secondo. Il cuore mi scalpita ansioso nel petto, attendendo una sua replica chiusa in un religioso silenzio.
Inaspettatamente Ian si tende, irrigidendosi all'improvviso come se avessi toccato un tasto dolente. La linea elegante della mandibola diventa più netta, dura, mentre contrae impercettibilmente le spalle e le labbra si serrano. Un senso di ansia e confusione mi pervade subito, scuotendomi interiormente e facendomi sentire irrazionalmente allarmata e agitata. Quel senso di cupo nervosismo torna a tormentarmi, sibilando malignamente dubbi insinuanti. E il mio istinto infierisce, sussurrandomi che non si era sbagliato: per lui è un problema parlarne, probabilmente.
Ma lo è anche pensarci? Mi chiedo confusa, interdetta alla ricerca di risposte che sembra quasi non volermi concedere. Persiste nel non guardarmi, continuando a tenere ostinatamente gli occhi puntati contro il soffitto bianco della mia stanza.
- Lavorativo, dico – aggiungo velocemente scorgendo il suo sguardo confuso, venendo colta da un moto di panico e cedendo alle dolci e pressanti fantasie che la mia mente si è fatta al riguardo.
Pensieri fatti di me e di lui, di noi e di un futuro lavorativo condiviso.
La voce che esce a malapena percepibile dalla mia bocca in un sibilo inudibile che incrina solo per un attimo il silenzio che vige.
Teso come una corda di violino non dice nulla per un lunghissimo attimo, facendomi trattenere bruscamente il respiro. Perché reagisce così? Mi chiedo turbata dal suo sguardo adombrato e torbido, affollato di risposte indecifrabili.
Sempre più sconcertata lo fisso con gli occhi leggermente socchiusi, studiandolo attentamente nel tentativo di decifrarlo e capirlo. Ma non ci riesco, l'espressione impermutabile sul suo volto non me lo permette e la penombra della mia camera da letto non mi aiuta poi molto, celandomi sfumature del suo sguardo che, invece, sarebbe di vitale importanza. Il lato più scuro e indecifrabile di lui torna ad adombrarlo, rendendolo quasi illeggibile ai miei occhi.
Ian schiude improvvisamente le labbra, pronto per parlare, portandomi ad anelare  disperatamente una sua risposta, un suo cenno.
Obbligo o verità? Cosa sceglierà di seguire ?
- Non ho molti progetti – risponde finalmente con tono strascicato, sintetico e laconico. - Magari qualche documentario per la ISF – aggiunge sbrigativo dopo un attimo di esitazione.
Come a volermi rassicurare inclina poi il viso verso di me, girandolo appena e riservandomi uno sguardo criptico che sa di cose non dette e di dolcezza. Mi confonde ancora di più, scatenando dentro di me la consueta reazione di calore  e di groviglio indistinto di emozioni.
Annuisco lentamente mentre quella domanda mi divora, scavando una voragine dentro di me e portandosi dietro la sua mezza risposta come ancora a cui aggrapparsi. Non ha chiarito i miei dubbi, rifletto pensierosa mentre mi abbandono al flusso imponente dei miei pensieri.
O forse la verità è semplicemente questa. La sua verità è questa, progetti lavorativi e non ancora non ben definiti al momento.
Emetto un sospiro leggero, cercando di soffiare fuori anche tutte le elucubrazioni che mi tormentano fastidiosamente. Ed è lui a farlo, a scacciarli via e a disarmarmi inesorabilmente l'attimo dopo. Proprio quando sembra che il suo essere indecifrabile non mi consentirà di capirlo, lui mi stupisce fornendomela in un altro modo, più criptico ma anche più significativo.
- Vieni più vicino – soffia con tono dolce e calmo, cogliendomi di sorpresa nel momento stesso in cui mi attira maggiormente contro di te, facendomi sprofondare fra le sue braccia calde e rassicuranti.
Un senso di calore inimmaginabile e di qualcosa che si scioglie mi attanaglia il petto all'altezza del cuore, rendendomi arrendevole e tremendamente indifesa. Affondo istintivamente il viso nel suo collo, respirando il suo profumo e beando delle sensazioni forti e indescrivibili che il solo contatto con la sua pelle mi crea. Rassicura i miei dubbi, li scaccia, li annienta. Mi da risposte.
Appoggia una mano fra i miei capelli, accarezzandoli piano e forse intuendo i miei dubbi che svaniscono via dissolvendosi nel nulla.
La mia mente improvvisamente si svuota, rimanendo disadorna di pensieri cupi e problematici e lasciando spazio ad una semplice verità, quella dei suoi gesti.
È vero, non mi ha detto esplicitamente che mi vuole nel suo futuro, di qualsiasi tipo esso sia, ma me l'ha fatto capire in modo più intimo. E allora è davvero così importante cercare disperatamente una risposta, obbligarlo a dire una verità nascosta,quando è palese nei suoi gesti? Mi domando capendo, che no, non lo è forse.
Non ha scelto l'obbligo di dirmi parole studiate, forzate, ma la verità di una azione che lo rappresenta molto di più.
E io cosa scelgo, invece? Obbligo o verità?
Uno dei due prevale nettamente sull'altro in una frazione di secondo, sovrastandolo in modo deciso e spietato.
- Mi piace averti intorno quando giro – affermo improvvisamente, interrompendo il momentaneo silenzio che si era creato – Mi piace sapere che mi guardi, che ci sei. Mi fa recitare meglio, do il meglio di me – continuo allontanando il viso dal suo collo per guardarlo dritto negli occhi mentre qualcosa dentro di me urla che non saprei fare a meno di lui.
E non solo sul set. Quel sentimento che mi stringe il cuore lo grida a squarciagola, sibilando una verità che risulta essere un obbligo per il mio benessere. È fondamentale, lui lo è.
Lui mi guarda, un sorriso lieve, luminoso, che finalmente gli stende le labbra e che torna ad illuminargli gli occhi e a far palpitare irrazionalmente il mio cuore.
Con una espressione vagamente ebete e imbambolata continuo a tenere i nostri sguardi saldamente incatenati, cercando di trasmettergli la mia verità.
- Questa è una cosa che non ti ho mai detto – soffio dolcemente, riferendomi al gioco e riservandogli uno sguardo carico di emozioni e sensazioni forti.
Ian appoggia una mano sulla mia guancia, accarezzandola delicatamente mentre quel ghigno dolce persiste sulla sua bocca. Mi scalda, conquistandomi ancora, minuto dopo minuto,  con quel suo modo intrinsecamente romantico e affabile che lo caratterizza.
Mi rapisce, mi fa ancora sua possedendomi con una sensazione disarmante che gli anima gli occhi.
Il momento viene però spezzato l'attimo seguente dall'acuto squillare della sveglia.
Smarriti e sorpresi ci voltiamo verso il comodino, dove con un gesto secco della mano Ian la zittisce.
- Mmm tra meno di quarantacinque minuti devo essere sul set – sbuffa lui lasciandosi nuovamente andare tra i cuscini e le coperte disfatte, la voce bassa da cui traspare un accenno di stanchezza.
Istintivamente lancio un'occhiata veloce all'orologio scorgendone l'ora: le cinque e diedi di mattina.
Stupita sgrano  gli occhi, notando con sorpresa che è già passata una notte intera fatta di passione e parole.
Siamo rimasti a parlare per tutto questo tempo e a me sono sembrati solo pochi minuti. Le ore sono scivolate via in modo dannatamente veloce, noto, praticamente senza che me ne accorgessi.
Lui passa poi una mano sul viso come per risvegliarsi, facendo scivolare in seguito le dita tra i capelli corvini scompigliati e un po' arruffati.
Mi mordo le labbra, seguendo con gli occhi questo gesto e rendendomi conto che sono state anche le mie frequenti carezze ad acconciarli in questo modo scomposto.
- Rimani ancora un po' a letto – protesto con un mugolio supplicante, quasi imbronciato facendolo ridere divertito.
E finalmente tutto diventa chiaro. Guardandolo ridere affianco a me, così rilassato e mio , capisco che non si può ricondurre tutto ad un prevalere di obbligo e verità.
Capisco che non per forza si deve scegliere tra uno o l'altro, ma che invece possono coesistere. Perchè sono cose imprescindibili e complementari, una chiama l'altra.
Esattamente come me e lui, ci attiriamo. Ci incastriamo. Ci completiamo.
E' un obbligo ammettere certe cose a se stessi, venire a patti con i propri demoni interiori.
Lo è affrontare le proprie emozioni, capire cosa si prova e il perchè.
Lo è accettare certe fantasie importanti, prenderne coscienza e desiderarle ardentemente.
Alzo istintivamente lo sguardo su di lui, facendolo scivolare sul suo profilo. Ne seguo ogni tratto, ogni più piccola imperfezione.
E' un obbligo affrontare le proprie paure, le insicurezza che in modo razionale ci spingono verso la persona che vogliamo come una calamita.
Sono quelle cose che consolidano ciò che proviamo, lo manifestano, seppur sembrino indebolirci o renderci fragili.
E' un obbligo cercare le proprie verità, dolci e bello o più amare che siano.
Perché per superare quel gradino che mi divide da lui, per compiere l'ultimo passo verso di lui, si devono ammettere le cose.
E la verità è una sola al momento. E' un sentimento unico e ineguagliabile che mi scoppia dentro, che mi rende viva. Che mi rende felice, serena e completa.
Ian si volta all'improvviso verso di  me, inclinando il viso e puntando i suoi occhi nei miei. Come  richiamato dal mio sguardo insistente e pensieroso fa scontrare il mio con il suo. Un lampo curioso e interdetto lo anima, probabilmente a causa della mia indecifrabilità
- Cosa c'è? - mi chiede infatti, cercando forse risposta ai suoi pensieri.
- Nulla – mormoro con un filo di voce, dolce e carica di un qualcosa non poi più così sconosciuto.
Sorrido.
E la verità più bella è lui.


 
 
 
 
Note
Salve! Come state? Spero bene! Eccoci qui con un nuovo aggiornamento con un capitolo che non è importantissimo ma neanche di passaggio. E' una via di mezzo. Questa volta non ci saranno le consuete note, ho deciso che è anche giusto non stare sempre lì a spiegare tutto ma lasciare anche spazio a chi legge.
Vorrei solo precisare alcune cose: in primis Nina non  pensa già al matrimonio dal momento che mi ha fantasticato, solo come è anche normale che sia ha avuto quel pensiero. In secondo luogo tramite le parole e i pensieri di Nina si capisce che sono trascorse due settimane dal primo appuntamento, quindi la loro storia sta procedendo tranquillamente. Credo sia necessario fare dei salti temporali, spero siano chiari.
Inoltre, non so se davvero Paul e  Torrey si siano sposati nelle vacanze di Natale e in gran segreto, se così non fosse consideratela una licenza poetica;)
Causa influenza non ho riletto benissimo, ma spero non ci siano errori. In ogni caso nei prossimi giorni provvederò a rileggere e correggere gli eventuali errori.
Il prossimo aggiornamento non so bene quando arriverà a causa degli esami all'università imminenti, ma non dovrei impiegarci troppo.
Comunque, ho in cantiere un
nuovo progetto che conto di iniziare a pubblicare tra non molto e che è una storia originale;)
Un grazie speciale va al mio
Editore, che mi sopporta sempre.
 
Spero che il capitolo vi piaccia, buona lettura.
 

Live in Love

Salve! Vi lascio il link di una mia storia originale che ho iniziato, fateci un salto se vi va! ci terrei molto a sapere il vostro parere;) RITRATTO DI TE
   
 
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