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Autore: Bale    23/05/2013    1 recensioni
Il famoso scrittore Noah Gallagher (già protagonista della mia FF "Amori Sbagliati") si trova in un grave momento di crisi.
Non sa più chi è, non scrive più. Si sente solo e smarrito nel mondo.
L'unica persona che potrebbe risolvere tutti i suoi problemi si trova a Roma, ma lui non ha il coraggio di tornare da lei.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il Grande Ritorno






Aveva passato tutta la notte a scrivere.


Aveva recuperato la sua vecchia macchina e aveva cominciato a tirare fuori le parole dal suo cuore.


Le cose per le quali vale la pena vivere si sentono in fondo al petto ed era proprio da lì che Noah aveva estratto le parole del suo nuovo romanzo.


Erano venuti fuori dodici capitoli abbastanza lunghi. Probabilmente li avrebbe divisi e avrebbe anche tolto qualcosa.


Era solo l’inizio. Avrebbe continuato a scrivere tutto il giorno e anche la notte successiva se ce ne fosse stato bisogno.


Non poteva fermarsi, non allora.


Doveva scrivere finché tutto era chiaro nella mente, finché le sue gambe fremevano come quelle di un bambino davanti ad una montagna di dolci, finché le lacrime erano ancora lì pronte a scendere.


Il cuore faceva ancora un po’ male. Lasciare Katherine non era stato del tutto indolore.


Con lei aveva chiuso da un pezzo, questo era certo, ma stava chiudendo un capitolo della sua vita e si trattava di un capitolo che, seppur doloroso, era stato comunque molto importante.


Era stato felice, molto felice.


Aveva anche sofferto come un cane, ma da quella sofferenza e da quel dolore aveva imparato molto.


Si era rialzato, si era leccato le ferite per molto tempo e alla fine aveva incontrato qualcuno pronto a fargli capire che la vita è bella proprio perché fa male. Anzi, è ancora più bella quando si soffre e quando si sbatte contro il muro.


Chiuse gli occhi e vide Katherine, ma quasi immediatamente la sua chioma scura, nella sua immaginazione, si trasformò in una chioma più chiara. Katherine divenne Olga e Noah aprì gli occhi di scatto, spaventato.


Era quello il capitolo in corso: Olga.


Non lo aveva chiuso, non aveva mai avuto il coraggio di finirlo a dire il vero.


C’erano ancora delle pagine bianche in attesa di essere riempite e Noah, in quel momento si rese conto di non poter aspettare più. Doveva vederla, sentire il suo odore, il suo alito al caffè. Aveva bisogno di vedere i suoi occhi glaciali e soprattutto aveva bisogno di andare oltre quella patina di ghiaccio per vedere la sua anima. Lui riusciva a vederla, c’era riuscito fin dal primo incontro.


Lanciò un’occhiata al suo cellulare. Avrebbe potuto chiamarla, mandarle un messaggio.


No, non aveva mai creduto nell’efficacia dei nuovi mezzi di comunicazione.


Nulla avrebbe mai potuto sostituire un bacio, un’occhiata, una carezza.


Lui doveva vedere Olga, guardarla negli occhi, annusarla, toccarla.


Chiuse gli occhi e ricordò le sue carezze, quelle che gli aveva regalato in quel locale al Colosseo, quelle cariche di speranza e piene di sincerità.


Riaprì gli occhi e riportò lo sguardo sulla macchina da scrivere.


Le sue dita toccarono i tasti e le parole presero a scivolare fuori da sole, di nuovo.


Scrisse altre righe, altre pagine, altri capitoli. Non era molto sicuro di quello che stava venendo fuori, ma si fidava del suo istinto. Tutti i suoi maggiori successi erano il frutto di momenti come quello che stava vivendo in quell’istante.


Doveva cogliere l’attimo e fidarsi di se stesso per una volta.


Scrisse ancora e ancora, fino ad addormentarsi sul suo tavolo della cucina.


Quando la mattina dopo si risvegliò un po’ indolenzito, rilesse con attenzione ciò che aveva scritto.


Era venuto fuori un breve romanzo su una ragazza adolescente che cerca il suo posto nel mondo dopo essere fuggita da una madre indifferente e da un padre del tutto assente. Dall’Inghilterra alla California, proprio come lui. Leggendo alcuni passaggi, Noah, si stupì di se stesso. Non ricordava di aver scritto dei pensieri così profondi, ma era del tutto normale. Quando scriveva era assente. Era quasi come essere ubriachi e, dopo essersi svegliati il giorno dopo con il mal di testa, risultava abbastanza difficile cercare di ricordare l’accaduto.


Noah amava il suo lavoro. Scriveva per passione, non per soldi.


Scriveva per Olga e prima ancora aveva scritto per Katherine.


Il romanzo, tutto sommato, era buono. Era venuto fuori tutto quello che Noah aveva dentro, forse anche meglio di quanto non si fosse aspettato. C’era solo bisogno di qualche modifica qua e là, poi sarebbe andato dall’editore e infine avrebbe finalmente potuto realizzare il desiderio che da mesi governava quasi prepotentemente e del tutto insistentemente la sua vita.


Sarebbe andato a Roma, da Olga.


Le avrebbe portato un’anteprima del suo libro e l’avrebbe finalmente guardata negli occhi. Di nuovo. Dopo tanto tempo.


Il suo cuore sarebbe guarito. Finalmente.


Olga era la sua medicina, la sua amica, la sua cura e la sua confidente.


Olga era qualcosa che era difficile descrivere a parole.


Si alzò in piedi e prese fiato gonfiando il petto. Era pronto al suo grande ritorno.



   
 
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