Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: MorwenGwen    23/05/2013    26 recensioni
Dopo avermi riferito le sue ultime parole si portò la sigaretta alla bocca,ne assaporò ogni minima parte come se quella fosse la sua unica consolazione al momento;poi tossì,tossì così forte come se stesse per vomitare l'anima.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Chaz , Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cigarette'
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Buon pomeriggio bellissimi! Grazie sempre di tutto, so che siete sorpresi di trovarmi ad inizio capitolo, vi rompo le palle ancor prima di cominciare(?). Volevo solo avvisarvi che, nel caso non ve ne foste accorti, ho aggiunto a questo capitolo una minuscola PlayList(ci sono solo le mie due canzoni selezionate da mettere in sottofondo) che trovate in alto nella pagina. Grazie a questa potrete stoppare, diminuire o aumentare il livello dell'audio senza dover andare per forza su youtube, potendo leggere tranquillamente. Ho impostato il livello default dell'audio a 30% quindi se per voi fosse troppo basso potete alzarlo quando volete. Vi consiglio di far partire la prima canzone(Over Again) solo quando ve lo scriverò io :)


*Justin*

aprii immediatamente la portiera chiudendomela fortemente alle spalle e seguendola non so dove, insomma eravamo entrambi in mezzo ad una strada, momentaneamente deserta, a parlare di un omicidio e con una macchina lasciata incustodita sul ciglio della corsia; allungai il passo e l'afferrai per un braccio costringendola a voltarsi verso di me:
< Si può sapere che ti prende?! >
< Ma perchè sei così stupido!? Tu... tu sei un mostro. >
sputò fuori squadrandomi dalla testa ai piedi < Hai ucciso un ragazzo ed affronti la cosa come se avessi rubato le caramelle ad un bambino. Non so neanche come faccia a rimanere così calma stando vicino ad un assassino > lo shock che qualche ora prima, quando mi ero fiondato in camera sua sconvolto per l'accaduto, avevo cercato di reprimere ed accantonare in un angolino buio adesso stava riaffiorando con estrema velocità: mi guardai intorno improvvisamente spaesato, c'erano solo alberi e distese verdeggianti a destra e a manca, ero un mostro ed Elysabeth aveva pienamente ragione perchè io ero destinato a far male a chiunque mi circondasse, ero destinato a rimanere in quel circolo vizioso che era la droga sebbene non ne facessi uso, ero un codardo che aveva osato uccidere un ragazzo dalla triste esistenza -anche se da quel punto di vista potrei avergli fatto un favore, perchè era davvero ma davvero triste- ; osservai la ragazza di fronte a me: era terrorizzata, furiosa ma, cosa peggiore di tutte, era spaventata da me. La figura di quel ragazzino incollato al pavimento privo di vita tornò a torturarmi: Tom e Christian erano immediatamente corsi dopo aver sentito lo sparo e dopo un attimo di shock si erano offerti di portare il corpo...lontano, a me era stato detto solamente di nascondere il meglio possibile la pistola da qualsiasi sguardo indiscreto e di starmene una giornata fuori dall'sitituto, giusto per poter dire di non esserci stato quel giorno. Mi portai le mani tra i capelli sentendomi improvvisamente accaldato e sudato poi cominciai a scuotere fortemente la testa cercando di cacciare via il viso stravolto del ragazzo: < Nonono! No! > cominciai adf urlare quando il suo volto, sebbene fossi consapevole del fatto che fosse una visione, si avvicinò pericolosamente al mio < Justin? > domandò spaventata ed allarmata Elysabeth, poggiò una mano sul mio braccio ma arretrai immediatamente spaventato dall'idea di poter fare del male annche a lei: non ci sarebbe voluto molto, anche a suon di pugni io le avrei potuto fare male sul serio e perderla, per un mio semplice attacco di ira, l'avrei potuta stendere senza problemi al suolo anche in quel momento... e poi? Poi avrei avuto un' esistenza da incubo, poi mi sarei suicidato, probabilmente, e non avrei concluso nulla.
*Qui vi consiglio di far partire Over Again-One Direction-*
Corsi lontano da lei, verso le protezioni metalliche ai bordi della strada, vedevo il paesaggio meravigliosamente ampio ed alto da quel punto, vedevo la barriera di ferro avvicinarsi sempre di più ad ogni mio lungo passo ed il piccolo lato razionale di me si rese conto che quella barriera era troppo bassa per fermare la mia corsa quindi avevo due scelte: o fermarmi e smetterla di fare quella pazzia o correre come un pazzo verso il precipizio. Sfruttai quei pochi attimi per pensarci, rallentando di poco la mia corsa: avevo ucciso una persona, avevo distrutto l'animo di un padre e di una madre, avevo sgretolato la fiducia che la mia ragazza riponeva in me... ero qualcosa di orribile, non potevo definirmi nemmeno una persona. Ripresi a correre serrando gli occhi per impedire che qualche lacrima fuoriuscisse oh andiamo non ero mica un pappamolle cazzo. Schiusi gli occhi quando la barriera ferrea mi fu piuttosto vicina, < Sei pazzo!? > urlò la voce femminile alle mie spalle e a giudicare dall'affanno che potevo udire nel suo tono di voce potetti dedurre che mi stesse correndo dietro.

*Elysabeth*

Vidi la sua sagoma schizzare in una corsa isterica verso i bordi della strada, delimitati solo da una protezione metallica piuttosto bassa, rimasi ad osservarlo allibita: lui aveva ucciso una persona... io ero fidanzata con un assassino; aspettai che si fermasse sperando che quella corsa così pazza lo avesse leggermente calmato, ma quando distò pochi metri dal precipizio sul quale dava la strada capii cosa avesse in mente: non voleva fermarsi, non voleva affatto. Le mie gambe scattarono nella sua direzione e gli corsi dietro, senza minimamente preoccuparmi del fatto che ci trovassimo sulla strada, accellerai la corsa vedendo la sua sagoma sempre più distante piuttosto che vicina. Mi lanciai in una disperata corsa oltre i miei limiti sentendo l'ansia crescermi ad ogni metro che passavo; non sentii più le gambe ma nonostante tutto continuai a correre rendendolo un punto a mio vantaggio: non potevo sentire il dolore, almeno per il momento, semplice. Allungai disperatamente una mano verso la figura di Justin che, finalmente, risultava distante da me poco più che un metro, la mia mano afferrò il suo avambraccio e per poco non mi sentii trascinata dalla sua tempestosa velocità. Puntai i piedi per terra rallentando di botto, Justin frenò bruscamente, trattenuto dalla mia salda ma faticosa stretta intorno al suo braccio e si guardò perso alle spalle, incontrando i miei occhi spaventati: < Justin? > sussurrai con il fiatone, cercando di ritrovare il mio Justin in quel labirinto di occhi color oro, vidi le sue pupille restringersi e tornare finalmente ad una dimensione normale, sotto il mio tocco sentii le vene del suo braccio tornare a pulsare con una frequenza più calma e regolare e capii che la scarica di adrenalina che si era pazzamente impossessata del suo corpo era finita, < Elysabeth, Elysabeth! > mi chiamò sebbene fossi a pochi centimetri da lui, si guardò sia a destra che a sinistra prima di notarmi proprio lì di fronte a lui, mi abbracciò forte quasi a farmi male, la mia gabbia toracica fu pressata con forza contro la sua e dovetti stringere gli occhi e trattenere un gemito per non farlo preoccupare, respirai lentamente con la bocca cercando di assimilare più ossigeno possibile, cominciò a ripetere il mio nome tenendo il volto poggiato sulla mia spalla, mi sembrò di avere tra le braccia un bambino sfinito, terrorizzato... ma tra i due io non avevo ucciso nessuno.
Justin crollò a peso morto,scivolando via dalle mie braccia e si sedette per terra, portandosi le ginocchia al petto e le mani tra i capelli, osservai preoccupata la strada:
< Justin spostati, se passa una macchina siamo tutti e due morti > spiegai prendendogli una mano e tirandolo con forza verso l'alto ma sembrava ancorato al suolo
< Meglio così. > disse in maniera atona, tenendo lo sguardo fisso sulla parete rocciosa di fronte a lui, decisi di non insistere più di tanto: sarei morta in qualsiasi caso stando vicino a lui, mi pentii immediatamente del pensiero orribile che avevo elaborato su Justin: era possibile che, anche se inconsciamente, stessi cominciando a dubitare della sua sanità psichica? A quanto pareva si.
Mi accomodai vicino a lui, fissando la sua stessa parete cercando di trovare un punto di incontro tra noi due, un qualcosa sul quale discutere ma gli argomenti possibili da intavolare in quel momento erano quasi tabù < Io... io non volevo farlo... > disse in un sospiro e fu subito chiaro l'argomento della discussione, rimasi in silenzio aspettando che la sua mente psicologicamente distrutta esternasse altri pensieri < Ero a terra, ero incazzato, tremavo e sentivo un gran dolore qui > e così dicendo si portò una mano sulla gabbia toracica, leggermente verso sinistra, aggrottai le sopracciglia: < Alla gabbia toracica? Ti ha colpito là? > domandai tornando a fissare il suo profilo, sembrava assolutamente incantato nel fissare quella distesa rocciosa dannazione; scosse la testa negando la mia ipotesi: < No il cuore. O l'orgoglio ma quello non ho idea di dove si trovi quindi lo colloco qua. L'ultima cosa che ricordo di aver controllato del mio cervello è un vortice di orribili sensazioni e fantasie, dopo sono impazzito. > la prossima domanda da porgli io l'avevo già ben presente in testa eppure cominciai a torturarmi le mani domandandomi se fosse necessario chiederglielo.. < Chi era? > buttai fuori alzando lo sguardo dalle mie mani poco curate, questa volta Justin stava osservando i miei movimenti con un sorriso perso,spaesato, alzò lentamente gli occhi verso di me e mi sentii morire nell'immergermici dentro < Non ho idea di come si chiamasse, ma era un cocainomane piuttosto pericoloso. Non immagino cosa avrebbe fatto in futuro ad un qualsiasi studente della Quoter se mai gli fosse capitato sotto tiro. Mi sono rifiutato di dargli la sua droga... giusto per scherzo, lui l'ha presa seriamente e mi ha tirato un pugno nello stomaco, ha afferrato la bustina e dopo un po' ha cominciato a correre senza nemmeno pagarmi il necessario...e le cose così non vanno bene. > quando pronunciò le ultime parole sembrò essere tornato assolutamente sicuro di se e privo di rimorsi, insomma il Justin da "affari" - sempre che si potessero chiamare tali- ma immediatamente i suoi occhi si spensero,nuovamente,
< Chi ha preso il cadavere? > sussurrai spaventata dalle mie stesse parole, si stropicciò il viso sospirando profondamente: < Tom e Christian. Sono due mie vecchie conoscienze e sinceramente sono felice di averli ritrovati. Sono stati proprio loro a consigliarmi di allontanarmi dall'istituto per oggi > spiegò
< Se... se, si insomma, scoprissero che l'hai ucciso tu? Il cerchio è ristretto, potrebbero scovarti come nulla e tu a quel pun- >
< Non mi scoveranno. Non se tutti e due teniamo la bocca chiusa. > chiarì con un'espressione dura, non si fidava di me?
< Non ho idea del significato di questa tua frase, spero solo che tu non abbia voluto insinuare che sono un'infame. >
< Non ho detto questo. >
< Si è inteso. Ad ogni modo non so se ti rendi conto della gravità della cosa- >
Justin si alzò di scatto lasciandomi lì seduta ad osservarlo:
< Come cazzo puoi pensare che io non capisca la gravità della situazione!? > cominciò ad urlare guardandomi sconcertato dall'alto verso il basso
< Se non ritenessi la cosa orribile, fuori controllo, non starei seduto in mezzo ad una strada a torturarmi le mani, a rovinarmi i pantaloni, a rimuginarmi addosso con il desiderio che un camion mi investa! > mi urlò contro, morsi l'interno della mia guancia sentendo i sensi di colpa affiorare, < Dannazione a volte penso che tu non sappia niente di me Elysabeth! Tu pensi che io non mi senta un mostro!?  Beh, ti sbagli: mi sento qualcosa di orribile, non so chi o cosa sono e se non fosse stato per te credo che non sarei qui a parlarti, bensì giù a questo cazzo di precipizio. > lo indicò lasciando poi cadere il braccio lungo il suo fianco, come sfinito,
< Io non ti ritengo un mostro > borbottai abbassando lo sguardo, sentii dei passi farsi sempre più vicini poi un paio di converse davanti ai miei occhi, tuttavia non alzai lo sguardo e lasciai che lui si chinasse alla mia altezza; prese il mio mentro tra il pollice e l'indice e l'alzò verso il suo volto: in quel momento i suoi occhi di un caramello chiarissimo mi sciolsero l'anima, non erano quelli di un assassino: < Ma io si. Mi ritengo tale e lo pensi anche tu, infondo. E' solo che non lo vuoi ammettere > sorrise amaramente e mi dovetti mordere un labbro per non tradirmi con le mie stesse parole, ero consapevole di averlo insultato pesantemente ma più passavano i minuti più mi rendevo conto di avere una completa, totale, pazza fiducia in lui, io lo amavo ed era scontato: < Tutti fanno degli errori Justin- > < Si ma di solito non muore nessuno. > < Ti ha steso per terra, lo hai detto tu stesso. >
< Non c'entra El, smettila. >
alzò nuovamente lo sguardo verso di me, dopo aver osservato gli strappi dei miei jeans con estrema attenzione, questa volta le sue iridi erano leggermente più scure e le sue pupille più dilatate: < Non ci sono scusanti. Essere stesi a terra da un pugno non significa dover uccidere una persona > e al solo udire la parola "uccidere" sentii un brivido percorrermi tutta la schiena; ingoiai a stento la saliva sentendo l'urgente bisogno di bagnarmi la lingua e le labbra che, a causa della tensione, a mio parere erano aride. Mi leccai le labbra non rendendomi conto di peggiorare la sensazione di aridità sulle mie labbra: < Ti stai convincendo del fatto che sei un assassino- >
< Non me ne sto convincendo! Lo sono a tutti gli effetti! >
affermò alzandosi e spazzolandosi i pantaloni: < Chissà cosa penseranno i suoi genitori: si danneranno la vita perchè arriverà la notizia che il loro figlio è sparito dall'istituto. In un istante ho rovinato la vita di tante persone... compresa la mia > scossi la testa sentendo finalmente il dolore dell'asfalto duro e poco curato sul quale ero seduta, mi alzai e per la prima volta da quando ci eravamo fermati fui io a catturare i suoi occhi nei miei: < Quando siamo scesi dalla macchina > cominciai dandole una veloce occhiata < Ti ho detto che sei un mostro > conclusi lanciandogli un'occhiata di intesa, Justin serrò la mascella ma i suoi occhi rimasero esattamente come in quell'istante: persi, distrutti < Ma non lo penso. Per nulla. Justin tu sei il primo e l'unico ragazzo al quale ho dato tutta me stessa fin dal principio, che mi ha salvato la vita, che mi ha reso più forte. Come potrei odiarti? > assotigliai gli occhi: pronunciare ad alta voce quelle parole era nettamente più emozionante che pensarle e tenerle tutte per me < Io ti amo e nulla cambierà questo. > conclusi;
Justin mi accarezzò una guancia e pensai che si fosse finalmente deciso a baciarmi, sbagliato, poggiò le sue labbra sulla mia fronte, poi si mise le mani nelle tasche e lentamente si incamminò verso la macchina.

*Vi consiglio di far partire in sottofondo How To Love, anche nel caso fosse ancora in riproduzione Over Again*

Lo seguii in silenzio, mi accomodai al posto del passeggero e rimasi in silenzio, sentendo il rumore del motore che si accendeva. Justin si rimise sulla strada, tornando da dove eravamo venuti, tutto nel più assoluto silenzio. Quando cominciai a riconoscere le zone della città che non distavano poi tanto dall'istituto la sua voce finalmente risuonò nella macchina:
< E' meglio che io ti lasci alla Quoter Elysabeth > spiegò tenendo lo sguardo fisso davanti a se, nonostante lo stessi guardando, le sue nocche erano quasi bianche per la forza con la quale stringeva il volante, < Perchè mai? Dove vai tu? Non torni?. > chiesi in ansia, si leccò le labbra: < No, te l'ho detto: è meglio che io rimanga fuori dall'istituto per qualche altra ora > < Allora vengo con te- > < Non essere stupida. Non credo di dover essere io a ricordarti che hai appena subito un lutto. > abbassai lo sguardo; me ne ero quasi dimenticata ma in quel momento i ricordi cominciarono a riaffiorare più dolori ed incredibili di prima < Appunto, in questo tempo sono riuscita a non pensarci. Non credi che sia meglio per me distrarmi? > < No, io credo che per te sia meglio riposarti, tranquillizzarti e ripensare a cosa ti ha detto tua madre. > aggrottai le sopracciglia: < Di cosa parl- >
< Che c'è, adesso ti è improvvisamente passato di mente che tua madre avrebbe voluto che ti fidanzassi con Chaz? >
domandò ironico voltandosi di scatto e perforandomi, aprii la bocca ad "o" e boccheggiai alla ricerca di aria: < Come hai saputo del discorso con mia madre!? > domandai oramai consapevole che lui sapesse tutto, non so come ma le cose le sapeva quel bastardo < Come l'ho saputo!? Oh beh, direi di cominciare dal fatto che Somers si è presentato nel vicolo 13 raccontandomi che tuo padre e tua madre vogliono che tu stia con un ragazzo che ti tenga al sicuro! > sbraitò lasciando per un attimo il volante
< Cosa potevo dire a mia madre? Potevo negarle una promessa a suo parere così importante!? > scosse la testa: < A quanto pare non hai capito il problema. >
< No Bieber, illuminami. >
< Il problema non è stato l'averle fatto questa "promessa" come la chiami tu, anzi. Il problema è che non la stai rispettando stando con me. >
solo dopo mi accorsi che Justin aveva parcheggiato davanti alla Quoter, < Parla chiaro. > lo intimai < Sto dicendo che tua madre è morta, un ragazzo è morto e se continui ad uscire con me non credo avrai vita lunga anche tu > < E da quando pensi questo? Sono capace di badare a me stessa. > sbuffai, la verità era che non lo avrei mai lasciato per nessuna promessa al mondo: adesso lui era la mia casa, la mia famiglia, il mio tutto... come potevo lasciar andare via anche lui? Mia madre mi avrebbe capito sicuramente, perchè Justin non era solo droga, casini e pistole, era lacrime, abbracci, baci e sicurezza. Justin disinserì il blocco sicura permettendomi, da un momento all'altro, di poter aprire la portiera
< Proprio per questo, credo che adesso tu debba badare a te stessa ed alla tua vita senza di me > mi guardò intensamente e quando capii cosa stesse cercando di comunicarmi sgranai gli occhi: < Mi stai lasciando? >  domandai incredula, scrollò le spalle: < Sono cose che capitano El- >
< No! Non capita proprio un cazzo! Perchè diamine lo stai facendo?! >
< Perchè voglio che ti concentri sullo studio, visto che sei venuta qui per questo. >
ed in quello sguardo rimprorevole che mi mandò riuscii quasi a scorgere la figura di mio padre, < Tutte cazzate! Sei il primo al quale non fotte un cazzo dei compiti, della scuola, delle regole! > urlai notando quanto fosse ipocrita,
< Si, infatti! A ME non interessa perchè ciò che faccio, in bene o in male si ripercuote su di me. Ma quando si parla di te ho un'altra mentalità! >

non potetti far altro che rimanere in silenzio perchè in quelle parole riscontrai una strana forma di dolcezza e protezione, < Non puoi lasciarmi pure tu come tutti gli altri... > sussurrai associando immediatamente la figura di mio padre a quella di mia madre, il labbro inferiore cominciò a tremarmi ed evitai di battere le palpebre per non far sgorgare i fiumi di lacrime che minacciavano prontamente di uscire; Justin si leccò le labbra 2 volte, guardandosi intorno ansioso e sentendomi singhiozzare in silenzio senza provare un minimo di compassione nei miei confronti: < L'ho appena fatto. > concluse freddo, incitandomi indirettamente a chiudere la conversazione e a scendere dalla macchina.




ZAN ZAN ZAN.
Come sono diversa da quando scrivo i capitoli a quando scrivo l'angolo autrice? AHAHAHAHAH
Nell'ultimo sono una cogliona,lo so lollino. Anyway:
vi è piaciuta l'idea della playlist?L'ho trovata perfetta e credo la sfrutterò spesso in modo da rendervi più agevolati nella lettura.
Questo è, molto probabilmente,il penultimo capitolo della prima serie( per chi non lo sapesse ancora: ci sarà una seconda serie di Cigarette con gli stessi personaggi, stessa trama, stesse vicende,
esattamente un continuo.)
Ho letto nelle recensioni che molti non capivano perchè Justin non se la fosse presa con El per il fatto di Chaz e come avete notato io imposto la"verità" e le rivelazioni in una maniera strana,
disordinata ma spero che faccia ugualmente effetto se non di più. In realtà io lo faccio con uno scopo preciso, è quasi una mia ideologia:
penso che tutti abbiamo negli scheletri nell'armadio e che, a volte, i nostri comportamenti( o quegli degli altri) sono dovuti a qualcosa che compie chi ci è vicino, con o senza il nostro consenso.
Esempio lampante è quello di Elysabeth che si incazza con Justin ma, quando viene presa con le mani nel sacco, non sa più che dire. Probabilmente se Justin fosse andato con lei alla cena tutto questo non sarebbe successo, pensateci. (ora faccio fare i filmini mentali lollino.)
Ok vi lascio al vostro pomeriggio(?) spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Non vi do un numero di recensioni, mi fido di voi perchè voglio vedere chi e quanti ci tengono a questa storia, non devo obbligarvi a scrivere il vostro parere.
Spero solo che molti di voi vogliano aiutarmi a migliorare o commentare l'accaduto o darmi i loro pareri perchè siete voi la parte portante della mia storia.
Ah, udite udite: sto per cambiare icon su efp miracolo(?) ed ho aggiunto i tasti"like" e "twitter" al mio profilo,ora si che sono una Nerd yoh(Y)
AHAHAHAHAH no ok la smetto.
Vi amo tantissimo. Mel.

   
 
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