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Autore: dontforget_f    23/05/2013    1 recensioni
Hearther.
una ragazza
Lui.
la sua salvezza.
Genere: Dark, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raccolsi tra le mie mani un mucchio di capelli castani,lisci come dei fili di seta ,li arrotolai intorno un codino nero nascosto tra i miei capelli. Misi ,infine,sette pinzette strette per reggere il mio chignon. Afferrai la borsa rosa,contente tutto il necessario e chiusi la porta di casa mia.Prendendo l'ascensore,che mi portò al piano terra,giunsi finalmente fuori dal palazzo,dove avrei preso il solito taxi.

Chiusi la porta d'ingresso.

“Buongiorno ” dissi non appena alzai lo sguardo verso la segretaria seduta all'altro lato della scrivania.“Posso entrare,Lexi?” “ Certamente”. Entrando nello spoiatoio porsi la mia borsa,come solito fare,nel mio armadietto,presi la bottiglina d'acqua e l'asciugamano e mi diressi verso la sala. “Salve.”“Eccoti!Ti aspettavamo,tocca a te! ”lei era Johanna;La mia migliore amica,con lei condividevo tutto. Presi le punte,le indossai,le legai e in un attimo mi trasformai. Mi sentivo più forte,più grande,di più nel mio mondo. Sì,faccio la ballerina.Il mio nome è Heather,ho sedici anni e abito in Oxford,adoro la mia città. Due genitori,figlia unica,una migliore amica,un animale,nessun ragazzo..sembra una vita fantastica,no? Oh,beh..dovrebbe. Due genitori che se non esistessero sarebbe uguale,una migliore amica che a momenti sembra come se non esistessi,cioè le cose fondamentali della mia vita sono perdute,come può essere bella la mia vita? “Tic Tac Tic Tac”

l'unico rumore provenire da quella stanza era il ticchettio delle punte sull'enorme parquet.

Fantastico.

Alla fine dell'ora,andai come sempre nel mio spoiatoio per raggiungere le mie cose e farmi una doccia gelata. “Vieni con me?”“Dove?”“Dai,la doccia la fai a casa,devo prendere un libro prima che il negozio chiude.”“Vai tu,sono troppo sudata,poi me lo farai vedere”“come vuoi.”rispose Johanna. Mentre lei si allontanava sempre di più,io andai a farmi la doccia. Messa l'ultima scarpa ,corsi via dall'edificio,era tardi e dovevo ancora tornar a casa.

“Ehi,torni con me?”“No,grazie,devo scappare scusami!”risposi ad una mia compagna di danza.

Aprii il portone ed uscii,arrivai al limite del marciapiede,aspettando qualche macchina che si fermasse per poter attraversare,fui tirata indietro da un mio amico.

18:57

“Ehi,non si saluta?”“Oh,ciao!Davvero non ti avevo visto,scusami.”dissi ridendo. Tra una chiacchiera e l'altra lo salutai.

18:59

Aspettai,un passo in avanti,un altro,ancora e ad un tratto buio.

19:00

Riuscii a mala pena ad aprire gli occhi,pesanti come dei macigni. “Tesoro?Tesoro..oh!Santo cielo,li ha aperti!Amore guarda!”disse una donna,di cui ancora non riuscivo a mettere a fuoco la sagoma. La bocca paralizzata,non capivo nulla,ero senza forze. “amore..?”ribadì mia madre. Le strinsi la mano come segno che la capivo,ma le parole ancora non erano pronte per poter uscire al di fuori della mia bocca. Vidi mia madre piangere e accovacciandosi su di me. “Ma...Mamma”riuscii a dire. “Dimmi tesoro,dimmi.” vidi i suoi occhi su di me che lucidi e stanchi ,come quelli di una donna coraggiosa,mi osservavano. “Cosa è successo?” “Tesoro,ti hanno investito ma non è nulla di grave.”disse con tanta fatica.“Tutto si aggiusterà,non preoccuparti.”disse mio padre. “Non ricordo nulla,ho un vuoto,dove e quando? ”“fuori la scuola di danza.”“Chi?chi mi ha investita?”“tesoro,adesso riposa,non affaticarti” insistei più volte nel voler sapere chi fosse stato,ma evidentemente non volevano dirmelo.

Ci fu una cosa di cui non feci caso:Le mie gambe. Era come se fossero paralizzate,immobili,ferme,coperte da un'enorme e pesante pietra,di quelle grandi, però. vidi i miei genitori venir da me,con un finto sorriso,dopo aver parlato fuori con il dottore. Mi iniziai ad agitare. Le cose me le dissero poco alla volta,e capii il perchè le mie gambe non le sentivo più,avevo ragione:erano paralizzate. “Cosa?”temo che le mie grida si sentirono fin sopra il terrazzo.“Come può essere?Io devo far danza,non è possibile,no..ci sarà stato una confusione,controllate”ripetei più volte,tanto che mi alzai dal letto per far vedere che ciò non era possibile,IMPOSSIBILE,ma poi le mie parole si trasformarono in lacrime quando caddi accanto al letto,non sostenendo il mio peso.

I miei genitori rimasero a guardarmi,osservarmi mentre tutta la mia rabbia,tutta la mia tristezza,la mia delusione,la mia confusione usciva fuori da me.

Mi sorse dopo la domanda,il dubbio,chi era?Perchè?cosa faceva lì?volevo conoscere la persona che mi aveva ridotto in questo stato. Con tutte le mie forze lottai per vederla,o meglio,vederlo. Era un ragazzo,con capelli castani e ricci che gli scendevano dappertutto,occhi verdi,piccoli e una bocca carnosa e rosa. Abbastanza alto,e magro si avvicinò al mio letto. Nonostante 'lottai' nel vederlo,non appena lo vidi lo evitai girandomi nel letto. Supplicò ai miei di uscire e di voler rimanere solo con me. Più volte lo rifiutai. “Lo so,non è il caso di venire fin qui,non ora,ma avendo sentito che anche tu volevi vedermi,bene,eccomi. Non sono bravo con le parole,nè nei fatti ,se è per questo,ma io volevo semplicemente scusarmi.Scusarmi per ciò che ho fatto,lo riconosco e ne sono davvero molto dispiaciuto,non sono un ragazzo così credimi,io faccio di tutto purchè gli altri si divertino,purchè gli altri siano felici e,questo non era proprio nel mio intento.Ero ubriaco.”continuò il discorso con lo sguardo rivolto verso il basso. “Basta,per favore.” Alle mie parole,se ne andò,capendo che non sopportavo più vederlo e le sue ultime parole furono 'Credimi,ti prego.' come potevo credergli se nemmeno a me stessa credevo più?!

Dopo qualche giorno,finalmente,i medici mi fecero ritornare a casa,con delle cure,ma di nuovo alle mie abitudini,o almeno per quanto potevo fare stando su una sedia a rotelle.

“Hearther,non fare così,prima o poi riprenderai a camminare,ne sono sicura.”“Facile nel parlare.” Ormai non ascoltavo più nessuno,tutto era cambiato,tutto era ancora più difficile di prima e,l'unica cosa positiva era che potevo ricevere più attenzione dai miei,dopo sedici anni.

Erano giorni che nessuno veniva a trovarmi,eccetto la mia migliore amica.Ed ecco perchè mi fu strano quando mia madre disse 'Hearther,c'è una persona per te.” e ancora di più quando quella persona ebbe il consenso di mia madre per entrar in casa,dopo ciò che aveva fatto e,quella persona era lui,il ragazzo dell'incidente. “No,aspetta. Cosa ci fai in camera mia?Non hai capito che non voglio vederti?”“Si,ma capire è diverso da fare,io voglio farmi perdonare”dicendo come se avesse rotto semplicemente un vaso o una mia matita,era come se non si rendesse conto di ciò che aveva combinato. “Esci.”gli ordinai più volte,ma nulla. “Cosa vuoi fare?” disse sedendosi sulla poltrona della mia camera. “Cosa voglio fare?Voglio che vai via dalla mia vista.”“Ok,io ho tanta pazienza,quindi se non decidi tu,deciderò io.”disse mentre la mia sedia veniva spinta da lui.

Rimasi meravigliata da mia madre che non disse nulla facendomi uscire con lui. dopo circa un'ora di passeggiata ci fermammo in una villetta. “Bello qui vero?Almeno respiri un pò di Oxford.”“Perchè giustamente la mia casa non sta a Oxford?!”dissi con un tono arrabbiato. “Riportami a casa.”dissi stremata. “Vabbene.”Per la prima volta riuscii a vedere un 'lui' che mi ascoltava. Arrivati sotto casa,rientrai senza nemmeno salutarlo,ma fu lui a dirmi “Domani alle 9:00 am ti passo a prendere,fatti trovare pronta,ti porto in un posto stupendo”“Non ho intenzione di venire ancora con te,quindi la risposta è No.”“A domani.”odiavo il suo modo di non ascoltarmi,a volte mi faceva dimenticare che lui era la persona che mi aveva investita.

Il giorno seguente,me lo ritrovai fuori puntuale “Andiamo?”“Ti avevo detto di no.”“Però sei pronta.” Guidò la mia sedia fino a che non raggiungemmo la macchina,e con tanta fatica mi spostai sul sediolino dell'auto. Il traggitto fu lungo circa una ventina di minuti,poi mi portò in una casa,precisamente al mare.

“Ti va di andare sulla spiaggia?” “No.” “vuoi mangiare qualcosa?” “No.” “mmmh,cosa vuoi fare? ” “Essere lasciata in pace,da sola.”stavolta fu lui a dire “No.”

“Mi odi così tanto da voler il mio male?”dissi.

“Io no voglio il tuo male”rispose.

“No?Ah bene.”

“Perchè dici questo?”disse lui.

“Perchè io sto male.Perchè nessuno mi capisce,sono passati dieci giorni o nemmeno da quando ho avuto l'incidente,adesso sarei dovuta stare su un palco,a ballare ad inseguire il mio sogno,a scoppiare in lacrime,non per un incidente,ma lacrime di gioia.Sto male perchè solo così riesco a tener presenti i miei genitori,Sto male perchè solo così ho una migliore amica che si preoccupa per me,Sto male perchè tu non mi capisci,testardo che sei ,vuoi fare sempre ciò che vuoi tu,sapendo che io non potrò oppormi stando su una sedia a rotelle,Sto male.”

“Io,Io” concluse senza finir la frase,forse avevo esagerato,o forse no,ma fu lui a chiedermi perchè stessi così.

Dopo un po',mi portò in riva,sedendosi con me.

“Vuoi provare a stenderti sulla sabbia?”“Vabbene” sapendo già che se avessi detto di no,lui l'avrebbe fatto lo stesso. Mi aiutò a scendere dalla sedia,prendendomi in braccio e poggiandomi sulla sabbia. Il tempo che spostò via la sedia davanti a me e poi si sedette di fianco. Rimasi ferma a fissare il mare,a quanto fosse immenso,grande,chiaro,celeste,profondo,limpido,allegro,brillante,romantico,sereno,puro. “A cosa pensi?” disse una voce provenire di lato;mi girai vedendo due occhi verdi osservarmi. “Alla vita.”risposi. “perchè?”“quanto fosse strana.” “perchè adesso fai la filosofa?”“non sei simpatico.”“hai ragione,però c'è una cosa strana.”“cosa?”“tu.”“cosa?”ribadii. “ancora non ti sei interessata a me,a quanti anni io abbia,come mi chiamo,perchè quella sera è successo,di dove sia,se io sia orfano ,se io sia un alieno..nulla”“Perchè dovrei,scusa?”“non so,così..curiosità?”“no,non è ho.”“ah,capito.”disse spensierato,guardando la sabbia scivolare dalle sue dita. “sai,non credo di dover sapere cose sulla persona che mi ha rovinato la vita in un secondo,questo è l'ultimo dei miei pensieri,ma..adesso è come se te lo avessi chiesto,rispondi.”un sorriso scoppiò sulle sue labbra,da formare delle fossette ai lati della bocca“mi chiamo Harry,ho 19 anni e sono di Oxford,lavoro e,non sono un alieno.”“okay”“però quella sera,tornavo da un bar,avevo bevuto un po' troppo,senza ascoltar nessuno presi le chiavi e diedi a tutto gas,volevo andare lontano,il più possibile,da tutto e tutti,ma purtroppo ho sbagliato rotta.”“Quindi volevi sfogarti su di me?”“No,Heart ti ripeto,ero ubriaco.”“cosa ti era successo?”“nulla.”disse arcando le sue sopraciglia.“si,quindi tu bevi,dai a tutto gas,investi le persone così..?”“No.”“E allora?”“Avevo perso un amico da pochi giorni!”disse gridando.Vidi nei suoi occhi tanta rabbia e tristezza. “okay.”dissi standomene in silenzio,“andiamo?”disse riprendendosi“si”.

Il giorno seguente passò,l'altro ancora,e come questi anche tre mesi passarono,ma lui non si rassegnava.

“ciao,scendi” i suoi messaggi erano solo ordini da eseguire,non un 'Ciao sono harry,puoi scendere?rispondimi per favore,grazie ciao.' no,no e no.

Mio padre mi accompagnò alla porta con la sedia, anche lui era contrario a farmi passare del tempo con quel ragazzo,ma in casa mia madre comandava,al contrario. “ciao,come va?” non risposi,accennai semplicemente un saluto con la mano sinistra,alzandola di poco. In macchina ,solo lui parlò,disse di dovermi far vedere qualcosa,di quel qualcosa era più emozionato lui che io. Prima però disse di dover fare una passeggiata,poichè ancora non era pronta quella cosa. Con la sedia mi portò per tutto il golfo,girammo circa tre gelateria e una pizzeria,mi portò in un posto dove solo lui e suo nonno andavano. Infine,mi portò in un edificio,dove accedemmo dal retro. Si prese cura di me come se fossi quasi sua figlia e arrivati in una stanza mi mise sugli occhi una benda,in tal modo da non poter vedere. “Harry,cosa devi fare?Ho paura del buio”“Ci sono io,tu stai ferma e tranquilla.”Ad un tratto mi iniziò a trasmettere l'ansia. Disse di essere arrivati mentre ancora continuavamo a 'camminare'. “Ecco,sciogliti stesso tu la benda al mio tre.”“uno”“due”“tre”. Mi sciolsi la benda,la porsi sulle mie coscie e ad un tratto vidi tantissima luce su di me,tantissime sedie rosse,di quelle antiche,sopra e sotto. Ma solo quando vidi un paio di punte sotto i miei piedi,realizzai di stare su un palco.

“Allora?Ti piace?”disse Harry,facendo vedere a tutti le sue grandi fossette.

Rimasi senza fiato,l'unica cosa che riuscii a dire fu:“Harry” anche barbottando.

“Perchè mi hai portata qui?” “Ricordi,all'inizio ti dissi di credermi. Bene,quel credimi non è un semplice credimi,quel credimi era in un scusami,perdonami,ti prego,ti aiuterò.Ed ora credo che sia arrivato il momento,non importa se ti facciano male,o meno, le gambe;se tu hai un sogno allora cosa aspetti a raggiungerlo?Stare su quella sedia non risolverà nulla,niente,nessuno più ti dirà:avanti,prendi quelle punte ed esercitati!No,nessuno,è ora che devi provare,è ora il momento di scacciare via la paura,l'ansia,la vergogna,la timidezza,l'orgoglio,ora,no dopo.Quindi adesso tu ti metti quelle punte e balli,balli perchè so che puoi farlo.”

“Harry,io non posso.”

“Sei stata tu ,o no,a dirmi di averti rovinato la vita,di non poter più inseguire il tuo sogno,di..”lo interruppi.

“no,Harry,non posso,so che non ce la farò,so che è impossibile,so che sentirò dolore,so che è finita.”

“Tu vuoi che finisca!”disse urlando,sembrava arrabbiato.“No!”“Ed invece si!”“No,Harry,Ho paura!”dissi alzando la voce.

Osservai la mano di Harry salire,verso di me,come segno di pace,di perdono,di 'fallo'.

Sapevo che lui voleva rimediare a ciò che aveva fatto,a quei pochi secondi che avevano ridotto me così,prendeva me come una seconda opportunità,cioè come se dovesse rimendiare nel proteggere la persona che non ha riuscito a proteggere:il suo amico.Sapevo che lui in realtà mi voleva bene,ma io sapevo anche di dover ricominciare daccapo con la danza.

“avanti” disse sottovoce.

Gli diedi la mia mano destra,mentre con la sinistra mi aggrappai al suo braccio. Alzandomi,la sensazione di non poter reggermi,non poter sentire il mio peso sulle mie gambe,era orribile. Nell'istante in cui ero completamente eretta mi aggrappai verso di Harry,cedendo. Ritrovai i suoi occhi nei miei,lui che mi reggeva era così premuroso,i suoi occhi confidavano in me sicurezza. Ma nemmeno quello riuscì ad impedire il dolore dentro di me. “basta.” dissi sedendomi di colpo. “Hearther” Vidi Harry avvicinarsi,guardandomi negli occhi,improvvisamente sentii un calore:erano le sue labbra che unite alle mie mi trasmettevano energia. Scivolando con le mani giu dal mio fondoschiena mi alzò dalla sedia,prendendomi in braccio. Con le gambe che pendevano ai lati dei suoi fianchi,mi risentii bambina ed mentre i miei occhi ,chiusi,tentavano di aprirsi,era come se Harry in quel bacio mi avesse scongiurato di farlo,almeno per lui.

“Hearther,sei bellissima ”al suono di quelle parole mi sciolsi. Rimettendomi sulla sedia,mi portò dietro le quinte. “Harry aspetta,andiamo indietro.” così facemmo. Poggiai i piedi a terra,come se fosse stata la prima volta che avrei iniziato a camminare,man mano mi alzavo sempre di più,fino a che mi ritrovai completamente all'impiedi . Un miscuglio di emozioni circolavano dentro di me. “Harry,io..oh,harry!” capii che tutto quel tempo passato su quella sedia fu inutile,fin dal primo momento avrei dovuto farlo,capii che era solo paura quella che avevo,ma non mancavano le giuste capacità per camminare. Feci un passo,poi due,tre,quattro e così via..fino ad arrivare verso di lui,Harry,il ragazzo che dall'errore mio più grande si trasformò in un qualcosa inevitabile,in una salvezza.

“Io ti ringrazio” dissi apertamente,barbottando a momenti. “Hearther ringrazio te,per avermi dato una possibilità e per averti conosciuta” disse stringendo forte i miei fianchi. Mentre Harry mi abbracciava,io gli rivolsi un sorriso,lo guardai nei suoi occhi smeraldi e poggiai le mie labbra sulle sue,quel momento non si dimenticherà molto facilmente. “ti ho sempre amata.”“anche io,harry”.

Dopo qualche anno riuscii finalmente a ballare come ballavo tempo fa,con un collopiede a 360°,senza paura e incertezza,partecipai ai più grandi concorsi di danza,vincendo tanti premi,insomma..un grazie era poco ad Harry.

  
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