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Autore: __Niall is a lovely panda    23/05/2013    0 recensioni
"Gli occhi zaffiro si alzano di poco, incontrando quasi per sbaglio quelli smeraldo, per poi tornare velocemente al suo strumento."
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"Sfiorò con le dita il pianoforte nero lucido ancora aperto, sentendo qualcosa smuoversi nel petto."
(Harry/Louis) (Rich!Harry) (Pianist!Louis)
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il Pianista

 


"Cosa?" chiesi.
"Niente." lui disse.
"Perchè mi stai guardando in questo modo?"
Augustus fece un mezzo sorriso.
"Perchè sei bellissimo."





C’è una massa informe di ricci seduta ad un tavolo di una grande sala lussuosa. I suoi occhi non vengono attirati dai lampadari costosi, nemmeno dalle tovaglie ricamate finemente in velluto rosso, non dagli abiti doppiamente costosi di tutti gli invitati a quella festa. Ci sono smoking e abiti da sera, alcuni anche tempestati di brillanti o addirittura con alcuni diamanti incastrati nelle raffinate cuciture. Gli invitati continuano a ballare, a ridere, a discutere di politica ed economia, ma gli occhi verdi di quel riccio continuano a vagare verso delle dita che si muovono velocemente sui tasti di un pianoforte.
Alza di poco lo sguardo e osserva l’espressione di quel ragazzo, seria ma con un sorriso impercettibile disegnato sulle labbra sottili, come se si trovasse davvero in pace con il mondo. Il castano dischiude le labbra, inumidendole con la lingua facendo deglutire Harry. Gli occhi zaffiro si alzano di poco, incontrando quasi per sbaglio quelli smeraldo, per poi tornare velocemente al suo strumento. E per un attimo Harry crede di avere un attacco di cuore, poi però ricomincia a respirare regolarmente.
Non pensa di riuscire a stare in quella sala ancora per molto, così si alza di scatto per poter uscire di lì.
E’ di spalle, quando sente stonare il piano in modo stridulo. Tutti gli invitati si girano,lui compreso. Velocemente, però, il pianista ritorna a suonare, come se non fosse accaduto nulla. Gli invitati, con un tono di interrogatività, ritornano alla loro festa e l’aria di prima cala di nuovo in quella sala. E’ come se fosse successo tutto in un mondo parallelo, per il giovane della famiglia Styles. Lo stridio dei tasti, gli occhi del musicista incatenati ai suoi per la seconda volta, poi quest’ultimo era tornato a suonare con l’espressione più tranquilla di questo mondo. Ma Harry aveva notato l’agitazione, forse addirittura…imbarazzo in quegli occhi.
Si decide ad uscire, perché ha davvero bisogno di un po’ d’aria. E’ sulla terrazzina, circondata da un balconcino in marmo bianco che spicca e fa contrasto con il nero della notte.
E’ sempre stato un diverso, Harry. Proprio come quel balconcino.
Non si era mai sentito adeguato in quel mondo fatto di soldi, benessere e abiti da sera di cui il prezzo avrebbero potuto sfamare una famiglia qualunque per mesi. Non lo voleva, lui, quel mondo. Lo odiava, con tutto se stesso.
Da là fuori si sentiva ancora la musica del pianoforte e le risate isteriche di tutti quegli stupidi. Perché si, Harry li aveva sempre considerati stupidi. Fatti di banconote e non di sentimenti. Pieni di diamanti e non compassione.
’Superiori,non uguali’ come diceva suo padre.
Ma Styles non era così, si sarebbe ucciso solo se avesse intravisto in se stesso un minimo di quel mondo, un mondo che lui fingeva amare, ma che in realtà lo stava facendo cadere a pezzi.
Su quel balcone, pensava ancora a quel ragazzo. Occhi blu, ma che lui non avrebbe mai paragonato al ghiaccio.
Il ghiaccio è freddo, senza emozioni, i suoi invece emanavano una luce diversa. Non faceva parte di quel mondo, non come lui, Harry ne era certo.
Portava un maglione grigio e nero, pantaloni neri  e i capelli aggiustati in una sorta di cresta. Aveva un aspetto da nobile, ma sapeva di certo che un nobile non si sarebbe mai “abbassato” a suonare uno stupido piano ad una festa di gala.
Pensava a tutto questo, e non si era accorto che dalla stanza lussuosa da cui era uscito poco prima,non proveniva più nessuna voce, se non qualche parola. Entrò cauto,scostando le tende color ambra dell’anta della finestra. C’era solo qualche altra persona attorno ai tavoli,intenta a prepararsi per tornare alle loro ville.
Quando anche le ultime persone varcarono i tendoni cremisi di seta per uscire, iniziò a camminare lentamente nella sala, come se da un momento all’altro qualcuno potesse spuntare improvvisamente e puntargli il dito contro per chissà che cosa.
Sfiorò con le dita il pianoforte nero lucido ancora aperto, sentendo qualcosa smuoversi nel petto.
Si posizionò sul lussuoso sgabello, come era tutto quanto in quella stanza dopotutto, dello stesso colore dello strumento, posando le dita sui tasti senza però produrre alcun suono. Accarezzò quei tasti come se fossero qualcosa di speciale,e forse lo erano davvero.
Iniziò a far fuoriuscire dai tasti un suono dolce,leggero,una canzone d’amore forse.
Continuò così per un paio di minuti, continuando quelle’esecuzione meravigliosa. Una voce, flautata e leggermente femminile, lo fece tornare alla realtà.
“Sei bravo”. Il riccio si gira, senza nemmeno sobbalzare, e vede quegl’occhi che dall’inizio della serata lo stavano facendo andare fuori di testa.
“Grazie” risponde mormorando al castano, seduto accanto a lui sullo stesso sgabello.
Ricomincia a suonare, non badando al ragazzo accanto.
Dopo un po’, un paio di mani si posano sulle sue, accompagnandole nella loro opera.
Era una musica bassa e lenta, forse la più bella che il giovane Styles avesse mai sentito, persino più bella delle canzoni che gli cantava la madre quando era ancora piccolo, prima di andare a dormire, quando era ancora in vita.
Le mani del pianista si sollevano, lasciando libera anche quelle dell’altro.
Il riccio si volta verso di lui per una seconda volta e se lo ritrova a pochi centimetri dal viso.
Sono pochi secondi, e il castano gli rivolge un sorriso timido, per poi sporgersi in avanti, lasciandogli un bacio sulle labbra che quella sera aveva visto spesso increspare infastidito ogni qual volta vedeva qualche invitato che gli si avvicinava per parlare di qualcosa che, ne era sicuro, a Harry non interessava minimamente.
Il pianista si stacca, sorridendogli dolcemente.
“Louis”  pronuncia, per poi andare via e lasciarlo in balia del buio della sala.
 
 
 

Harry Styles, ora, non sa come si sia ritrovato finalmente fuori da quel mondo tanto odiato.
Non sa come sia riuscito ad avvicinarsi a quel Louis.
Non sa come sia riuscito a superare la lite con suo padre, che alla fine lo aveva cacciato via di casa.
E non sa nemmeno come si sia ritrovato con una fede al dito, baciando un ragazzo dagli occhi blu, e con due pargolette a scorrazzargli per la casa.
In realtà, non sa come sia riuscito semplicemente a diventare felice.
Ma di una cosa è certo. Lampadari costosi, tovaglie ricamate, abiti tempestati di brillantini o discutere di politica non facevano per lui.
Gli bastava solo un pianoforte in salotto, per ricordarsi ogni giorno che la vita gli aveva mandato un angelo.

  
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