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Autore: Keyla99    23/05/2013    4 recensioni
Otto neo-ragni.
Sì, otto.
Kuroro, Machi, Pakunoda, Nobunaga, Uborghin, Franklin, Feitan...
E una ragazza: Kaede.
Perché non se ne sa nulla? Perché?
Ecco la sua, la loro la storia.
Keyla
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Feitan, Genei Ryodan, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9.

Così ti ho conosciuta.

“Uccidere è il coraggio di un momento. Vivere è il coraggio di sempre.”

“Se non hai ragione per vivere non trovarne una per morire”

-Fei è molto cambiato...- constatò Phinks pensieroso. 
–Già- confermò la ragazza –E devo dire in peggio. Ora è molto pi serio, rigido, freddo... Prima era più “umano”.- 
Lui fece spallucce, continuando a pensare in silenzio. 
–Sai...- disse infine –Forse se non si fosse innamorato non avrebbe sofferto...- mormorò. 
Machi fece un cenno affermativo con il capo. 
–Certamente non avrebbe sofferto- gli diede ragione. –Ma sai, “al cuor non si comanda”- sospirò. 
Nessuno di loro avrebbe potuto prevedere che un tipo come Feitan avrebbe potuto provare un sentimento come l’amore. Sembrava troppo distante, troppo puro, troppo “caldo”, perché il ragazzo potesse accostarcisi. Eppure era successo. Solo il Destino conosce il disegno personale di ognuno, e quello che aveva riservato ai due ragazzi non era certo pieno di fiorellini colorati e note allegre, anzi. 
–E poi?- la esortò il castano, impaziente come al solito. 
–Poi... Poi niente. Quei due si vollero sempre più bene, fino a che non ce ne accorgemmo anche noi. Fu una vera sorpresa, quasi uno shock...- rise lei. 
Anche Phinks si lasciò scappare un sorriso. 
–Allora...- continuò Machi, assorta nei ricordi.

Feitan era seduto al bancone di uno squallido locale dei bassifondi di York Shin City. 
Davanti a lui c’era un bicchiere di un qualcosa che aveva ordinato a caso. 
Non aveva molta voglia di bere, ma si costrinse a buttare giù un paio di sorsi d’alcol. 
Ai tavoli erano seduti perlopiù mafiosi di vari clan e qualche criminale cittadino. Nessuno del suo livello, quindi. 
“Se ci fossi tu...” pensò intristendosi “Riusciresti ad attaccar briga con tutti. E dopo toccherebbe a me tirarti fuori dai guai o salvarti la pelle. Di nuovo. Perché non cambierai mai...” 
Buttò giù un altro sorso e sospirò, sfiorando la catenina che portava al collo, sentendola in rilievo sotto l’abito. 
Abbassò il bavero e tirò fuori il ciondolo, accarezzandolo con le dita. 
Era una croce romana, decorata con intarsi argentati e avvolta da un rampicante che si stringeva attorno a tutti e quattro i bracci (Perdonatemi ma questa volta non ho l’immagine... Lascio tutto nelle mani della vostra fantasia!). 
“La prima volta che ti ho incontrata litigavi con dei ragazzi il doppio più grossi di te per riavere indietro questa collana. Eri una sconsiderata, e lo sei rimasta.” ricordò. 
Le sue labbra sottili si piegarono in un sorriso amaro, e i suoi occhi dorati si socchiusero. 
“Ti verrò a trovare, prima o poi.”

I due ragazzi rimasero in quel prato tutta la notte, e l’alba li trovò ancora distesi tra l’erba. 
Feitan ascoltò il respiro della ragazza addormentata, ed intanto gli tornavano in mente tanti pensieri, tanti ricordi. 
Kaede si girò e gli afferrò il braccio destro, tirandolo a sé e utilizzandolo come cuscino. 
Lui trattenne a stento una risata e scostò una ciocca mora da davanti al suo viso. La giovane aprì gli occhi, fissandolo assonnata ma vigile. 
–Scusa, non volevo svegliarti- si affrettò a dire il ladro, imbarazzato. 
Lei si tirò a sedere e si stiracchiò, rendendosi buffissima e, semplicemente, tenera. 
Gli sorrise. 
–Hai l’erba tra i capelli...- rise togliendogliela. 
Il ragazzo scrollò la testa, scompigliandosi la corta zazzera nera. 
–Ehi, sei buffo!- lo prese in giro allegramente. 
Infine tornò seria. 
–Chiudi un attimo gli occhi...- mormorò. 
Feitan la scrutò interrogativo, ma subito dopo obbedì. 
Kaede si portò le mani dietro al collo e slacciò la catenina che portava, per poi metterla a lui. 
Il ladro guardò incredulo il ciondolo. 
–Ma... Questa è tua...- obiettò. 
–Te la regalo. Voglio che la tenga tu.- fece scrollando le spalle –Mi fa tornare in mente la prima volta che ti ho incontrato. Avevamo sedici anni, ricordi? Caspita, sono già quattro anni...- 
Lui annuì distrattamente, felice che avesse voluto donargli un oggetto che la ragazza riteneva tanto importante. In fondo, una volta aveva quasi rischiato la vita per riprendersela! 
–Sei sempre stata una tipa fuori di testa...- la stuzzicò. 
–Ha parlato quello che all’epoca possedeva già la fama di spietato assassino!- replicò lei sorridendo provocante. 
–Ci stavo lavorando- ghignò lui. 
Poi le afferrò un braccio. 
–E comunque tu non hai mai avuto paura di me. Né la prima volta né mai.- continuò serio. 
Kaede si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.

Un giovane ragazzo si aggirava tra i mucchi di spazzatura e le macerie, guardandosi attentamente intorno. 
La gente che incontrava gli cedeva il passo, scansandosi in tutta fretta: avevano paura di lui. 
Arrivato ad un edificio mezzo distrutto si sedette su una cassa. 
“Sono davvero in anticipo, oggi” pensò sorridendo soddisfatto. Almeno Ubo non avrebbe avuto di che lamentarsi. 
Dopo un paio di minuti sentì delle voci provenire da poco lontano, alla sua destra. 
Incuriosito si alzò e andò a vedere di cosa si trattasse. 
Vide tre ragazzoni che stavano attorno ad una giovane dai capelli scuri e gli occhi color zaffiro. 
–E dai, dolcezza, divertiamoci assieme...- proponevano maliziosi. 
Lei cercava di levarseli dai piedi, ma senza risultati. 
–Lasciatemi in pace, brutti maiali!- esclamò ad un certo punto, seccata, voltandosi e facendo per andarsene. 
Uno dei tre allungò la mano ed incastrò le dita nella catenina che la ragazza portava al collo, strappandola. 
Subito si voltò, gli occhi che emettevano lampi infuocati. 
–Ridammi. Quel. Ciondolo.- ringhiò scandendo bene ogni singola parola, cercando di trattenere la rabbia. 
Feitan osservava la scena senza muoversi, aspettando l’epilogo che di certo sarebbe arrivato di lì a breve. 
Infatti quello ghignò e le sferrò un pugno al volto, facendola finire a terra. La giovane si sollevò sui gomiti e tornò in piedi senza fatica. Aveva il labbro inferiore spaccato, ma un sorriso pericoloso le deformava il bel volto. 
–Spero ti troverai bene all’Inferno- mormorò con la voce satura di emozioni negative. 
Poi sguainò la spada che portava al fianco e si gettò avanti, trafiggendo l’antagonista all’altezza del cuore con un solo, fluido movimento del polso. Sfilò la lama dal cadavere, che cadde a terra con un tonfo sordo. Gli altri due indietreggiarono, spiazzati da tanta aggressività in una creatura all’apparenza tanto innocua e debole. Lei alzò di scatto il capo, guardandoli truce fino a che quelli non scapparono a gambe levate. 
Si rilassò, ma parò prontamente il fendente che Feitan le aveva sferrato di sorpresa. 
Balzò indietro, alzando l’arma e mettendosi in posizione di difesa. 
“Ha buoni riflessi” pensò il ragazzo. 
Ma non attaccò un’altra volta, rimase perfettamente immobile fino a quando lei parlò: -Che diavolo vuoi tu?!- sibilò la mora. 
Non ricevette risposta, ma solo un’altra serie di attacchi violenti e precisi. Li parò tutti e contrattaccò abilmente. 
–Hai un bel fegato per parlarmi così- le disse dopo qualche minuto. 
–E perché? Anche se sei un assassino non vuol dire che io debba per forza avere paura di te. So cavarmela.- replicò freddamente. 
Lui la guardò per un attimo, poi scoppiò a ridere. 
–Sei divertente!- disse tra una risata e l’altra –Per questa risposta tanto audace ti lascerò vivere ancora un po’.- 
La giovane fece una smorfia contrariata. 
–Non ho bisogno della tua magnanimità per restare in vita. Ti ho già detto che me la cavo benissimo da sola, Feitan.- fece stizzita. 
–Ah, conosci il mio nome- constatò il ragazzo. 
–Tutti ti conoscono. E non in positivo.- ribatté acidamente. 
Subito il ladro le arrivò addosso e la disarmò con un gesto secco, puntandole la lama alla gola. 
Ma lei capì che non era sua intenzione ucciderla, e non si mosse. 
–Adesso voglio sapere il tuo- sibilò l’altro. 
Più che una richiesta pareva un ordine. 
–Kaede. Vuol dire “acero”, se non sei forte col Giapponese.- ringhiò sarcastica. 
Lui ghignò divertito, abbassando di poco la punta. 
–Ehi Fei, sei in ritardo!- lo chiamò Kuroro da poco lontano. 
–Arrivo!- gridò. 
Poi le rivolse l’ennesimo sguardo interessato e si allontanò. 
–Che facevi?- chiese il Capo quando lo raggiunse. 
–Nuove conoscenze- rispose con un sorriso strano. 

Ebbene, questa volta non vi ho fatto aspettare tantissimo, no? Siete contenti??? 
Ahahah!!! Come vi pare? Romantico il loro incontro, vero? Ahahah!!!
Per l'immagine devo ringraziare immensamente Amulet, che me l'ha "passata": grazie sorellona!!! ^_^
A presto, e non vi dimenticate di lasciare un commentino!

Keyla

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