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Autore: Claire91    24/05/2013    1 recensioni
Probabilmente questa sarà la solita trita e ritrita versione di TVD con aggiunta di un nuovo personaggio, ma mi sono voluta ugualmente cimentare in questa nuova fanfiction. In questa storia vengono narrate le mille peripezie dei nostri personaggi preferiti con l'aggiunta di un nuovo personaggio: Katy Pierce, cugina di Elena e Jeremy. Bella e completamente fuori di testa, vive con loro da quando, a dieci anni, suo padre James Pierce è morto. Prendendo come spunto le puntate di TVD dalla prima serie e oltre, le avventure dei Salvatore e amici verranno leggermente rivisitate e viste dal punto di vista della ragazza.
Genere: Drammatico, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Caroline/Damon, Damon/Elena, Elena/Katherine, Elena/Stefan, Katherine/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stefan-mi-hai-rubato-i-rflettori-e-ti-ammazzo-Salvatore

 

Era una mattina come tante altre. I raggi del sole perforavano a intermittenza la stanza, mentre una flebile brezza accarezzava le bianche tende.

Era una mattina come le altre. O almeno così sembrava: il tanto atteso primo giorno di scuola era arrivato e la testa le faceva così male che non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti.

"Caffè, caffè, caffè!!!", gridò estasiata appena vide la caraffa mezza piena.

Elena cercò di azzittirla sventolando una mano. Le medicine non avevano ancora fatto effetto: per nessuna delle due.

"Sono un disatro!", esclamò zia Jenna entrando in cucina "avrei dovuto prepararvi la colazione...sono proprio una disgraziata!". Jeremy si versò del caffè dentro la tazza.

"Zia, il caffè è più che sufficiente, grazie".

"Zia, scusa", disse Elena "non dovresti avere un incontro o qualcosa del genere...". Jenna guardò l'orologio e si allarmò ancora di più. "Oh sì cavoli proprio ora...".

Non era facile tranquillizzarla: si sentiva sempre in dovere per tutto. Come se badare a loro tre fosse una sua responsabilità . E in fondo lo era, ma era successo tutto così in fretta...ma Kate non ci badava a quelle cose. Ne approfittò per strappare via a Jeremy i soldi che aveva preso da Jenna: sapeva bene dove sarebbero andati a finire.

"Grazie", le disse Elena.

"Per cosa?". Appoggiò i soldi sul tavolo e tornò in camera per cambiarsi. Odiava che la gente le leggesse dentro. Persino sua cugina.

Quando arrivò a scuola tutto sembrava al suo posto: il suo regno era ancora lì come l'aveva lasciato l'anno prima. Capo delle cheerleader, senza troppa fatica poteva avere tutto quello che desiderava. Era guardata. Ammirata. Invidiata. Odiata. Ma nonostante questo aveva l'impressione che nel suo sistema perfetto fosse venuta a crearsi una falla.

Un ragazzo nuovo?!?

L'aveva addocchiato immediatamente: non l'aveva mai visto. E lei conosceva tutti lì.

Era carino, medio alto, magro, probabilmente con muscoli pronunciati. Con quegli occhiali da sole, la giacca di pelle...sì, se la tirava e parecchio. E tutti lo guardavano. E già lei lo odiava.

Quello era il suo giorno e lui glielo stava fregando.

"...quindi è nuovo..eh?", si gongolò Bonnie.

"Per quanto mi riguarda", disse Kate "potrebbe anche essere il figo più figo del mondo, e probabilmente lo è, che io lo detesteri comunque". Si rimise gli occhiali da sole aspettando la campanella, ancora con le tempie martellanti. Elena la guardò confusa.

"Un così bel bocconcino?", chiese Bonnie incredula. Lo indicò. "Oggi è il mio giorno: io arrivo, tutti mi guardano e mi prendo la mia dose giornaliera di attenzioni...", disse sbuffando.

"Ti ha decisamente rubato i riflettori", ammise Elena ridendo "...è bello".

"Allora fiondati, Elena", la incitò Kate "perchè non c'è dubbio che io flerti con un mio futuro-già-ruba-attenzioni-nemico!". Prese la borsa ed entrò a scuola.

Vicino all'armadietto c'era Caroline. Si salutarono tutte. Quel cervello da oca di una Caroline e le sue stupide frasi di circostanza. Oh, mi dipiace per i tuoi genitori morti. Grazie Caroline. A conti fatti però non le dispiaceva rivederla: ora poteva usare la sua più fedele informatrice. Nel giro di poche ore avrebbe scoperto vita morte e miracoli di quel ragazzo grazie a Caroline e poi gli avrebbe dato il colpo di grazia. Non c'era spazio per un re nel suo regno.

"Appena saprò qualcosa", disse Caroline "ti dirò tutto....hai intenzione di andarci a letto insieme?". Kate si voltò a guardarla con uno sguardo allucinato e, incredula, sospirò : "La tua finezza Caroline è imbarazzante. Ora vai e torna con qualcosa tra le mani".

Mentre osservava il suo orario, lo rivide. Quel ragazzo che aveva icrociato al Grill la sera prima. Si chiamava John, forse, e giocava a foot-ball. "Ciao, Kate".

"Ciao", disse sorridendo appena. La sera prima si erano scambiati una lunga serie di occhiate, botta e risposta. In quegli sguardi c'era dentro già tutto.

"Stasera? Che fai?". Lo guardò dritto negli occhi con quella sua solita espressione che usava sempre per ammaliare chiunque fosse il fortunato. Si annoiava. Tremendamente.

"Alle dieci al Grill". Si appoggiò al muro e lo tenne impigliato nel suo sguardo finchè non si fu definitivamente annoiata. E lo lasciò andare. Un altro nome da aggiungere alla sua lista.

Ritrovò Elena: era appena uscita dal bagno dei maschi.

"Secondo me ci nasconde qualcosa", disse Kate a Bonnie ridacchiando.

"E' proprio diventata una brutta persona..eh?"

"Irrecuperabile..già". Prese un paio di libri dall'armadietto.

"Sai?...mia nonna dice che sono una veggente", disse Bonnie dal nulla.

"Ah...ok...", rispose Kate volantodosi verso di lei "andrà in porto con John?". Fissò il vuoto facendo qualche strana mossa: "andrai decisamente in porto".

"L'hai visto?".

"C'è mai stata una volta in cui tu abbia toppato?!?", chiese incredula. E tutte e due si misero a ridere.

La lezione di storia fu una palla tremenda: il loro prof aveva una conoscienza storica che rasentava il ridicolo. Si credeva un gran sapientone quando il suo Q.I. rischiava di abbassare la media nazionale.

E c'era il ragazzo. Così lo chiamavano. Nessuno sapeva quale fosse il suo vero nome. Nessuno sapeva da dove venisse. Insomma tutti ne parlavano ma nemmeno uno di loro si era azzardato ad avvicinarlo per parlargli. Kate non aveva la ben che minima intenzione di farlo. Avrebbe aspettato le info di Caroline: lei ce l'avrebbe fatta. E poi non gliene importava nulla: lui era solo un problema di cui disfarsi. Quanto ancora sarebbe stato al centro delle loro attenzioni?!?

Lei viveva di attenzioni. Erano il suo pane quotidiano.

"Ciao". Alzò la testa dal banco. La lezione era finita e il ragazzo le stava parlando. Rimase leggermente frastornata: non se l'aspettava proprio. Con tutte quelle ragazze che non vedevano l'ora che lui rivolgesse loro la parola, quello lì doveva proprio venire da lei?

"Come ti chiami?", continuò. Ma perchè lei?

"Ciao...", non sapeva bene come spiegargli che non c'era proprio nessuna speranza che diventassero amici, "mi chiamo Kate, piacere". E si alzò dal banco.

"Hai una bella collana, Kate", disse. Se la guardò. Per lei non era niente di speciale. Ma se quello era il suo modo di abbordanare la gente, era davvero messo male.

"E magari adesso ci mettiamo a parlare del tempo...eh?", chiese sarcastica prendendo i suoi libri.

"Non ti seguo". Sbuffò fermandosi al suo armadietto.

"Se davvero sei interessato a saperlo...questa collana è un cimelio di famiglia o qualcosa del genere". Si appoggiò vicino a lei. Ti prego...

"Tu sei la cugina di Elena, vero?". Ehm...scusa? Quand'è che avresti conosciuto mia cugina?

"Già...come ti chiami?", chiese. Era meglio tenerlo sott'occhio quello lì.

Si illuminò. "Mi chiamo Stefan e sono felice di conoscerti". Kate si mise a ridere. Evidentemente l'ha aveva fraintesa.

"Stefan...?".

"Salvatore". Ma dai! Contro voglia uscì fuori qualcosa che ricordava vagamente un sorriso. Non ci poteva credere: un Salvatore!

"Sei imparentato con Zach per caso?", chiese.

"E' mio zio!". Scosse la testa: non ci poteva credere.

"Beh...salutamelo allora". Non smetteva proprio di seguirla, eh?

"Perchè lo conosci?", le chiese incuriosito. Ma il suo di sorriso si era già volatizzato da un po'.

"A meno che tu non mi voglia seguire anche in bagno", gli disse "mi sa che ci dobbiamo dividere".

"Alla prossima allora!". Certo...ed entrò in bagno.

Erano le quattro passate. A casa non c'era nessuno. In una situazione normale a quell'ora si sarebbe trovata sul campo a far correre le sue cheerleader a suon di grida e fischiettate.

Ma era il primo giorno di scuola e il giorno dopo ci sarebbero state le selezioni.

Aveva passato le ultime due ore a mettere su un piano d'attacco grazie al quale in seguito sarebbe riuscita a tirare fuori sangue e sudore dalle sue adepte. E poi altre due ore a studiare. Nonostante non sembrasse il tipo. Se qualcuno avesse dovuto descriverla con un solo aggettivo, certamente coscienziosa non sarebbe stato quello. Fuori di testa. Sregolata. Stronza. Ma non coscienziosa. Eppure, nonostante nella vita di tutti i giorni fosse uno strano miscuglio di alcool, fumo e voglie strane, quando si trattava di fare quello che doveva fare, tipo studiare, tipo organizzare la sua squadra, tipo arrivare sempre in orario a scuola, essere sempre in prima fila, Kate era imbattibile.

Servivano ottimi voti e ore di cheerleading per avere tanti crediti. Tanti crediti per poter finalmente fare domanda al college e fuggire da quel buco di città.

Elena non era ancora tornata a casa benché sarebbe dovuta essere lì già da un po'.

-Sei con Elena?-, scrisse a Bonnie. No, non era con lei. Lei e Caroline volevano sapere se dopo sarebbero andate al Grill con loro. Forse: prima doveva recuperare sua cugina.

Alle cinque in punto sentì un porta-chiavi tintinnare.

"Da dove vieni?", le chiese mentre con fare noncurante si fumava la sua sigaretta, distesa sul letto.

Si strinse nelle spalle. "Ero da Bonnie".

Kate sentì una fitta allo stomaco. Non ti curar di lei e va avanti Kate! Ma i suoi moniti non sembravano funzionare troppo quel giorno.

Sapeva che se ne sarebbe pentita. Ma la seguì comunque in camera.

"Come stai?", le chiese appoggiandosi allo stipite della porta.

"Bene", rispose sorridendo. Ma era un sorriso finto e Kate lo sapeva benissimo e cosa peggiore Elena sapeva benissimo che lei sapeva. Il loro dialogo era un'enorme presa per i fondelli.

Ovvio che non stava bene e chissà dov'era stata. Ma Kate decise proprio in quel momento che non le importava niente.

"Va bene", le disse specchiandosi "se hai voglia, io dopo raggiungo Bonnie e Car al Grill".

"Forse...va bene".

Tornò in camera sua. Si cambiò. Si truccò. Si specchiò di nuovo. Aveva così tante cose a cui pensare, non aveva tempo di curarsi anche di sua cugina.

"Ohi bionda! Io sono pronta se ti va di venire al Grill con me!". Non ricevette nessuna risposta.

Ma dove c***o? E quando scese le scale, la vide di fronte alla porta di casa che parlava con...lui. Salvatore rompi palle.

Primo, come faceva a sapere dove abitavano? Secondo com'era possibile che dopo un solo giorno di scuola fossero già così amici da darsi appuntamento a casa loro? Non li aveva nemmeno mai visti parlare!

"Grazie", gli diceva "di avermi riportato il mio diario". Lui sorrise. Maledettto sorriso.

"L'avevi lasciato al cimitero". C***o! Ecco dov'era stata.

"No, non l'ho letto", diceva "a me non piacerebbe se qualcuno leggesse il mio". Oh Buon Dio!

Elena si illuminò, "anche tu hai un diario?!?".

"Mi serve per ricordare". Che palle!

"Ma che emozione", disse Kate appoggiandosi allo stipite della porta "tu hai un diario, lei ha un diario e io ho una compromettente lista di nomi sul muro". Tutti e due si misero a fissarla confusi. Elena era anche leggermente infastidita. Non poteva immaginare quanto lo fosse lei.

"Da quant'è che stavi ascoltando?", chiese.

"Da abbastanza, Elena". Non aveva tempo da perdere con nessuno dei due.

Andò in salotto e prese il casco integrale.

"Comunque", disse Stefan "io sto andando al Grill...volete venire con me?". Gli occhi di Elena si illuminarono.

"Certo", rispose.

"Ho il mio mezzo", gli disse Kate alzando il casco. E uscì di casa e prese la sua ducati nera. Era proprio una di quelle volte in cui aveva voglia di guidare la moto a tutto gas.

Con lei Elena non parlava. Non ci aveva mai fatto caso, ma ultimamente era così. Bene, aveva altro da fare tanto.

Quando arrivò al Grill vide le sue amiche sedute ad un tavolo.

"Ciao!", disse Caroline tutta felice.

"Ciao Car, ciao Bonnie", rispose Kate appoggiando il casco su una sedia e slacciandosi la giacca di pelle.

"Sai", le disse Caroline "ho un sacco di info interessanti sul nostro giovane amico".

"Primo, non è nostro amico e non lo sarà mai; secondo, in questo momento l'unica cosa che voglio è bere così tanto da non ricordarmi nemmeno più il mio nome, ok?", disse esasperata. Ma con Car era tutto inutile.

"Allora si chiama Stefan Slavatore, si è trasferito da poco, i suoi credo siano trapassati o qualcosa del genere ed è per questo che è venuto qui ad abitare da suo zio...".

"Trapassati?", le chiese appoggiando il bicchiere di birra che le aveva fregato "non ti smentisci mai eh?". Kate detestava la sua stupida superficialità. Così come odiava parlare di gente schioppata e robe simili.

"...da suo zio Zach", continuò imperterrita "gli piace il blu, e ci sposeremo presto".

Kate e Bonnie si misero a ridere all'unisono. " Lui almeno lo sa?".

Ma era tutto inutile: quando Caroline si metteva in testa una cosa era irremovibile.

E continuarono a parlare e a parlare e ancora a parlare di lui. Tutto ciò che sapevano di Stefan Salvatore erano 4 cose in croce ma Car e Bonnie erano comunque riuscite a tenere botta per una buona mezz'ora. Mentre Kate faceva di tutto per convincere Matt a portarle tutto l'alcool di cui fosse a disposizione.

"Ok", disse Kate ad un certo punto "ascoltarvi da sobria mi fa venire voglia di infilarmi una stecca del biliardo su per la gola...ci vediamo dopo". Prese e se ne andò.

Al biliardo c'era un ragazzo che frequentava bilogia con lei: meglio di niente. E iniziò a fare un paio di tiri con lui.

"Che fai?", le chiese Matt.

"Sto cercando di non farmi stracciare", le rispose tutta impegnata con una pallina. Ma alla terza volta che, con la scusa di insegnarle a tirare in buca una palla, il tipo abbordato provò a metterle una mano sul culo, decise che aveva dato a sufficienza.

"Jack è un'idiota...lo sai vero?", le chiese Matt.

"Sai...me ne sono accorta. Me la dai sta birra, sì o no?".

"Non sono più in servizio ora".

"Matt, per favore: questo bar è tuo praticamente...non fare lo stronzo".

"Va bene".

"Perchè non sei con loro?", le chiese servendole da bere. Kate si girò. Ottimo! Ora si erano aggiunti anche i due dolci sposini.

"Mi annoio", rispose.

"Strano".

"Non hai proprio niente da fare eh?".

"No".

"Eppure dovresti essere più infastidito di me nel vederli insieme...".

"Non ho detto che non lo sia, ma diversamente da te so nascondere meglio il mio disappunto...e poi se lei è felice...". Lo guardo piegando la testa.

"Matt...lo conosce da meno di ventiquattro ore: credo che sia un po' presto per dire che siano felici insieme, no? E comunque a me girerebbero a mille se fossi in te".

"Certamente", disse offrendole un'altra birra "il vero problema è...perchè tu sei infastidita?".

Chiuse gli occhi a una fessura. Odioso barista di un Matt Donovan.

"Boh". E se ne ritornò al tavolo. Meglio stare lì che aspettare che quel palloso di un uomo smontasse pezzo per pezzo il suo muro ben costruito.

Parlarono di tutto e di più: soprattutto fecero un sacco di domande a Stefan. Ma Kate rimase piuttosto taciturna: si limitava ad osservare Elena per vedere come la sua presenza la influensasse. Se positivamente oppure no. Eppure sembrava rilassata. E anche lei a malincuore fu costretta ad accettare il suo essere lì con loro.

Verso le dieci e mezza era letteralmente sfinita. Si appoggiò al bancone bevendo di tutto o di più. Qualche panca più in là c'era lui. John...Josh...o quello che era.

"Stai bene?", le chiese Matt mentre asciugava un bicchiere.

"Si mi porti qualcos'altro da bere sì". Scosse la testa irremovibile.

"Matt Donovan fai quello che ti dico, grazie", disse appoggiandosi al bancone.

"Perchè non vuoi parlare con me", chiese dopo un po'.

"Perchè non ho niente da dirti", rispose lasciando i soldi sul tavolo.

Lei e Josh uscirono e girarono un po' per la città. Lei conosceva tutti i posti meno rispettabili di Mystic Falls, dove era possibile procurarsi di tutto senza che la gente facesse troppe domande.

I ricordi erano particolarmente confusi. Erano andati in un parchetto desolato a fumare di tutto e di più e indisturbati dovevano aver passato così buona parte della notte.

Ora erano le quattro del mattino e lei si trovava in un letto non suo. I vestiti sparsi per la stanza. Si rivestì velocemente, senza fare rumore. E in cinque minuti era già fuori. E in dieci minuti aveva già raggiunto casa sua. E con una silenziosa maestria si era già arrampicata su per la finestra di camera sua e infilata sotto le coperte.

Il mattino dopo mentre si vestiva, Elena passò a darle il buon giorno.

"Dove sei stata stanotte?", le chiese senza la minima preoccupazione. L'importante era che non la scoprisse Jenna. "Come si chiamava quel tipo del...?"

"Josh Stevens", rispose immediatamente. Elena, diciamo, aveva il triste compito di ricordarle i nomi dei tipi con cui andava.

Aprì un'anta del suo armadio, fece una breve pressione sulle assi di questa che al suo tocco scoccarono e spalancò il suo interno che era cavo e sul nudo tronco segnò vicino ad altri nomi rossi il nome ancor più rosso della sua ultima vittima. Ce n'erano tanti. Ma non erano mai abbastanza.  

  
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