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Autore: Namhirya    24/05/2013    1 recensioni
Un mondo abitato da ogni sorta di creatura fantastica, la continua lotta per la supremazia tra razze, un delicato equilibrio messo in pericolo dai signori della guerra.
Un Lykan, plagiato da anni di menzogne e sotterfugi, e una Vampira, la quale voglia di vivere farà comprendere al Lykan quanto ancora lui debba capire dal mondo.
Una guerra alla quale porre fine, credenze da smentire, legami da concretizzare. Riuscirà Alba a portare a galla la verità della Luna Rossa?
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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La luna piena, rossa di sangue quella notte, splendeva alta nel cielo notturno rischiarando col suo manto luminoso e sanguigno quella cupa notte d'inverno.
La luce lunare illuminava annoiata la foresta di Khaal, estendendosi in tutto il continente. Tingeva d’amaranto i monti, le praterie, i laghi e i fiumi, che riflettevano l'immagine di quella luna rossa che tanti segreti portava con se.
Tuttavia, per quanto immenso e luminoso possa essere un raggio lunare, mai potrebbe raggiungere il fitto della foresta di Khaal, le cui ombre eterne fungevano da monito per quelle stolte creature che avevano l'ardire di avventurarsi in quell'infinita distesa di alberi secolari. Un uomo saggio, o anche semplicemente cauto, sapeva che quel bosco era la dimora dei Lykan (come usavano chiamarli gli abitanti del luogo) e mai vi si sarebbe addentrato. I Lykan erano degli abomini, degli scherzi della natura. Esseri a metà tra l'umano e la bestia, creature disumane che non conoscevano la pietà, bestie assetate di sangue e affamate di carne umana, dedite soltanto alla violenza e al peccato...O almeno, questo era quello che si narrava di loro.
Una fanciulla correva disperata verso la foresta, sapeva di doversi sbrigare, mancava poco tempo, ormai. La creatura che portava in grembo aveva fretta di venire al mondo. Appena si fu inoltrata nella vegetazione più fitta, numerosi occhi gialli, che risplendevano nella notte, seguirono la sua corsa forsennata, e cupi ringhi la accompagnavano. Eppure ella era tranquilla, sapeva che i Lykan, seppur in forma completa quella notte, non l'avrebbero attaccata.
Poi si bloccò. Una fitta lancinante le attraversò il ventre, ed ella vi premette una mano, mentre con la schiena si reggeva a un albero per evitare di cadere.
Paura. Frustrazione. Dolore.
Sentimenti dolorosi e sensazioni negative pervasero il suo essere, ma la fanciulla era forte, e riuscì a rimettersi dritta e a riprendere la sua folle corsa contro il tempo.
La radura della luna calante era sempre più vicina, se lo sentiva. Un umano normale ci avrebbe impiegato giorni interi per coprire le iarde di distanza dal villaggio più vicino, ma il sangue elfico che scorreva nelle sue vene le permetteva di correre più veloce di un umano qualsiasi, e di essere molto più resistente di loro.
Ma la fanciulla continuava ad essere inquieta, l'alba si avvicinava, ed ella sapeva che se il suo bambino non fosse nato prima del sorgere del sole il branco non lo avrebbe mai accettato.
Un'altra fitta, ma l'elfa continuò a correre. Un'altra ancora, ed ella guadagnò forza. Poi, finalmente, giunse al centro preciso della foresta, e la radura spuntò tra gli alberi.
Mai la fanciulla aveva visto nulla di più bello. La radura era uno spiazzo al centro degli alberi. Vi cresceva erbetta verde e tenera, e fiori di mille specie diverse e mille colori differenti. Vi regnava una quiete paradisiaca, e tutto in quel luogo pareva trasmetterle gioia e voglia di vivere...e di dare la vita.
Ora si sentiva più rilassata, e non aveva più paura del parto, perché era certa che in quel luogo non esistessero il dolore o la sofferenza.
S’incamminò verso il centro della radura, godendosi la piacevole sensazione dell'erba fresca sotto i piedi. A ogni passo, piccole sfere apparentemente fatte d'acqua fluttuavano intorno a lei, coi loro strascichi liquidi, illuminate di mille colori.
Piano piano, tra queste sfere, incominciò a disegnarsi il contorno di un gazebo. Dapprima sembrava quasi fatto di vapore, poi si condensò divenendo una struttura di madreperla, con al suo interno adagiati ordinatamente numerosi tappeti e guanciali.
La fanciulla vi entrò senza esitazioni, e li si distese.
Intanto, tra gli alberi intorno alla radura, i lupi si erano radunati. Avrebbero festeggiato la nascita di un nuovo fratello, o avrebbero banchettato con il corpo di un indegno?
Passò un’ora, ma non si avvertivano suoni.
Due ore. L'alba era vicina, ormai.
E alla fine, quando ormai pareva che il nuovo venuto sarebbe stato un indegno...un pianto di vita si avvertì dal gazebo, e dalla foresta si levò un unico, gioioso e potente ululato.
La fanciulla sorrise. -Senti, piccolo mio? Avverti le voci di coloro che da oggi saranno tuoi fratelli e sorelle?- sussurrò dolcemente al neonato che teneva tra le braccia.
Ella gli accarezzò dolcemente un orecchio, avvertendo la morbidezza dei peli che le ricoprivano. Sorrise, orecchie da lupo, corpo da infante...
Ma il suo compito non era finito, era sfinita, ma non poteva ancora permettersi di riposare. Fece un’incisione sulla fronte del bambino. Il taglietto brillò per pochi secondi, poi si cicatrizzò. -Ascoltami, piccolo mio...arriverà il giorno in cui i mondi saranno in pericolo, e allora, solo allora tu ti ricorderai di questo giorno...quando ti riunirai con coloro che come te portano il marchio, ricordati dell'amore e dei sentimenti che contano, non permettere all'oscurità di inghiottire il tuo cuore...sii buono, e non farti condizionare da coloro che fingendosi il bene in realtà bramano le tenebre...e ricerca tuo fratello, l'unico che davvero risiede nella luce e che potrà guidarti...- e baciò la fronte dell'infante - e perdonami per averti abbandonato, ma purtroppo il tuo destino non è quello di starmi accanto...mi mancherai, piccino mio...-
Un uomo dalla pelle color del rame e i capelli neri come una notte senza luna entrò nel gazebo. Scrutò il volto della donna e quello del bambino, e disse, con voce saggia e ricca di calore -Elfo, qual è il nome del tuo cucciolo?- Ella guardò le montagne dalle quali il sole stava sorgendo, irradiando di colori caldi e pacifici fin dove la vista arrivava. Sorrise e guardò il piccolo con sguardo ricco di amore e dolcezza. -Il suo nome sarà Alba...-
L'uomo annuì. -Le tue intenzioni?-
-...crescerà come vostro fratello, e non dovrà mai sapere nulla di me...- disse con voce ricca di tristezza, allungando il piccolo al Lykan.- E sia. Potrai rimanere in questa radura per il tempo che riterrai necessario a riprenderti. Due femmine ti porteranno quotidianamente tutto quanto il necessario, ma non potrai mai più cercare questo cucciolo.- rispose con voce salda.
-Sia come dètti.- sussurrò lei chinando il capo. L'uomo le fece un cenno del capo e uscì dal gazebo, portando con sé il piccolo Alba.
Una lacrima solitaria rigò il volto dell'elfa. -Addio, figlio mio...-
  
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