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Autore: Cocomero_    24/05/2013    1 recensioni
Corridoi bianchi, è mezz’ora che camminiamo in corridoi bianchi con il pavimento nero, se fossi stato da solo mi sarei di sicuro perso, per fortuna davanti a me cammina questa deliziosa signorina ingiacchettata, dovrebbe avere una quarantina d’anni, probabilmente non è neanche signorina ma signora, infatti ha la fede all’anulare della mano sinistra, ha provato ad iniziare un dialogo, molto cortese ma scarsamente motivata, probabilmente la pagano per questo: sorridere come se avesse una paralisi facciale e parlare con gli artisti facendo finta di essere una loro fan. Ma come potrebbe esserlo? Non è credibile, potrei essere suo figlio… forse giusto le sue figlie potrebbero vagamente sapere chi siamo e magari anche conoscere qualcuna delle nostre canzoni, sempre se ne ha di figlie, dovrei chiederglielo e offrirle un autografo da portare a casa sta sera? Mah…no, non mi va… per farlo dovrei sfilarmi le cuffiette attaccate all’iPod spento, togliere le mani dalle tasche e tirare giù il cappuccio della mia tuta OnePice…non mi va…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WHERE WE ARE

Corridoi bianchi, è mezz’ora che camminiamo in corridoi bianchi con il pavimento nero, se fossi stato da solo mi sarei di sicuro perso, per fortuna davanti a me cammina questa deliziosa signorina ingiacchettata, dovrebbe avere una quarantina d’anni, probabilmente non è neanche signorina ma signora, infatti ha la fede all’anulare della mano sinistra, ha provato ad iniziare un dialogo, molto cortese ma scarsamente motivata, probabilmente la pagano per questo: sorridere  come se avesse una paralisi facciale e parlare con gli artisti facendo finta di essere una loro fan. Ma come potrebbe esserlo? Non è credibile, potrei essere suo figlio… forse giusto le sue figlie potrebbero vagamente sapere chi siamo e magari anche conoscere qualcuna delle nostre canzoni, sempre se ne ha di figlie, dovrei chiederglielo e offrirle un autografo da portare a casa sta sera? Mah…no, non mi va… per farlo dovrei sfilarmi  le cuffiette attaccate all’iPod spento, togliere le mani dalle tasche e tirare giù il cappuccio della mia tuta OnePice…non mi va…
 
Ora come ora non saprei neanche come riuscire a tornare indietro, forse è tutto un piano, non mi sta portando al camerino ma in una stanza dove mi aspettano le figlie pronte a saltarmi a dosso come fanno molte di quelle che si definiscono nostre fan ma che in realtà sono solo delle invasate che andrebbero curate…ma che cazzate penso, non è detto che abbia figlie, sta solo facendo il suo lavoro e comunque c’è Dave, riesco a sentire la camminata pesante dietro di me, un armadio di due metri per due, vestito di nero, con la testa rasata, gli occhiali scuri, gli anfibi ai piedi e l’auricolare nell’orecchio farebbe paura a qualsiasi ragazzina arrapata.
 
La signora Alessandra, così è scritto in caratteri verdi sul suo cartellino, si ferma davanti a una porta, la apre e mi fa entrare seguito da Dave; mi ritrovo in uno stanzone enorme dove tutta la squadra dei preparatori mi sta aspettando fremente di torturarmi come quasi tutte le sere, capelli da Lou come al solito, modellati sulla fronte e poi ripiegati verso l’alto  grazie all’aiuto di una spazzola, un phon e quaranta passate di cera e trucco di tre ore ascoltando gli ultimi pettegolezzi su noi star famose, rispondendo a una domanda su Eleanor e domandando se hanno idea di dove saremo domani. Mi alzo e mi passano i vestiti di scena, questo almeno sono fiero di poterlo fare da solo: portarmeli fino al camerino e infilarmeli in santa pace.
 
Mi spingono verso la porta di prima, esco e ricomincio a seguire la coda della signora Alessandra fino a una porta con su scritto “Louis Tomlinson – One Direction” ai miei lati ci sono i camerini di Zayn e Niall. Saluto Alessandra ringraziandola mille volte e quando vedo sparire il suo sorriso forzato dieto l’angolo, apro la porta e entro. Questa volta Dave rimane fuori dalla porta e quando la chiudo è già piantato ben saldo su due piedi con le braccia incrociate che scruta il corridoio per non permettere a nessuno di entrare a disturbarmi o forse per impedire a me di scappare… pensa che forte il titolo del giornale di domani: One Direction, delirio per loro allo stadio, 4/5 è meglio di 0” oppure sul rotocalco settimanale di gossip: “I One Direction finalmente nella nostra città, peccato abbiamo cantato in 4 invece che i soliti 5!! Dove sarà il misterioso Louis Tomlinson? Veramente a letto impossibilitato ad alzarsi come ci dicono o al largo della costa francese a godersi una meritata vacanza?” e di seguito la foto di un malcapitato miliardario sul suo yacht  con la sfortuna di trovarsi troppo lontano per essere riconosciuto e di indossare una maglia a righe. In effetti pensandoci potrei scappare, vorrei scappare, tornare a casa, mandare tutto a puttane, salutare tutti, augurargli buona fortuna e tornare alla vita perfettamente monotona di prima; non posso, però non posso, non posso perché ho un contratto che ho firmato, non posso perché distruggerei anche la vita di quei quattro animaletti perfetti che mi sono ritrovato accanto e che non se lo meritano, non posso perché molti contano su di me, non posso perché ci sono loro, le nostre fan; si fanno chiamare Directioner; guardarle dal palco, leggere i loro tweet, sentire le loro urla, sono queste cose che mi fanno andare avanti, sono queste cose che mi impediscono di mandare tutto all’aria; è il fatto che per loro siamo qualcosa, siamo importanti, sono importante; è il fatto che finalmente c’è qualcuno a cui importa di me veramente…
 
Mi infilo la maglietta stando attento a non rovinare il lavoro dello staff, tiro su i pantaloni bordeaux, indosso le scarpe e mi butto sul divano accendendo lo stereo e aprendo il pacchetto di rotelle di liquirizia che per fortuna si ricordano sempre di lasciarmi in camerino… il CD è quello giusto, gasante e ritmato, perfetto per darmi la carica…”MANCA UN’ORA E MEZZAAAAAAAAAAA!!!!” urla qualcuno da fuori la porta riscuotendomi dalla mia contemplazione del soffitto, mi alzo, spengo la musica e mi siedo al tavolino, mi prendo la testa tra le mani e, come faccio sempre, chiudo gli occhi concentrandomi e ripeto la scaletta delle canzoni; non sono obbligato a saperla a memoria ma aiuta a calmarmi.
 
“Siete grandi, tu, Zayn, Liam, Harry e Niall siete grandi, siete riusciti ad arrivare a questo punto senza collassare e riuscirete ad andare avanti, dovete farlo, per tutti quelli che vi aiutano ogni giorno e per le Directioner che hanno permesso tutto questo.”… ora che l’ho ripetuto tre volte posso anche andare; mi alzo, mi guardo allo specchio sopra al tavolino, afferro il pacchetto di liquerizie ormai a metà e apro la porta. Dave si sposta e io mi affianco a Harry che è appena uscito anche lui e chiacchierando raggiungiamo gli altri in una saletta con degli orridi divani di pelle verde.
 
Ci sediamo per terra con le nostre caramelle in mezzo al cerchio e masticando riprendiamo gli esercizi per la voce conclusi sul Tour Bus due orette prima, un giro veloce di scale e gli attacchi di ogni strofa di ogni canzone, Zayn ha una voce bassa e vellutata, Harry bassa e roca, Liam calda e fluida, Niall dolce e profonda; e la mia? La mia la definiscono in tanti modi: alta, chiara, acuta, ottima per i controcanti, ma il modo che preferisco e che mi fa diventare fiero di quello che facciamo è quando le Directioner mi urlano che è Perfetta!!!! Ci credo poco ma le adoro…
 
E’ per loro che faccio tutto questo, vabbè, devo essere sincero, lo faccio perché alla fine è un lavoro divertente e proficuo e mi piace, solo che se non ci fossero loro, le nostre Directioner, avrei già smesso da un pezzo!! Quindi sostanzialmente si, lo facciamo per loro; non vedo la mia famiglia da Natale, non parlo al telefono con Eleanor dall’altro ieri, ho smesso di uscire con tutti i miei amici di prima e la metà di loro ormai mi considera diverso; tutto questo perché siamo entrati nei cuori di queste ragazze e a quanto pare uscirne è molto difficile.
 
Mi butto sul divano dove è sdraiato Harry, sta con l’iPhone in mano e controlla Twiter, ha le menzioni intasate, più del solito, le fan ci hanno voluto informare di ogni singola loro mossa, qualcuna ha twittato ‘sta mattina quando si è messa in fila per avere i posti migliori, altre si sono lamentate del caldo sotto al sole di metà maggio dopo dieci ore di fila, molte hanno esultato per l’apertura dei cancelli due ore fa, un paio stanno facendo il conto alla rovescia minuto per minuto da un’ora, alcune ci informano sulla loro posizione, tutte sono impazienti di vederci e sentirci. È per loro che non sono scappato prima, è per loro che non scapperò mai, è per la loro “dedizione“ che siamo arrivati a questo punto e è per la stessa “dedizione” che siamo costretti ad andare avanti, che vogliamo andare avanti… Nelle tendenze universali si parla di noi, del tour, del concerto di sta sera, non posso essere più fiero, non posso essere più orgoglioso, non posso essere più grato.
 
Zayn impreca, il suo Pokémon è appena stato sconfitto, non è riuscito a battere la Lega per la quindicesima volta; Liam ripete mentalmente le battute della serata, si agita sempre, ogni singola volta che dobbiamo salire su quel palco ha paura di scordarsi cosa deve dire, come se non fossero sempre le stesse cose ogni sera!! Niall è seduto per terra e ride mentre Harry legge ad alta voce alcuni tweet particolarmente divertenti, e si commuove ascoltando quelli dolci; peccato che non sappiamo la lingua, possiamo capire solo quelli in inglese ma sono sicuro che siano tutti fantastici…
 
Non possiamo deluderle, non possiamo sbagliare, non possiamo cadere, il mondo non ce lo permette; un errore e siamo finiti, un errore e saremo classificati nella categoria dei ragazzini che non ce l’hanno fatta, che hanno sognato troppo; se sbagliamo deludiamo non solo noi stessi e chi ci aiuta ogni giorno, ma anche tutte loro, tute quelle ragazze che si rintanano nelle nostre canzoni per scappare da una realtà diversa da come avevano sognato, che sognano di incontrarci camminando per strada, che ci difendono quando sentono dire che cantiamo male e che siamo solo dei montati che puntano solo sull’aspetto fisico.
 
Mi butto su una poltroncina e finisco le caramelle avanzate, per fortuna Niall è impegnato a misurare la stanza a grandi passi, se no mi avrebbe ammazzato; Harry è sdraiato sul divano, Liam fissa la porta aspettando che ci vangano a prendere e Zayn guarda con desiderio il pacchetto di sigarette che ha posato sul tavolo sapendo che non può permettersene una ora. Dovremo essere ormai abituati e invece ogni sera è sempre la stessa storia, gli ultimi minuti sono percorsi dal terrore,  non riusciamo neanche a parlare tra noi, lo sappiamo perfettamente che una volta su quel palco ci scordiamo di tutto e ci divertiamo come pazzi a fare quello che facciamo; solo che il prima è sempre ansioso, non sappiamo come andrà, come saranno le ragazze lì  fuori, se ci sarà qualche problema tecnico o qualsiasi altra cosa…non lo sappiamo e abbiamo paura…
 
Mancano venti minuti, la porta della stanza si apre e rivedo la signora Alessandra che ci dice di seguirla, Harry scatta nervosamente in piedi dal divano dove si era sdraiato; la seguiamo di nuovo immersi in corridoi bianchi con il pavimento nero, questo è il momento che preferisco, ognuno di noi sorride e infonde coraggio agli altri cercando di autoconvincersi. Arriviamo dietro allo sfondo del palco e ci fermiamo lì, passano i ragazzi della band e gli battiamo il cinque, come ogni sera prima che vadano ad arrampicarsi sulle loro postazioni; Paul, Dave e un altro paio di energumeni si affacciano, controllano che sia tutto in ordine e poi escono pronti a sistemarsi ai loro posti ai piedi del palco. Come al solito ci ripetono tutte le raccomandazioni: mantenere i personaggi, non risponderci male tra di noi neanche per scherzo, non incentivare il lancio di regalini, non tentare di sfidare le guardie buttandoci nel pubblico e tante altre cose che ormai sappiamo a memoria.
 
Stiamo in piedi dietro al pannello nero che fa da sfondo al palco, è l’unica cosa che ci divide dal nostro motivo per andare avanti; la truccatrice passa a metterci un altro po’ di colore sulle guance, lavoriamo da gennaio senza avere una giornata tutta per noi, sembriamo dei fantasmi… il tecnico ci porge i nostri microfoni e passa ad accenderci gli auricolari, controllo il colore del quadratino sul fondo, rosso, bene, è il mio, mi hanno dato quello giusto. Harry si infila la giacca di pelle, Niall si chiude l’ultimo bottone della camicia, Zayn si sistema i capelli e Liam si arrotola il bordo dei pantaloni controllando che non ci sia nessuno a sgridarlo; mi inchino, riallaccio la scarpa, faccio il doppio nodo e mi rialzo…eccola, come al solito eccola che arriva, non faccio in tempo a mettermi dritto e a sistemare la maglietta che inizia la solita scarica di adrenalina…non sento più niente, se non il battito del mio cuore, tum-tum-tum-tum, sembra voler uscire dalla cassa toracica per quanto va veloce; scrollo tutte e due le gambe e saltello sul posto, muovo nello stesso modo le braccia e rafforzo la presa intorno al microfono, mi giro verso gli altri, sono tutti nelle mie condizioni, mi guardano sorridendo, ci guardiamo sorridendo…come al solito mi ritrovo  a ridacchiare abbracciati sapendo che senza di loro non sarei arrivato da nessuna parte e che ognuno potrà contare sempre sugli altri; sciogliamo l’abbraccio e rimanendo uniti in catena guardiamo l’inizio del solito video pre-concerto con cinque sorrisi da deficienti stampati sulle labbra. Volersene andare? Naaaaaa…che senso avrebbe abbandonare tutto questo e perdersi queste emozioni? Non sopravvivrei un giorno senza…

Fra cinque secondi finisce il video, la musica si fermerà e noi faremo la nostra entrata correndo…4…3…2…1

Faccio uno scatto in avanti, davanti a me ci sono Zayn e Liam, dietro Hary e Niall; sbuchiamo da dietro il pannello nero e finalmente davanti agli occhi ho lo spettacolo che aspettavo da quattro ore; è piena, la mia visuale è piena di tutte loro, migliaia di ragazze che hanno lottato per stare qui con noi oggi; gli occhi sono disturbati dall’enorme quantità di flash che esplodono dalle gradinate e dalla platea, ognuno per immortalare la nostra entrata; le mie orecchie sono assordate dall’enorme boato che si è scatenato appena hanno visto Zayn entrare; lo spettacolo è stupendo, loro stanno qui per noi, noi stiamo qui per loro…
Liam porta alla bocca il microfono e la sua voce rimbomba degli altoparlanti dello stadio: “HI OLIMPICO! HELLO ROME!!! HOW ARE YOU?”
 

 
 
- CAVALLUCCI MARINI –
Non c’è bisogno di spiegazioni, è il pre-concerto di Louis…
Più precisamente è il pre-concerto di Louis del MIO concerto…
WWATour, allo stadio Olimpico di Roma, ci sarò è una promessa…
(Si, lo so che sto dando per scontato che ci sia una data all’Olimpico, ma se non ci fosse vuol dire che non hanno capito na ceppa )
  
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