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Autore: Mami93    24/05/2013    2 recensioni
E' una storia che parla di due ragazzi e della loro storia. Hikari Yagami è timida e introversa, Takeru Takaishi spavaldo e allegro, ma il loro incontro è destinato a cambiarli entrambi. Un incontro casuale porterà ad un avvicinamento un po' particolare, quasi non voluto. E il tempo porterà loro delle novità.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Takeru Takaishi/TK | Coppie: TK/Kari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VIII-La fortuna comincia a girare

Occhi chiusi. Il calore dell’acqua mi invade completamente il corpo e mi rilassa i muscoli. Ogni mio senso è attivo e ricettivo come non lo è mai stato a memoria di anni, con l’odore dei sali che mi invade completamente e mi trasporta da un luogo all’altro, senza una logica. Le bolle di schiuma mi sfiorano leggere la pelle e la mano che alzo e abbasso ritmicamente per sentire la loro delicatezza sul mio tocco. Inspiro ancora, profondamente. Già a suo tempo l’avevo previsto che questa vasca mi avrebbe incantato, ma mai avrei creduto fino a questo punto. Ormai è una settimana che mi sono trasferita da Tk, e sin dal primo momento,anzi, proprio dal primo giorno, dopo ore e ore di sfacchinata a portare su e giù, qua e là pacchi, scatoloni e roba varia, mi sono eclissata in bagno per quasi un’ora e mezza. Tk era quasi preoccupato che mi fosse successo qualcosa, ma poi ci si è abituato in fretta ai miei tempi da vasca. È anche vero che la presenza di una doccia pratica e veloce , alla quale non avevo prestato minima attenzione per la mia prima e unica visita, tanto che non sapevo neanche della sua esistenza, velocizzerebbe un po’ i tempi, ma non è quello che cerco io. Abbiamo deciso che la stanza accanto a quella di Tk, quella degli ospiti, sarebbe diventata la mia camera, a seguito anche delle preoccupazioni di mio fratello a riguardo di un fantomatico ladro o malintenzionato che entrava nella prima stanza che si trovava di fronte, cioè, guarda caso, proprio la mia. Infatti avevo pensato di sistemarmi nella stanzetta sulla destra appena all’entrata, ma l’idea è stata subito eliminata. Pure Tk aveva espresso i suoi dubbi sul farmi dormire così lontano dalla sua stanza e così vicino all’uscita. Per essere chiari, quando ha nominato la “scomoda” lontananza tra la mia stanza e la sua si è ben affrettato a precisare, a seguito dell’occhiata di Tai, che era tutta una questione di sicurezza, perché così mi avrebbe sentito in caso di aiuto immediato. Mamma quante ramanzine mi ha fatto prima di venire via. Richiudo gli occhi rivivendo il momento con un leggero sorriso che mi solca le labbra. Già al mattino presto mi ero trovata mio fratello di fronte alla porta di casa per aiutarmi con gli ultimi scatoloni da imballare e il successivo trasporto alla nuova dimora abitativa. Malgrado sapesse bene che mi creava un gran dispiacere discutere con lui sul mio trasferimento a casa del mio amico non si è comunque trattenuto dall’esprimere alcuni suoi pareri negativi sul trasloco e sul mio futuro coinquilino. Verso le dieci e mezzo, come pattuito, mi ha raggiunto Tk, ma ha potuto fare ben poco, a parte portare qualche scatola a casa sua, e quando era nei paraggi restava comunque sotto lo sguardo vigile e indignato di un fratello troppo protettivo ed esagerato. Finito finalmente di imballare l’ultimissima roba, verso l’una io e Tai siamo partiti. Destinazione: casa Takaishi, nonché futura casa Takaishi-Yagami. Arrivati stremati e quasi senza forze Tk ci ha offerto qualcosa da mangiare che ho ben volentieri accettato, a differenza di quel zuccone del mio consanguineo(evidentemente convinto di un possibile avvelenamento). Un’ora dopo sono riuscita finalmente a stare da sola in camera mia per organizzare un po’ le cose, senza fratelli isterici(ero riuscita a cacciarlo dopo mille promesse che l’avrei chiamato in caso di qualsiasi minimo problema. Cercai solo di non buttarlo fuori a calci dopo aver lanciato a Tk uno sguardo truce alla parola “problema”) o coinquilini ipereccitati.

Affondo ancora di qualche centimetro nell’acqua profumata e mi lascio andare ad un altro ricordo, un po’ più imbarazzante.

Era il giorno prima del mio trasloco ed ero andata a trovare Yolei per fare due chiacchiere. Era  andato tutto perfettamente, finche non le venne in mente del lavoraccio che mi aspettava l’indomani.

“sei agitata?” mi chiese senza alcun preavviso

“per cosa?” la mia confusione la colse in pieno, non aspettandosela

“per domani?”continuavo a non capire, e lei continuava a guardarmi eccitata

“e perché mai?” la vidi smontarsi all’istante, delusa

“ma come! Vai a vivere con un ragazzo! Non sei eccitata per niente?” in quel preciso istante la ritenni completamente pazza

“il fatto eccezionale starebbe nel cambiare casa o nel fatto che vado a stare sotto lo stesso tetto di un ragazzo?” forse ero io dura di comprendonio, ma non ci stavo capendo niente

“e che ragazzo, direi!” arrossii visibilmente, ma cercai di camuffare la cosa guardando fuori dalla finestra. Yolei mi fissò per qualche secondo prima di esordire “allora come pensi di comportarti?”. Io, sempre imbarazzata e leggermente bordeaux, cercai di evitare di incontrare il suo sguardo, e dopo una pausa in cui cercai di riprendere possesso di me, decisi di risponderle

“in che senso? Come sempre, come vuoi che mi comporti?” evidentemente piena delle sue teorie campate in aria mi guardò con lo sguardo di chi la sa lunga

“dai Kari, a me non la conti giusta. Cosa è per te Tk?” e così capì che eravamo tornate su quell’argomento

“te l’ho detto, un carissimo amico. Si può sapere quale informazione vuoi estrapolarmi?” tentai di mostrarmi indignata, ma con poco successo, visto il sorriso pieno di sottointesi che mi stava rivolgendo.

“Kari, credo che sia arrivato il momento di chiedertelo” a quella frasi tremai dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi, temendo la domanda che avevo già afferrato da un po’ “:ti piace?” appunto! Appoggiando la testa alle mani cominciai a pensarci su, decidendo se dirle la verità o una spudorata bugia. Fissavo il tavolo, cercando di concentrarmi scacciando strane immagini dalla mia testa e fuggendo al suo sguardo assetato di novità. Come potevo uscirne ora? Sapevo già la risposta, ma da lì all’ammetterlo apertamente ne passava di acqua sotto i ponti. Certo, era pur sempre la mia migliore amica e meritava la verità, ma la paura di ammetterlo mi bloccava. Era come se sapessi che dal momento in cui l’avessi ammesso sarebbe potuto accadere di tutto, e vista la mia naturale negatività, temevo qualsiasi cosa. Tornai ad alzare lo sguardo e la faccia di Yolei mi destabilizzò per un attimo, ma respirando profondamente cercai di mantenere la calma

“si!” la voce strozzata che mi uscì sembrava un lamento, ma l’urlo di gioia della mia amica la fece passare in secondo piano

“lo sapevo! Ne ero convinta, ma avevo paura che non l’avresti mai ammesso. E lui? Credi che tu possa piacergli? Io penso proprio di si, se no non ti avrebbe preso in casa sua, e poi…” la lasciai elucubrare senza sosta finche non si calmò.

“credo…” la naturalezza con cui mi uscivano e parole mi lasciava basita “di interessargli, ma non nel modo che spero” speravo che mi capisse, perché era un punto fondamentale che avrei tanto voluto chiarire.

“forse ha solo bisogno di conoscerti un po’ meglio, e non sono sicura che tu faccia del tuo meglio per permetterglielo” strabuzzai gli occhi, incredula

“e che cos’altro dovrei fare? Sa praticamente tutto di me, ci manca solo che gli comunico ogni minimo pensiero che mi passa per la testa e siamo a posto” . Yolei sorrise divertita, capendo che avevo pienamente ragione.

“come dice il saggio: chi vivrà, vedrà!”

Sento bussare alla porta. Riemergo un po’ “si?” la sua voce mi giunge, attutita dalla porta che ci separa, imbarazzata

“non credi che ormai saresti dovuta uscire? Ti ricordo che fra un quarto d’ora dobbiamo incontrarci…” sbuffo

“so perfettamente quanto tempo mi manca, non c’è bisogno che me lo ricordi” fra noi cade il silenzio, ma sono sicura che non si è mosso da lì, infatti dopo poco:

“sei poi sicura di riuscire a prepararti in tempo?” Ah, uomo di pochissima fiducia, cosa posso fare con te?

“certo che sono sicura. Non ci metto un ora a prepararmi!” ora sento dei passi allontanarsi e la sua voce provenire lontana

“se lo dici te!” sorrido e mi accingo ad uscire dalla vasca prima di mettere le pinne come i pesci. Dieci minuti dopo sono in fondo alle scale asciutta, vestita e pronta.

“allora? Non dovevo essere io quella che avrebbe ritardato?” urlo rivolta verso i piani alti. Tk esce da camera sua con un involto sotto braccio

“dovevo solo prendere la giacca!” scosso la testa, aprendo la porta e aspettandolo all’uscita

“che c’è, ti scoccia non usarmi come scusa per il nostro ritardo?” lo stuzzico. Lo vedo serio, ma so che ha già la battuta pronta

“a parte che noi non siamo in ritardo, e comunque non trovo altre motivazioni per cui dovremmo ritardare, a parte te, ovviamente”

“scommetto che se facessimo una gara sarei più veloce io a prepararmi di te!” butto lì

“sicuramente, ma in tal caso direi che abbiamo trovato traffico!” lo guardo stizzita e un tantino irritata

“quindi non ammetteresti mai di essere più vanitoso di me!” sorride, scherzoso

“certo che no. E poi lo saresti anche tu, se avessi un viso come il mio!” così dicendo gli assesto un bel pugno sul fianco che lo fa piegare in due, ma almeno ho la mia rivincita.

“di la verità; non ammetteresti mai neppure che ti ho picchiato, vero?” ancora ansante e con gli occhi lucidi sorride al mio indirizzo

“ovvio!”. Così ci dirigiamo verso Jumuzi Bar.

 

“ecco Venere fatta donna accompagnata da Pluto!” esordisce Davis

“Pluto?” domanda Tk scostando la sedia per accomodarsi al tavolo. Io mi siedo all’unico posto rimasto libero

“si, il dio della ricchezza!” non riesco a capire perché Joe stia ridendo… e perché poi dovrebbe essere il dio della ricchezza? L’espressione di Tk non comunica di aver capito molto più che me

“perché della ricchezza? Se esistesse dovrei essere il dio della bellezza maschile!” modesto come al solito!

“guarda che esiste, ignorante!” puntualizza piccato Cody “e si chiama Atunis nella mitologia greca, o Adone, se preferisci.” Tk  lo guarda scioccato

“ma come fai a sapere tutto,tu?” lo sguardo che si lanciano e ricco di ostilità fraterna

“allora perché Pluto?” cerco di riprendere il discorso io

“trovami un'altra caratteristica che potrebbe permettergli di stare con una bellezza come te!” sorride sornione Davis guardando Tk di sottecchi, mentre io arrossisco visibilmente

“ah, e per puntualizzare, spesso è rappresentato obeso, bendato, zoppicante e con le ali!” sottolinea Joe

“carino!” bofonchia Tk falsamente offeso

“Oh, ma se preferisci Adone sappi che è il frutto di una relazione incestuosa fra un re ubriaco e sua figlia!” il mio compare sgrana gli occhi e cade in un mutismo straordinario

“ok, che ne dite di parlare d’altro, invece di insinuarci fra dei greci e relazioni…” allo sguardo del biondo seduto accanto a me non riesco a finire la frase: se la concludessi verrei probabilmente uccisa!

“allora dicci un po’ com’è vivere a stretto contatto con questo viscido individuo” mi incita Joe. Sorridendo sotto i baffi ammetto

“non male. Cucina sempre lui e mi lascia libera di fare quel che voglio… è un po’ come stare in albergo!” lo sento ridere sommessamente accanto a  me, ma non riesco a guardarlo in viso, perché Davis attira la mia attenzione

“ti consiglio di stare attenta, perché se cominci a fidarti troppo va a finire che ti salterà sulle penne!” sussulto a quest’ultima affermazione e, imbarazzatissima, abbasso gli occhi, sentendo tutti gli altri ridere. Cercando di non farmi vedere provo a guardare Tk, e con mio grande stupore incontro subito il suo sguardo, attento a decifrare ogni mia reazione. Sembra serio, ma capisco che sta pensando a  qualcosa.

“credo di non correre rischi, mi fido, se no non sarei mai entrata nella tana del lupo” si sorprendo a confessare. Forse sono i suoi occhi fissi su di me che mi hanno spinto a parlare. Continuiamo a fissarci per un po’, Finché non è la frase di Cody a costringermi a guardarlo, interrogativa

“non so se fai bene, Kari. Non so!” i sorrisi che questi tre scemi si scambiano mi fanno intuire che c’è qualcosa sotto

“cosa intendi dire?” chiedo circospetta, ma le loro risate continuano, e decido di voltarmi a vedere come ha reagito Tk. Appena i miei occhi ricadono su di lui ho come l’impressione che stia fulminando i suoi amici, ma non appena si accorge che lo sto guardando mi sorride complice, come a consigliarmi di non ascoltarli.

“che ne dite di fare meno gli idioti e di ordinare qualcosa da mangiare? Io sarò il dio della ricchezza, ma voi non siete di certo gli dei della gentilezza, visto che state mettendo in imbarazzo una povera ragazza seduta al vostro stesso tavolo!” a quelle parole un po’ di serietà ridiscende fra di noi, e non posso fare a meno di rivolgere uno sguardo di gratitudine al mio compare che ha saputo calmare le acque fra questi spostati. Mentre che aspettiamo i piatti che abbiamo ordinato non posso fare a meno di ripensare all’ammonimento di Tk; mentre parlava ai suoi amici sembrava ci fosse una nota di severità nella sua voce, come se li intimasse a tacere, per non farli parlare troppo. Cerco di scacciare subito questi pensieri: Tk non mi nasconderebbe mai nulla; a quale pro, poi? Mi ritrovo così al tavolino traballante di un pub che serve piatti caserecci da urlo in compagnia di quattro amici, tre dei quali ho avuto il piacere di incontrare la sera stessa del mio trasloco, evidentemente curiosi di conoscere la povera “cavia”, come loro stessi mi avevano definito, di Tk. Da subito siamo entrati in sintonia, così, pensando al giorno in cui ho conosciuto questo biondino solare, sempre in un bar, e sempre accompagnato dai suoi amici, non posso fare altro che sorridere: mi sentivo sola a lottare contro tutto e tutti, con un ragazzo arrogante che si voleva offrire come mio amico e che, ne ero sicura, mi sarebbe stato parecchio antipatico, e ora sono qui, in un posto che non mi sarei mai immaginata di frequentare in compagnia di quattro ragazzi, a ridere e scherzare come se avessi sempre fatto parte di questo strambo gruppo. Chissà, forse la vita comincia a sorridermi!

 

Allora, che ne dite di questo capitolo? Mi rendo conto che è corto, ma non riesco ad estrapolare altre idee da queste pagine. Non mi convince pienamente, ad essere sincera, e spero vivamente che il prossimo sarà più di mio gradimento, e spero anche vostro! Comunque vorrei sapere davvero che cosa ne pensate, quindi commentate in tanti. La narrazione è un po’ differente da tutti gli altri capitoli, forse è questa la nota stonata che sento. Bho, comunque lascio a voi l’arduo compito di giudicare e… a presto!

Mami

  
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