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Autore: SmartieMiz    24/05/2013    3 recensioni
Spoiler! Season Four
Westerville, 2012.
Un periodo di addestramento completamente gratuito a New York è offerto dalla Dalton Academy, prestigioso istituto per agenti segreti, per gli studenti più brillanti, ma durante il corso di specializzazione, una minaccia incalzerà nella Grande Mela: un covo di criminali capitanato da una personalità oscura incomberà, creando armi altamente pericolose per la stabilità umana.
L’umanità è in pericolo ed è nelle mani di cinque intraprendenti quanto imbranati agenti segreti.
Riusciranno i cinque ragazzi ad affrontare i rischi che minacciano il loro mondo? O rischieranno di peggiorare soltanto le cose?
[Secret Agents! Warblers; Bad! New Directions]
Genere: Azione, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian, Brittany/Santana, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Mission: IMPOSSIBLE - Cinque scadenti agenti segreti a N.Y.C.
Rating: arancione
Genere: azione/commedia/demenziale
Spoiler: personaggi/riferimenti season four 



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



MISSION: IMPOSSIBLE - Cinque scadenti agenti segreti a N.Y.C.





CAPITOLO 1
Quando tutto ebbe inizio

 


 

Westerville, 2012
 


Il ragazzo, emozionato, stringeva così forte la lettera tra le sue mani rischiando di stropicciarla.
Non avrebbe mai creduto di poter essere uno dei fortunati studenti a giovare del N.Y.S.A., lo stage offerto dalla Dalton Academy.
 
Gentilissimo signor Nicholas Duval,
le annunciamo lietamente che è stato scelto per partecipare allo stage offerto dalla Dalton Academy, il “New York Secret Agency”, periodo di addestramento concesso agli studenti più meritevoli. È stata esaminata con estrema accuratezza la sua media scolastica e il suo profitto e siamo fermamente convinti che questo corso di specializzazione possa soltanto fruttarle.
Per info, contattare Mr. Peters.
 
La Dalton Academy
 
 
Thaddeus Harwood, meglio conosciuto come Harwood o semplicemente Thad, camminava soddisfatto per i corridoi dell’istituto.
Immerso nei suoi pensieri, si scontrò con un ragazzo alto.
«Scusami», si mortificò Thad, alzando lentamente il volto e incrociando gli occhi di Sebastian Smythe.
«Oltre ad un cervello, segna sulla lista delle cose da comprare anche degli occhi, Harwood», sbottò Sebastian scocciato: «Fa’ attenzione quando cammini».
Avrebbe tanto voluto spaccargli il setto nasale, ma si limitò ad annuire. «Harwood, anche tu hai ricevuto la lettera per lo stage?», gli chiese poi l’altro, squadrandolo da capo a piedi con aria di sufficienza.
Thad detestava quel suo atteggiamento di superiorità e altezzosità e trattenne ancora una volta i suoi istinti omicida; studiava per diventare un agente segreto, non un serial killer. «Sì, Smythe», rispose in modo pacato.
«I miei complimenti», si congratulò Smythe con finto entusiasmo.
«Ti ringrazio, io ora devo proprio andare. Ci si vede», si congedò Thad.
… a mai più.
Thad si voltò e si allontanò dal ragazzo, alzando gli occhi al cielo: non sopportava Sebastian Smythe. Era un acido sbruffone venuto alla Dalton Academy dopo aver frequentato una prestigiosa accademia per agenti segreti a Parigi. Era arrivato lì alla Dalton portando con sé il suo smisurato egocentrismo e la sua elevata autostima, credendo seriamente di poter governare tutto e tutti.
 
Blaine Devon Anderson saltellò per i corridoi, scaraventando tutto e tutti, ma ciò non importava.
Cascasse pure il mondo: doveva annunciare immediatamente la grandiosa notizia ai suoi migliori amici Trent Nixon, Wesley  “Wes” Montgomery e David Thompson.
Arrivò in biblioteca e li trovò, impegnati a studiare qualcosa da Manuale di spionaggio.
«Sono stato preso per il N.Y.S.A.!», annunciò il ragazzo entusiasta: «Diventerò un agente segreto a tutti gli effetti!».
Trent, Wes e David alzarono la testa dal libro e gli sorrisero: «Anche noi siamo stati scelti», parlò Wes per tutti e tre.
Blaine li abbracciò: «Che bello! Divideremo la stanza insieme, andremo a fare shopping, andremo a…».
«Sì!», esultò Trent interrompendolo: «e andremo a fare colazione da Tiffany!».
Sebastian, che nel frattempo era in biblioteca, osservò la scena inorridito.
«Dovrebbero seriamente ritirare la lettera ad Anderson e Nixon», mormorò, accigliato: «Non possono davvero portare a New York dei tipi come loro…».
 
Nick era alla ricerca di Jeffrey Sterling, meglio conosciuto come Jeff, il suo migliore amico e, quando lo trovò, gli disse con un enorme sorriso: «Guarda!».
Jeff si voltò verso di lui e lesse la lettera che aveva ricevuto l’amico: «Sei stato scelto per lo stage?», chiese, sgranando gli occhi.
Nick annuì sorridente e Jeff gli si piombò addosso, stringendolo in un abbraccio: «Oh, Nick, sono così fiero di te!».
«E tu?», domandò Nick: «L’hai ricevuta?».
Jeff si staccò delicatamente dall’abbraccio e, con aria mesta, si guardò le punte delle scarpe: «Ehm, ecco, io… non lo merito, ho una media inferiore alla B».
Nick sospirò: «Mi dispiace», ammise: «Uffa, non sarà la stessa cosa senza il mio amico!».
Jeff chinò il capo: «Te lo meriti, sei uno studente davvero in gamba».
«Ma… ma è il nostro ultimo anno, deve essere speciale per entrambi!», replicò Nick.
«E che cosa posso fare? Devi andarci, io non sono indispensabile», spiegò Jeff: «La tua vita dipenderà anche da questo stage! È importante che tu lo faccia».
«E tu?», chiese Nick: «Mi dispiace, davvero, sono disposto anche a rinuncia…».
«Neanche per sogno!», lo interruppe Jeff, poi lo rassicurò, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla: «Non fa nulla. Devo ripetere per l’interrogazione di mimetizzazione. A dopo!».
 
«Jeff non è stato preso per lo stage, mi dispiace tanto», gli disse Nick.
«Dispiace anche a me», rispose Thad, sincero: «Già immaginavo noi tre a New York a realizzare i nostri sogni».
Nick annuì, mesto. «Non importa quando e come, ma un giorno io, te e Jeff diventeremo tre grandi agenti segreti di New York. Promesso», parlò Thad, cercando di confortare l’amico.
«Speriamo…».
«No, non devi dire speriamo, ma lo so, è così», lo corresse Thad: «Sarà così, d’accordo?».
«D’accordo», confermò Nick accennando un lieve sorriso: «Ora vado. A presto, Harwood».
«Ci vediamo, Duval», Thad rispose al saluto, camminando verso la sua stanza.
Attraversando i corridoi dell’istituto, incontrò nuovamente Sebastian Smythe, questa volta senza sbattergli addosso.
Thad, interessato, volle chiedergli un’informazione: «Hey!», lo salutò.
«Che vuoi, piattola?».
Sempre molto gentile.
«T-tutto bene?», farfugliò Thad intimidito. Non era possibile che qualsiasi cosa Sebastian dicesse, incutesse timore a tutti. Si rivolgeva e rispondeva sempre in modo gelido e aspro.
«Sì, andava tutto a meraviglia prima di sentire la tua splendida voce», rispose l’altro sarcastico.
Thad deglutì leggermente: «Volevo sapere se sai quando si parte per lo stage…».
«Sì», fu la risposta secca di Smythe: «Per info, contattare Mr. Peters, non me», aggiunse, accigliato, andando via.
 
La data di partenza era stata fissata per il 27 settembre. Lo stage sarebbe durato un anno e Nick non sapeva come avrebbe fatto un anno senza il suo amico Jeff, e viceversa. Tuttavia, il biondino aveva insistito affinché il suo amico non rifiutasse quella splendida opportunità.
Il grande giorno arrivò, e il viaggio in aereo non durò a lungo, ma per Thad sembrò durare un’eternità. Aveva paura delle altezze e l’idea di trovarsi sospeso tra le nuvole lo terrorizzava; per poco non rigurgitò addosso al povero Nick che, per tutto il volo, aveva dovuto sopportare pazientemente i suoi deliri e i suoi attacchi di panico. Aveva senza alcun dubbio un futuro da agente segreto quell’Harwood.
Per tutto il viaggio, Sebastian non aveva smesso nemmeno un secondo di ridersela sotto i baffi.
 

 

New York, 2012

 

Arrivarono nella Grande Mela: bella, grande e accogliente, insomma, perfetta per sognatori come loro.
Tramite un pullman, vennero subito condotti all’accademia che avrebbero frequentato lì a New York e vennero subito accolti; vennero mostrati loro gli orari, le regole e vennero distribuite anche le chiavi dei loro alloggi, tutti concentrati in un viale che non distava molto dall’istituto.
La sorte volle che Nick, Thad, Sebastian e Blaine dividessero lo stesso alloggio. Blaine ribollì di rabbia e si lamentò per tutto il tragitto per non essere capitato con i suoi best friends Trent, Wes e David: era capitato con il bisbetico Duval, con quello spaccone di Smythe e con quell’Harwood che era semplicemente un imbecille.
«Non potrò fare i pigiama party».
«Trent mi aveva promesso che avremmo preparato una torta insieme».
«Non andrò a fare shopping con i miei best!».
«Incendieranno la mia collezione di papillon, sono cattivi!».
Sebastian si tappò le orecchie per non sentire Anderson lagnarsi come un bambino, poi inserì le chiavi nella toppa di quello che, ai loro occhi, era a tutti gli effetti un appartamento.
La porta venne aperta e, quando entrarono nella loro nuova “casa”, Blaine smise immediatamente di frignare e tutti restarono a bocca spalancata. Non dovevano dividere un monolocale, ma una sorta di piccola reggia in miniatura.
«Che meraviglia», commentò Nick estasiato.
L’appartamento era enorme e aveva un aspetto moderno: il salotto era spazioso e giovanile, dotato di eleganti divani neri e tavolini. Al di sopra del caminetto, c’era un enorme quadro.
Nick, acuto com’era, intuì che dietro il quadro si nascondesse qualcosa, perciò prese il telecomando che era al di sopra di un tavolino e pigiò un pulsante rosso.
Il quadro si alzò, mostrando un immenso e lucido televisore a plasma.
«Wow!», commentò Thad esaltato: «Avremo anche delle auto superveloci?».
«Ci sarà anche una piscina sotterranea?», domandò Nick.
«Avremo anche un guardaroba nuovo?!», chiese Blaine eccitato.
Gli occhi dei tre ragazzi si illuminarono. Il loro entusiasmo svanì quando Sebastian aprì bocca: «Mocciosi».
«Che cos’hai detto?», chiese Harwood, risentito.
«Mocciosi. Siete infantili. È come se fossimo in missione, non dovete farvi distrarre da questi sfarzi», sbottò Sebastian secco.
«Ah, d’accordo, allora se la pensi così vuol dire che non oserai oziare guardando la tv da quel meraviglioso televisore a plasma in HD spalmato su uno di questi confortevoli ed eleganti divani neri. Vero?», lo sfidò Thad, sedendosi su uno di quei divani.
Sebastian non sapeva se ridere o piangere per lo squallore: «Infatti sono qui per studiare, non diventerò un parassita della società come voi», rispose semplicemente.
«Ah, giusto, dimenticavo che tu diventerai il grande genio del male, conquisterai il mondo e tutto sarà tuo», lo fronteggiò Thad con un sorriso.
«Perché no? Te lo posso dimostrare, Harwood», rispose Sebastian risoluto.
«Ma piantala, al massimo diventerai uno dei cattivi liceali di uno scadente filmetto anni ‘80».
Sebastian gli si avvicinò, minaccioso e, con rabbia, lo sollevò per il colletto: «Mai, sottolineo, mettersi contro uno Smythe, questa è una delle regole che imparerai bene durante quest’allegra e lieta convivenza. È chiaro, Harwood?».
«Metti subito giù Thad!», lo ammonì Nick: «Chiudiamo questo piccolo malinteso e dimentichiamo tutto, okay?».
Sebastian allentò la presa, lasciando cadere Thad sul divano. Lui sì che era un vero duro: avrebbe guadagnato il rispetto di tutti, e tutti lo avrebbero temuto.
Per quanto potesse essere insopportabile e presuntuoso, Blaine trovò Sebastian incredibilmente macho ed eccitante: «Oh, sembrava che stesse recitando in un film!», esultò, battendo le mani.
Thad lo incenerì con lo sguardo. Sebastian si limitò a guardarlo, seccato.
«Bene, per una serena e pacifica convivenza e per evitare di alzare le mani», incominciò Nick, guardando prima Sebastian e poi Thad: «dobbiamo stabilire delle regole».
Nick fece ai ragazzi cenno di seguirlo; ammirarono il resto del grande appartamento, per poi fermarsi in camera da letto.
«Allora, la nott…».
«Io non dormo con nessuno di tutti voi comuni mortali, ho bisogno di un letto tutto per me, naturalmente il mio sarà quello a due piazze», iniziò Sebastian autoritario, interrompendo Nick.
«Giusto, così puoi ospitare tutti i ragazzi che vuoi», asserì Thad con un sorriso irritante.
«Questi sono affari che non riguardano te, e comunque se continui a scocciarmi, sono sicuro che entro la fine del mese ti farò diventare un metro e una vigorsol», rispose Sebastian acido.
«Sto tremando», fece Thad sarcastico.
«Smettetela! Sembrate dei bambini», parlò Blaine.
«Senti chi parla, quello che non è capitato in camera con i suoi best!», rispose Thad facendogli il verso.
«E poi ha iniziato Harwood!», protestò Sebastian.
«Sei tu che mi irriti con il tuo modo di fare! Chi ti credi di essere?», fece Thad.
«Pensa un po’, tu mi irriti soltanto con la tua presenza, dimmi un po’ cosa devo fare io!», parlò Sebastian.
«Basta!», cercò di fermarli Nick: «Calmatevi, non posso sopportare per un anno i vostri litigi da fidanzatini…».
Scoppiò il putiferio.
«Io? Fidanzato con… lui?», disse Sebastian inarcando un sopracciglio e guardando Thad inorridito: «Ma l’hai visto?».
«Infatti, spero tu stia scherzan… hey, ma ti sei visto tu!», si alterò Thad.
«Oddio, l’avevo detto per dire, non intendevo questo!», disse Nick esasperato: «Ora basta, io dormirò qua, Thad lì, Blaine là e Sebastian, come ha espresso poco prima, in quel letto».
Nick portò i ragazzi in bagno: «Allora, per quanto riguarda gli orar…».
«Ah, io sono abbastanza lento, possibilmente vorrei andare prima io in bagno la mattina, a costo di svegliarmi un’ora prima», lo fermò Thad.
«Giusto, hai diciassette anni e ti senti così solo, possiamo comprendere le tue priorità», ammiccò il francese.
«Non è per quello», rispose Thad acido, tenendo a bada i suoi istinti violenti: «Non sono mica come te!».
«Mi dispiace, tesoro, ma io non ne ho bisogno perché so come spassarmela, a differenza tua», ammiccò Sebastian facendogli l’occhiolino: «Ho una vita sociale, io».
«Non mi abbasserò mai al tuo livello», disse Thad accigliato.
«Già, come ti capisco, nessuno è degno e capace di raggiungere il mio livello», disse il francese altezzoso.
Nick alzò gli occhi al cielo: «Sì, okay, come volete», tagliò corto: «Per quanto riguarda la cucin…».
«Non cucinerò, a meno che non mi procuriate un grembiule perché non posso imbrattare i miei vest…».
«Cucineremo tutti», asserì Nick gelido, interrompendo Blaine: «Ci saranno dei turni e nessuno potrà tirarsi indietro».
Sebastian sogghignò maleficamente, spaventando Thad. «Io non mangerò cibo cucinato da Smythe. Ci tengo alla mia vita», asserì Thad.
«Avevo esattamente pensato di avvelenarti. Beh, l’unica cosa positiva è che dimagrirai un pochino», gli sorrise il francese.
Thad e Sebastian incominciarono a battibeccare. Nick, disperato, si portò una mano in fronte.
 

 

Westerville, 2012

 
Era passato un giorno e già gli mancavano terribilmente i suoi amici Nick e Thad. Aveva deciso di trovarsi un lavoretto per accumulare un po’ di soldi, così avrebbe raggiunto i suoi amici a New York, anche se non era stato scelto per lo stage.
Arrangiò in un fast-food, lavorando soltanto di sera poiché la mattina era a scuola. Stava prendendo ordinazioni e servendo ai tavoli quando incontrò alcuni dei suoi docenti.
«Signor Sterling, lei lavora qui», asserì un professore con un sorriso.
«Salve, signor Peters. Sì, lavoro qui… ma voi che ci fate qui?», chiese il biondo, incredulo.
Era insolito vedere dei docenti della Dalton Academy cenare in un fast-food. Solitamente mangiavano stesso a scuola, oppure frequentavano posti chic.
«Oh, è il compleanno del professor Brown e anche noi agenti segreti non sappiamo rinunciare alla tentazione di un buon cheeseburger», rispose il signor Peters con un sorriso.
«Auguri di buon compleanno, signor Brown! Allora? Che cosa desiderate?», domandò Jeff, premendo la penna sul blocchetto.
«Quattro menù completi con cheeseburger», rispose la professoressa Rain.
«Ah, e mi raccomando: a me senza pomodoro. Sono allergico ai pomodori», gli intimò Mr. Peters con un lieve sorriso.
«Tutto chiaro. Attendete soltanto un po’!», rispose Jeff gentilmente, sgattaiolando in cucina.
Si avvicinò al cuoco e riportò le ordinazioni. Ritornò ad occuparsi degli altri tavoli finché non ritornò in cucina per servire le diverse portate.
«Queste sono le ordinazioni per il tavolo 21», gli suggerì il cuoco.
Jeff annuì, dirigendosi verso il tavolo 21 con dei vassoi in mano.
«Ecco a voi! Buon appetito», disse, appoggiando i vassoi al tavolo dei professori che gli sorrisero.
Il biondo si congedò, per poi illuminarsi e ritornare subito indietro: sul cartone del panino di Mr. Peters c’era la foto di un cheeseburger con pomodoro, quindi il cuoco aveva sbagliato panino.
«Oh, signor Peters, mi scusi, ma lei non può mangiarlo!», disse Jeff, tirandogli dalle mani la confezione di cartone.
Il signor Peter aggrottò le sopracciglia: «Perché?», chiese, tirando il cartone verso di sé.
«Perché lei è allergico al pomodoro e quind…».
A causa della goffaggine di Jeff e della prepotenza del professore, il cartone volò in aria, cadendo a terra e aprendosi, disintegrando il panino e facendo fuoriuscire le foglie di insalata, i pomodori e gli altri ingredienti.
E anche un’insolita macchia violacea che decisamente non doveva esserci.
«Mi scusi, sono desolato, raccoglierò tutto in un baleno», si scusò Jeff mortificato, chinandosi a terra.
«Fermo», Mr. Peters lo bloccò, chinandosi verso il panino e osservando la macchia violacea formatasi sul pavimento.
Dopo qualche minuto, asserì: «Una particolare e rara sostanza velenosa. Qualcuno voleva uccidermi».
Jeff sgranò gli occhi. «Qualcuno voleva uccidermi e tu mi hai salvato la vita!», Mr. Peters si alzò e, orgoglioso, appoggiò la sua mano sulla spalla del biondo.
«Questo ragazzo è un eroe!», squittirono alcuni clienti del locale esaltati indicandolo.
«Sono fiero di te, ragazzo. Il criminale che ha tentato di eliminarmi andrà immediatamente in prigione per tentato omicidio. Per te avrei in mente un’altra cosa».
 

 

New York, 2012
 

 
Ecco perché il giorno seguente Jeff Sterling era da solo nella Grande Mela con Mr. Peters e altri docenti, con due bagagli tra le mani e un sorriso enorme stampato sul volto.
Dopo quella prova di temerarietà e intelligenza, Jeff era stato elogiato dai professori e considerato meritevole per poter partecipare al N.Y.S.A.
«Hai qualche preferenza in particolare per l’alloggio o uno vale l’altro? Sai che faremo di tutto per te, ti sarò debitore a vita!», gli disse Mr. Peters cordiale.
Jeff ancora non aveva ben capito cos’aveva fatto di così eroico, ma decise di approfittare della situazione che era soltanto a suo favore: «Come vuole lei, Mr. Peters, anche se mi piacerebbe tanto condividere l’appartamento con Nick Duval e Thad Harwood».
Il professore annuì. Durante l’arco della giornata, le chiavi vennero ritirate e date a Jeff.
«Non le devi perdere assolutamente, intesi?», gli raccomandò la professoressa Rain.
Il ragazzo annuì. «Domattina noi ritorneremo in Ohio. Buona permanenza!», si congedò la donna.
Il biondo salutò i professori, poi, con un sorriso, inserì le chiavi nella serratura della porta dell’appartamento.




Angolo Autrice

Buongiorno a tutti! :)
Eccomi con una nuova long, e non preoccupatevi per le altre: provvederò ad aggiornare le altre mie long appena la scuola termina ufficialmente xD :)
È da tempo che avevo l’idea di una long demenziale (perché lo è assolutamente xD) sui Warblers in versione agente segreto e questo primo capitolo era pronto già da tempo, ma solo ora lo pubblico perché… perché boh (?).
Ah, dimenticavo: da come avete potuto intuire, la battuta di Thad è quella di Santana nella 3x11 (:
Spero vi piaccia, ci vediamo al prossimo capitolo :D

 

   
 
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