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Autore: bibrilove98    24/05/2013    2 recensioni
Claudia credeva di essere una ragazza normale fino a quando non ha incontrato Mark, Arianna e Matteo che le hanno fatto scoprire la sua vera identità e la verità sul padre che non ha mai conosciuto. Lei, infatti, è una semidea. Gli dei greci non sono morti, anzi, sono più vivi che mai e, dopo molto tempo sono tornati a vivere nel Colosseo di Roma. Un viaggio pericoloso attende la nuova semidea che dovrà cercare di risolvere un problema al campo Mezzosangue, un luogo magico dove tutti i semidei come lei sono al sicuro e dovrà partire alla ricerca di un ragazzo molto potente, figlio di uno dei Tre Grandi: Zeus, Poseidone e Ade. Riuscirà a scoprire la verità sul suo vero genitore e a portare al campo il potente semidio?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Chirone, Gli Dèi, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo ci alzammo all’alba. Mark non ci aveva detto niente riguardo la sua decisione e per questo eravamo molto preoccupati.
-Quindi ricordati come si difende con un pugnale- Arianna stava ripetendo alcune mosse base a Mattia, non sapevamo a cosa stavamo andando incontro –sei piccolo quindi puoi muoverti velocemente e attaccare con rapidità
-Ho capito tutto, grazie mille Ari.
Ormai era arrivato il momento, il sole stava sorgendo e nella sua stessa direzione apparvero Phobos e Deimos.
-Bene, bene, avete fatto la vostra decisione stupidi semidei?
Mark si fece avanti col suo arco sulle spalle.
-Si, ho preso la mia decisione!
Avevo il cuore in gola, non sapevo cosa mi stava succedendo. Avevo questa strana sensazione ogni volta che Phobos e Deimos erano nei paraggi.
-Abbiamo deciso di affrontarvi- Mark era serissimo. Aveva deciso di affrontare due divinità. Poi mi accorsi cos’era quella sensazione che sentivo: paura. Strinsi così forte la mia spada che le nocche si sbiancarono. Non volevo avere paura. Non dovevo avere paura! E invece quelle due figure mi terrorizzavano.
-Ottima scelta- fece Phobos –avremo ben cinque servitori tra poco!
-Ad una condizione! –aggiunse Mark –se vinciamo dovrete liberare tutti i satiri che avete imprigionato e dovete giurare sul fiume Stige che non dovrete più ostacolare la ricerca di nuovi semidei.
-Va bene, tanto non avete alcuna speranza! –rise Deimos
Io mi guardai intorno. Anche gli altri erano visibilmente preoccupati. Arianna stringeva il suo pugnale pronta ad attaccare, Mattia teneva in mano il coltello che gli aveva regalato Arianna e Matteo aveva poggiato le labbra sul suo flauto magico. In quel momento partimmo all’attacco. Mark e Matteo erano contro Phobos, mentre Arianna e Mattia contro Deimos. Io non riuscivo a muovermi. Ad un tratto mi sentii le orecchie tappate, mi portai le mani sulle orecchie per cercare di capire cosa mi stava succedendo senza alcun risultato. Gli altri avevano bisogno di me e io non riuscivo a muovermi perché avevo paura! Paura?! Che razza di mezzosangue ero?! Come potevo sperare che mio padre fosse fiero di me se non riuscivo a combattere! In quel momento Phobos e Deimos riuscirono a far indietreggiare i miei amici e a portarli al mio stesso livello. Non sentivo niente, ma ad un tratto, nella mia testa riuscì a distinguere una voce. Era la stessa che avevo sentito la sera prima nel sogno, quella di quell’uomo che non conoscevo e che parlava con mia madre!
-Chiudi gli occhi. Non guardarli. Concentrati. So che ce la puoi fare!
Chiusi gli occhi nello stesso momento in cui Phobos si levò gli occhiali da sole. Non lo guardai, ma sapevo che gli altri lo avevano fatto. Mi misi a piangere. Non sapevo cosa era successo hai miei amici. E se fossero morti? Io non avevo mosso un dito per salvarli, ero pietrificata dalla paura e ora loro erano nei guai per colpa mia. Non me lo sarei mai perdonata. Appena aprii gli occhi mi ritrovai in una stanza completamente buia. Davanti a me c’era un uomo alto e snello con una tuta da corsa. Era lo stesso che avevo visto nel mio sogno. L’uomo aprì la bocca e mi disse
-Non preoccuparti piccola mia, i tuoi amici stanno bene, ma devi aiutarli ad uscire dalle loro paure. Io ti aiuterò e ti permetterò di salvarli, ma potrai farlo solo per un certo periodo. Devi sbrigarti.
-Aspetta…- cercai di dire, ma l’immagine sparì. Ad un certo punto mi ritrovai in un castello completamente rosa o meglio, i colori cambiavano in continuazione, ma il palazzo continuava ad essere splendido. C’erano un sacco di negozi al suo interno soprattutto di vestiti e di trucchi. Era il paradiso della moda! Se Arianna fosse stata lì sarebbe impazzita. Arianna?! La ragazza era in ginocchio vicino ad una donna bellissima che doveva essere la madre, Afrodite! Mi avvicinai piano finché non riuscii a sentire ciò che stavano dicendo
-Tu non puoi essere mia figlia! Una mia figlia che combatte?! Che va a Venezia e non compra niente?! Che non sa abbinare i vestiti!? Sei la mia rovina! Hanno ragione Phobos e Deimos, non servi aniente
-Scusa madre, perdonami non volevo- cercava di dire Arianna in lacrime.
-Non volevi! Mi hai disonorata! Stupida ragazza! –a quelle parole scoppiai. Nessuno poteva trattare così la mia amica. Nessuno! Nemmeno la sua superbellissimaepotentissima madre immortale.
-Lei non può trattarla così! –urlai. Le due ragazze mi guardarono.
-Claudia? –fece Arianna tirando su col naso.
-Ari! Stai attenta, non è veramente Afrodite quella! Ricordati Phobos e Deimos ti stanno controllando la mente. Affronta la tua paura!
Non so nemmeno da dove mi uscirono quelle parole, so solo che Arianna si alzò e si asciugò le lacrime con la manica della maglietta. Poi strinse il pugnale e infilzò la figura della madre che si dissolse. E con lei tutto ciò che mi circondava svanì. Mi ritrovai di nuovo a Venezia. Era una giornata piovosa, il cielo era grigio e su una piccola stradina una macchina sfrecciava a tutta velocità. L’autista non si accorse che c’era un'altra macchina che stava camminando nel senso opposto e le due auto si scontrarono. Rimasi pietrificata. Era uno spettacolo orrendo! Non avevo mai assistito ad un incidente d’auto e lo scontro tra le due vetture fu così forte che chiusi gli occhi per non assistere a quella scena. Dalla macchina uscì una signora sulla quarantina che si trascinava con i gomiti. In quel momento un bambino che doveva avere dieci anni, si avvicino correndo alla donna.
-Mamma! Mamma! –lo riconobbi subito. Era Mattia. Stranamente il bambino non era bagnato, le uniche gocce d’acqua che gli deturpavano il viso erano le lacrime.
-Figlio mio- disse la donna –abbi cura di te.
-No mamma, vedrai che ce la farai, non avere paura io sono vicino a te.
-No amore, il mio tempo è giunto al termine. Ricordati che ti voglio bene.
In quel momento gli occhi della donna si spensero. Mattia incominciò a piangere forte ed io mi avvicinai a lui e gli poggiai una mano sulla spalla. Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai
-Mattia svegliati, è solo un sogno, non aver paura sono vicino a te, affronta le tue paure.
Il ragazzo si voltò verso di me con gli occhi gonfi dalle lacrime
-Grazie Claudia.
Poi l’immagine cambiò di nuovo.
Questa volta mi trovai nell’incubo di Matteo. Il satiro era in piedi davanti ad un gruppo di altri satiri: il consiglio degli anziani.
-Tu ci hai disonorati. Non sei riuscito a portare al campo un altro semidio.
-No, non è vero- borbottò il mio amico.
-Osi contraddirci?! –fece un altro satiro.
-Sei la vergogna e il disonore del dio Pan, il grande dio dei satiri!
-Io…io non volevo…- fece Matteo abbassando la voce.
Poi mi avvicinai a lui e dissi
-È solo un sogno, calmati, non è vero che sei inutile, sei riuscito a portare al campo me. Mark e ora anche Mattia, tu non sei un disonore. Ribellati Matteo!
Il satiro mi guardò con aria supplichevole e disse –Si hai ragione, grazie Claudia.
Il sogno cambiò nuovamente. Ora mancava solo una persona da salvare. Mi trovai al campo. Più che un incubo all’inizio mi sembrò un sogno se non fosse che il campo stava andando a fuoco. Tutte le capanne, la casa Grande, la mensa, la foresta, tutto era in fiamme! Mark era vicino all’entrata del campo, bianco dalla paura con la bocca aperta in un’espressione di stupore e terrore. A quel punto Chirone e molti ragazzi del campo si avvicinarono a lui e lo aggredirono.
-Tu- disse il centauro –È tutta colpa tua! Il campo è stato distrutto e tu non hai mosso un dito per aiutarci!
Tra la folla di semidei Arianna, Matteo Mattia e c’ero pure io, erano in prima fila.
-Hai tradito tuo padre e ora si è rivoltato contro di noi! –gli urlò contro Arianna. –credevo che fossi dalla nostra parte…
-Tutte le nostre capanne sono distrutte ed è colpa tua! –continuò Mattia.
-Bell’amico! Complimenti- gli disse Matteo. Poi la mia io del sogno gli si avvicinò dicendo
-Io mi fidavo di te, eri un esempio e ora ci hai delusi tutti. Apollo e tutti gli altri dei si sono rivolti contro di noi. Molti ragazzi sono morti ed è tutta colpa tua!
Ogni insulto, ogni parola sembrava una pugnalata, ma quelle ultime parole che gli avevo detto lo avevano messo KO. Le mie parole rimbombarono nel sogno. Mark abbassò il volto e piccole lacrime gli rigarono il voiso. Mi sentii morire dentro. Lo avevo veramente ferito. Incominciai a corrergli incontro, ma in quel momento più cercavo di avvicinarmi e più l’immagine si allontanava. Phobos e Deimos sbucarono all’improvviso dal terreno ridendo.
-Pensi di riuscire a salvare i tuoi amici? –fece Deimos.
-Non ce la farai, questo è il tuo incubo peggiore, questa è la tua paura più grande!
Incominciai ad urlare. Avevano ragione. Avevo paura di non riuscire a salvare i miei amici, avevo paura di deluderli tutti, di deludere Ermes. Caddi in ginocchia e incominciai a piangere. Poi una figura mi apparve nella mente. Erano tutti i miei amici, mia madre, mio fratello, Matteo, Mattia, Arianna, Chirone, quell’ uomo e Mark. Vedere tutti i miei amici mi riportò in me. Dovevo lottare, dovevo sconfiggere le mie paure! Tutto quello che stavano dicendo non era vero. Il mio bracciale si trasformò nella mia adorata spada e attaccai. Appena colpì Phobos, quest’ultimo si dissolse e la stessa cosa accadde a Deimos. Incominciai a correre verso Mark che stava ancora piangendo. Era in ginocchio e tutti gli altri continuavano a deriderlo e a rinfacciarli cosa aveva fatto. Io mi misi tra lui e il resto del sogno. Avevo ancora gli occhi pieni di lacrime. Gli poggiai le mani sulle spalle e incominciai a scuoterlo.
-Svegliati Mark, non è come sembra, affronta le tue paure. Puoi farcela! Non è vero quello che ti ho detto prima, io ti am… ti ammiro molto ti prego guardami!
Lui alzò lo sguardo e mi guardò dritto negli occhi. Lo abbracciai e ricominciai a piangere.
-Ti prego- non riuscivo a calmarmi e continuai ad abbracciarlo. Mi staccai un attimo da lui e gli dissi
-Ti prego svegliati, affronta le tue paure, ricordati della tua missione. Ti voglio bene.
E in quel momento l’immagine cambiò di nuovo.
 



RIECCOMI!!! :D
Finalmente la settimana è finita :3 ora posso finire di pubblicare tutte le storie :D
Penso che questo sia uno dei capitoli che mi è riuscito meglio, ma questo spetta a voi dirlo ;)
Spero vivamente che vi piaccia :D Domani arriverà il quindicesimo capitolo :D
ci sentiamo presto <3
ciaoo :)
-Fra








  
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