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Autore: miseichan    24/05/2013    4 recensioni
Ritrovarsi faccia a faccia con un lupo non è mai una passeggiata.
Certo, il tutto si complica se è l'alba di domenica mattina, si è ancora in pigiama e il suddetto lupo si trova proprio fuori casa tua.
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qua la zampa



 

 

“Derek?”
Il lupo per tutta risposta si alzò.
Stiles ansimò, la bocca leggermente dischiusa in un gemito di terrore misto a incredulità. 

Impossibile. Stava impazzendo, non c’erano altre spiegazioni. 

“Ora... ora chiamo Scott.” decise, annuendo con fare oltremodo convinto “Giusto?” aggiunse, gli occhi che correvano istintivamente a cercare quelli del lupo “Ecco,” fece allora, il capo che gli crollava sul petto “ora sono pronto per la camicia di forza.”

Entrò in casa come una furia e fece per chiudere la porta, bloccandosi all’ultimo momento:

“Vuoi entrare?” balbettò, rivolgendosi incerto all’animale “Cioè, non so. Preferisci restare lì?”

Fece per aggiungere altro ma il lupo lo superò deciso oltre la soglia; Stiles lo osservò interdetto raggiungere il salotto e saltare, senza troppi complimenti, diritto sul divano. 

“Ah, no!” sbottò allora, seguendolo rapidamente “Scendi immediatamente!” gli intimò, il tono perentorio. 

Fu come parlare a un muro.

“Ho detto scendi!” ripeté accaldandosi “E’ casa mia, che diamine! Non voglio pelo di lupo sui cuscini, sia ben chiaro!”

Il lupo sospirò, più profondamente della prima volta, e si sistemò meglio.

“Oh, andiamo!” si lagnò Stiles, fulminandolo esasperato “Io... tu... Scott! Ora chiamo Scott e ti faccio vedere se non...” si tastò le tasche e solo dopo diversi attimi ricordò di star ancora indossando il pigiama. Sbuffò, sbirciando alternativamente l’animale e le scale:

“Salgo a prendere il cellulare.” disse, puntando un dito in direzione del lupo “Non ti azzardare a mordere alcunché.”

Fece gli scalini due a due, fiondandosi in camera sue e recuperando alla velocità della luce il cellulare abbandonato sul comodino: senza neanche rendersene conto aveva già avviato la chiamata. 

Tornò al piano di sotto con il telefonino incollato all’orecchio, contando gli squilli e pregando silenziosamente che l’amico rispondesse. 

“Pronto?” 

“Scott!” scattò subito Stiles, il tono involontariamente acuto “Scott, che bello sentirti!”

“Sono le otto del mattino.” si lagnò l’altro, la voce ovattata da quello che doveva essere uno sbadiglio “Le otto di domenica mattina, Stiles.”

“Lo so, lo so, lo so e mi dispiace, ma è un’emergenza!”

“Quanto caffè hai bevuto?”

“Non ho bevuto caffè.”

“Non dirmi che hai provato di nuovo una canna.”

“Scott, stammi a sentire, per favore. E’ una cosa seria!” guaì il ragazzo, camminando avanti e indietro sul tappeto del salotto.

“Okay.” sbadigliò l’altro “Ti ascolto.”

“Ho un lupo in casa.”

Dopo un silenzio che a Stiles parve preoccupantemente lungo, la voce di Scott tornò a farsi sentire:

“Non è divertente. Non a quest’ora.”

“Non sto scherzando! C’è un lupo sul mio divano, Scott!”

“Ah, sì? Com’è?”

“Scott? Scott, sento il fruscio delle coperte! Tu... tu ti stai rimettendo a letto!”

“Com’è questo lupo, allora?” sbadigliò ancora l’altro “Descrivilo, forza.”

Stiles sospirò, chiudendo gli occhi sfinito:
“E’ nero. Tutto nero.”

“Mmm.” mugugnò Scott “E poi?”

“Ha gli occhi chiari: grigio, azzurri, una cosa così.”

“Basta?”

“No, non basta, Scott! E’ un lupo e se ne sta sul mio divano!”

“Sicuro che non sia un semplice cane?”

“Ti sembra che potrei confondere un dannatissimo cane con un lupo?”

“Non lo so, Stiles! So che è domenica mattina, l’alba di domenica mattina, e che potresti avere la vista un po’ appannata, sai com’è. Forse è la stanchezza.” sospirò infine “Prova a chiamarlo Fido e vedi un po’ se risponde.”

“Vuoi che lo chiami Fido?”

“Sarà solo un cane, Stiles.”

“E’ un lupo.”

“Cane.”

“Lupo.”

“Cane.”

“Lupo.”

“Ca...”

Scott non concluse la parola, interrotto dall’ululato che sentì attraverso il microfono.

“Cos’era?” saltò su, l’ultimo sbadiglio bloccato sul nascere.

“Un ululato, ecco cos’era.”

“Ma come...?”

“Oh, Signore! Credevi scherzassi? Ha ululato, dannazione! E’ un fottutissimo lupo!”

“Non ti arrabbiare, Stiles. Resta calmo.”

“Resta calmo? Come  diamine dovrei fare?!”

“Ascolta. No... no, aspetta un attimo. Se... se è davvero un lupo, mi spieghi come ha fatto a entrare in casa tua, scusa?”

Questa volta, come raramente prima di allora, Stiles rimase senza parole. 

“Ehi? Ci sei ancora?”

“Sì.” ansimò “Sì, ci sono ancora.”

“E allora? Come ha fatto a finire sul tuo divano?”

“Ti potrà sembrare strano.”

“Non mi piace come inizio.”

“L’ho invitato a entrare.”

“Come si fa con i vampiri?” trasecolò Scott, senza capire.

“Non è un vampiro, Scott. Non ricominciamo d’accapo, ti prego. E’ un lupo.” scandì bene Stiles.

“Un lupo.”

“Bravo.”

“E per quale diavolo di motivo hai invitato un diavolo di lupo a entrare in casa tua?”

Stiles ridacchiò istericamente, carezzandosi la testa:
“Qui viene il bello, sai?”

“Devo preoccuparmi?”

“No.”

“Quindi sì.”

“Il lupo è Derek.”
Scott prese un bel respiro, profondo e prolungato, prima di azzardarsi a continuare:

“Non può essere Derek.”

“Può sembrare strano, lo so. Ti dico che è lui, però.”

“Non può essere Derek, Stiles!”

“Perché no?”

“Perché Derek è partito ieri sera.”
Stiles aprì la bocca per ribattere ma le parole gli morirono in gola. Puntò gli occhi sul lupo che gli stava di fronte e trattenne il respiro, completamente impreparato.

“Come... è partito?”

“Sì.”

“Per dove... dov’è andato?”

“Aveva una commissione urgente da fare. Io... lui...” Scott imprecò sottovoce, il tono che trasudava incertezza “Stiles, ero con Allison quando mi ha telefonato: non ho prestato il massimo dell’attenzione a ciò che diceva, scusa.”

“Però è partito.”

“Sì.”

“Ne sei sicuro?”

“Ascolta,” sospirò l’amico “se anche non fosse partito, okay? Per quale motivo dovrebbe essersi trasformato in lupo per venire a trovarti?”

“Ho un divano comodo?”

“Stiles.”
Stiles fremette, mordendosi rabbiosamente un labbro:

“Non lo so, va bene? Ma... e se fosse lui, Scott?”

“Come lo spiegheresti?”

“Non cercare una spiegazione. Solo... se fosse lui?”

“Guardatevi un bel film.”

“Oh, andiamo!”

“Ho sonno!” sbottò in risposta l’altro “Vuoi farmi dormire un po’, per cortesia?”

“E ignoriamo la presenza della bestia a pochi passi da me?”

“Cacciala.”

“Perché?”

“Perché è una bestia! Buttala fuori e, da bravo, tornatene a letto anche tu.”

“E se mi morde?”

“Non ti ha morso il vero Derek fino ad ora non credo lo farà il suo surrogato, tranquillo.”

“Scott?”
“Sto per attaccare. Conto fino a tre.”

“Non potresti venire qui?”

“Uno.”

“Mi fissa sempre, sai? E’ alquanto inquietante, capisci?”

“Due.”

“E ti giuro che sa anche sbuffare.”

“Tre. Ci sentiamo più tardi, Stiles.” chiuse la chiamata l’amico.

“Scott? Scott? Sco...”

Stiles inveì, sollevando lentamente gli occhi sul grosso lupo nero. Al diavolo.
Scivolò sul tappeto e incrociò maldestramente le gambe sotto di sé, ragionando sul da farsi: per qualche  strano motivo chiamare la protezione animali non gli sembrava più una così buona idea.

“Che vuoi che faccia?” sbottò alla fine in direzione dell’animale.

Quello si limitò a guardarlo come aveva sempre fatto, apparentemente imperturbabile.

“Derek.” lo chiamò allora, poco più che un sussurro.

Lo sguardo del lupo, per un istante, si fece più attento. Lo avrebbe giurato.
“Lo so che sei tu, okay? Ne sono convinto. No, va bene, proprio convinto no, ma quasi sicuro.”

E lo sguardo si fece sarcastico.

“Non guardarmi come se fossi pazzo. Sei Derek e c’è poco da discutere.” borbottò Stiles “Certo, non si spiegano parecchie cose. E apparentemente tu sei in viaggio. E tu, tu lupo, sei soltanto un lupo. Io e te però sappiamo che in realtà sei tu. Tu Derek.”

Stiles si dondolò appena, prendendosi la testa fra le mani: “Giusto?”
“Giusto?”

Il lupo uggiolò, facendolo scattare in piedi.

“Derek!” sbraitò il ragazzo “Spiegami cosa diavolo è successo!”
Stiles osservò sconvolto il lupo guaire ancora e quindi nascondere il muso fra le zampe.

“Va bene!” sibilò “Vuoi metterla così? Non vuoi parlare, eh? Va bene!”

Con stizza afferrò il telecomando del televisore e guardò l’animale in tralice, continuando:

“Seguiremo il consiglio di Scott, contento? Ci guardiamo un film.”

Gli riservò un sorriso sfrontato prima di continuare, candidamente:

Zanna Bianca ti va bene?”

 

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