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Autore: debbythebest    24/05/2013    2 recensioni
Questa storia è ambientata Dopo The Departed, in un AU dove Stefan è stato soggiogato da Rebekah, ed Elena è morta come nella fine della serie. Ma qualcuno si sentirà in debito nei suoi confronti. Qualcuno la aiuterà con i nuovi e improvvisi cambiamenti. L'amore si nasconde dietro ogni momento. Tutto ciò che dobbiamo fare, è capire se siamo pronti ad accogliere questa consapevolezza.
/Tratto Dal Primo Capitolo/
Prima che potessi rendermene conto, la mia vista si offuscò, ed un senso di smarrimento si fece strada in me. Sentii che provare a respirare sarebbe stato solo tentativo di rianimare un corpo ormai inghiottito dall'acqua. Era dunque questo, ciò che significava morire? Perdere semplicemente conoscenza, e non risvegliarsi più?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Elijah, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the Departed - Elena's diary <3'
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31-La quiete prima e dopo la tempesta...



3 settimane dopo:
 
Sono passate settimane da quando non provo più niente. Cosa ne penso al riguardo? É sfibrante! O almeno...Elijah lo é. Continua a non arrendersi, a provare in ogni singolo momento di ogni singolo giorno a farmi dire che lo amo. Beh, non ho mai visto tanta determinazione in vita mia, questo lo ammetto. O forse ha la mia stessa determinazione quando si trattava di far tornare umano Stefan. Forse...
Apro gli occhi e dò il "buon giorno " al mondo. I problemi perlomeno sembrano spariti.Non sono più caduta in trance, e non sto più sperimentando i miei nuovi poteri. Sarebbe il fatto che ho spento la mia umanità a causare tutto ciò. Almeno secondo Caroline...tuttavia sento che qualcosa di molto grande sta per succedere. È come se fossi consapevole che questa è la calma che agita il cielo prima della tempesta.
 
-Buon Giorno mondo...-. Dico assonnata alla stanza. Mi giro nel letto e non trovo nessuno dall'altro lato. Mi fa sentire...strana. Ma non triste, sia chiaro. Mi alzo e inizio a vagare per la stanza. Poi la porta si apre, ed Elijah entra con un'espressione piuttosto loquace.
 
-Bonjour mon amour!-. Scettica lo guardo mentre sulla sua faccia leggo nient'altro se non  dannata felicità. Mi porge una sacca di sangue e io l'afferro senza ritegno. Però prima che possa togliergliela di mano sento una risata, e poi mi ritrovo schiacciata contro il suo petto.
 
-Sul serio?-. Chiedo. -Oltre alla rima scadente in francese devo anche sorbirmi questo?-. Invece di cambiare espressione lui continua a sorridere e mi bacia ignorando le mie proteste.
 
-Ti amo anche io...-. Sussurra dolcemente contro le mie labbra. Non so come, non so in che frangente, ma Elijah é tornato ad essere un vampiro originario. Secondo Bonnie é merito mio, perché essendo una dea il mio sangue é speciale. Come se fosse una novità...il mio sangue non sarà mai normale.
 
-Puoi lasciarmi andare per favore?-. Domando quasi disperata. É una frustrazione tremenda vederlo così...imperterrito.
 
-Come sua altezza comanda...-. E mi ritrovo sola un attimo dopo. Sbuffo e addento la sacca di sangue. "No...conoscendolo questo non avrà mai fine...".
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Come già affermato, sono passate settimane da quando ho spento la mia umanità, e non me ne pento per niente. Come potrei anche volendo? Non provo niente...
Ma cambiando discorso...Damon e Stefan ieri sera hanno chiamato dicendo di avere delle novità. Con loro ovviamente ci sono anche Andromeda e Kol, e ripensando a quest'ultimo mi viene voglia di sentirlo. É uno che si sa divertire, ed é mio amico. Quando tornerà dovrò chiedergli un aiutino. Lo chiederei a Damon, ma lui a mio parere si comporterebbe come gli altri. Scendendo le scale di casa mia noto delle false espressioni indifferenti sui volti dei presenti. Dopo avermi lanciato delle occhiate piuttosto strane, Elijah torna al suo giornale, e Jeremy sembra totalmente preso dalla sua tazza di latte e cereali. Ignorandoli prendo la borsa e faccio per uscire, quando una mano mi blocca sulla maniglia. Immediatamente penso al gesto. La stessa cosa che ha fatto quando si é introdotto grazie a Jenna in casa mia. Afferro in modo leggermente subdolo la sua mano, sentendolo fremere.
 
-Perché?-. Chiedo annoiata.
 
-Hai spento la tua umanità. Cosa credi di fare? -. Lascio andare la maniglia e sorrido laconica.
 
-Stavo andando a scuola Elijah. Mi annoio qui...-. Anche se so che forse il mio broncio non funzionerà, io lo sfodero con il più deluso degli sguardi.
Il vampiro tentenna, poi la voce di Jeremy si fa strada tra di noi.
 
-Sarebbe una buona idea, potrei tenerla d'occhio io!-. Sbatto le ciglia un paio di volte mentre l'originario non toglie mai lo sguardo da me.
Lascia andare la maniglia e apre la porta. "Evvai!".
 
Seguendo Jeremy di fuori sento la necessità di tornare alla vita quotidiana. Per un momento, solo un attimo penso all'altra notte con Elijah. Mi ricordo di non aver provato niente, solo piacere fisico a causa della mia scelta. Lui deve avermi dato tutto sé stesso invece. Mi sembra quasi di sentire qualcosa,ma solo per un istante.
Salgo in macchina e lo vedo sulla porta che ancora mi fissa intensamente. So che ci sta provando, che ci sta mettendo tutto se stesso, ma così io sto in pace con me stessa, e non devo soffrire più. Niente sofferenza...
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Tutto intorno sembrava morto, spento. Quella era Atene, dicevano fosse bellissima. La città, forse. Il punto in cui erano loro era tutt'altro che amabile, (come lo aveva definito Andromeda) anzi sembrava uscito da un film horror. Forse perché erano sotto terra...
L'aria di saturo gli raggiunse le narici procurandogli uno starnuto che fermò giusto al momento opportuno.  Là sotto sembrava un labirinto, un'intreccio di cunicoli lunghi centinaia di metri e vecchi migliaia di anni.
 
-Ci siamo quasi!-. Disse con voce ferma Andromeda svoltando l'angolo. Lei sapeva esattamente dove andava, al contrario dei tre vampiri che la seguivano. Mentre Damon e Stefan si guardavano intorno interessati, Kol non traspariva nessuna emozione. Si limitava a trascinarsi stanco e severo a qualche metro dalla sua amata. Il vampiro con gli occhi di ghiaccio invece pensava ad Elena. Quando Caroline lo aveva chiamato dicendogli della Gilbert era letteralmente divenuto cereo. No. Era l'ultima cosa che lei avrebbe dovuto fare...e tutto per colpa di Elijah!
Da quando l'originale era entrato nelle loro vite non aveva fatto altro che portare scompiglio, ed ora persino questo!!
Chiuse gli occhi un secondo prima di fermarsi per non andare a sbattere contro un muro. Era così preso dai suoi pensieri che non aveva notato una stupida parete di pietra. Seccato affrettò il passo e li raggiunse. Proprio quando Andromeda passò sotto un arco di volta con delle strani incisioni, Kol si accorse di non poter andare oltre.
 
-É uno scherzo??-. Chiese alterato. Stefan fece la stessa fine.
 
-I vampiri non possono andare oltre. Mi dispiace ragazzi, ma posso andare solo io. Non preoccupatevi vi farò sapere cosa...-. Ma fu interrotta.
 
-Cosa? No!-. Urlò l'originario adirato. Andromeda rise leggermente e si avvicinò cauta a lui.
 
-Starò bene Kol. -. Disse sorridendo rassicurante. -Starò bene.-. E gli accarezzò una guancia.
 
-Non fare niente di stupido...-. La supplicò lui preoccupato. Si spinse contro la sua mano e notò che la barriera  lo teneva indietro.
 
-Sembra che abbiamo scoperto chi ha insegnato il truccheto della "vecchia cantina stregata " ai Lockwood ...-. Commentò sarcastico Damon per smorzare la tensione. Si appoggiò ad un muro e vide Andromeda e la sua torcia che sparivano eteree dietro l'ennesimo angolo. 
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Quando si parlava di alberghi solitamente era la prima a scegliere quell'opzione, ma dato che pagava una persona in particolare finché restavano a Mystic Falls, la situazione cambiava.
Dalla sua lussuosa stanza Itaca fissava la finestra con nostalgia. Le mancava quella strana ed inquietante normalità con la quale conviveva a Roma. Persone, situazioni, guerre e periodi storici erano passati dalla città eterna, ma lei e sua madre non si erano mosse. Abitavano ancora nella villa settecentesca nella quale lei e Leo si erano conosciuti. Sentì la porta aprirsi, ed una fredda presenza inondare la stanza.
 
-Una romantica...sei sempre stata questo, non é così lady Winters?-. Lei rise. Era buffo come ogni volta cercasse di farla innervosire.
-Non so cosa stai architettando, ma credimi quando ti dico che non funzionerà!-. Incuruosito Leo la guardò con attenzione.
 
-Cosa starei architettando?-. Itaca si voltò e incontrò il suo sguardo.
 
-Fai l'amico, ma sappiamo tutti da che parte stai! Stai dalla loro!-. E marcò sull'ultima parola così che potesse sentirla meglio.
 
-Itaca ma che...-. Lei  si avvicinò e gli  mise un dito sulla bocca per zittirlo.
 
-Tu non sei più il ragazzo che mi ha aiutato ad uscire dal mio scudo di solitudine. Sei solo un guscio vuoto.-. Delusa chiuse gli occhi e lo sorpassò ma lui la afferrò per un braccio.
 
-Non è vero questo. So cosa voglia dire amare: ho amato te. Vorrà pur dire qualcosa?-. I suoi occhi andesso erano supplicanti, e per un secondo Itaca si ritrovò a perdersi in essi. Ma durò solo un attimo, solo il tempo di un battito di ciglia.
 
-Ho promesso a Klaus che stasera l'avrei accompagnato ad una cena alla quale saranno presenti anche "Caroline" e suo fratello.Non ce la fa a stare da solo in quella gabbia di squali!-. Cambiando totalmente discorso tirò il braccio via dalla sua presa e gli diede le spalle.
 
-Cosa ti fece scegliere Jaque al posto mio??-. Chiese Leo come ultima cosa.
 
-Non lo so...non si sceglie chi si ama...-. Esclamò con felina eleganza lei prima di uscire dalla porta.
 
Lui sospirò.
 
-Condivido pienamente!-. Rispose come un automa alla stanza.
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Tocco la stoffa tra le mie mani come se fosse oro prezioso. No, non basterà questo a farmi tornare umana. Per fargli capire ció che intendo a malincuore abbandono la seta azzurra del vestito più bello nella storia dei vestiti, e lo metto fuori dalla porta accuratamente riposto nella scatola. Mi accorgo che sto per ripensarci, ma stoppo quel pensiero con un altro. "Non devo legarmi a queste cose, lo fanno gli umani!!". Sospiro. Questa sera l'ultima cosa che farò sarà andare a cena con loro. Voglio restare a casa con me, me stessa e me medesima invece.
Sento dal piano inferiore la voce di Itaca che mi chiama.
 
-Cosa...?-. Chiedo scendendo le scale. La vedo al di sotto di me con uno splendido vestito di broccato, e provo leggero rimorso per come ho riposto il vestito "di Elijah". Con uno stiletto ticchetta a terra, come se fosse una madre che ha sorpreso la figlia a commettere un qualche peccatuccio. Questo devo sembrarle:una bad girl, che si è tinta una ciocca di rosso e che ha ripreso a far parte della squadra delle cheerleder.
 
-Avevi promesso!-. Mi indica spudoratamente.
 
-Beh, ho un sacco di compiti da finire! Ho ripreso la scuola, sai? E sono anche nella squadra delle cheerleder!-. Con uno sguardo acuto e scettico incrocia le braccia al petto.
 
-Vatti a mettere QUEL VESTITO!-. Sottolinea piuttosto acida. "Aspetta!! Qui é lei la ragazzina, perché mi faccio dare ordini?". Inizio a tornare di sopra ma prima che possa fare qualche altro passo un volto conosciuto proprio davanti a me mi fa trasalire.
 
-Non vieni?-. Chiede deluso. Si aggiusta la cravatta argentata e mi fissa supplicante.
"Ah ah...non attacca!". Penso indifferente.
 
-No, andate a festeggiare senza di me!-. Sbatto le ciglia annoiata aspettando una qualsiasi reazione. Non si muovono, nè Itaca nè Elijah. Restano fermi lì finché il clarckson di una macchina non suona facendomi quasi trasalire.
 
-Klaus non ha la tua pazienza...-. Commenta Itaca rivolgendosi al vampiro.
 
-No, certo che no!-. Risponde distante lui. Non smette un attimo di fissarmi, e questo mi infastidisce.
 
-Pensavo che azzurro pastello fosse il tuo colore preferito!-. Sorride. Inarco un sopracciglio.
 
-Si lo è. Ora andate?-. E indicó la bionda ai piedi delle scale.
 
-Itaca io rimango a casa, credo che mi aiuterebbe a meditare!-. Neanche adesso guarda Itaca, ma si limita a prestarle attenzione con la voce.
-Sicuro??-. Domanda lei preoccupata. Elijah finalmente la guarda e fa spallucce.
 
-Tengo d'occhio il prigioniero!-. Mi guarda e ride allegro. Io invece sono seccata e basta.
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-La smetti di fissarmi???-. Cerco di concentrarmi sul libro di storia dell'arte invano. Sono svariati minuti che mi guarda senza sbattere ciglio. "É inquietante!".
Non risponde. Allora mi altero ancora di più.
 
-Senti, non sono una bambina! Non ho bisogno della tata, e tu non sei la mia guardia del corpo!-. Gli lancio addosso il libro e sbatto la porta uscendo dalla stanza.
Non riesco a vedere il sorrisetto maligno che gli si dipinge in volto una volta che non ci sono più.
 
Entro nel bagno e nervosa mi guardo allo specchio. Senza quella lagna di Elena Gilbert a rovinare la festa il mio volto si é molto rilassato. Mi tocco il viso e chiudo gli occhi massaggiandomi la pelle sopra le guance.
Un attimo dopo sento qualcuno alle mie spalle, e quando alzo le palpebre sussulto come se non avessi percepito la sua presenza. Non gli do corda, neanche quando inizia ad accarezzarmi la spalla provocante. So cosa vuole fare. "Oh no Furbetto mio, è passato il tempo in cui mi fregavi...". Eppure non riesco a dire 'basta'. I suoi gesti ipnotici dicono tutto, i suoi movimenti da serpente fanno rima con i suoi occhi da demone. Il mio sguardo inespressivo si riflette nello specchio e si fonde con il suo, carico di qualcosa che neanche io stavolta riesco a decifrare.
 
-Mi manchi...-. Sospira vago mentre a me serve un respiro. Qualunque cosa subdola abbia architettato per farmi tornare la piccola piagnucolosa che ero non fonzionerà.
 
-Elijah...-. Sussurro concentrata per non ridere. Quando una fiamma si accende nel suo sguardo languido capisco che è questo che stava aspettando da me: un segnale che la vecchia Elena fosse tornata.
 
-Si, sono qui.-. Dice fermo e poi mi cinge la vita e si china sul mio collo molto lentamente. Non capisce di certo che lo sto prendendo in giro. Proprio non ci arriva. Tremo quando sento i suoi canini affilati sfiorarmi la carotide, ma non mi muovo. Non mi fará del male, lo so. Eppure sono convinta che lui non perderà mai la speranza. "Snervante!".
 
-Elena...-. Dice piano contro il mio orecchio. Un sorriso mi sfugge e in un attimo lui è sbattuto contro la porta e io ho uno sgaurdo piuttosto arrabbiato sulla faccia.
 
-Quante volte te lo devo dire? Elela Gilbert é morta insieme ad Elijah Mikaelson!-. Sono così furiosa che non ci vedo. "Come osa continuare a fare così!!!". Penso adirata. Sul suo viso c'é un'espressione soddisfatta e cattiva. "Ma che cavolo...". Sono furibonda, e lui sembra il dottor Frankenstein che ha appena visto il mostro prendere vita.
 
-Sai...non sei l'unica ad essere diabolica quando vuoi. Ho mille anni di esperienza, e ti assicuro che in quanto a tattiche sono pressoché imbattibile!! Non hai idea di quello che ho progettato per te, amore mio!!-. Faccio per rispondere ma lui mi piomba addosso favendomi urtare il lavandino.
Ora so che ha veramente qualcosa in mente, ed io lo scoprirò a tutti i costi. Sento la sua bocca contro la mia e mi irrigidisco subito come uno stoccafisso. Tento di tirarlo via, eppure una malata parte di me non vuole. É come se provassi ancora la...la...la scintilla...
 
É questo a farmi stare di scatto sull'attenti. Lo spingo lontano da me e lo fulmino con lo sgaurdo. Lui mi ride beffardo in faccia.
 
-Lo hai sentito vero?-. Ha un 'non so che' di dolce nella sua voce che tende a mascherare lo scherzo sulal sua espressione.
 
-Stanotte dormi sul divano!!-. Lo avviso minacciosa puntandogli l'indice contro.
 
 
"Mio Dio...". No. Non può essere. Una volta in camera mia mi appoggio alla porta e cerco disperatamente di cancellare l'accaduto. Ora ho capito cosa cerca di fare, e stranamente c'è riuscito. Se non può suscitare sentimenti piacevoli cerca di far raffiorare quelli negativi, purché io provi qualcosa. Mi ricorda molto Lexi quando cercava di far tornare l'umanità a Stefan. Ma io non voglio tornare umana, perché so che quando lo desidererei tutti i sensi di colpa, il rimorso, il mio carattere troppo sensibile per essere vero tornererebbero. No, non lascerò che questo accada. Mi passo nervosa una mano tra i capelli e mi stringo le ginocchia con le braccia. Ci vuole qualcosa di nuovo, ci vuole...ho trovato!!!
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Quando Kol la vide tornare indietro sospirò perplesso. Andromeda aveva qualcosa in mano, avvolta in uno strano e macabro telo nero.
 
-Ma cosa...-. Lei lo zittì prima che potesse dire qualcos'altro. 
-È molto più importante di quanto tu possa credere!-. Sospirò quasi silenziosa la semidea. Si portò una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio e ripose quella strana cosa nella borsa.
 
-Non possiamo neanche vederlo?-. Chiese incuriosito Damon. Dopo che lei ebbe negato, si accorse che stava mormorando anche altro.
 
-A tempo debito e non qui! L'occhio di Selene può essere tenuto in mano solo da qualcuno che vede oltre, o rischia di rendere la tua anima così oscura da cancellare per sempre la tua umanità...-.
 
   
 
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