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Autore: Kaho    09/12/2007    16 recensioni
Sua madre le sorrise, e le baciò la fronte. “Brava bambina mia. E ora, a nanna!”
Sakura distese le labbra e si accucciò tra le sue calde coperte.
Si domandò per un attimo perché si fosse chiesta le ragioni della volpe e non quelle di Naruto, ma scacciò via il pensiero e il senso di colpa subito; bastò rigirarsi su un fianco e chiudere gli occhi.
Infondo, erano molti che chiudevano gli occhi davanti a Naruto.
[NaruSaku - Amara; one-shot]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Don’t Wanna Fall Asleep

 

 

 

La sera, sua madre la metteva a letto e le raccontava fiabe, leggende e, talvolta, la storia della sua famiglia e del villaggio, per saziare la sua curiosità.

Sakura adorava la storia.

Provava una morbosa sete di conoscenza, e più volte aveva rubato dalla libreria del padre i grossi tomi per adulti, e li aveva sfogliati con occhi luccicanti.

In una di queste occasioni, aveva scorto una storia nuova, che mamma non le aveva mai raccontato: aveva osservato le illustrazioni di una grande e mostruosa volpe che avanzava e schiacciava sotto le sue zampe due case.

Perché stava distruggendo un villaggio?

La sera aveva domandato timidamente alla madre di raccontarle quella fiaba.  Alla mamma non era piaciuta quell’idea; le aveva ordinato di non parlarne più.

Però Sakura era davvero curiosa, e sapeva a chi domandare per risposte: Ino, la sua migliore amica, conosceva un sacco di cose sul villaggio. Quindi, una mattina nell’ora di disegno, domandò a lei di spiegarle quella storia.

Ino inarcò un sopracciglio chiarissimo, distogliendo gli occhi dal foglio ancora bianco.

“Quella che hai visto è Kyuubi, il demone che ha distrutto il villaggio cinque anni fa.” Le spiegò, stilizzando una volpe sul foglio con la lingua tra i denti.  “Papà mi ha detto che era un mostro gigantesco e che è stato uno degli Hokage a eliminarla.”

“E perché ha distrutto il villaggio?” incalzò Sakura, pendendo dalle labbra di Ino.

Questa alzò le spalle. “E’ un demone, Sakura, un mostro.” Rispose semplicemente l’amica. Una risposta che non la soddisfaceva.

La stessa notte, richiese spiegazioni alla mamma. Sakura non riusciva semplicemente a capire. E lei voleva capire il perché Kyuubi era un demone cattivo.

Davanti alla sua supplicante domanda, sua madre strinse le labbra. “Ci sono persone cattive di natura, tesoro. Non possiamo cambiarli… sono mostri. Come quel bambino biondo che viene con te a scuola…

Sakura sbattè gli occhioni verdi. “Ma chi, Uzumaki Naruto? Non mi piace quello lì. È un teppista, un poco di buono.” Affermò, crucciando le labbra.

Sua madre le sorrise, e le baciò la fronte. “Brava bambina mia. E ora, a nanna!”

Sakura distese le labbra e si accucciò tra le sue calde coperte.

Si domandò per un attimo perché si fosse chiesta le ragioni della volpe e non quelle di Naruto, ma scacciò via il pensiero e il senso di colpa subito; bastò rigirarsi su un fianco e chiudere gli occhi.

Infondo, erano molti che chiudevano gli occhi davanti a Naruto.

 

 

I don’t wanna close my eyes

Don’t wanna fall asleep

Cause I miss you babe

And I don’t wanna miss a thing

 

Non voglio chiudere i miei occhi

Non voglio addormentarmi

Perché mi manchi, tesoro

E non voglio perdere una (sola) cosa

 

 

Era una nottata d’estate calda e afosa. Il lenzuolo le faceva da seconda pelle, appiccicato contro il corpo sudato.

Sakura si rigirò nelle coperte: di lato, supina, a pancia in giù… invano.

Allungò un braccio verso il comodino e premette l’interruttore della lampada accanto al comodino. Una luce soffusa inondò la stanza, illuminando la sua camera da bambina. Le bambole erano ancora appoggiate sulle mensole, le tende d’un delizioso rosa che ricordava i suoi capelli, e i libri di favole stavano per terra e sul comodino, in disordine.

(Come l’aveva lasciata due mesi fa, quando aveva litigato con i suoi ed era andata a vivere con Naruto. Il mostro che sua madre disprezzava con sentimento.)

Sakura si liberò dal groviglio di stoffa, e si alzò, andando alla finestra: le luci di Konoha erano accese, e i lavori di ricostruzione si erano protratti anche a quell’ora della notte.

Konoha era sveglia e vigile, sembrava non riuscisse a prendere sonno, come lei stessa: i ricordi erano ancora troppo vividi.

 

Due occhi infuocati dal taglio felino, due guance graffiate e un’aura di chakra che bruciava la pelle di Naruto.

La risata innaturale della volpe mentre colpiva la maestra Tsunade.

Il suo grido disperato.

Il sapore salato delle lacrime ai lati delle labbra.

 

Sakura serrò le labbra in una sottile striscia.

(Faceva ancora troppo male.)

Guardò l’orologio. Le due di notte.

Mancavano ancora tre ore prima che fosse il suo turno di guardia, ma mise i sandali e scese le scale per poter andare alle prigioni in anticipo.

Sakura…

La voce di sua madre la fermò mentre abbassava la maniglia della porta.

“Non andare! Ti potresti fare male tesoro…!”

Il tono era ansioso e preoccupato, e Sakura tentennò nel dare la risposta. L’affetto nei confronti della madre era ancora grande, ma era stato infetto da parole e gesti troppo dolorosi da poter essere dimenticati.

“Non sono più una bambina, mamma. Non posso più chiudere gli occhi.”

La donna spalancò gli occhi, e scivolò a terra piangendo.

Sakura non la degnò di nessun’altra attenzione e prese a saltare velocemente verso le prigioni.

Di guardia alla prigione di amianto c’era Kakashi-sensei.

Sakura lo saluto pacata, e non si fermò nemmeno a chiedergli il permesso per entrare. Sapeva che il maestro la capiva.

(Doveva affrontare la realtà. Era  troppo facile pararsi gli occhi e fare finta di nulla.)

“Naruto?”

La sua voce ovattata risuonò placida nella grande cella bollente.

Un piccolo grugnito fu l’unica risposta.

Un groppo le bloccava la gola, troppo stretta per altre parole.

Naruto giaceva in un angolo tenendosi la testa, la pelle bruciata e la carne che pulsava viva, respirando forte. Un’aura rossa lo circondava e una coda frustrava l’aria.

N-Naruto…

Piccole pupille feline la fissavano e le mozzarono il fiato.

Pian piano quelle gocce nere si allargarono, e ritornarono due piccoli cerchi perfetti contornati da le iridi più azzurre e sincere che Sakura avesse mai visto.

(per quanto tempo però? Solo il necessario per non farla preoccupare)

Sakura-chan.”

Un sussurro stanco e flebile, che le fece venire le lacrime agli occhi. Ma Sakura non avrebbe pianto, piangere era adatto ai bambini e lei non era più una bambina. Non voleva esserlo.

(Anche se sarebbe stato più facile non vedere cosa aveva portato la sua promessa)

“Sono venuta a medicarti.” (e a salvarti)

Lo avvisò, abbassandosi per curare con il chakra verde almeno le ustioni più profonde.

Naruto grugnì e le allungò il braccio senza guardarla negli occhi.

Sakura si morse un labbro, e sospirò.

Non era più Naruto. Ma lo amava comunque [quel mostro dagli occhi rossi].

E le mancavano le discussioni sul ramen, sulla casa, sulle missioni.

Le mancava lui.

Per questo, per riaverlo, era costretta a tenere aperti gli occhi e fissare come era cambiato, curarlo e riempirlo di parole.

Doveva tenerlo vivo.

(Lui, che solo aveva saputo riempire i vuoti lasciati da Sasuke e riempirla di speranza)

Così prese a fare quello che faceva tutti i giorni.

Raccontava favole.

E fin quando c’era Sakura, gli occhi di Naruto anche se vitrei rimanevano azzurri.

 

Ma appena la principessa si allontanava, la bestia ritornava e minacciava il villaggio di morte. E la fanciulla sapeva, e si sentiva mangiata dal rimorso e dal dolore della perdita.

Perché era colpa della sua immaturità che la bestia era indomita.

Aveva aperto gli occhi troppo tardi.

Ma ora aveva gli occhi aperti. E l’avrebbe salvato.

Era una promessa.

 

 

*^*^*

 

 

Naruto © Kishimoto.

 

Era da un sacco di tempo che volevo scrivere una NaruSaku. Mi piacciono troppo insieme, e sono troppe poche le fic italiane con questa splendida coppia (che nello Shuppiden sembra abbia speranze di diventare realtà! *esaltazione*).

Li adoro, basta vederli insieme per farmi andare in brodo di giuggiole! *___*

Il pezzo centrale è tratto da una canzone degli Aerosmith “I don’t wanna miss a thing”. È una canzone tremendamente romantica in realtà, ma l’ho usata lo stesso. XD

Fatemi sapere… sperando che questa one-shot spinga qualcun altro a scrivere NaruSaku! XD

Un grazie speciale a Rael, perché condivide questa mia passione, e a Mimi, contagiata ormai dal morbo NaruSaku! *_*

Un grazie a tutti quelli che leggeranno.

 

Bye,

Kaho

  
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