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Autore: ichigo_sakura    24/05/2013    9 recensioni
Salve a tutti! Questa FF parla di, ovviamente, Raf e Sulfus! Già, questa storia racconta di come trascorreranno la nostra coppietta il secondo anno di scuola! Cosa succederà? riusciranno a continuare la loro storia in segreto... oppure il loro amore verrà messo alla prova da qualcosa... o da qualcuno? Ma sopratutto "come" trascorreranno l'anno? Beh, insomma: Nuovo anno, nuovi terreni, nuovi amori e nuova storia!! ^^
(è la mia prima FF su Angel's Friends quindi mi piacerebbe avere tanti pareri, ma siate clementi!! ^//^")
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Raf | Coppie: Raf/Sulfus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sveglio. La mia stanza è silenziosa: Uriè non mi chiama per dirmi che è il mio turno in bagno, Cox non mi rompe perché sono in ritardo, Miki non mi chiede se per colazione ci sarebbero state le frittelle con la panna e Dolce non mi descrive tutto l’ultimissimo catalogo della rivista di moda “Cose da Angelo” che si è imparata a memoria la sera prima. Tutta la ma settimana era stata piatta, mi svegliavo, andavo a scuola, facevo la strada assieme a Sulfus, tornavo a casa e andavo a dormire. Piatta.
Certo, un lato positivo c’era: il mio Sulfus. Anche un solo minuto passato con lui valeva la mancanza delle mie amiche.
Ma l’indomani sarebbe stato diverso. Il giorno dopo era sabato ciò significava riavere le mie ali, rivedere la mia Cox e riabbracciare le mie amiche, ma soprattutto significava V.E.T.O. non avrei visto Sulfus per due giorni… non dovevo sprecare il tempo che passavo con lui, le mie amiche ci sarebbero state per sempre, ma lui… lui no. Appena finito quest’anno di Stage, avrei guadagnato l’Aureola Radiante, quindi sarei tornata ad Angie Town per svolgere il mio compito da Angel al 100% e allora non ci saremmo mai più rivisti.
Comunque, mi alzo. La stanza è profumata e colorata in maniera deliziosa, rende il risveglio più facile… cerco a tentoni le pantofole celesti con i piedi, ma appena feci contatto con il suolo rabbrividii fino alle punte dei capelli biondi tutti scompigliati.
-Okay… vestiti, bagno, colazione, scuola…- elenco ancora in dormiveglia.
Fui costretta a mettere la gonna (tutti i miei pantaloni erano a lavare) di jeans, una canottiera bianca che mi era un po’ corta, e sopra una camicetta sempre di jeans chiaro sbracciata.
Preparai lo zaino di corsa e –quasi ingozzandomi con un croissant- uscii sbattendo la porta alle mie spalle.
Fuori dalla porta non trovai quello che mi sarei aspettata di trovare. Sulfus non c’era.
Lo aspettai per cinque, dieci minuti poi m’incamminai.
-Ma possibile?! Un Devil rimane sempre un Devil… non posso contare su di lui neanche cinque giorni su sette… poi, proprio oggi doveva mancare?- sbuffai farfugliando parole incomprensibili anche per me.
Nonostante l’avessi aspettato per tutto quel tempo, ero comunque in anticipo. Decisi quindi che mi sarei seduta sulle scale anti-incendio sul retro dell’edificio della scuola. Le scale dove io e Sulfus avevamo passato la maggior parte degli intervalli, a chiacchierare del più e del meno. Magari l’avrei trovato lì.
Effettivamente il posto era occupato, ma non da chi m’aspettavo io.
-Roberto!- dissi sorpresa fermandomi di fronte a lui.
-Oh, sei tu…- disse mentre ispirava profondamente dalla sigaretta e si staccava un auricolare dall’orecchio.
-Perché, aspettavi qualcuno?- dissi in tono ammiccante.
-Magari, la tua ragazza?- dissi provocandolo un po’. Non chiedetemi il perché.
-Di che cazzo t’impicci?- disse lui irritato, ma si calmò praticamente subito. Fece un altro tiro.
-No, io odio le ragazze. Mi sorprende solo il fatto che in questa settimana mi sei stata tra i piedi anche troppo-
-Beh, non è colpa mia se ti trovo ogni volta che giro l’angolo!- Verità. Ma effettivamente era comodo: potevo evitare di andarlo a cercare.
-E tu…?-
-Io cosa?- chiesi sedendomi un gradino sotto di lui.
-Aspettavi il tuo ragazzo?-
 
***

 
Non so. Non so proprio perché le feci quella domanda. La prima cosa che si capisce delle ragazze ad una certa età è che non bisogna mai farle domande su ragazzi o cose simili. Ma anche se fosse non avrei comunque capito… di lei non m’interessava niente.
-Io…- arrossì e quasi rischiai di farmi andare di traverso il fumo, ma non potei farne a meno. Le sue gote erano diventate così rosse che facevano risaltare i suoi occhi azzurri come lapislazzuli, i capelli biondi le frustavano il viso disegnando curve invisibili nell’aria.
-Cos’è, non ce l’hai?- mi sorpresi a chiedere. Questo era proprio il colmo! Oltre che mi ero pentito di averle fatto la prima domanda, senza farlo apposta, mi ero ritrovato a fargliene anche una seconda.
-Ecco, la mia situazione è complicata…-
Fantastico, un’altra ragazzina imbranata con problemi di cuore… adesso mi terrà qui a sentire le sue lagne per secoli…perché cazzo ho dovuto farle quella domanda??? Devo trovare una scusa per filarmela…
-Scusa, ma dev…- sussurrai, ed evidentemente lei non mi sentii, perché continuò la frase.
-Ma, non credo che ti interessi…- disse sistemandosi una ciocca di capelli.
-Cosa?- chiesi sgranando gli occhi in procinto di alzarmi.
-Beh… mi sembra il minimo, o davvero ti interessa?- i suoi occhi giganti brillavano nei miei. Mi fissava con una tale insistenza, senza pudore… ma al contempo sembrava docile e pura. Quando poi m’accorsi che anche io la stavo fissando di rimando, mi finsi molto concentrato a farmi girare il filtro della sigaretta tra le dita.
-Potrebbe…- feci guizzare il mio sguardo a vedere la sua reazione. Mi sorrise.
-Grazie, sei molto carino- disse. Sbuffai, non volevo sembrarle “carino” quel termine lo affibbi ad un cucciolo! Diamine, non volevo neppure starle simpatico.
Io detesto le ragazze.
-Non ti fare strane idee chérie, la mia curiosità è dovuta solamente alla costante noia- buttai il mozzicone e, ficcandomi le mani nelle tasche dei larghi jeans neri, lo spensi col piede.
-Oh, certo…- disse delusa.
-Capisco, allora facciamo che entro a scuola… ci vediamo do…-
-Hei, ti ho detto che sono annoiato, non che non voglio sentire…- dissi. L’avevo fatto ancora. Ero riuscito a interessarmi a qualcosa della quale, normalmente, non mi sarebbe fregato nulla.
-Ma io… beh, okay. Insomma… da dove comincio…?- si zittì per qualche secondo, come se stesse calibrando le parole esatte, come se avesse paura di dirmi qualcosa di troppo.
-Ecco, l’anno scorso avevo frequentato un corso, non molto lontano da qui, con la mia migliore amica…- cominciò lei un po’ titubante gesticolando con le mani, a volte.
- Principalmente c’erano due classi… e due studenti di ogni classe venivano messi a coppia per custod… volevo dire per mettere alla prova le proprie abilità in tutti i campi-
-Fammi indovinare: tu sei stata messa in coppia col tipo che ti piace?- chiesi ridendo.
-Come hai fatto ad indovinare?- chiese lei spalancando leggermente le labbra rosee.
-Boh, forse sei prevedibile…- dissi facendo spallucce.
-Ha-a- rise sarcastica e poi riprese.
-Beh, si. Hai indovinato. Comunque all’inizio ci odiavamo… insomma io e lui… noi… quello che voglio dire è che… uff…- sembrava non trovare le parole. Si portò una mano alla testa e la sfregò.
-Se non riesci a dirlo fai un paragone!- dissi io sbuffando.
-Ecco… Ha!- disse lei come se avesse avuto l’Illuminazione. Mi sarei pure aspettato di veder comparire una lampadina all’altezza della sua nuca come nei cartoni.
-Che cibi preferisci?- mi chiese all’improvviso.
-Eh? Ma che c’entra?- chiesi sfoggiando la mia migliore espressione da “questa è pazza”.
-Rispondi e basta!- ordinò ridendo leggermente alla vista, probabilmente, della mia faccia.
-…Non so, credo pizza al peperoncino piccante… e poi… vuoi il menù completo o mi fermo qui?- chiesi sarcastico continuando a non capire il motivo della domanda.
-Menù!- rispose lei seria. Rimasi basito, possibile che prendesse quella questione così seriamente.
-…Mmh, oltre la pizza, frutta di ogni genere e… tiramisù, si, senza dubbio è il dolce che preferisco- conclusi infine.
-Bene, suppongo che la pizza e il tiramisù ti piacciano allo stesso modo, giusto?-
-Te l’ho appena detto, no?-
-Si, ma mangeresti mai una pizza al peperoncino con il tiramisù… contemporaneamente?- chiese.
-No! Farebbe schifo- conclusi senza accorgermi che il suo sguardo si era intristito.
-Ecco che reazione ebbero tutti quando scoprirono il nostro amore…- disse sistemandosi i capelli, che quasi a comando, erano ricaduti a nasconderle il viso.
-Noi siamo troppo diversi… lo trovarono… contro natura, tutti cercarono in diversi modi di separarci: i nostri professori, i suoi amici… persino i miei-
-E ci sono riusciti?- mi feci sfuggire la domanda senza pensare agli effetti che avrebbe potuto avere su Raf.
-…- ebbi in risposta un lieve gemito triste e trovai opportuno trascinare la conversazione su un altro punto.
-Allora… tu sei la pizza al peperoncino?- chiesi ridendo e con piacere constatai che lei mi seguii nella risata.
-Ma cosa dici?! Potrei pensare male!!!- rise lei tirandomi uno schiaffetto sulla spalla.
Ci alzammo entrambi di scatto quando ci accorgemmo che il preside era uscito a raccattare quelli che all’alba della mezz’ora di ritardo ancora non si erano decisi ad entrare. Solo dopo ci rendemmo conto che da lì era improbabile essere visti.
-Beh, è comunque meglio andare- disse quasi avesse fatto i miei stessi ragionamenti.
Annuii.
Scesi prima io dai cinque, stretti gradini che ci separavano dall’asfalto, ma quando fu il suo turno uno dei tacchi s’incastrò nella grata e inciampò.
Sfortunatamente, addosso a me.
Finimmo a terra entrambi, picchiai la schiena, ma non mi feci male. Era il petto che mi sentivo oppresso ed infatti, quando aprii gli occhi, mi trovai il suo piccolo corpo sopra il mio col suo seno che all’altezza dei pettorali, ma, ad onore del vero, me ne accorsi solo dopo.
Quando lei si accorse di essere sopra di me fece uno scatto felino all’indietro e da quel momento in poi fu un fiume di parole intonate a scuse.
-Oddio, oddio!!! Scusami, non l’ho fatto apposta, ho… inciampato. Ti sei fatto male? Hai battuto la testa? Qualcosa di rott…?-
-Hei, tranquilla! Non sono mica fatto di vetro!- dissi rialzandomi e mettendomi a posto la maglietta.
È sicuramente il tiramisù.
-Raf!!!!- quell’urlo proveniva dal cancello d’ingresso della scuola. Quell’urlo la fece girare. Quell’urlo la fece sorridere come non l’avevo mai vista.
-Sulfus!- disse lei felice andandogli incontro con le braccia aperte, come se lo stesse per abbracciare, ma quando furono alla portata di abbraccio non si sfiorarono neppure… come se avessero paura.
non volevo rimanere lì. Ma se me ne fossi andato avrei attirato l’attenzione di Raf, che di sicuro (buona com’è), mi avrebbe presentato e forse costretto a fare due chiacchiere con loro. Così rimasi seduto lì, a guardare.
Il volto di Raf, prima raggiante, si scurì fino a quasi diventare arrabbiato.
-TU, BRUTTO STUPIDO! TI HO APETTATO UN SACCO QUESTA MATTINA!!!- urlò lei quasi fosse una cosa normale e il ragazzo, Sulfus, sembrò farsi piccolo piccolo. Poi si tirò su e le sorrise sfiorandole delicatamente i capelli, attento, come se non potesse farlo.
-Non ti arrabbiare, Angelo. Il mio ritardo…-
-Assenza- lo corresse lei con un tono ancora acido, anche se non molto.
-Il mio ritardo… dicevo, era giustificato- si frugò nelle tasche e ne estrasse una scatoletta di raso rossa che rifletteva opacamente la lieve luce del sole di settembre.
-Cosa…?- disse lei spiazzata rimanendo quasi incantata dalla scatoletta, nonostante, qualche volta, di sfuggita, guardasse gli occhi gialli di lui.
-Non avresti dovuto fare nulla del gen…-
-Shhh!!! Non rovinare il momento!- disse lui sfoggiando un sorrisetto malizioso.
Aprii la scatoletta e ne estrasse una lunga catenina d’argento con un pendaglio, che da quella distanza, sembrava a forma di serpente.
Regala un serpente ad una ragazza? A Raf, poi… la odierà di sicuro… non è il tipo da serpenti!
Tutt’ora sono sicuro che sia così, ma la sua reazione fu un’altra.
-È un serpente corallo… come Basilisco- disse in tono dolce sfiorando il ciondolo. Evidentemente lui doveva avere un serpente corallo a casa.
-Già… sai, l’ho visto e per prenderlo ho dovuto litigare con un coglione col crestone… ma alla fine ce l’ho fatta- disse.
-Ma perché proprio Basilisco?-
Lui non disse nulla fece solo un’espressione che non riuscii a decifrare, ma evidentemente Raf si.
-Non dirmi che… Tayco e Sai…- lui annuii.
Ma di che diavolo stanno parlando? Sarà un film?
-Sai, quando affrontò il Sentiero e non ce la fece, regalò a Tayco il suo ragno Glicera… per fare in modo che lui non si scordasse mai di lei- fece una breve pausa per estrarre la catenina e, dopo aver fatto scivolare i lunghi boccoli di Raf dietro al collo, gliela mise.
-Io non posso donarti Basilisco per ricordarti di me… anche perché in questo momento non ce l’ho neppure io… ma, una sua rappresentazione, per tenerci uniti nei prossimi due giorni, che ci separeranno- lui fece scorrere la mano sul petto di lei fino a raggiungere il ciondolo, lo prese tra le dita e lo baciò. Non so dire perché, ma strinsi i pugni lungo i fianchi.
-Oh, Sulfus!- disse lui prendendolo per mano e avviandosi verso la classe.
Io finalmente m’alzai, ma non entrai subito. Estrassi il mio pacchetto di Black Devil dalla cartella e ne accesi una assaporando il primo tiro come se fosse l’ultimo.
Beh, lui deve essere la pizza…
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Volevo scusarmi tantissimo per il ritardo… e probabilmente anche per il capitolo, perché non mi ha soddisfatto particolarmente… ma sta a voi giudicare!
In oltre volevo darvi delle motivazioni per il ritardo… non mi pareva giusto dire così e farla finita. Quindi la pura e sfacciata verità è che non avevo voglia di scrivere. Mi era passata completamente qualsiasi tipo d’ispirazione, ma effettivamente “il genio è uno per cento ispirazione e novantanove per cento sudore”.
Quindi è solo colpa mia… pardon ^^
Un bacione a tutti!!
Icchy <3

 

  
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