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Autore: sleepingwithghosts    24/05/2013    2 recensioni
«Nel senso che mi piaci, Claudia Pitt, mi piaci così tanto che voglio rinunciare a qualsiasi ragazza che non abbia i tuoi capelli da arricciare con le dita, i tuoi fianchi da accarezzare, le tue guance da baciare, le tue labbra da mordere».
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ho scoperto che cosa succede a giocare con il fuoco.

 

Distesa a letto, gli occhi fissi sul soffitto, i pensieri che le martellavano in testa, Claudia Pitt non si dava pace. Era uno di quei giorni in cui si sentiva la stanchezza dappertutto, negli occhi che stavano troppo aperti e non la lasciavano dormire, nella pelle del polso che continuava a bruciarle, nelle gambe rannicchiate sotto il corpo. Precisamente non sapeva che ore fossero, ma il suo orologio biologico le diceva che erano all’incirca le tre di notte. Le ricordava inoltre, in modo simpatico, che il giorno dopo avrebbe avuto il compito di trasfigurazione e che non era preparata abbastanza. Si rigirò nel letto mettendosi su un fianco. Chi voleva prendere in giro? Non era preparata proprio per niente. Sbuffò e si mise a pancia all’aria, incrociando le braccia.
Maledetto Nott. Maledettissimo Alexander Nott.
Si alzò di scatto a sedere sul letto. C’era troppo silenzio e troppo buio in quel posto, e lei aveva sempre odiato entrambi. Rimase ad ascoltare i respiri lenti e regolari delle sue compagne di stanza, accertandosi che tutte dormissero profondamente, e fece cadere le gambe giù dal letto. Si infilò le scarpe che teneva sotto il comodino – strano vizio che aveva fin da quando era bambina, come se si fosse sempre accertata di essere pronta in caso di fuga, in caso avesse voluto scappare da quel manicomio chiamato casa – e il mantello sopra il pigiama, poi sgattaiolò fuori dal dormitorio in punta di piedi e si chiuse la porta alle spalle. A contrario di Lily, lei non era coraggiosa per niente, ma non era nemmeno mai stata esattamente una Tassorosso (bella, per fare un esempio di una qualità che non aveva oppure paziente, per farne un altro) e un po’ si stava abituando a scappare quando un posto cominciava a starle stretto, quando quella sensazione maledetta allo stomaco la opprimeva. Tirò un sospiro di sollievo quando si ritrovò fuori dalla sala comune, contenta che non ci fosse nessuno di ancora sveglio a fare i compiti all’ultimo minuto, o addormentato con la testa a penzoloni su una poltrona.
Claudia sapeva benissimo che se l’avessero beccata sarebbero stati guai, ma le gambe continuavano a muoversi in avanti, e qualcosa nella sua mente le disse che aveva un sacco di adrenalina in corpo. Arrivò alla Guferia e se ne pentì all’istante: faceva un freddo del diavolo. Si strinse le braccia intorno al corpo e fermò i denti che cominciavano a batterle.
Aveva sentito un rumore.
L’avrebbero scoperta. Stupida, idiota! Che cosa pensavi di fare, eh Claudia? Cosa?
Si sentiva osservata. Oh Cristo santo. Uno sguardo penetrante sulla schiena, fra le scapole. Fece quello che non si sarebbe mai aspettata di fare: si voltò trattenendo il respiro, pronta a tutto, anche a una punizione – sicuramente la McGranitt le avrebbe inflitto la mansione più noiosa, più faticosa, più… non voleva pensarci. Potevano espellerla per essere uscita di notte dal dormitorio? Perché non sapeva una risposta? Perché non si era mai informata al riguardo? Una vocina nella sua testa le disse che solitamente lei, cose così, come vagare per la scuola di notte o sgattaiolare nelle cucine con Nott durante le lezioni, non le faceva.
Pensò a tutte queste cose in qualche secondo. Secondi in cui si rese conto che a fissarla era uno stupidissimo gufo che le aveva quasi fatto fare un infarto. Sbuffò e si girò per affacciarsi di nuovo ad osservare la foresta proibita, ma si bloccò a metà giro, un urlo morto in gola.
«Pitt». Alex Nott era davanti a lei, dei pantaloni neri perfettamente calati sui fianchi, una maglia bianca un po’ aderente e il mantello sulle spalle. Le puntò la bacchetta illuminata in faccia. «Sei ancora viva?»
Claudia aprì la bocca ma non uscì nessun rumore. Deglutì e ci riprovò. «Tu-sei-un-idiota!»
Alex sorrise e alzò gli occhi al cielo. «Me lo dicono spesso»
Perché, sebbene volesse prenderlo a schiaffi con tutte le forze che aveva in corpo, avrebbe voluto con la stessa foga lanciarglisi fra le braccia? Claudia non sapeva, non sapeva più darsi risposte. «Mi dici che cosa diavolo ci fai in giro per la scuola a quest’ora? E se non mi puntassi quella stra-maledetta bacchetta in faccia te ne sarei grata», disse lei coprendosi gli occhi con una mano.
«Quale delle due?», rispose lui sogghignando.
«Non tutti propendono a usare doppi sensi in ogni frase che pronunciano, te lo ha mai detto nessuno?»
«Forse». Alzò le spalle con aria innocente. Claudia rimase ad aspettare una risposta. «Ti ho già detto che non dormo molto, se non sbaglio»
«Potresti averlo accennato». E il punto era che sicuramente glielo aveva detto, ma lei era troppo presa a pensare ad altro. Tipo a come le sue mani le solleticassero la pelle della schiena dandole dei piccoli brividi che le si propagavano su tutto il corpo. O di quanto le piacesse quando le gambe fasciate dai jeans del ragazzo sfregavano contro alle sue, contenute dentro a delle calze che pian piano avevano cominciato a sfilarsi. Rabbrividì al pensiero, scacciandolo e arrossendo. «Mi hai seguita per caso?» Sarebbe stato decisamente inquietante come cosa.
«Sì».
Ecco. «Perché?»
«Oggi in cucina mi sono divertito», ammiccò. Claudia si sentì l’imbarazzo nelle guance, che si stavano tingendo di rosso. Quando anche le orecchie ebbero preso fuoco, aprì la bocca e farfugliò qualcosa che probabilmente non aveva capito nemmeno lei. «Dicevi?», chiese Alex inclinando la testa di lato.
«Uh. Niente!»
«Non ti sei divertita?»
Claudia deglutì. Il tono in cui Nott aveva pronunciato la domanda assomigliava del tutto a una minaccia. Era ovvio che si fosse divertita. Ritornò con la mente a qualche ora prima.

 

«Sbaglio o mi eviti, Pitt?»
Alex Nott l’aveva appena affiancata nel corridoio, richiamando non pochi sguardi di studenti che, vedendoli di nuovo insieme, sembravano sul punto di esplodere a causa della curiosità. «Secondo te?», rispose Claudia continuando a camminare e accelerando il passo. Certo che lo stava evitando, l’aveva baciata davanti a tutti. Per essere precisi, le ricordò la sua coscienza, lui le aveva detto di reggergli il gioco, e solo poi, l’aveva baciata. In ogni caso si era sentita davvero in imbarazzo.
Lui schioccò la lingua e la fermò per un polso. «Puoi, per favore, fermarti un secondo?»
«Ho lezione»
«Non puoi saltarla? Vorrei parlarti». Le strinse un po’ la presa sul polso.
«No» (
Sì! Esclamò la vocina dentro di lei)
«Ne sei proprio sicura?»
No che non ne sono sicura! «Sì» Nott rimase a guardarla. Era una sua impressione o gli occhi del ragazzo si stavano ingrandendo? Per la barba di merlino.
Claudia alzò gli occhi al cielo. «Cinque minuti, non un secondo di più». Alex sorrise, e strattonandola per il braccio prese a camminare velocemente.

«Dove stiamo andando? Non possiamo parlare qui?» Il ragazzo non rispose e continuò a camminare, fermandosi solo una volta arrivati nei presi della sala comune di Tassorosso. Claudia alzò un sopracciglio. «Di che cosa hai bisogno Nott?»
«Perché dovrei aver bisogno di qualcosa?», domandò lui.
Claudia si divincolò e incrociò le braccia al petto, sulla difensiva. «Non vedo altro motivo per cui tu mi debba parlare».
Alex sbuffò. «Vieni». La trascinò dentro le cucine che, stranamente, erano deserte. Da quel che ne sapeva Claudia, quel posto era sempre gremito di elfi occupati a preparare dosi industriali di cibo.
«Dove sono tutti?», chiese allora.
«Gli elfi a quest’ora non ci sono».
Dal tono secco che aveva usato, non aveva nessuna intenzione di prolungarsi nella risposta. Claudia se ne stette in silenzio, un po’ a guardarlo e un po’ ad abbassare lo sguardo quando incrociava il suo. «Non parli?»
Alex sorrise. «Vorrei fare altro».
«Tipo?», chiese ingenua Claudia per poi ricordarsi, qualche millesimo di secondo dopo, che si ritrovava di fronte Alex Nott. In ogni caso, anche se l’aveva baciata, non significava niente. Era sicura che lui non provasse nulla per lei, tanto quant’era sicura che invece lei, Claudia Pitt in persona, ne era stra-cotta (tendente al bruciato) «Volevo dire: sei qui per parlare del bacio, giusto?»
«Anche».
Claudia attese che continuasse, ma lui se ne rimaneva zitto. «E…?»
Lui sorrise, di nuovo, con quel sorriso che scioglieva qualsiasi ragazza, le si avvicinò e appoggiò le labbra sulle sue. «Ti avevo detto, che volevo fare altro».
In stato confusionale, con gli ormoni che le davano alla testa e la vocina che faceva esclamazioni di gioia, Claudia si perse del tutto. Come si perse la sua lingua dentro alla bocca di lui o i suoi fianchi nelle sue mani. Nott la alzò e la fece sedere sul piano cottura, per poi continuare a baciarla e a toccarla e…  Claudia urlò.
«Che cosa succede?», ansimò Alex.
«Cazzo!»
«Pitt, non ti ho ancora toccato praticamente, non puoi…».
«Chiudi quella bocca, Nott! Mi sono bruciata!».
Il fornello affianco a dove poco prima Alex le aveva fermato le mani, effettivamente, sprigionava fiammelle blu. «Oh». Claudia, il polso rosso per la scottatura, saltò giù dal bancone e si diresse al lavandino imprecando. Il sollievo arrivò solo dopo che l’acqua fredda cominciò a scivolarle sul polso. «Mi dispiace», le disse Nott all’orecchio.
Claudia chiuse il lavandino e si voltò per guardarlo negli occhi. «Ho scoperto che cosa succede a giocare con il fuoco». Gli voltò le spalle e se ne andò, gli occhi pieni di lacrime.

 

Claudia, tornata nel presente, vide un dito sottile di Alex sfiorarle la pelle lucida, dove la bruciatura era ancora molto evidente, e sussultò. «Fa molto male?»
«Direi di no».
«Perché non sei andata in infermeria?»
«È proibito entrare nelle cucine e non avrei saputo giustificare la scottatura in nessun modo».
«Giusto. Mi spiace».
Claudia alzò le spalle. «Non importa. Perché mi hai seguita, Nott?»
«Perché ti sogno tutte le notti». Vedendo che la ragazza non reagiva, le si avvicinò. «Perché oggi, mentre ti baciavo, ti toccavo, ti facevo gemere, mi sono sentito diverso».
«In che senso?», chiese lei, sussurrando.
«Nel senso che mi piaci, Claudia Pitt, mi piaci così tanto che voglio rinunciare a qualsiasi ragazza che non abbia i tuoi capelli da arricciare con le dita, i tuoi fianchi da accarezzare, le tue guance da baciare, le tue labbra da mordere».
«Perché io?»
«Non lo so».
Claudia era incredula. «Io ti piaccio?» Forse non aveva capito bene.
«Sì, ti è difficile crederlo?»
«Non sai quanto»
Nott ridacchiò e, riavvicinando il volto a quello di lei, disse «Tana per il serpente, ricordi?» e poi la baciò di nuovo, e ancora, e poi ancora.
Claudia si sentiva bruciare, e questa volta il polso o i fornelli non c’entravano nulla. Stava giocando con il fuoco e si stava divertendo. Una piccola parte di lei temeva – o forse sapeva – che si sarebbe fatta male, prima o poi, perché di Alex Nott non ci si poteva fidare, mai, ma in quel momento, l’aria fredda che sferzava le guance di entrambi, il fuoco fra di loro era solo bene, era un sogno, era giusto, e lei si fidava. Andava tutto bene.

 

 
Note:
Questa-cosa-fa-schifo. Chiedo venia, davvero. Fatemi sapere comunque! Deb. Ps: questa one shot è basata sulla fanfiction di thenightsonfire, Famous Last Words.

  
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