Ho
scoperto che cosa succede a giocare con il fuoco.
Distesa
a letto, gli occhi fissi sul soffitto, i pensieri che le
martellavano in testa, Claudia Pitt non si dava pace. Era uno di quei
giorni in
cui si sentiva la stanchezza dappertutto, negli occhi che stavano
troppo aperti
e non la lasciavano dormire, nella pelle del polso che continuava a
bruciarle,
nelle gambe rannicchiate sotto il corpo. Precisamente non sapeva che
ore
fossero, ma il suo orologio biologico le diceva che erano
all’incirca le tre di
notte. Le ricordava inoltre, in modo simpatico, che il giorno dopo
avrebbe avuto
il compito di trasfigurazione e che non era preparata abbastanza. Si
rigirò nel
letto mettendosi su un fianco. Chi voleva prendere in giro? Non era
preparata
proprio per niente. Sbuffò e si mise a pancia
all’aria, incrociando le braccia.
Maledetto Nott. Maledettissimo
Alexander Nott.
Si alzò di scatto a sedere sul letto. C’era troppo
silenzio e troppo
buio in quel posto, e lei aveva sempre odiato entrambi. Rimase ad
ascoltare i
respiri lenti e regolari delle sue compagne di stanza, accertandosi che
tutte
dormissero profondamente, e fece cadere le gambe giù dal
letto. Si infilò le
scarpe che teneva sotto il comodino – strano vizio che aveva
fin da quando era
bambina, come se si fosse sempre accertata di essere pronta in caso di
fuga, in
caso avesse voluto scappare da quel manicomio chiamato casa –
e il mantello
sopra il pigiama, poi sgattaiolò fuori dal dormitorio in
punta di piedi e si
chiuse la porta alle spalle. A contrario di Lily, lei non era
coraggiosa per
niente, ma non era nemmeno mai stata esattamente una Tassorosso (bella,
per
fare un esempio di una qualità che non aveva oppure
paziente, per farne un
altro) e un po’ si stava abituando a scappare quando un posto
cominciava a
starle stretto, quando quella sensazione maledetta allo stomaco la
opprimeva. Tirò
un sospiro di sollievo quando si ritrovò fuori dalla sala
comune, contenta che
non ci fosse nessuno di ancora sveglio a fare i compiti
all’ultimo minuto, o
addormentato con la testa a penzoloni su una poltrona.
Claudia sapeva benissimo che se l’avessero beccata sarebbero
stati
guai, ma le gambe continuavano a muoversi in avanti, e qualcosa nella
sua mente
le disse che aveva un sacco di
adrenalina in corpo. Arrivò alla Guferia e se ne
pentì all’istante: faceva un
freddo del diavolo. Si strinse le braccia intorno al corpo e
fermò i denti che
cominciavano a batterle.
Aveva sentito un rumore.
L’avrebbero scoperta. Stupida,
idiota! Che cosa pensavi di fare, eh Claudia? Cosa?
Si sentiva osservata. Oh Cristo
santo. Uno sguardo penetrante sulla schiena, fra le scapole.
Fece quello
che non si sarebbe mai aspettata di fare: si voltò
trattenendo il respiro,
pronta a tutto, anche a una punizione – sicuramente la
McGranitt le avrebbe
inflitto la mansione più noiosa, più faticosa,
più… non voleva pensarci.
Potevano espellerla per essere uscita di notte dal dormitorio?
Perché non
sapeva una risposta? Perché non si era mai informata al
riguardo? Una vocina
nella sua testa le disse che solitamente lei, cose così,
come vagare per la
scuola di notte o sgattaiolare nelle cucine con Nott durante le
lezioni, non le
faceva.
Pensò a tutte queste cose in qualche secondo. Secondi in cui
si rese
conto che a fissarla era uno stupidissimo gufo che le aveva quasi fatto
fare un
infarto. Sbuffò e si girò per affacciarsi di
nuovo ad osservare la foresta proibita,
ma si bloccò a metà giro, un urlo morto in gola.
«Pitt».
Alex Nott era davanti a lei, dei pantaloni neri perfettamente calati
sui
fianchi, una maglia bianca un po’ aderente e il mantello
sulle spalle. Le puntò
la bacchetta illuminata in faccia. «Sei
ancora viva?»
Claudia
aprì la bocca ma non uscì nessun rumore.
Deglutì e ci riprovò.
«Tu-sei-un-idiota!»
Alex
sorrise e alzò gli occhi al cielo. «Me lo dicono
spesso»
Perché,
sebbene volesse prenderlo a schiaffi con tutte le forze che aveva in
corpo,
avrebbe voluto con la stessa foga lanciarglisi fra le braccia? Claudia
non
sapeva, non sapeva più darsi risposte. «Mi dici
che cosa diavolo ci fai in giro
per la scuola a quest’ora? E se non mi puntassi quella
stra-maledetta bacchetta
in faccia te ne sarei grata», disse lei coprendosi gli occhi
con una mano.
«Quale
delle due?», rispose lui sogghignando.
«Non
tutti propendono a usare doppi sensi in ogni frase che pronunciano, te
lo ha
mai detto nessuno?»
«Forse».
Alzò le spalle con aria innocente. Claudia rimase ad
aspettare una risposta. «Ti
ho già detto che non dormo molto, se non sbaglio»
«Potresti
averlo accennato». E il punto era che sicuramente glielo
aveva detto, ma lei era
troppo presa a pensare ad altro. Tipo a come le sue mani le
solleticassero la
pelle della schiena dandole dei piccoli brividi che le si propagavano
su tutto
il corpo. O di quanto le piacesse quando le gambe fasciate dai jeans
del
ragazzo sfregavano contro alle sue, contenute dentro a delle calze che
pian
piano avevano cominciato a sfilarsi. Rabbrividì al pensiero,
scacciandolo e
arrossendo. «Mi hai seguita per caso?» Sarebbe
stato decisamente inquietante
come cosa.
«Sì».
Ecco.
«Perché?»
«Oggi
in cucina mi sono divertito», ammiccò. Claudia si
sentì l’imbarazzo nelle
guance, che si stavano tingendo di rosso. Quando anche le orecchie
ebbero preso
fuoco, aprì la bocca e farfugliò qualcosa che
probabilmente non aveva capito
nemmeno lei. «Dicevi?», chiese Alex inclinando la
testa di lato.
«Uh.
Niente!»
«Non
ti sei divertita?»
Claudia
deglutì. Il tono in cui Nott aveva pronunciato la domanda
assomigliava del
tutto a una minaccia. Era ovvio che
si fosse divertita. Ritornò con la mente a qualche ora prima.
«Sbaglio o mi
eviti, Pitt?»
Alex Nott l’aveva appena affiancata nel
corridoio, richiamando non pochi sguardi di studenti che, vedendoli di
nuovo
insieme, sembravano sul punto di esplodere a causa della
curiosità. «Secondo
te?», rispose Claudia continuando a camminare e accelerando
il passo. Certo che
lo stava evitando, l’aveva baciata davanti a tutti. Per
essere precisi, le
ricordò la sua coscienza, lui le aveva detto di reggergli il
gioco, e solo poi,
l’aveva baciata. In ogni caso si era sentita davvero in
imbarazzo.
Lui schioccò la lingua e la fermò per un
polso. «Puoi, per favore, fermarti un secondo?»
«Ho lezione»
«Non puoi saltarla? Vorrei parlarti». Le
strinse un po’ la presa sul polso.
«No» (Sì!
Esclamò la vocina dentro di lei)
«Ne sei
proprio sicura?»
No
che non ne sono sicura!
«Sì» Nott rimase
a guardarla. Era una sua impressione o gli occhi del ragazzo si stavano
ingrandendo? Per la barba di merlino.
Claudia alzò gli occhi al cielo. «Cinque
minuti, non un secondo di più». Alex sorrise, e
strattonandola per il braccio
prese a camminare velocemente.
«Dove
stiamo andando? Non possiamo
parlare qui?» Il ragazzo non rispose e continuò a
camminare, fermandosi solo
una volta arrivati nei presi della sala comune di Tassorosso. Claudia
alzò un
sopracciglio. «Di che cosa hai bisogno Nott?»
«Perché dovrei aver bisogno di
qualcosa?»,
domandò lui.
Claudia si divincolò e incrociò le
braccia al petto, sulla difensiva. «Non vedo altro motivo per
cui tu mi debba
parlare».
Alex sbuffò. «Vieni». La
trascinò dentro
le cucine che, stranamente, erano deserte. Da quel che ne sapeva
Claudia, quel
posto era sempre gremito di elfi occupati a preparare dosi
industriali di
cibo.
«Dove sono tutti?», chiese allora.
«Gli elfi a quest’ora non ci sono».
Dal tono secco che aveva usato, non
aveva nessuna intenzione di prolungarsi nella risposta. Claudia se ne
stette in
silenzio, un po’ a guardarlo e un po’ ad abbassare
lo sguardo quando incrociava
il suo. «Non parli?»
Alex sorrise. «Vorrei fare altro».
«Tipo?», chiese ingenua Claudia per poi
ricordarsi, qualche millesimo di secondo dopo, che si ritrovava di
fronte Alex
Nott. In ogni caso, anche se l’aveva baciata, non significava
niente. Era sicura
che lui non provasse nulla per lei, tanto quant’era sicura
che invece lei,
Claudia Pitt in persona, ne era stra-cotta (tendente al bruciato)
«Volevo dire:
sei qui per parlare del bacio, giusto?»
«Anche».
Claudia attese che continuasse, ma lui
se ne rimaneva zitto. «E…?»
Lui sorrise, di nuovo, con quel sorriso
che scioglieva qualsiasi ragazza, le si avvicinò e
appoggiò le labbra sulle
sue. «Ti avevo detto, che volevo fare altro».
In stato confusionale, con gli ormoni
che le davano alla testa e la vocina che faceva esclamazioni di gioia,
Claudia
si perse del tutto. Come si perse la sua lingua dentro alla bocca di
lui o i
suoi fianchi nelle sue mani. Nott la alzò e la fece sedere
sul piano cottura, per
poi continuare a baciarla e a toccarla e… Claudia
urlò.
«Che cosa succede?», ansimò Alex.
«Cazzo!»
«Pitt, non ti ho ancora toccato praticamente,
non puoi…».
«Chiudi quella bocca, Nott! Mi sono
bruciata!».
Il fornello affianco a dove poco prima
Alex le aveva fermato le mani, effettivamente, sprigionava fiammelle
blu. «Oh».
Claudia, il polso rosso per la scottatura, saltò
giù dal bancone e si diresse
al lavandino imprecando. Il sollievo arrivò solo dopo che
l’acqua fredda
cominciò a scivolarle sul polso. «Mi
dispiace», le disse Nott all’orecchio.
Claudia chiuse il lavandino e si voltò
per guardarlo negli occhi. «Ho scoperto che cosa succede a
giocare con il fuoco».
Gli voltò le spalle e se ne andò, gli occhi pieni
di lacrime.
Claudia,
tornata nel presente, vide un dito sottile di Alex sfiorarle la pelle
lucida,
dove la bruciatura era ancora molto evidente, e sussultò.
«Fa molto male?»
«Direi
di no».
«Perché
non sei andata in infermeria?»
«È
proibito entrare nelle cucine e non avrei saputo giustificare la
scottatura in
nessun modo».
«Giusto.
Mi spiace».
Claudia
alzò le spalle. «Non importa. Perché mi
hai seguita, Nott?»
«Perché
ti sogno tutte le notti». Vedendo che la ragazza non reagiva,
le si avvicinò. «Perché
oggi, mentre ti baciavo, ti toccavo, ti facevo gemere, mi sono sentito
diverso».
«In
che senso?», chiese lei, sussurrando.
«Nel
senso che mi piaci, Claudia Pitt, mi piaci così tanto che
voglio rinunciare a
qualsiasi ragazza che non abbia i tuoi capelli da arricciare con le
dita, i
tuoi fianchi da accarezzare, le tue guance da baciare, le tue labbra da
mordere».
«Perché
io?»
«Non
lo so».
Claudia
era incredula. «Io ti piaccio?» Forse non aveva
capito bene.
«Sì,
ti è difficile crederlo?»
«Non
sai quanto»
Nott
ridacchiò e, riavvicinando il volto a quello di lei, disse
«Tana per il
serpente, ricordi?» e poi la baciò di nuovo, e
ancora, e poi ancora.
Claudia
si sentiva bruciare, e questa volta il polso o i fornelli non
c’entravano
nulla. Stava giocando con il fuoco e si stava divertendo. Una piccola
parte di
lei temeva – o forse sapeva – che si sarebbe fatta
male, prima o poi, perché di
Alex Nott non ci si poteva fidare, mai, ma in quel momento,
l’aria fredda che
sferzava le guance di entrambi, il fuoco fra di loro era solo bene, era
un
sogno, era giusto, e lei si fidava. Andava
tutto bene.
Note:
Questa-cosa-fa-schifo.
Chiedo venia, davvero. Fatemi sapere comunque! Deb.
Ps: questa one shot è basata sulla fanfiction di thenightsonfire, Famous Last Words.