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Autore: Laylath    24/05/2013    2 recensioni
"Non ci siamo promessi di coprirci le spalle l'uno con l'altro?"
Non sei mai stato in grado di farlo, Jean Havoc… sin da quando eravamo cadetti…
Fanfict sulle vicende di Breda e Havoc, prima del loro ingresso nella squadra del colonnello Mustang
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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“Complimenti, cadetto Breda. Anzi, perdonami, soldato Breda” si congratulò il colonnello Grey stringendogli la mano con vigore
“La ringrazio signore – rispose il neo soldato – è stato un onore frequentare l’Accademia”
“Sono certo che terrai alto il nome dell’esercito, come hai fatto splendidamente in questi due anni di corso”
“Farò del mio meglio”
“In tutta onestà, spero che delle giovani promesse come voi non debbano troppo presto… - l’uomo esitò e poi scosse la testa – Ah, lascia stare le farneticazioni di un vecchio soldato, giovanotto. Vai a goderti la cerimonia; ti ho trattenuto anche troppo”
Con un’ultima stretta di mano il colonnello Grey si congedò da Breda.
Questi lo guardò allontanarsi, chiedendosi come aveva fatto quella figura ad infondere così tanto timore reverenziale per due anni di seguito. Adesso gli sembrava un uomo come tutti gli altri, sebbene di grande autorità. Forse tutto dipendeva dalla nuova divisa che lui indossava: la divisa di un soldato regolare dell’esercito di Amestris. Non più i pantaloni marrone e la camicia bianca dell’Accademia, ma quei caratteristici pantaloni blu terminanti a sbuffo e quella giacca col risvolto così particolare a destra. In genere sotto di essa si indossava una camicia, ma c’era la possibilità di mettere anche una canotta bianca o nera: lui, considerato che i bottoni gli avevano sempre dato fastidio, decise che avrebbe sempre optato per le più comode magliette.
Sistemandosi meglio il berretto si diresse verso il capannello di persone che stava nel cortile principale dell’Accademia, preparato appositamente per la cerimonia di fine corso. Ora Amestris aveva centoventi nuovi soldati di cui andare fiera.
Però c’era ben poca marzialità in quelle figure in blu che festeggiavano e ridevano circondate dalle loro famiglie. Le facce serie e composte erano sparite nel momento in cui il colonnello Grey aveva concesso loro di lanciare i berretti per aria, come era tradizione.
Già, il colonnello Grey. C’era un’espressione malinconica nei suoi occhi in genere così fieri, come se fosse preoccupato.
Chissà, forse aveva ricevuto brutte notizie dal fronte sud: non era un mistero che la guerra civile iniziata ad Ishval si stava espandendo rapidamente nel distretto Sud ed in quello dell’Est. Ora anche zone che prima erano pacifiche venivano interessate da sommosse: per il momento, almeno si diceva, si trattava di disordini di poco conto, ma era molto probabile che le bande di rivoltosi si organizzassero molto rapidamente. E così Amestris si sarebbe trovata militarmente impegnata in tutti i punti cardinali.
Forse il colonnello aveva timore che persino i neo soldati, come loro, venissero mandati al fronte. In genere passava circa un anno prima che arrivassero ordini simili, ma era anche vero che si trattava di un periodo di crisi particolarmente delicato.
“Ehi Breda! Dove cavolo eri finito?” Havoc lo raggiunse di corsa e lo prese per le spalle con un grande sorriso. Se c’era una persona che si stava godendo pienamente la fine dell’Accademia era lui
“Niente, il colonnello Grey voleva solo prendere congedo da me”
“Oh certo, il miglior allievo del corso! – lo sbeffeggiò il biondo, mettendosi sull’attenti – Tutto l’esercito è ai tuoi piedi”
“Molto spiritoso, Havoc. Intanto hai passato tutti gli esami finali grazie a me, vogliamo ricordarlo?” ribattè Breda
“Abbiamo solo studiato insieme. – scosse il capo Havoc – Ma adesso, sei pregato di lasciare ogni questione riguardante gli esami e l’Accademia alle spalle. Avanti! Vieni! Ti devo presentare la mia famiglia!”
E con spinte entusiaste lo trascinò verso la folla festante.
 
Capelli biondi, occhi azzurri, musetto sfrontato e sorridente: Janet Havoc era decisamente la sorella di Jean.
“Ma guardati, fratellone! Con questa divisa da soldato sembri anche una persona seria!” esclamò la ragazzina squadrando Havoc con aria divertita.
“Ti sembra questo il modo di rivolgerti a tuo fratello maggiore?” chiese con finta ferocia il ragazzo sollevandola in aria con una mano sola e suscitando le sue risate entusiaste
“Ragazzi, state calmi – li rimproverò la madre, una donna di circa quarantacinque anni dai modi gentili e pacati – Siamo ad una cerimonia, non dimenticatelo”
“Ah, lasciali stare, Angela, - sorrise il signor Havoc, biondo come i figli e alto quanto Jean – Sono mesi che non si rivedono”
Breda osservava divertito quel quadretto familiare. Gli Havoc erano molto più chiassosi e spontanei della maggior parte delle persone presenti alla cerimonia, ma non sembravano affatto curarsi della cosa. Li aveva trovati simpatici da subito, anche se si era trovato coinvolto in imbarazzanti abbracci da parte della signora.
“Sai, Jean ci ha sempre parlato tanto di te. – aveva detto la donna stringendolo con affetto – Sono davvero felice che tu gli sia stato accanto in questi due anni”
“Oh, ma si figuri signora. – disse Breda, leggermente impacciato nel restituire quell’abbraccio – E’ normale tra amici…”
“Angela, lascia quel ragazzo, non vedi che lo metti in difficoltà? Ah, figliolo – disse il signor Havoc dandogli una pacca sulla spalla – siamo davvero fieri dei risultati che tu e il nostro Jean avete raggiunto”
“La ringrazio signore”
Mentre Jean e il padre cercavano di consolare la signora presa da una nuova ondata di commozione (si iniziava a capire da chi Havoc avesse ereditato la capacità di piangere come un vitello), Breda si sentì tirare per la manica. Janet, appena undicenne, lo fissava con occhi pieni di curiosità.
“Il mio fratellone dice che tu sei il suo miglior amico, è vero?” chiese
“Beh, sì è vero. – rispose Breda, arruffandole la testolina bionda – E anche lui è il mio miglior amico”
La bambina si mise a braccia conserte, fissando il terreno con grande concentrazione: assomigliava tantissimo al fratello quando studiava qualcosa di particolarmente ostico. Poi alzò la testa con un gran sorriso soddisfatto
“Allora tu sei il mio secondo fratellone!” esclamò entusiasta
“Eh?”
“Se sei il suo miglior amico, significa che sei come un fratello – annuì con fierezza lei, mentre una ciocca di capelli biondi le sfuggiva dal nastro azzurro che aveva in testa – e quindi sei anche il mio secondo fratellone! E adesso, tirami su!” concluse tendendo le braccia
Breda si ritrovò a sollevare quella bambina che, con un sorriso furbo, prese il suo berretto e se lo mise in testa. Senza dubbio aveva la stessa logica stringente del fratello.
“Janet Havoc, lo sai che sei proprio una ragazzina sfrontata?” le chiese con un sorriso, dirigendosi verso il resto della famiglia
“Però a Jean piaccio così; – dichiarò lei passandogli un braccio candido attorno al collo – e a te piaccio?”
“Può una sorella non piacere al proprio secondo fratellone?”
“Appunto!”
“Heymans, Jean ci ha detto che la tua famiglia non è potuta venire. – disse la signora Angela, quando li raggiunsero – Vieni a mangiare con noi. Abbiamo organizzato un pranzo in un locale poco lontano: i proprietari sono affezionati clienti del nostro emporio e ci hanno lasciato una sala a disposizione”
“Oh no, signora – protestò Breda, mettendo giù Janet – siete venuti apposta per festeggiare vostro figlio, io non potrei…”
“Non dire cavolate, Breda! - lo zittì Havoc – Mia madre ha preparato da mangiare per un reggimento fra ieri e stamane: se non vieni a darci una mano siamo tutti fregati”
“Non mi spiego ancora come abbia fatto a cucinare tutta quella roba: – annuì il signor Havoc con aria cospiratoria – era come posseduta. Potrebbe ucciderci tutti se non terminiamo ogni pietanza”
“Ho semplicemente pensato che tutti voi avreste avuto fame dopo la cerimonia” protestò la signora
“Io mi siedo tra i miei due fratelloni!” dichiarò Janet, mettendosi tra Havoc e Breda e prendendo la mano ad entrambi
“Non vorrai deludere la nostra sorellina” commentò Havoc mettendo la parola fine alla discussione
“E già… come potrei anche solo pensarci”
 
 “Ah, ragazzi… i pasti della mensa non sono per niente paragonabili al banchetto che ci ha preparato tua madre” sospirò Breda, quella sera, sdraiandosi con soddisfazione nella branda.
“E aspetta di venire a trovarmi a casa – ridacchiò Havoc, seduto nel letto accanto – Mamma è così entusiasta del tuo appetito che ti preparerà di tutto e di più”
“Non nutro alcun dubbio in merito”
Rimasero in silenzio entrambi, godendo della tranquillità del dormitorio ancora vuoto. Breda assaporava quegli attimi di pace, soprattutto dopo un’intera giornata passata a gestire Janet, che sembrava averlo preso decisamente in simpatia.
Pensando che quella sarebbe stata la sua ultima notte in quella branda si sentì leggermente spaesato. Un mondo nuovo si apriva davanti a lui: intrigante, ma anche carico di incertezze e pericoli.
“Come mai i tuoi non sono venuti?” chiese Havoc, facendolo tornare alla realtà
“Problemi di sicurezza. – ammise Breda – Purtroppo la zona vicino casa mia negli ultimi mesi ha visto diversi attacchi da parte di bande di rivoltosi. Non era molto sicuro mettersi in viaggio, anche se mia madre sarebbe voluta tanto venire”
“Questa rivolta a sud sta dilagando più del previsto. – sospirò Havoc grattandosi la testa – Ishval non ha alcuna intenzione di cedere all’esercito. Proprio oggi stavo sentendo che presto verranno inviate nuove truppe”
“Ho sentito anche io notizie simili. Insomma, la guerra civile è ben lontana dal finire”
“Credi che anche a noi toccherà…?”
 “Se non in casi estremi, dubito che mandino al fronte dei neo soldati come noi – riflettè Breda – Se verremo coinvolti in qualche azione armata dovrebbe essere qualcosa di relativamente più tranquillo”
“Qualcosa di più adatto alla tua stazza… così appesantito non credo che potresti correre molto al fronte” scherzò Havoc per distorgliersi da quei pensieri
“Correrei il tanto giusto per riempirti di pugni” sghignazzò Breda, troppo rilassato per prendersela per quelle solite battute.
“Senti Breda, - iniziò Havoc – stamane, mentre tu parlavi con il colonnello, mi ha fermato il tenente Harris, il nostro istruttore al poligono…”
“E ti ha chiesto se volevi fare il corso di tre mesi per la specializzazione in armi da fuoco” terminò per lui Breda
“E tu come lo sai?” si sorprese il biondo
“Non è un mistero che esistano questi corsi, e non è un mistero che tu sei stato il migliore per entrambi i due anni d’Accademia. Se non a te, a chi dovevano proporlo?”
“Stavo pensando di farlo e anche i miei approvano; – ammise infine Havoc – anche se questo vuol dire che…”
“Che ci separeremo” disse Breda, mettendosi a sedere nel letto e fissandolo.
Era una situazione difficile. Entrambi sapevano che era una possibilità molto forte che le loro diverse attitudini li portassero su strade diverse. Negli ultimi mesi, mentre gli altri loro compagni, parlavano della loro carriera futura, loro due non avevano mai affrontato l’argomento. Avevano voluto, stupidamente, evitare la realtà fino all’ultimo momento: il loro essere inseparabili sarebbe stato bruscamente interrotto.
Breda pensò che, paradossalmente, chi si trovava in una posizione d’incertezza era proprio lui. Mentre Havoc aveva questa specializzazione davanti a se e poi, quasi certamente, sarebbe stato inserito in qualche corpo speciale, lui, il miglior allievo del corso, non aveva nessuna idea di cosa gli riservasse l’immediato futuro nell’esercito.
Molto probabilmente avrebbe formato un plotone insieme ai suoi altri compagni e avrebbero atteso qualche ordine di trasferimento, ma era tutto incerto. Il tono triste del colonnello Grey quella mattina gli tornava alla mente come un presagio, ma con il suo spirito pratico lo fece scivolare via. Non era il caso di preoccuparsi per una situazione che era probabile ma non certa. Non ancora.
“Cavolo – mormorò Havoc, grattandosi la testa con imbarazzo – Sarà davvero strano senza di te”
Breda non replicò, ma sarebbe stato strano anche per lui non avere il suo miglior amico vicino.
La vita in Accademia li aveva fatti unire in una maniera indissolubile. Nessuno dei due ovviamente nutriva dubbi sul fatto che di certo si sarebbero reincontrati, ma la mancanza della quotidianità sarebbe stata certamente difficile, soprattutto i primi tempi.
“Almeno non mi romperai più le scatole ventiquattro ore su ventiquattro” sorrise
“Sentirai la mia mancanza, lo so! – scherzò Havoc – Verrai a cercarmi disperato, gridando il mio nome… come una femminuccia!”
“Al diavolo, Havoc. Piuttosto mi suiciderei”
“Senti, lo so che è da idioti – iniziò Havoc fissandolo con attenzione – ma… hai presente la fratellanza di sangue?”
“Oddio, stai ritirando fuori quella vecchia storia che si faceva a scuola?” ridacchiò Breda
Era una specie di patto di amicizia che si faceva da bambini: un piccolo scambio di sangue, magari da una sbucciatura o da un taglietto fatto per l’occasione.
“Lo so che è da scemi, ma… Janet ti ha chiamato fratellone, e per me sei davvero come un fratello. So che non c’è bisogno di cavolate simili per siglare un’amicizia, però…”
Breda non rispose: si limitò a prendere la giacca della divisa, precedentemente buttata nel letto, e ad usare una delle decorazioni in metallo per provocarsi un piccolo taglio nel palmo della mano. Havoc, vedendolo, sorrise e fece altrettanto.
Scambiandosi un sorriso, i due soldati congiunsero i palmi, in una vigorosa stretta.
“Jean Havoc, sei il mio miglior amico, il mio fratello di sangue acquisito. Quando avrai bisogno di me, io ci sarò sempre e so che anche per te sarà così” recitò quella vecchia formula magica dei bambini
“Heymans Breda, sei il mio miglior amico, il mio fratello di sangue acquisito. Quando avrai bisogno di me, io ci sarò sempre e so che anche per te sarà così” ripetè Havoc con un sorriso.
Rimasero diversi minuti a tenere quella stretta di mano. Quell’ultimo gesto fanciullesco segnava la fine della loro adolescenza. Era un’ulteriore cerimonia, ma molto più intima e personale: solo loro due. Ma forse aveva un’importanza maggiore: sapere di avere un amico fidato, un fratello… una persona che nonostante la distanza sarebbe stata sempre dalla tua parte.
Questo valeva molto più dell’ingresso nell’esercito di Amestris.
Adesso erano pronti ad entrare nel mondo degli adulti. 





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Angolo dell'autrice.
Questo pomeriggio ero in crisi nera per questo capitolo che in teoria doveva essere di transito per le vicende successive. Però all'ennesimo ripensamento ho deciso che se avevo così tante difficoltà era perché l'idea iniziale non funzionava... ergo ho cancellato tutto e riniziato da principio. E mi è venuto fuori questo capitolo, non più di transito: è un momento ben preciso in cui si sigilla quest'amicizia che è destinata a durare tutta la vita.
Chissà, forse è stato merito dell'immagine di Ling che mi ha fatto vedere xingchan XD.... A proposito! Cara, il nome della sorellina di Havoc l'ho ripreso dalla tua ff Useless, spero non ti dispiaccia. Mi piaceva l'idea di dare una sorta di continuità XD

Laylath
  
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