Ed eccoci alla
fatidica Tredicesima Settimana,
conosciuta da alcuni lettori come la fatidica Settimana. Perché? Beh,
semplicissimo. Date un’occhiatina al rating
della Raccolta. Avete notato il colore?
Perfetto. Se è diventato arancione, un
motivo c’è. Eccome se c’è. Ebbene sì,
carissimi lettori! Questa è la Settimana. È dalle sei di sera che lavoro a questo Capitolo particolare, quindi posso
dire di aver dato l’anima per farlo. Ne
sono soddisfatta, lo ammetto senza pormi troppi problemi. L’unica cosa che
mi auguro è che sia di gradimento anche a voi! ♥
Questa
Settimana è ambientata il 21 Luglio,
ossia il compleanno di Gold, nella camera
casa di Sandra. Il nostro amato
Allenatore compie diciassette anni, almeno in questa raccolta. Non so
quanto tutto ciò che leggerete possa essere di vostro gradimento, ma mi
piacerebbe ricevere opinioni in
merito. ♥
Dopo
tutto ciò, cominciamo con i Ringraziamenti!
Un grazie di cuore a chi mi segue e
recensisce, perché mi date sempre la forza di continuare. Inoltre, ci
tenevo a ringraziare di cuore Cheche e Faint, per avermi spronata a dare il massimo per questo
capitolo!
Detto
questo… Buona lettura!
Tredicesima Settimana:
Unione
Un’espressione
di puro stupore si dipinse sul volto di Gold, non appena Sandra gli porse un
piccolo pacchetto. L’Allenatore sfiorò la carta del regalo – celeste, come
quelle iridi raggianti che lo osservavano con ansia e al contempo affetto -,
mentre cercava di immaginare che cosa quest’ultimo potesse contenere. Aveva
ricevuto numerosi doni quel giorno – come la PokéBambola
gigante a forma di Snorlax da parte di sua madre, che
pareva essersi scordata del fatto che suo figlio avesse compiuto diciassette
anni, e un set di PokéBall da parte di Cetra -, ma
nessuno di quelli gli aveva fatto traboccare così tanto il cuore di felicità.
«Non
avresti dovuto disturbarti» mormorò senza fiato, indugiando ancora un istante
prima di prendere a scartarlo con certa emozione. La tensione nell’aria era a
dir poco palpabile: che cosa mai poteva esserci dentro quella scatoletta?
«Smettila
di dire idiozie e aprilo» lo rimproverò affettuosamente l’altra, mentre si
fingeva seccata ed esibiva tutta la sua esasperazione. «Non so neanche se ti
piacerà. Sappi, però, che ci ho messo una vita per trovare qualcosa che ti
potesse piacere».
Gli
occhi dorati del giovane si sbarrarono per la meraviglia, una volta eseguito
l’ordine della sua bella. Strinse tra le mani quel nuovo completo da
Allenatore, tastando la morbidezza del tessuto e inspirando profondamente il
suo profumo. Per quanto fosse un pensiero semplice e poco elaborato, l’aveva
lasciato senza fiato; dopotutto, il suo valore simbolico era molto alto.
Ammirò
il volto della Capopalestra sorridente, in quel
momento a dir poco soddisfatta della reazione e dell’emozione suscitate.
«È
stupendo» trovò solo la forza di commentare, ancora troppo stupito per poter
ideare una formula di ringraziamento più curata e idonea alla situazione. Tante
erano le cose che avrebbe voluto dire in quel momento, eppure il fiato per
poterle esalare non era sufficiente.
La
Domadraghi si passò una mano nei capelli, assumendo posa
e atteggiamento superiori. «Ma certo che è stupendo. Infatti, ti è stato
regalato da una persona bellissima come me. Che cosa potevi mai aspettarti?» esclamò
con aria saccente, senza preoccuparsi di essere eccessivamente narcisista e
piena di sé.
Gold
ben sapeva che, dietro quell’atteggiamento arrogante, si nascondeva in realtà
un sentimento di gioia pura. Nonostante la donna cercasse di nasconderlo ai
suoi occhi, doveva essere davvero sollevata e felice di vederlo così
soddisfatto. Dopotutto, non aveva forse detto di aver cercato in lungo e in
largo un regalo in grado degno di essere chiamato tale? Se avesse avuto a che
fare con una persona qualunque, non avrebbe di certo sprecato il suo tempo
prezioso.
Eppure,
Sandra lo aveva fatto: aveva gettato al vento ore di allenamento, pur di poter
godere di quell’istante di meraviglia e contentezza.
«Non
mi chiedi se è tutto qui?» esordì improvvisamente la fidanzata in questione,
destandolo in modo brusco dai suoi pensieri. Lo sguardo della futura Maestra
Drago era fisso su di lui, quasi lo stesse studiando, in attesa di una risposta
da parte sua. Sembrava quasi che si aspettasse qualcosa, un gesto, un’azione,
un segnale.
L’Allenatore
non seppe come rispondere. Interdetto, indugiò per una manciata di secondi,
nell’attesa di trovare le parole giuste per risponderle. Che cosa doveva
rispondere? O meglio, che cosa la Capopalestra voleva
sentirsi rispondere? Se doveva essere franco, non ne aveva la benché minima
idea.
«Non
penso che tu abbia avuto il tempo per pensare a un altro regalo da farmi,
impegnata come sei…» disse il ragazzo, sicuro su ciò che stava affermando. Difatti,
dato che la Domadraghi aveva solo una serata libera
da dedicargli, come avrebbe potuto ritagliare altro tempo libero per cercare
altro per lui? Sarebbe stato impossibile, dati i suoi innumerevoli doveri.
A
dispetto delle sue aspettative, però, una risatina ilare sfuggì dalle labbra della
giovane donna. La futura Maestra Drago scosse il capo con estremo disappunto,
per poi sporgersi leggermente verso di lui. «Fai ancora in tempo a chiedermelo,
Tappo» mormorò sibillina, mentre il suo sguardo si fondeva con quello del fidanzato.
«Se
proprio insisti, allora te lo chiedo» stette allora al gioco, non potendo fare
a meno di domandarsi quali fossero le intenzioni della bellissima e attraente ragazza
di fronte a lui. Per un qualche motivo a lui inspiegabile, il suo cuore prese a
martellare violento nel petto con l’avvicinarsi dell’esperta di Pokémon Drago. Più la distanza tra loro diminuiva, più
sentiva un insolito calore divampare nel suo petto. Nonostante quel tumulto di
emozioni potenti e nuove, che gli infondevano un’insolita e tonificante
energia, trovò la forza necessaria per porre quel quesito con voce sostenuta: «Sentiamo,
che cosa hai intenzione di regalarmi?».
Sebbene
avesse cercato di nasconderlo ai suoi occhi, gli fu impossibile mascherare la
sua quanto mai evidente curiosità. Provocandolo in quel modo e risvegliando
ardori sopiti, Sandra aveva catturato la completa attenzione dell’Allenatore.
Entrambi
trattennero il respiro per un breve istante, non appena il volto della Capopalestra si trovò a un soffio da quello del nuovo
Campione di Johto. Per quanto la tentazione di unire
le loro labbra in un bacio passionale fosse forte, sopirono i loro istinti –
seppur a malavoglia – e si concentrarono sull’intensità di quel momento.
Un
sorriso beffardo si dipinse sul viso niveo della donna, non appena lesse
visibile tensione nelle iridi dorate del suo compagno. «Sai una cosa? Mi è
passata la voglia di dirtelo, dato che ci hai messo troppo a chiedermelo» lo
canzonò, con il chiaro intento di stuzzicarlo ancor più di quanto non avesse
già fatto, per alzarsi dalla sedia e allontanarsi in modo sensuale da lui. «Ora
ti arrangi, mio caro Nano».
«C-Cosa?!»
balbettò il ragazzo, dopo essersi ripreso dall’iniziale stordimento, per poi
scattare immediatamente in piedi e raggiungere la sua bella. «Ma se eri tu a
volermelo dire! Per favore, parla, io…».
Tuttavia,
non fece in tempo a concludere la frase. La Domadraghi
si voltò di scatto e intrecciò le dita nei suoi capelli corvini, attirando poi
il corpo del fidanzato a sé e intrappolando la sua bocca in un bacio carico di
puro affetto. L’Allenatore, dapprima con gli occhi sbarrati e ogni muscolo teso
per lo stupore, si rilassò sotto il tocco dell’amata, lasciandosi trasportare
dalla miriade di emozioni e sensazioni che presero a travolgerli in una
tormenta di passione.
«Mi
fido di te» mormorò senza fiato la giovane donna, poco dopo aver interrotto
quel contatto intimo, poggiando la sua fronte contro quella del ragazzo. Fuse il
suo sguardo limpido e sereno con quello del giovane, mentre gli sorrideva con
amore e complicità.
Ventun Luglio,
ore 21:30.
Sandra non avrebbe potuto fargli regalo migliore del suo amore e della sua
cieca fiducia. In quell’istante, a Gold parve quasi di poter spiccare il volo,
tanto grande era la sua felicità. Avvolse l’amata in un abbraccio possessivo e
caloroso, come se fosse la cosa più preziosa che possedeva.
Per
quanto fosse più grande di lui, bellissima, sensuale e dannatamente provocante,
in quel momento gli pareva quasi fragile e delicata. Lesse innocenza e purezza
nei suoi occhi limpidi, che in quel momento gli stavano comunicando quel
sincero sentimento nutrito nei suoi confronti.
E
le loro labbra tornarono a sfiorarsi una volta, poi ancora cento volte, poi
ancora mille volte; un dolce preludio che preannunciava un atto di puro amore.
Sdraiata
sulle coltri morbide del suo piccolo letto a una piazza e mezza, Sandra ammirò il
suo bell’amante sopra di sé. Accarezzò il suo viso più volte, cercando di
infondergli quanta più sicurezza e determinazione possibile, mentre lo incitava
a non indugiare e a lasciare che fossero le sue emozioni a prendere il
sopravvento.
I
vestiti, stoffa ingombrante e superflua, presero ad ammonticchiarsi sul
pavimento freddo di quella piccola e accogliente stanza, mentre l’atmosfera si
faceva via via sempre più pregna di calore ed eccitazione.
Finalmente,
dopo tanto sperare e altrettanto desiderio, il sogno di entrambi gli amanti si
stava tramutando in realtà. Fiducia e amore li spingeva ad agire, a sfiorare
con devozione ogni centimetro di pelle, a studiare e vezzeggiare ogni parte dei
loro corpi, anche i recessi più intimi. Ogni atto si svolgeva lentamente, senza
troppa fretta ed eccessive pretese, dando a ciascuno di loro il tempo di
concentrarsi sulle proprie azioni e
sulla magia di quel momento – e dando loro il tempo di amarsi sinceramente
e di farlo capire l’uno all’altra, comunicando a gesti ciò che a parole era
impossibile esprimere.
Nascosti
da sguardi indiscreti, lontani da ostacoli, voleri altrui e aspettative, i due fidanzati
cominciarono a procedere a passo sempre più spedito verso il paradiso. Dopo piccole
risate, sorrisi carichi d’affetto, passione, ultimi timori e frasi affettuose
sussurrate con voce ansimante, i loro corpi si unirono fino a divenire
un’entità sola. Ci furono istanti di smarrimento e di tensione, di paura e di
dolore, ma nulla impedì ai due amanti di portare a compimento il loro amore.
Per
quanto imperfetta e scoordinata potesse sembrare, la loro danza passionale era
travolgente e meravigliosa - o almeno, così appariva ai loro sensi, in quel
momento in delirio e completamente assuefatti da emozioni travolgenti. In
quegli istanti di puro affetto, non avrebbero potuto desiderare di meglio.
Entrambi
si trovavano in compagnia della persona amata, protagonisti di un sogno
tramutato incredibilmente in realtà, custodi di un sentimento puro e
intoccabile: nulla avrebbe potuto intaccare in alcun modo la magia di quel
momento intimo, perché loro l’avrebbero difesa anche a costo della vita stessa.
Il legame che li univa era saldo e incorruttibile, tanto che nemmeno la spada
più affilata dell’odio e dell’invidia avrebbe potuto spezzare il filo che li
congiungeva – perché loro l’avrebbero tenuto per sempre unito, qualunque fosse
il prezzo da pagare.
E
in quella certezza, nella loro unione eterna consacrata da quell’amplesso, nell’amore
e nella fiducia, i due amanti raggiunsero il paradiso.
«Ti
amo».
Senza
neanche volerlo, entrambi i fidanzati pronunciarono simultaneamente il loro
giuramento d’amore. Si guardarono negli occhi, leggendovi specularmente gioia immensa
e affetto sincero, mentre le loro labbra rosse per i troppi baci si curvavano
in espressioni felici. Abbracciati e provati dalla travolgente passione che li
aveva colti, si cullarono in quella notte a dir poco magica, proteggendosi
dalle insidie di quel mondo esterno tanto avverso alla loro unione.
Erano
diventati una cosa sola e nulla sarebbe stato in grado di dividerli. Anche se
il mondo intero si fosse opposto alla loro relazione, non si sarebbero mai
arresi, né si sarebbero lasciati vincere dall’invidia e dall’odio.
Con
questa convinzione, entrambi si assopirono, lasciandosi trasportare in un mondo
di pace e serenità.