Perché
veramente Voldemort non uccise Harry
I veri motivi dell’insuccesso dell’anatema
La sera del 31 ottobre, i Potter stavano coccolando il piccolo Harry, che già all’età di un anno aveva la mania di fare l’eroe: il padre stava facendo finta di picchiare l’orsacchiotto caduto sulla testa del bambino, dandogli un’occasione per sgranchire le corde vocali con un pianto. Verso le nove, qualcuno bussò alla porta, James andò ad aprire e sull’uscio vi trovò una figura incappucciata che alzò la bacchetta e per sbaglio se la ficcò in un occhio.
“AAHHHHHHH”
Un urlo acutissimo esplose dalla bocca di Voldemort, facendo crepare dalla paura James, che cadde a terra stecchito. Voldemort, finito di urlare, andò al piano di sopra. Aprì la porta della cameretta e vi trovò una spaventatissima Lily con un Harry in braccio con un espressione tipo: hai-finito-di-spaccarmi-i-timpani-o-ricominci? Vodemort disse:
“Allora, dammi il bambino”
Lily, si fece forza e disse:
“No, Harry no, ti prego, prendi me, ma non Harry” mettendo il bambino nella culla.
Voldemort, senza pensarci due volte, avadakedavrò Lily e si diresse verso il piccolo, ma quando pronunciò la parola
“Avada Kedavra!”
non successe niente, solo che Voldemort accidentalmente con la bacchetta aveva toccato la fronte del piccolino provocandogli solo un graffietto. Il Signore Oscuro, guardò la bacchetta con meraviglia e rivolse la punta contro di se, per vedere se c’era un tappo provocatosi per il continuo uso di Avadakedavre. Ma in quel momento l’incantesimo pronunciato prima si scagliò conro Voldemort, che si ridusse ad… ad…ad un niente! Non si poteva descrivere ciò che era diventato! Ma aveva comunque l’uso della parola, e disse:
“Uff, lo sapevo che dovevo leggere per intero il Manuale della Bacchetta!” e se ne andò.
Fine primo cap.